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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2012/06/27 17:35 By: guido Status: Utente  
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spiace vedere che qualcuno molla proprio sul più bello, ora che stiamo x incontrarci e cominciare a mettere nero su bianco il lavoro di mesi di varie persone. in me, e non solo, c'è la voglia concreta di fare un gruppo ed un progetto. credo sia la cosa migliore.

cominciamo a fare il punto della situazione sui presenti e sulla sede dove incontrarci. io x la cena avrei un posto comodo ed economico (antipasti+pizza), al tonfano così Bergame è comodo. altre proposte? a che h ci vediamo? io proporrei alle 17.00...

PRESENTI
guido
bergame
marco di as
fabbri
enzo

DUBBIO
pisanino
dok (ripensaci...)
ponticelli?
diego?
Guido
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2012/06/27 18:22 By: Marco di AS Status: Utente  
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Per me va bene.

Preciso una cosa riguardo al mio post precedente perché ho riletto la testimonianza pubblicata da Luca a pagina 64, che avevo dimenticato, ma che non stravolge la mia ipotesi: il fatto che l'episodio fosse avvenuto più in basso. Quel percorso, e quei tornantini, potrebbero essere individuati sul secondo costone che ho citato, più esposto e comunque ben raggiungibile dall'alto, mentre l'altro - quello che ho percorso nei giorni scorsi - resta comunque più protetto. Questo sempre nell'ipotesi che per fosso di Campliglia s'intenda quello del Pozzone. Per Fondone sarebbe in questo caso da intendere la zona alla base del ravaneto della cava Caprara, che mi sembra si presti bene a un simile nome. Del resto, il vero fosso di Campiglia è quasi alla Tecchia e di paleo almeno ora in quella zona se ne vede ben poco...

Marco
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2012/06/27 21:13 By: moka Status: Utente  
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ciao a tutti e scusate il ritardo , ma devo ancora definire alcune cose ,sabato pomeriggio ho il tanto sospirato incontro con l Armanini . (anche se dal colloquio telefonico mi sa che di tornantini ne sa ben che poco comunque vedremo)ho raccolto alcune testimonianze di guide e portatori e devo dire che sono emerse cose direi interessanti, alcune che gia si sanno e alcune per me nuove .dunque il sentiero utilizzato dopo l organizzazione partigiana in cui venivano utilizzate le guide, con i portatori da Antona era il 188 bis fino al canal fondone poi si divideva in 3 vie una andava al zappello una al pitone una alle greppie il primo sentiero utilizzato e' stato il sentiero che va al zappello. ma il piu' utilizzato in assoluto e' il pitone .ogni sera da Antona venivano organizzate diverse squadre quindi partivano centinaia di persone , e tutti e 3 i sentieri si univano come dice Dok e Bergame alla grotta del pastore o... di cele... Per quanto riguarda DOK mi scuso se mi sono espresso male nei suoi confronti ,non me ne voglia, sicuramente e' quello che ne sa di piu di tutti noi e spero che sia ancora dei nostri ... ciao a presto Fabbri'
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2012/06/28 02:59 By: bergame Status: Utente  
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Intanto ringrazio Pisa per l'invito a partecipare alla ricerca sul campo al termine della mia quarantena estiva

La cosa mi fa ancor più piacere perché dopo il forfait di dok avevo avvertito un clima di sbandamento e smobilitazione: più che in prossimità dell'otto luglio mi sembrava di esser alla vigilia dell'otto settembre invece, nonostante il caldo che invoglierebbe ad appitonarsi, vedo che le indagini fervono, le menti rimuginano e le braccia mietono … scepaloni Anche il dok , che vuol farci credere che si è dato alla macchia, in realtà mi sa che si è messo in ascolto con l'orecchio ben accostato alla porta che peraltro questa volta ha chiuso in modo "garbato".

Mi sa che tra tutti l'unico appitonato adesso sono io : la mia attenzione si è gradualmente spostata sulle grane lavorative e sul far quadrare i conti in tempo di crisi. Dopo pochi giorni di digiuno faccio già molta fatica per star dietro alla discussione e riprendere il bandolo, anche perché gli elementi portati dagli ultimi contributi (di Luca, di Marco e infine di Fabri) mi sembrano tutti interessanti e degni di nota. Dagli ultimi interventi vedo comunque continuare la voglia di sapere e di sbrogliare la matassa degli spaghetti ricorrendo il più possibile a testimonianze e a ricostruzioni sul campo. Questo spirito comune di ricerca fa onore a tutto il gruppo, ferma restando la diversità di opinioni e di convincimenti di ciascuno . In fondo è proprio questa diversità che rende la ricerca più interessante, seria e ben fondata. Soprattutto la mette al riparo dalle verità preconfezionate

Lo scopo comune di ricostruire questo pezzo di storia e di far conoscere luoghi dimenticati, si fa oggi più nobile ed impellente , perché, mentre noi siam qui a cercar di mettere insieme il puzzle della "via della libertà", gli infaticabili avvoltoi-predatori dell'Altissimo hanno pensato bene di prendere già posizione mettendo in campo le prime batterie per l'offensiva (mai metafora fu più adeguata) che si accingono a scatenare nei confronti della montagna di Michelangelo. Infatti nei giorni scorsi un voluminoso compressore a scoppio (circa duemetriXuno) ha fatto la sua comparsa alla Polla, davanti alla casa dei macchinari, quella prima della madonnina dei cavatori. (foto e segnalazione di Ponticelli su fb).

Questo compressore potrebbe servire per risistemare la strada marmifera oppure potrebbe esser stato messo lì in attesa di essere portato su alla cava Macchietta. In ogni caso tutto fa pensare che la marmifera verrà riattivata in funzione della riapertura delle cave storiche. A questo punto anche l'ipotesi di sfruttare il sentiero Fanfani per il progetto della via della libertà è probabilmente superata dagli eventi. A breve potremmo trovarci a dover "fare di necessità virtù": ovvero per l'impossibilità di transitare sulla marmifera potremmo esser costretti a cercare in basso il vero percorso della via della libertà sul versante versiliese, rovistando nel canale del prato della greppia e risalendolo fino alla grotta di celé. In vista di quest'eventualità si delinea quindi un supplemento di indagini per completare il quadro delle varianti della via della libertà sia sul versante massese che nella parte bassa del versante versiliese.

L'altra domanda che mi pongo in conseguenza della comparsa di questo funesto compressore è la seguente :
ma non sarà che l'Henraux è disposta a concedere qualcosa sul ripristino dei sentieri di cavatori sul versante colonnoni-cava tela per dare un contentino agli escursionisti e al tempo stesso confinarli nella loro "riserva indiana" in modo che non vadano a metter il naso e interferire nella immane devastazione che si accingono a fare intorno alle cave Macchietta/Fitta/Tacca bianca ?

la domanda è palesemente retorica

Fatte queste premesse passo ad alcune considerazioni su alcuni degli ultimi interventi . Leggendo quello di Fabri/moka, mi son posto alcune domande:

    per andare da campiglia al pitone di mezzo o al passo della focoraccia bisogna attraversare il fosso del pozzone=fosso di campiglia=fondone (ammesso che quest'equazione sia valida) ma per andare al passo della greppia che senso avrebbe attraversare il fondone ? non sarebbe più logico salire direttamente verso il 188 ? allora ha ragione dok quando parla del percorso di collegamento tra il pitone di mezzo e il canale della greppia che sfruttava l'alta via dei cavatori ? ma perché fare un giro così laborioso per andare alla greppia ?

    Il passo del pitone (che stando alle fonti di Fabri sarebbe quello più utilizzato) è quello "massese" cioè il "passo della focoracccia" ?


Ora passo agli ultimi interventi di dok che, anche se non è in ascolto, è pur sempre il convitato di pietra in questa discussione.

La questione del "cosa si sta cercando" ritorna sempre a galla perché è veramente la chiave di tutta la ricerca. Volevo ritornare sulla definizione di "via della libertà" per dire che sono d'accordo con Luca: bisogna riferirsi a quella che è stata la definizione ufficiale di via della libertà scaturita in seguito all'organizzazione militare e regolamentata del passaggio del fronte. Ha senso parlare di "via della libertà" solo in riferimento ai passaggi del fronte organizzati, avvenuti nel periodo che va dal 1 febbraio all'aprile 45. Probabilmente la definizione statistica delle vie della libertà (quelle più frequentate) finisce per coincidere con la definizione ufficiale perché il grosso dei passaggi (numericamente) avvenne proprio in queto arco di tempo. Quelli prima del febbraio 45 furono probabilmente passaggi numerosi, ma non continuativi e affidati a singoli individui o a gruppetti non coordinati da un'organizzazione. Mentre il passaggio organizzato prevedeva un flusso continuo e regolare di gruppi formati da una trentina di individui che di notte, ogni due ore, partivano da Antona con guide in testa e in coda e l'assistenza di portatori di bagagli e bambini, nonché la vigilanza militare di pattuglie nei pressi dei valichi utilizzati.

La domanda che viene spontanea a questo punto è: perché limitarsi al passaggio regolamentato ed escludere gli altri passaggi non regolamentati ?

Qui voglio dare una risposta soggettiva che sottopongo alla discussione. Come racontano i protagonisti , quelli che furono i passggi precedenti alla regolamentazione furono il frutto di iniziative di guide "improvvisate" mosse probabilmente solo da fini di lucro , ovvero dal desiderio di un guadagno che faceva leva sul desiderio di tanta povera gente di mettersi in salvo e sfuggire ai soprusi delle forze di occupazione. Nel voler includere anche questi passaggi spontanei e non organizzati si corre il rischio di fare "di ogni erba un fascio" cioè di metter insieme quelle che furono iniziative volte ad aiutare della povera gente a mettersi in salvo, con altre iniziative di tipo "mercenario" che potrebbero essere considerate tentativi di approfittare di una situazione di disperazione e di necessità di questa povera gente.

Perché metter sullo stesso piano e dare la stessa dignità di "via della libertà" a percorsi che in realtà di nobile e umanitario avevano ben poco ? E' come se volessimo mettere sullo steso piano una banda di scafisti senza scrupoli e un'organizzazione no-profit che assiste popolazioni sbandate nell'esodo verso il luoghi più sicuri e vivibili. Per non rischiare di incappare in questa sorta di ingiustizia storica credo che sia necessario limitarsi a considerare l'opera svolta dall'organizzazione dei Patrioti Apuani : sia nell'accogliere i profughi, nell'ospitarli ed assisterli in attesa del passaggio, e infine nell'accompagnare le comitive attraverso i valichi della libertà presidiando militarmente questi ultimi.

Sulla questione dell'episodio di Marchini e Antolini mi pare che dalle varie testimonianze emergano ricostruzioni abbastanza disomogenee e quindi sia piuttosto difficile dare un'interpretazione unica che possa metter d'accordo tutti. Mi sembra però che un quadro complessivo abbastanza verosimile si possa delineare: tra l'episodio di Marchini (dicembre del 44) e l'aprile del 45 (liberazione di Massa da parte delle truppe alleate) i valichi utilizzati furono diversi (con una scelta variabile nel tempo e dettata principalmente da ragioni di sicurezza). Il crinale in cui si situano questi valichi è quello dei "pitoni" , ovvero quello che va dal passo della focoraccia al passo delle greppia. Quindi anche le aree attraversate dai vari percorsi sono abbastanza circoscrivibili: esse si situano in una specie di quadrilatero che ha per vertici Campiglia sul versante massese e il guado del Serra sul versante versiliese, gli altri due vertici sarebbero il passo della focoraccia e quello della greppia . IL "crinale dei pitoni" costituirebbe come la diagonale minore di questo quadrilatero.

Qui avvennero probabilmente la maggior parte dei passaggi organizzati e forse anche molti di quelli precedenti alla fase organizzata, ed è all'interno di quest'area che ha senso concentrare la ricerca e il ripristino dei sentieri della libertà. Che in fondo è quello che sta facendo Pisanino e di cui anche Marco ha parlato diffusamente nei suoi ultimi interventi.

Per l'appuntamento dell'otto confermo la mia presenza e anche l'ipotesi della pizzeria al Tonfano mi trova consenziente, Resterebbe da decidere il luogo di ritrovo per la "merenda" delle 17 (ogni riferimento ai cosiddetti "compagni di merende" è puramente casuale )
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2012/06/28 11:38 By: bergame Status: Utente  
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Avevo detto "compressore a scoppio" ma a guardar bene ho visto che è un motogeneratore Ingersollrand da 46Kw ... non è che cambi molto, la sostanza è la stessa: serve per far funzionare macchine per fare a pezzi la Montagna di Michelangelo.

A questo proposito voglio lanciare un'idea un po' "propagandistica" ma che potrebbe avere qualche effetto: perché non smettiamo di chiamarlo Altissimo (che poi è anche un po' fuori luogo come aggettivo) e cominciamo a chiamarlo sempre "monte di Michelangelo" . Credo che in questo modo si sentirebbe più forte e più doloroso lo stridore delle lame diamantate così come i gemiti della montagna sventrata
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Re:Altissimo - Sentiero della libertà ?
Date: 2012/07/01 21:46 By: dok Status: Utente  
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permettetemi questo piccolo <fuori orario>, soprattutto perché mancano le <cose mai viste>. e dici bene Bergame che, anche se mi son dato alla macchia, sono sempre in ascolto -e come potrei non esserlo?- sulla porta 80 TCP e dedicate, anche se la frequenza di scansione si è dimolto abbassata. ma come ho già detto, in questo caso tempi lunghi e assenze non pare proprio facciano male, anzi.
vedo infatti con piacere che vi siete rimboccati le maniche e un particolare riconoscimento va a Fabri, che ha senz'altro imboccato una buona strada, metodologicamente parlando: si va a chiedere alle persone, almeno finché questo è ancora possibile.
detto questo ho qui qualche osservazione.

a Bergame, quando si chiede:

La domanda che viene spontanea a questo punto è: perché limitarsi al passaggio regolamentato ed escludere gli altri passaggi non regolamentati ?
per darsi una ragione della restrizione del campo di ricerca se è di <Via della Libertà> che si sta parlando, dico di non essere così <manicheo> nel distinguere passaggi del fronte <regolamentati> da quelli <spontanei>. sicuramente ci fu in entrambi i casi un'organizzazione, e parlo anche di organizzazione da parte dei partigiani, quello che cambia è la forma, che in termini concreti vuol dire anzitutto struttura logistica e militare.
ma non si può certo dire con questo che spontaneo uguale male, regolamentato vuol dire bene: non si può certo dire che l'incentivo del profitto personale da parte di persone capaci e disponibili in un periodo in cui le risorse erano davvero scarse, volesse dire per forza abuso e sfruttamento. il fatto che abusi ce ne siano stati non pregiudica tutta l'attività di chi svolse quell'attività con coscienza e umanità al limite delle proprie possibilità: e il fatto che mancasse ancora un'organizzazione logistica e militare resa possibile solo negli ultimi mesi dalla prossimità degli alleati, non getta ombre sul fatto che una tale organizzazione fosse stata voluta dai partigiani in tempi in cui ciò non era possibile, e anzi avevano loro stessi gravi problemi di sussistenza che entravano in concorrenza con quelli degli sfollati che sempre più si accalcavano a ridosso del fronte.
questi aspetti sono ben messi in luce nella lettera di Contegiò a Pietro e nel passo di Vinci Nicodemi che ho riportato recentemente: in particolare il fatto che la popolazione civile del territorio massese ha recepito fin dal principio quell'integrazione organica con la Resistenza che era il caposaldo della fede e il principio d'azione di Pietro Del Giudice.

a Marco, che ci ha preso passione a inventariare tutti i costoni di Campiglia, ma che non ho ancora inteso se uno di quelli di cui parla è quello cui mi riferivo nel post a pag.26:

http://www.alpiapuane.com/php/index.php?option=com_joomlaboard&Itemid=34&func=view&id=18389&catid=2&limit=6&limitstart=150

per quanto riguarda l'ipotesi che ruota intorno al Fondone, agli stretti tornanti e all'episodio di Marchini Antolini:

Preciso una cosa riguardo al mio post precedente perché ho riletto la testimonianza pubblicata da Luca a pagina 64, che avevo dimenticato, ma che non stravolge la mia ipotesi: il fatto che l'episodio fosse avvenuto più in basso. Quel percorso, e quei tornantini, potrebbero essere individuati sul secondo costone che ho citato, più esposto e comunque ben raggiungibile dall'alto, mentre l'altro - quello che ho percorso nei giorni scorsi - resta comunque più protetto. Questo sempre nell'ipotesi che per fosso di Campliglia s'intenda quello del Pozzone. Per Fondone sarebbe in questo caso da intendere la zona alla base del ravaneto della cava Caprara, che mi sembra si presti bene a un simile nome. Del resto, il vero fosso di Campiglia è quasi alla Tecchia e di paleo almeno ora in quella zona se ne vede ben poco...

Marco

credo invece che un popoino stravolta ne esca, eccome: il testo di Maria Del Giudice parla chiaro, la trappola minata fu posta in fondo al sentiero, vicino al fosso di Campiglia, per motivi di efficacia.
avevo già sollevato anch'io le mie perplessità in merito al fatto che i tedeschi o gli alpini venissero a minare tanto in basso e in zona tanto esposta e pericolosa per loro. ma non erano certo minatori-kamikaze e non era certo una prassi per loro venire a minare proprio lì: la ragione c'era, e valida, per venirci quella volta, fosse stata anche l'unica volta.
a parte il fatto che era il dicembre '44 ed era al culmine l'azione del megarastrellamento che costringeva all'esodo tutte le formazioni partigiane dal nord, ormai sfiduciate dal proclama Alexander che apriva la prospettiva di un altro impossibile inverno senza aiuti alleati...quindi un supplemento di lavoro con qualche mina in più e ben piazzata, per i partigiani più che per i civili, avrebbe senz'altro reso.
ma la ragione specifica per quello che poteva essere stato anche un gesto unico, forse senza precedenti nè seguito, era il fatto che il comando tedesco, informato dalle spie, aspettava al varco il comandante Pietro che si sapeva doveva tornare in quei giorni da Roma. un gesto ad alto rischio, una <missione impossibile>, ma di enorme valore strategico: l'attentato a Pietro.
ora, anche senza avere ancora una conferma sull'ubicazione del Fondone, a me pare sufficientemente chiaro che un'episodio simile abbia pregiudicato, per un po' di tempo, tutto il percorso del Pitone, meglio ancora la zona di accesso al Pitone, e alla Focoraccia naturalmente. quella zona, infatti, era un pericolosissimo <imbuto> per i tedeschi per venire a minare, ma anche per i partigiani, e lo dimostrano i fatti:

Per due volte i partigiani tentarono di recuperare la salma del compagno Marchini e per due volte, operando in una zona scoperta e pattugiata costantemente dall'alto dai tedeschi, dovettero ritirarsi lasciando sul campo altri due morti.
è evidente un accanimento fuori dell'ordinario da parte delle pattuglie che operavano nella zona del passo.
concludo dicendo che, gravemente compromessa al momento la zona di accesso al Pitone, fu necessario aprire un altro viottolo che prescindesse da questo accesso, e che portasse <sopra il passo del Serpente>.
a me pare che ci siano sufficienti elementi per avere un quadro sufficientemente chiaro: che cioè quella sia stata la data di inaugurazione ufficiale del percorso della Greppia.
ho detto solo momentaneamente compromessa perché appena possibile le mine venivano rese innocue o opportunamente segnalate, questa era la prassi, come illustra un altro passo di Nardo Dunchi riguardo il suo primo passaggio del fronte:

Il versante dalla nostra parte era stato minato dai tedeschi, e questo era il pericolo maggiore, perché di rado si incontravano pattuglie tedesche sul passo del Serpente. Sorpassata l'Antona, entrammo in una capanna, dove c'erano già, intorno ad un fuoco, molti profughi in attesa dell'ora di mettersi in marcia per passare il fronte. Ci fecero largo per farci asciugare.
Partimmo verso l'una, io e Linetto ci mettemmo in testa, dietro il montanaro che ci faceva da guida. Sotto di noi, in silenzio, saliva una colonna di centocinquanta profughi. L'erta si fece presto ripidissima, su per uno spesso strato di erica. Ogni tanto la guida mi indicava un paletto infilato nell'erica a segnare una mina.
Arrivammo sul valico che albeggiava. L'erica aveva lasciato il posto alla roccia nuda e qui le mine apparivano allo scoperto, mine a pressione non quelle a scatto.
-Qui siamo al passo del Serpente,- disse la guida. -Ora scendete giù di lì: risalendo di fondo al canalone, nel bosco, troverete Azzano. In bocca al lupo.

e già che ci sono riporto anche uno stralcio relativo al suo secondo passaggio del fronte assieme anche a Pietro Del Gudice, che evidenzia la possibilità di percorsi alternativi e chiarisce bene la natura della retribuzione del partigiano:

Finalmente screstammo. Ci fu una discussione sulla direzione da prendere per la discesa, ma non mi trovai d'accordo con Pietro, e chiamato Linetto e i due siciliani mi precipitai con loro dalla parte che avevo scelto, lasciando indietro il resto della colonna.
Prima di raggiungere il cadavere della donna sulla roccia, ci fermammo dentro il buio di un'ampia grotta a fumare. Fumammo le sigarette dei siciliani, dato che noi n'eravamo sprovvisti.
-Quanto vi danno?- chiese il siciliano magro, dal naso lungo, tirando boccate.
-Che cosa?- domandò Linetto.
-Di soldi, - rispose il siciliano.
-Calci nel culo, quando arriviamo, ci danno- fece Linetto.

o Pisanino, non ho dato le dimissioni, dato che non ero assunto, e anzi anche a me mi pagano come a Nardo e Linetto, a calci nel culo.
e poi non vi ho <portato a conoscenza di tutto quello che sapevo>, perché come ti ho già detto, so poco o nulla, seguo sempre nuove piste: però è meglio sapere poco o nulla, purché si sia padroni di quel poco che si sa, che farsi menare in giro da quello che si crede di sapere.
e comunque, se tu e Fabri siete d'accordo, un giorno di questi mi garberebbe vedermi con voi a Antona e dintorni per cercare chi sa di questo benedetto Fondone, occhei?
ciao
Luca
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