AlpiApuane.com è un portale che si
avvale della collaborazione di volontari ed appassionati; non beneficia
di contributi pubblici di nessun genere e viene gestito ed
aggiornato esclusivamente con risorse private.
spiace vedere che qualcuno molla proprio sul più bello, ora che
stiamo x incontrarci e cominciare a mettere nero su bianco il lavoro di
mesi di varie persone. in me, e non solo, c'è la voglia concreta di fare
un gruppo ed un progetto. credo sia la cosa migliore.
cominciamo
a fare il punto della situazione sui presenti e sulla sede dove
incontrarci. io x la cena avrei un posto comodo ed economico
(antipasti+pizza), al tonfano così Bergame è comodo. altre proposte? a
che h ci vediamo? io proporrei alle 17.00...
PRESENTI guido bergame marco di as fabbri enzo
DUBBIO pisanino dok (ripensaci...) ponticelli? diego? Guido
Preciso
una cosa riguardo al mio post precedente perché ho riletto la
testimonianza pubblicata da Luca a pagina 64, che avevo dimenticato, ma
che non stravolge la mia ipotesi: il fatto che l'episodio fosse avvenuto
più in basso. Quel percorso, e quei tornantini, potrebbero essere
individuati sul secondo costone che ho citato, più esposto e comunque
ben raggiungibile dall'alto, mentre l'altro - quello che ho percorso nei
giorni scorsi - resta comunque più protetto. Questo sempre nell'ipotesi
che per fosso di Campliglia s'intenda quello del Pozzone. Per Fondone
sarebbe in questo caso da intendere la zona alla base del ravaneto della
cava Caprara, che mi sembra si presti bene a un simile nome. Del resto,
il vero fosso di Campiglia è quasi alla Tecchia e di paleo almeno ora
in quella zona se ne vede ben poco...
ciao a tutti e scusate il ritardo , ma devo
ancora definire alcune cose ,sabato pomeriggio ho il tanto sospirato
incontro con l Armanini . (anche se dal colloquio
telefonico mi sa che di tornantini ne sa ben che poco comunque
vedremo)ho raccolto alcune testimonianze di guide e portatori e devo
dire che sono emerse cose direi interessanti, alcune che gia si sanno e
alcune per me nuove .dunque il sentiero utilizzato dopo l
organizzazione partigiana in cui venivano utilizzate le guide, con i
portatori da Antona era il 188 bis fino al canal fondone poi si
divideva in 3 vie una andava al zappello una al pitone una alle greppie
il primo sentiero utilizzato e' stato il sentiero che va al zappello.
ma il piu' utilizzato in assoluto e' il pitone .ogni sera da Antona
venivano organizzate diverse squadre quindi partivano centinaia di
persone , e tutti e 3 i sentieri si univano come dice Dok e Bergame alla
grotta del pastore o... di cele... Per quanto riguarda DOK mi scuso
se mi sono espresso male nei suoi confronti ,non me ne voglia,
sicuramente e' quello che ne sa di piu di tutti noi e spero che sia
ancora dei nostri ... ciao a presto Fabbri'
Intanto ringrazio Pisa per l'invito a partecipare alla ricerca sul campo al termine della mia quarantena estiva
La
cosa mi fa ancor più piacere perché dopo il forfait di dok avevo
avvertito un clima di sbandamento e smobilitazione: più che in
prossimità dell'otto luglio mi sembrava di esser alla vigilia dell'otto
settembre
invece, nonostante il caldo che invoglierebbe ad appitonarsi, vedo che
le indagini fervono, le menti rimuginano e le braccia mietono …
scepaloni
Anche il dok , che vuol farci credere che si è dato alla macchia, in
realtà mi sa che si è messo in ascolto con l'orecchio ben accostato alla
porta che peraltro questa volta ha chiuso in modo "garbato".
Mi
sa che tra tutti l'unico appitonato adesso sono io : la mia attenzione
si è gradualmente spostata sulle grane lavorative e sul far quadrare i
conti in tempo di crisi. Dopo pochi giorni di digiuno faccio già molta
fatica per star dietro alla discussione e riprendere il bandolo, anche
perché gli elementi portati dagli ultimi contributi (di Luca, di Marco
e infine di Fabri) mi sembrano tutti interessanti e degni di nota.
Dagli ultimi interventi vedo comunque continuare la voglia di sapere e
di sbrogliare la matassa degli spaghetti
ricorrendo il più possibile a testimonianze e a ricostruzioni sul
campo. Questo spirito comune di ricerca fa onore a tutto il gruppo,
ferma restando la diversità di opinioni e di convincimenti di ciascuno .
In fondo è proprio questa diversità che rende la ricerca più
interessante, seria e ben fondata. Soprattutto la mette al riparo dalle
verità preconfezionate
Lo
scopo comune di ricostruire questo pezzo di storia e di far conoscere
luoghi dimenticati, si fa oggi più nobile ed impellente , perché,
mentre noi siam qui a cercar di mettere insieme il puzzle della "via
della libertà", gli infaticabili avvoltoi-predatori dell'Altissimo hanno
pensato bene di prendere già posizione mettendo in campo le prime
batterie per l'offensiva (mai metafora fu più adeguata)
che si accingono a scatenare nei confronti della montagna di
Michelangelo. Infatti nei giorni scorsi un voluminoso compressore a
scoppio (circa duemetriXuno) ha fatto la sua comparsa alla Polla,
davanti alla casa dei macchinari, quella prima della madonnina dei
cavatori. (foto e segnalazione di Ponticelli su fb).
Questo
compressore potrebbe servire per risistemare la strada marmifera oppure
potrebbe esser stato messo lì in attesa di essere portato su alla cava
Macchietta. In ogni caso tutto fa pensare che la marmifera verrà
riattivata in funzione della riapertura delle cave storiche. A questo
punto anche l'ipotesi di sfruttare il sentiero Fanfani per il progetto
della via della libertà è probabilmente superata dagli eventi. A breve
potremmo trovarci a dover "fare di necessità virtù": ovvero per
l'impossibilità di transitare sulla marmifera potremmo esser costretti a
cercare in basso il vero percorso della via della libertà sul versante
versiliese, rovistando nel canale del prato della greppia e risalendolo
fino alla grotta di celé. In vista di quest'eventualità si delinea
quindi un supplemento di indagini per completare il quadro delle
varianti della via della libertà sia sul versante massese che nella
parte bassa del versante versiliese.
L'altra domanda che mi pongo in conseguenza della comparsa di questo funesto compressore è la seguente : ma
non sarà che l'Henraux è disposta a concedere qualcosa sul ripristino
dei sentieri di cavatori sul versante colonnoni-cava tela per dare un
contentino agli escursionisti e al tempo stesso confinarli nella loro
"riserva indiana" in modo che non vadano a metter il naso e interferire
nella immane devastazione che si accingono a fare intorno alle cave
Macchietta/Fitta/Tacca bianca ?
la domanda è palesemente retorica
Fatte
queste premesse passo ad alcune considerazioni su alcuni degli ultimi
interventi . Leggendo quello di Fabri/moka, mi son posto alcune domande:
per andare da campiglia al pitone di mezzo o al passo della
focoraccia bisogna attraversare il fosso del pozzone=fosso di
campiglia=fondone (ammesso che quest'equazione sia valida) ma per andare
al passo della greppia che senso avrebbe attraversare il fondone ? non
sarebbe più logico salire direttamente verso il 188 ? allora ha ragione
dok quando parla del percorso di collegamento tra il pitone di mezzo e
il canale della greppia che sfruttava l'alta via dei cavatori ? ma
perché fare un giro così laborioso per andare alla greppia ?
Il
passo del pitone (che stando alle fonti di Fabri sarebbe quello più
utilizzato) è quello "massese" cioè il "passo della focoracccia" ?
Ora passo agli ultimi interventi di dok che, anche se non è in ascolto, è pur sempre il convitato di pietra in questa discussione.
La
questione del "cosa si sta cercando" ritorna sempre a galla perché è
veramente la chiave di tutta la ricerca. Volevo ritornare sulla
definizione di "via della libertà" per dire che sono d'accordo con Luca:
bisogna riferirsi a quella che è stata la definizione ufficiale di via
della libertà scaturita in seguito all'organizzazione militare e
regolamentata del passaggio del fronte. Ha senso parlare di "via della
libertà" solo in riferimento ai passaggi del fronte organizzati,
avvenuti nel periodo che va dal 1 febbraio all'aprile 45. Probabilmente
la definizione statistica delle vie della libertà (quelle più
frequentate) finisce per coincidere con la definizione ufficiale perché
il grosso dei passaggi (numericamente) avvenne proprio in queto arco di
tempo. Quelli prima del febbraio 45 furono probabilmente passaggi
numerosi, ma non continuativi e affidati a singoli individui o a
gruppetti non coordinati da un'organizzazione. Mentre il passaggio
organizzato prevedeva un flusso continuo e regolare di gruppi formati da
una trentina di individui che di notte, ogni due ore, partivano da
Antona con guide in testa e in coda e l'assistenza di portatori di
bagagli e bambini, nonché la vigilanza militare di pattuglie nei pressi
dei valichi utilizzati.
La domanda che viene spontanea a questo punto è: perché limitarsi al passaggio regolamentato ed escludere gli altri passaggi non regolamentati ?
Qui
voglio dare una risposta soggettiva che sottopongo alla discussione.
Come racontano i protagonisti , quelli che furono i passggi precedenti
alla regolamentazione furono il frutto di iniziative di guide
"improvvisate" mosse probabilmente solo da fini di lucro , ovvero dal
desiderio di un guadagno che faceva leva sul desiderio di tanta povera
gente di mettersi in salvo e sfuggire ai soprusi delle forze di
occupazione. Nel voler includere anche questi passaggi spontanei e non
organizzati si corre il rischio di fare "di ogni erba un fascio" cioè di
metter insieme quelle che furono iniziative volte ad aiutare della
povera gente a mettersi in salvo, con altre iniziative di tipo
"mercenario" che potrebbero essere considerate tentativi di
approfittare di una situazione di disperazione e di necessità di questa
povera gente.
Perché metter sullo stesso piano e dare la stessa
dignità di "via della libertà" a percorsi che in realtà di nobile e
umanitario avevano ben poco ? E' come se volessimo mettere sullo steso
piano una banda di scafisti senza scrupoli e un'organizzazione no-profit
che assiste popolazioni sbandate nell'esodo verso il luoghi più sicuri e
vivibili. Per non rischiare di incappare in questa sorta di ingiustizia
storica credo che sia necessario limitarsi a considerare l'opera svolta
dall'organizzazione dei Patrioti Apuani : sia nell'accogliere i
profughi, nell'ospitarli ed assisterli in attesa del passaggio, e infine
nell'accompagnare le comitive attraverso i valichi della libertà
presidiando militarmente questi ultimi.
Sulla questione
dell'episodio di Marchini e Antolini mi pare che dalle varie
testimonianze emergano ricostruzioni abbastanza disomogenee e quindi sia
piuttosto difficile dare un'interpretazione unica che possa metter
d'accordo tutti. Mi sembra però che un quadro complessivo abbastanza
verosimile si possa delineare: tra l'episodio di Marchini (dicembre del
44) e l'aprile del 45 (liberazione di Massa da parte delle truppe
alleate) i valichi utilizzati furono diversi (con una scelta variabile
nel tempo e dettata principalmente da ragioni di sicurezza). Il crinale
in cui si situano questi valichi è quello dei "pitoni" , ovvero quello
che va dal passo della focoraccia al passo delle greppia. Quindi anche
le aree attraversate dai vari percorsi sono abbastanza circoscrivibili:
esse si situano in una specie di quadrilatero che ha per vertici
Campiglia sul versante massese e il guado del Serra sul versante
versiliese, gli altri due vertici sarebbero il passo della focoraccia e
quello della greppia . IL "crinale dei pitoni" costituirebbe come la
diagonale minore di questo quadrilatero.
Qui avvennero
probabilmente la maggior parte dei passaggi organizzati e forse anche
molti di quelli precedenti alla fase organizzata, ed è all'interno di
quest'area che ha senso concentrare la ricerca e il ripristino dei
sentieri della libertà. Che in fondo è quello che sta facendo Pisanino e
di cui anche Marco ha parlato diffusamente nei suoi ultimi interventi.
Per
l'appuntamento dell'otto confermo la mia presenza e anche l'ipotesi
della pizzeria al Tonfano mi trova consenziente, Resterebbe da decidere
il luogo di ritrovo per la "merenda" delle 17 (ogni riferimento ai
cosiddetti "compagni di merende" è puramente casuale )
Avevo detto "compressore a scoppio" ma a guardar bene ho visto
che è un motogeneratore Ingersollrand da 46Kw ... non è che cambi molto,
la sostanza è la stessa: serve per far funzionare macchine per fare a
pezzi la Montagna di Michelangelo.
A questo proposito voglio
lanciare un'idea un po' "propagandistica" ma che potrebbe avere qualche
effetto: perché non smettiamo di chiamarlo Altissimo (che poi è anche un
po' fuori luogo come aggettivo) e cominciamo a chiamarlo sempre "monte di Michelangelo"
. Credo che in questo modo si sentirebbe più forte e più doloroso lo
stridore delle lame diamantate così come i gemiti della montagna
sventrata
permettetemi questo piccolo <fuori orario>, soprattutto
perché mancano le <cose mai viste>. e dici bene Bergame che, anche
se mi son dato alla macchia, sono sempre in ascolto -e come potrei non
esserlo?- sulla porta 80 TCP e dedicate, anche se la frequenza di
scansione si è dimolto abbassata. ma come ho già detto, in questo caso
tempi lunghi e assenze non pare proprio facciano male, anzi. vedo
infatti con piacere che vi siete rimboccati le maniche e un particolare
riconoscimento va a Fabri, che ha senz'altro imboccato una buona strada,
metodologicamente parlando: si va a chiedere alle persone, almeno
finché questo è ancora possibile. detto questo ho qui qualche osservazione.
a Bergame, quando si chiede:
La
domanda che viene spontanea a questo punto è: perché limitarsi al
passaggio regolamentato ed escludere gli altri passaggi non
regolamentati ? per darsi una ragione della restrizione del
campo di ricerca se è di <Via della Libertà> che si sta parlando,
dico di non essere così <manicheo> nel distinguere passaggi del
fronte <regolamentati> da quelli <spontanei>. sicuramente ci
fu in entrambi i casi un'organizzazione, e parlo anche di
organizzazione da parte dei partigiani, quello che cambia è la forma,
che in termini concreti vuol dire anzitutto struttura logistica e
militare. ma non si può certo dire con questo che spontaneo uguale
male, regolamentato vuol dire bene: non si può certo dire che
l'incentivo del profitto personale da parte di persone capaci e
disponibili in un periodo in cui le risorse erano davvero scarse,
volesse dire per forza abuso e sfruttamento. il fatto che abusi ce ne
siano stati non pregiudica tutta l'attività di chi svolse quell'attività
con coscienza e umanità al limite delle proprie possibilità: e il fatto
che mancasse ancora un'organizzazione logistica e militare resa
possibile solo negli ultimi mesi dalla prossimità degli alleati, non
getta ombre sul fatto che una tale organizzazione fosse stata voluta dai
partigiani in tempi in cui ciò non era possibile, e anzi avevano loro
stessi gravi problemi di sussistenza che entravano in concorrenza con
quelli degli sfollati che sempre più si accalcavano a ridosso del
fronte. questi aspetti sono ben messi in luce nella lettera di
Contegiò a Pietro e nel passo di Vinci Nicodemi che ho riportato
recentemente: in particolare il fatto che la popolazione civile del
territorio massese ha recepito fin dal principio quell'integrazione
organica con la Resistenza che era il caposaldo della fede e il
principio d'azione di Pietro Del Giudice.
a Marco, che ci ha
preso passione a inventariare tutti i costoni di Campiglia, ma che non
ho ancora inteso se uno di quelli di cui parla è quello cui mi riferivo
nel post a pag.26:
per quanto riguarda l'ipotesi che ruota intorno al Fondone, agli stretti tornanti e all'episodio di Marchini Antolini:
Preciso
una cosa riguardo al mio post precedente perché ho riletto la
testimonianza pubblicata da Luca a pagina 64, che avevo dimenticato, ma
che non stravolge la mia ipotesi: il fatto che l'episodio fosse avvenuto
più in basso. Quel percorso, e quei tornantini, potrebbero essere
individuati sul secondo costone che ho citato, più esposto e comunque
ben raggiungibile dall'alto, mentre l'altro - quello che ho percorso nei
giorni scorsi - resta comunque più protetto. Questo sempre nell'ipotesi
che per fosso di Campliglia s'intenda quello del Pozzone. Per Fondone
sarebbe in questo caso da intendere la zona alla base del ravaneto della
cava Caprara, che mi sembra si presti bene a un simile nome. Del resto,
il vero fosso di Campiglia è quasi alla Tecchia e di paleo almeno ora
in quella zona se ne vede ben poco...
Marco credo
invece che un popoino stravolta ne esca, eccome: il testo di Maria Del
Giudice parla chiaro, la trappola minata fu posta in fondo al sentiero,
vicino al fosso di Campiglia, per motivi di efficacia. avevo già
sollevato anch'io le mie perplessità in merito al fatto che i tedeschi o
gli alpini venissero a minare tanto in basso e in zona tanto esposta e
pericolosa per loro. ma non erano certo minatori-kamikaze e non era
certo una prassi per loro venire a minare proprio lì: la ragione c'era, e
valida, per venirci quella volta, fosse stata anche l'unica volta. a
parte il fatto che era il dicembre '44 ed era al culmine l'azione del
megarastrellamento che costringeva all'esodo tutte le formazioni
partigiane dal nord, ormai sfiduciate dal proclama Alexander che apriva
la prospettiva di un altro impossibile inverno senza aiuti
alleati...quindi un supplemento di lavoro con qualche mina in più e ben
piazzata, per i partigiani più che per i civili, avrebbe senz'altro
reso. ma la ragione specifica per quello che poteva essere stato
anche un gesto unico, forse senza precedenti nè seguito, era il fatto
che il comando tedesco, informato dalle spie, aspettava al varco il
comandante Pietro che si sapeva doveva tornare in quei giorni da Roma.
un gesto ad alto rischio, una <missione impossibile>, ma di enorme
valore strategico: l'attentato a Pietro. ora, anche senza avere
ancora una conferma sull'ubicazione del Fondone, a me pare
sufficientemente chiaro che un'episodio simile abbia pregiudicato, per
un po' di tempo, tutto il percorso del Pitone, meglio ancora la zona di
accesso al Pitone, e alla Focoraccia naturalmente. quella zona, infatti,
era un pericolosissimo <imbuto> per i tedeschi per venire a
minare, ma anche per i partigiani, e lo dimostrano i fatti:
Per
due volte i partigiani tentarono di recuperare la salma del compagno
Marchini e per due volte, operando in una zona scoperta e pattugiata
costantemente dall'alto dai tedeschi, dovettero ritirarsi lasciando sul
campo altri due morti. è evidente un accanimento fuori dell'ordinario da parte delle pattuglie che operavano nella zona del passo. concludo
dicendo che, gravemente compromessa al momento la zona di accesso al
Pitone, fu necessario aprire un altro viottolo che prescindesse da
questo accesso, e che portasse <sopra il passo del Serpente>. a
me pare che ci siano sufficienti elementi per avere un quadro
sufficientemente chiaro: che cioè quella sia stata la data di
inaugurazione ufficiale del percorso della Greppia. ho detto solo
momentaneamente compromessa perché appena possibile le mine venivano
rese innocue o opportunamente segnalate, questa era la prassi, come
illustra un altro passo di Nardo Dunchi riguardo il suo primo passaggio
del fronte:
Il versante dalla nostra parte
era stato minato dai tedeschi, e questo era il pericolo maggiore,
perché di rado si incontravano pattuglie tedesche sul passo del
Serpente. Sorpassata l'Antona, entrammo in una capanna, dove c'erano
già, intorno ad un fuoco, molti profughi in attesa dell'ora di mettersi
in marcia per passare il fronte. Ci fecero largo per farci asciugare. Partimmo
verso l'una, io e Linetto ci mettemmo in testa, dietro il montanaro che
ci faceva da guida. Sotto di noi, in silenzio, saliva una colonna di
centocinquanta profughi. L'erta si fece presto ripidissima, su per uno
spesso strato di erica. Ogni tanto la guida mi indicava un paletto
infilato nell'erica a segnare una mina. Arrivammo sul valico che
albeggiava. L'erica aveva lasciato il posto alla roccia nuda e qui le
mine apparivano allo scoperto, mine a pressione non quelle a scatto. -Qui
siamo al passo del Serpente,- disse la guida. -Ora scendete giù di lì:
risalendo di fondo al canalone, nel bosco, troverete Azzano. In bocca al
lupo. e già che ci sono riporto anche uno stralcio relativo
al suo secondo passaggio del fronte assieme anche a Pietro Del Gudice,
che evidenzia la possibilità di percorsi alternativi e chiarisce bene la
natura della retribuzione del partigiano:
Finalmente
screstammo. Ci fu una discussione sulla direzione da prendere per la
discesa, ma non mi trovai d'accordo con Pietro, e chiamato Linetto e i
due siciliani mi precipitai con loro dalla parte che avevo scelto,
lasciando indietro il resto della colonna. Prima di raggiungere il
cadavere della donna sulla roccia, ci fermammo dentro il buio di
un'ampia grotta a fumare. Fumammo le sigarette dei siciliani, dato che
noi n'eravamo sprovvisti. -Quanto vi danno?- chiese il siciliano magro, dal naso lungo, tirando boccate. -Che cosa?- domandò Linetto. -Di soldi, - rispose il siciliano. -Calci nel culo, quando arriviamo, ci danno- fece Linetto. o
Pisanino, non ho dato le dimissioni, dato che non ero assunto, e anzi
anche a me mi pagano come a Nardo e Linetto, a calci nel culo. e poi
non vi ho <portato a conoscenza di tutto quello che sapevo>,
perché come ti ho già detto, so poco o nulla, seguo sempre nuove piste:
però è meglio sapere poco o nulla, purché si sia padroni di quel poco
che si sa, che farsi menare in giro da quello che si crede di sapere. e
comunque, se tu e Fabri siete d'accordo, un giorno di questi mi
garberebbe vedermi con voi a Antona e dintorni per cercare chi sa di
questo benedetto Fondone, occhei? ciao Luca