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dok ha ragione, non ho testimoni da esibire, non ho assi nella
manica nè armi segrete. Solo le gambe per ravanare e le dita per i
battibecchi digitali. Mi sono appassionato all'argomento perché ho
scoperto un territorio ricco di luoghi selvaggi e di storie
ineterssanti. Oltre a vagabondaggi nella natura questo topic mi ha
permesso di effettuare belle escursioni nella storia e nell'anima.
Non
ho niente da nascondere e niente di cui vergognarmi. Le mie fonti sono
tutte e solo quelle che ho citato nei miei interventi. Le mie
argomentazioni si basano sulle mie esplorazioni, sui contributi
pubblicati da altri, e su qualche libro acquistato dopo l'avvio della
discussione. Quindi , a parte le tracce trovate sul terreno, tutto il
resto è effettivamente "roba riciclata".
Se le mie congetture
sono in contrasto con la tradizione e con tutta la letteratura esistente
non insisto. Quello che avevo da dire è venuto fuori cercando di far
combaciare alcune tracce trovate sul terreno con alcune testimonianze
che mi sembravano pertinenti ed importanti. In tutti miei contributi ho
cercato sempre la massima chiarezza un po' perché ci tenevo a farmi
capire ma soprattutto perché la linearità nell'esposizione è per me
sinonimo di chiarezza nelle idee. Non sempre ci sono riuscito. Me ne
scuso, ma di una cosa sono sicuro: che tutto quel che avevo da dire l'ho
detto, non ho mai nascosto niente e neppure ho fatto creder di saperne
più di quello che avevo scritto.
Se le argomentazioni che ho
usato fin qui sono risultate insufficienti a provare la mia tesi , beh
mi spiace aver speso del tempo inutilmente ma soprattutto averlo fatto
spendere ad altri. Credo però che la discussione sia stata comunque
utile a qualcuno.
Non ho altri argomenti da opporre. Ho ancora
parecchio da leggere e se mai venisse fuori qualcosa di nuovo mi farò di
nuovo vivo. Per il momento non intendo insistere oltre nelle mie tesi …
ubi maior ...
Se la tesi di dok è giusta, torna quello che scrissi alle pagine
12 e 13. Ci sono tante cose che devo rimettere a fuoco e conto di farlo.
Ma se arriviamo a riconoscere il Pitone della Resistenza come il Pizzo
del Tabarrani, al Passo della Greppia, significa che l'ufficializzazione
del sentiero degli Agheti in pratica coinciderebbe anche con quella
della Via della Libertà. Il che mi farebbe giungere alla conclusione
che, complice bene o male l'Henraux, finiamo per prendere due piccioni
con una fava...
Comunque
scusate se insisto: che ci si potrebbe rivedere da qualche parte per
riparlare un po' di tutto e magari anche delle ipotesi editoriali?
Premetto che non avenzo nessuna pretesa in tal senso; credo che l'onore
(e l'onere!) debba spettare a Luca, ma se possiamo dare tutti qualche
parere forse non sarà del tutto da buttar via. O no?
Marco ha scritto: La tua ricostruzione è senz'altro logica, così a naso mi sembra la più logica ma non spazza via tutti i dubbi. ...e allora tiriamoli fuori 'sti dubbi, vediamo se si può far qualcosa, o mae, e se il quadro regge... intanto
provo a chiarire quello di Bergame riguardo alla riduzione a due dei
valichi alti, operata sullo schema del Federigi, visto che la mia
spiegazione precedente non gli è parsa soddisfacente. e in fondo non ha
tutti i torti: quella è una mia spiegazione, forse per spiegare il
Federigi torna meglio far parlare il Federigi:
L'episodio
dell'ex carabiniere Marchini è avvenuto nella zona di quello che è,
probabilmente, il varco nella Linea più transitato e, certamente oggi il
più celebrato tra quelli dei territori da noi presi in considerazione.
(...) ed è noto, per lo più, col nome di Focoraccia. [pag.182] qual'è
<il varco nella Linea certamente oggi il più celebrato>? è quello
<noto, per lo più, col nome di Focoraccia>, di cui il Federigi
pubblica in quella stessa pagina una foto con la didascalia:
<L'impervia zona del valico della Focoraccia>:
...che per un zanese è la Foce Capraia e per un montignosino il passo del Pitone. ora,
il fatto che il Federigi dica espressamente, e ribadisca con una bella
foto, che proprio quello, noto per lo più come varco o valico della
Focoraccia, <è, probabilmente, il varco nella Linea più transitato e,
certamente oggi il più celebrato> della zona, non mi pare lasci
dubbi sul fatto che lì è il passo del Pitone, come lo chiama dopo. perché,
dei due passi che il Federigi dice transitati, di lì si scende in
Campiglia, mentre da quello più alto [passo dei Gaglini] si scende a
Tecchia: insomma anche qui va fatta una scelta tra i due passi che
scendono in Campiglia [pitone della tradizione o pitone di mezzo] e ci
sono già anche troppi elementi sul piatto della bilancia che orientano
inequivocabilmente la scelta verso il pitone della tradizione.
insomma
il passo del Pitone dello schema Federigi non è, come si è ritenuto
finora un passo ulteriore al passo Focoraccia [Foce Capraia], ma sono
<in pratica> la stessa cosa. come dicevo, verosimilmente
intendeva la foce e la parete della Focoraccia come riferimenti
geografici inequivocabili del passo del Pitone: questo spiegherebbe
anche, nello schema Federigi, una <sezione valichi> distinta da
una <sezione riferimenti geografici>.
un ulteriore conferma
indiretta la può senz'altro dare un altro passo di <Versilia Linea
Gotica>, nella pagina precedente, in riferimento al'episodio
Marchini:
15 dicembre.
Una pattuglia partigiana che sta rientrando in territorio massese dalla
Versilia, viene attaccata dai tedeschi mentre transita fra il Passo del
Pitone e il Carchio (...) [pag.181] a prescindere dalla zona
in cui si ritiene sia avvenuto il fatto [così abbiamo anche un'altra
versione: meglio poche idee..ma confuse...eh eh!], è più che ragionevole
pensare che si riferisca a un punto tra il cippo [passo del Pitone
alias Focoraccia alias Foce Capraia] e il Carchio, mentre non avrebbe
senso usare come riferimenti il <pitone di mezzo> e il Carchio,
quando c'è il riferimento intermedio adeguato, e questo il Federigi non
lo chiama <passo della Focoraccia>, ma <passo del Pitone>. occhei, Bergame? ciao Luca
Bergame ha scritto: dok ha ragione, non
ho testimoni da esibire, non ho assi nella manica nè armi segrete. Solo
le gambe per ravanare e le dita per i battibecchi digitali. Mi sono
appassionato all'argomento perché ho scoperto un territorio ricco di
luoghi selvaggi e di storie ineterssanti. Oltre a vagabondaggi nella
natura questo topic mi ha permesso di effettuare belle escursioni nella
storia e nell'anima.
Non ho niente da nascondere e niente di cui
vergognarmi. Le mie fonti sono tutte e solo quelle che ho citato nei
miei interventi. Le mie argomentazioni si basano sulle mie esplorazioni,
sui contributi pubblicati da altri, e su qualche libro acquistato dopo
l'avvio della discussione. Quindi , a parte le tracce trovate sul
terreno, tutto il resto è effettivamente "roba riciclata".
Se le
mie congetture sono in contrasto con la tradizione e con tutta la
letteratura esistente non insisto. Quello che avevo da dire è venuto
fuori cercando di far combaciare alcune tracce trovate sul terreno con
alcune testimonianze che mi sembravano pertinenti ed importanti. In
tutti miei contributi ho cercato sempre la massima chiarezza un po'
perché ci tenevo a farmi capire ma soprattutto perché la linearità
nell'esposizione è per me sinonimo di chiarezza nelle idee. Non sempre
ci sono riuscito. Me ne scuso, ma di una cosa sono sicuro: che tutto
quel che avevo da dire l'ho detto, non ho mai nascosto niente e neppure
ho fatto creder di saperne più di quello che avevo scritto.
Se le
argomentazioni che ho usato fin qui sono risultate insufficienti a
provare la mia tesi , beh mi spiace aver speso del tempo inutilmente ma
soprattutto averlo fatto spendere ad altri. Credo però che la
discussione sia stata comunque utile a qualcuno.
Non ho altri
argomenti da opporre. Ho ancora parecchio da leggere e se mai venisse
fuori qualcosa di nuovo mi farò di nuovo vivo. Per il momento non
intendo insistere oltre nelle mie tesi … ubi maior ... Marco ha scritto: Comunque
scusate se insisto: che ci si potrebbe rivedere da qualche parte per
riparlare un po' di tutto e magari anche delle ipotesi editoriali?
Premetto che non avenzo nessuna pretesa in tal senso; credo che l'onore
(e l'onere!) debba spettare a Luca, ma se possiamo dare tutti qualche
parere forse non sarà del tutto da buttar via. O no? o
Bergame, ti rispondo con più calma...eccomi qua, Bergame, e già che ci
sono rispondo anche a Marco, sovrascrivendo il poste 99 per poter
chiudere tondo con 100, se il dibattito è finito qui, e dibattermela
anch'io a gambe levate. o Marco, e se Bergame mi pare che abbi fuso,
io di certo ho strafuso: per cui da me occhei a un incontro, ma attorno a
una bella pizza (offerta da Pisanino, dico bene?) e a un barilotto di
ponci, giusto per smaltire un attimino la <sbornia di
intellettualità> specie di quest'ultima fase del dibattito, che
sarebbe meglio chiamare bi-battito, dato che ci avete lasciati soli a
scannarci con tutte le armi della dialettica e della retorica digitali. e
se siamo veramente arrivati a un risultato positivo, questo lo si deve
in primo luogo al confronto, che ha conosciuto momenti più o meno accesi
e produttivi, e che ha visto la partecipazione di diverse persone e di
persone diverse: la varietà dei contributi è stata lo stimolo e la
ricchezza che attraverso vie erte e tortuose ora sembra abbi portato a
qualcosa di buono, per cui, come mi ha detto qualcuno, l'evoluzione c'è
stata ed è stata positiva. e comunque, se c'è un maestro del
confronto, quello per me è Bergame e, al di la dei battibecchi verbali
anche pesi, ho solo da imparare da lui. una nota per Bergame:
leggendo di fretta avevo inteso che gettavi la spugna, invece ora mi
pare di avere meglio capito che la convinzione nelle tue tesi è sempre
viva, e cerca solo nuovo e più sostanzioso alimento per tornare
all'attacco: e mi pare la cosa giusta, perché è uno spregio buttare via
una tesi solo perché è minoritaria e d'opposizione. anche per me la
questione del <pitone di mezzo> rimane comunque una <falla nel
sistema>, una questione aperta che un mi par vero un giorno venisse
chiarita come si deve. ma è anche evidente che, con questa piccola falla
aperta, la barca va avanti bene lo stesso, come è andata avanti finora,
e si arriva ugualmente in porto: il <beneficio del dubbio> non
tocca, se non in modo trascurabile, le certezze di fondo, ed è da quelle
che c'è bisogno di ripartire, se si vuole arrivare a qualcosa. per
questo, e non mi pare la prima volta che lo dico, è importante, più che
assemblare testimonianze dirette che ormai non ci sono praticamente più,
cercare di ricostruire quel tessuto di esperienza e di conoscenze,
tramite la tradizione orale [chiedere alla gente!] e scritta, quel
<senso comune> che solo può guidare la ragione astratta e
permettere poi di ricostruire un quadro se non fotografico, almento
altamente ragionevole e plausibile. ciao Luca
Bravo Luca, sottoscrivo tutto in pieno... pizza con i ponci compresa!
Comunque
rassicurati, non sono tirato indietro dal dibattito, né ho intenzione
di farlo; sto solo passando un momento un po' troppo impegnativo!
Non
so se sbaglio, ma mi pare che i dubbi ancora aperti (quelli cui
accennavo) siano proprio quelli relativi all'episodio di Marchini.
Possibile che un fatto così drammatico non trovi certezze di
localizzazione? Questa per me rimane una cosa che non riesco proprio a
spiegare...
Spero anche quanto prima di rimetter piede in loco; magari in quell'occasione potremmo davvero vederci per una pizza!
Marco ha scritto: Non so se sbaglio, ma
mi pare che i dubbi ancora aperti (quelli cui accennavo) siano proprio
quelli relativi all'episodio di Marchini. Possibile che un fatto così
drammatico non trovi certezze di localizzazione? Questa per me rimane
una cosa che non riesco proprio a spiegare... ...a chi lo
dici! e comunque credo che, con quelle sovrapposizioni nell'uso
dell'espressione <passo del Pitone> di cui si è avuto qualche
saggio, un po' tutto quello che ricade nell'ambito del <passo del
Pitone> (fatti, testimonianze, statistiche di passaggio) venga
attratto nella medesima atmosfera di dubbio e di mistero: l'episodio
Marchini in primo luogo. l'avere posto, secondo i dettami della
tradizione, il passo del Pitone come passo della Focoraccia [nord], apre
senz'altro il campo delle ipotesi di localizzazione alla zona
Granarola-Madielle, da passo Focoraccia sud [q.1107, citato da Emilio
Palla] fino al fosso di Campiglia, compreso il Zappello, e così
tornerebbe anche l'affermazione del Federigi [tra il passo del Pitone e
il Carchio]. quel versante, come diceva Diego riguardo a Darola [ho
sentito una tesi simile in quel di Montignoso e trova riscontro anche in
una nota dell'opuscolo ANPI Sul Sentiero della Libertà], doveva essere
molto battuto come accesso ai passi della Cardella-Focoraccia e, per
quando riguarda quello della Focoraccia (leggi qui del Pitone), forse
anche più battuto dell'accesso da Campiglia (alias 188bis).
già, a proposito dell'equazione tradizionalista Focoraccia=Pitone cito ancora da Ezio Miniati, Massa sulla Linea Gotica, 1977:
Altro
stupendo paesaggio che fu teatro di drammatiche vicende è il passo del
Pitone o in gergo alpinistico il Passo della Focoraccia (...) per il suo
meraviglioso selvaggio aspetto. Paesaggio stupendo, proprio a cavallo
fra la provincia di Massa e quella di Lucca (alcuni testi citano questo
passo anche nel lontano 1823 ed anche prima in seguito allo sbandamento
di alcuni fuoriusciti napoleonici ed inglesi), ma che in realtà erano
francesi dell'esercito della Restaurazione. Questo passo è stato tempo
fa meta di un vero pellegrinaggio da parte del Conte Giò e dei Liberi
Patigiani che vi hanno posto anche un cippo marmoreo, a ricordo dei
caduti partigiani Marchini e dei suoi compagni. [pag, 98] ma
io voglio spingermi oltre, e tentare una spiegazione forse
<cervellotica> e azzardata, ma che poi qualche riscontro lo trova,
e anzi direi risulta alla fine anche più esplicativa di altre meno
audaci. e così cercare di spiegare perché ho l'impressione che il Pitone
della Resistenza sia sempre più il <Pizzo del Tabarrani>.
premesso
che il cippo commemorativo al passo della Focoraccia alias del Pitone,
fino a prova contraria, non è più indicativo che il fatto sia successo
lì di quanto non lo sia il busto di Amos Paoli che la sua esecuzione sia
avvenuta a Riomagno, lasciamo per un attimo la rassicurante tradizione e
proviamo a supporre, sulla base dell'opuscolo ANPI, delle mappe del
Bertuccelli, e di quanto sembrerebbe indicare Pietro nella ripresa a La
Cappella, che il passo del Pitone sia quello che ora siamo soliti
chiamare passo della Greppia, mentre quello alla Foce Capraia sia
semplicemente il passo della Focoraccia...e proviamo a spiegare in
questo modo l'episodio Marchini coi pochi dati che abbiamo tra le mani:
guarda
caso il tratto dell'attuale 188 dall'ultimo canale che si incontra fino
alla base del Pizzo del Tabarrani sale su erto pendio con stretti
tornanti, mentre il successivo tratto dal Pitone alla focetta del passo
si fa salendo diretti, pressoché verticalmente...
...e
guarda caso l'ultimo canale sul lungo traversone sotto gli Uncini del
188 prima della duplice salita è proprio il fosso di Campiglia, o almeno
quello che non ci ha fatto specie chiamare così finora [e mi sembra più
che ragionevole] nei nostri tentativi di ricostruzione del Passaggio
del Fronte gravitanti attorno al 188bis.
insomma questa altro non è che la descrizione della Armanini del passo del Pitone [alias Greppia!]:
Il
percorso avveniva secondo queste modalità e tappe: sul far della sera
la comitiva partiva dal sentiero che da Antona porta alle Vigne, a
Campareccia ed a Porneta (tutte località sopra Antona), attraversava a
mezza costa lo sperone di Tecchia ed entrava nel castagneto di
Campiglia. Superato il Fosso di Campiglia il sentiero saliva prima con
stretti tornanti, e poi pressoché verticale sino al Passo del Pitone. Di
là scendeva nella valle del Serra. [pag.329] si obietterà che
l'attacco descritto in questo articolo è da Campiglia, non da Tecchia,
ma abbiamo già visto che è plausibile che fosse così, e credo che tutta
la selve grossomodo dalla <casa del prete> fino verso il costone
di Campiglia si presti bene allo scopo [collegamento col 188]. se poi
quel canale lo si chiamasse del Pozzone, o meglio ancora...del Fondone,
tornerebbero i conti anche con la descrizione del Bertuccelli.
Una
pattuglia di partigiani tornando da Viareggio liberata, attraverso il
sentiero che conduce da Seravezza, ad Azzano e oltre il territorio di
Antona, rimase mortalmente bloccata sul terreno minato precedentamente
dalla Monte Rosa. (...) poco prima di giungere a Tecchia di Campiglia,
nella zona del Fondone si verificò l'esplosione: rimasero uccisi tre
partigiani: (...) altri feriti. Non contenti del grave episodio, i
tedeschi attestati sul Carchio cominciarono a sparare. torna
il fatto che è più facile per gli alpini della Monterosa minare lì
piuttosto che al passo della Focoraccia o oltre verso Carchio, e non
deve stupire il fatto che il fuoco fu aperto dai tedeschi attestati
nella zona Carchio, perché, come si vede dalla foto, dalla cresta della
Focoraccia [Zappello] l'area in questione è perfettamente visibile e
suppongo sotto tiro
torna la già citata versione di Cipollini:
...arrivati al passo del Pitone, nel canale di Campiglia, erano finiti su un campo minato... e torna pure la più dettagliata descrizione della Maria Del Giudice:
...un
micidiale agguato minando gli ultimi stretti tornanti del sentiero che
dal Passo del Pitone porta al Fosso di Campiglia. In quella zona il
sentiero, alpinisticamente impegnativo, si snoda attraverso un'erba
aspra, fatta a ciuffi e oramai ingiallita dalla stagione invernale, il
'palero'. In mezzo a quell'erba i tedeschi installarono e collegarono
tra loro con fili, che attraversavano ripetutamente il sentiero, una
serie di mine antiuomo. La trappola non era stata posta in alto fra i
picchi dei passi, dove sarebbe stato facile per i partigiani ed il loro
comandante evitarla, ma vicino al Fosso di Campiglia, che rappresentava
la linea di demarcazione fra il territorio dei Patrioti Apuani e quello
tenuto dai tedeschi... ma non basta, e qui sta il bello di
questa spiegazione: la sua capacità di spiegare il paradosso. e cioè la
palese contraddizione tra le tesi del <poco dopo il passo, neanche
100metri sotto il passo> e quelle del <in prossimità del fosso di
Campiglia, negli ultimi stretti tornanti vicino al fosso>, perché in
questo caso le due descrizioni coincidono: infatti il fosso di
Campiglia attraversa il 188 proprio all'incirca un centinaio di metri
sotto il passo del Pitone
insomma
se fosse giusta questa <cervellotica> tesi, che si potrebbe
chiamare il <teorema del Pi...ton Greppio>, se ne potrebbe
azzardare un altro, il <teorema della quadratura dei passi>, cioè
di tre passi farne quattro ma in modo che rimangano tre. che in realtà
sembra più un gioco di prestigio, ma non è così:
fermo
restando lo schema classico dei tre passi, però chiamati della
Cardella[zona Carchio], della Focoraccia[zona Focoraccia] e del
Pitone[zona Altissimo], per dirla con le parole della Armanini:
Quando
i tedeschi minarono il Passo del Pitone venne messo in funzione un
nuovo percorso più alto: quello che da Pian della Fioba portava alla
Tecchia, dove ora sorge il piccolo sacrario dedicato ai caduti del varco
della Linea Gotica, fino al Passo degli Uncini, per poi scendere lungo
il fosso delle Greppie [pag.330] insomma potrebbe essere che,
compromesso il 188, perché minato proprio l'ultimo non aggirabile tratto
dal fosso di Campiglia fino al Pitone, venne messo in funzione, magari
anche solo in via provvisoria, il 41 [Tecchia-Canal d'Angiola-passo
degli Uncini] per poi scendere, attraverso il fosso delle Greppie [alias
fossa degli Uncini, alias 33 passo degli Uncini-passo della Greppia],
al passo del Pitone da cui valicare? vale a dire: lo stesso
valico [Passo del Pitone], ma un circuito alternativo, e forse
provvisorio, per bypassare il tratto minato fosso di Campiglia-Pitone
del 188. in effetti la Armanini non parla di un nuovo passo più alto, ma
di un nuovo percorso più alto
..è così inverosimile
questa tesi? certo parlare di Passo degli Uncini in senso proprio
[q.1380] suona improbabile, ma forse non è del tutto da escludersi,
anche perché in fondo l'Armanini ne parla, e per fossa delle Greppie
potrebbe proprio intendere la fossa degli Uncini, e anche il Federigi lo
include nel suo schema, compreso il collegamento coi <Gaglini>,
che coincide con la fossa degli Uncini. in ogni caso rimane il punto
critico di un quadro che peraltro mi pare dimolto esplicativo. se
quanto si dice nell'articolo a proposito del passo del Pitone, in
particolare i numeri dei passaggi, si riferisce effettivamente non al
passo della Focoraccia [Foce Capraia], ma a quello che nella tavola
XXVII, come nella topografia e nella divulgazione postbellica, è
chiamato passo della Greppia, allora il <Pizzo del Tabarrani> è
senz'altro il Pitone della Resistenza, e di lì è passata la <Via
della Libertà> nella sua forma organizzativa più compiuta:
quest'ultima affermazione, e anche la precedente ma in senso
iconografico e non statistico, rimarrebbero in piedi anche se la mia
tesi si rivelasse campata in aria, e il Passo del Pitone fosse in
realtà, in conformità con la tradizione, il passo della Focoraccia [Foce
Capraia]. chiudo, così come ho aperto, citando il Miniati: quell'enigmatico passo dove dice, a proposito del Passo del Fronte...
Certo
il vero passo sta più in alto e veniva usato proprio nei casi che
vedeva l'altro più basso chiuso o dai tedeschi o dalle intemperie.
[pag.102] ...ma che vorrà dire? ciao Luca
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