La
famiglia di Alfonsina, il padre e i fratelli maggiori, si trasferirono dalla
provincia di San Juan a Lugano, in svizzera nel 1880. E diedero vita
all'attività di produzione della birra. Nacque nel 1892, il 29 di
maggio , terza figlia. Prese il nome del padre, uomo triste e malinconico. Più
tardi dirà ad un suo amico: "mi hanno chiamato Alfonsina che vuol dire: disposta
a tutto". Nel 1896 la famiglia ritornò in Argentina, a San Juan. Nel 1901 si
trasferirono a Rosario, porto prospero della costa. La madre Pauliña aprì una
piccola scuola a domicilio. Aprirono anche un caffé "Café Suizo" vicino la
stazione dei reni, ma presto dovettero rinunciarvi. Nel 1907 giunge a rosario
l'amica Manuel Cordero, direttrice di un teatro errante. Alfonsina sostituisce
un'attrice ammalatasi. Con questo riesce a convincer la madre di seguire la
compagnia teatrale in tutto il paese. a Santa Fe a Tucumàn. Alla fine del
1911 decide di trasferirsi a Buenos Aires. La nascita del figlio , Alejandro nel
1912, da inizio alla sua attività di donna che si confronta con le proprie
decisioni. Il suo primo libro, La inquietud del rosal, fu pubblicato nel
1916 con grande difficoltà economiche. Nel 1922 inizia frequentare la casa del
pittore Emilio Centuriòn, da dove successivamente nascerà il gruppo Anaconda.
Qui conobbe lo scrittore uruguaiano Horacio Quiroga. La sua personalità attrasse
la poetessa. Uomo segnato dal destino, perseguitato dal suicidio delle persone
care, e anche per questo s'era rifugiato a Misiones. Alfonsina pubblicò altri
due libri nel 1919, Irrimediabilmente e nel 1920
Languidez. Con quest'ultimo libro di poesia Languidez, ottenne il
primo premio Premio Municipale di Poesia e il Secondo Premio Nazionale di
Letteratura. Nel '25, pubblicò Ocre un libro che segnava il cambiamento
della sua poesia. Nel 1933 conobbe Garcia Lorca, al quale poi dedicò una poesia.
Nel '35 fu operata per un cancro al seno. L'anno successivo Horacio
Quiroga si suicida ed ella gli dedicò una poesia che faceva presagire anche le
sue intenzioni:
Morire come te, Horacio,
nelle tue cose,
E così come in un tuo
racconto, non sta male;
Un raggio