Eterna Celia.

Azucaaaaar


Ci ha lasciato, il popolo cubano dentro e fuori dell’isola ha perso la sua reggina, la sua madre, la patriota, la più cubana delle cubane nostra grande Celia Cruz.

Nata il 21 ottobre 1925 a Santo Suarez un quartiere dell’Avana nel seno di una famiglia umile, viveva con la famiglia composta da suoi genitori (Catalina Alfonza e Simon Cruz) ei suoi tre fratelli.

Artista da bambina, partecipava a tutti i concorsi di musica radiale, e ricordava di maniera simpatica, “la prima volta che ho vinto mi hanno regalato una torta”

Negli anni 40 comincia la carriera artistica, di fronte ai microfoni della radio, e negli anni 50 entra a far parte della Sonora Matancera

Palare di Celia del Giappone a Finlandia era parlare di musica, di ritmo, di balli, pero era principalmente era parlare di Cuba.

Il 15 di luglio di 1960 lascia l’isola per andare in esilio, e questo stato l’unico dolore che si ha portato via, il non potere ritornare mai più alla sua amata patria, e di cantare a una Cuba Libre.

Si ha visto rifiutare due volte la possibilità di rientrare a Cuba por parte della dittatura cubana, la prima durante la malattia di sua madre, la seconda ai funerali di suo padre, e questo stato un dolore che l’a segnato per tutta la vita.

Non ha mai lasciato di lottare per la liberta di Cuba, e la dimostrazione e quello che ha scritto il giornale della dittatura Granma che con due paragrafi ha dato la notizia della sua morte, nel quale si poteva leggere “nelle ultime 40 anni si e mantenuta attiva nella lotta contro la rivoluzione cubana dagli stati uniti, e per questo motivo stato scelta come icona per i controrivoluzionari del sud della Florida” , per loro queste parole possono rappresentare una offesa per lei sarebbe stato un riconoscimento alla sua lotta in prima linea contro il regime che massacra il suo popolo.

Lei diceva che nella Cuba pre Castro era felice, aveva fato una carriera grazie al suo sforzo e la voglia di lavorare, non sono mai stata ne censurata ne discriminata, e quando si parlava dell’esilio che lei ne accettava con molta dignità, diceva, “me ne sono andata di Cuba per colpa del regime comunista, non sopportava la claustrofobia dentro al sistema comunista.

Per Celia, che era Cuba, è la mia terra amata, la terra che mi ha visto nascere, e dove ho dato i miei primi passi nel mondo dello spettacolo, e la terra dove e seppellita mia madre, e dove ho trovato il mio amore Pedro, del mio pezzettino di sabbia ho ricordi molto belli e profondi, e l’isola che tanto desidero ritornare un giorno, si me rimanessi un girono di vita il unico desiderio sarebbe di cantare nella mia patria. Celia Cruz era Cuba ovunque, era il desiderio di un ritorno di tutti i cubani, amata per la maniera di rappresentare i cubani, era orgoglio delle nostre radice, era amore per la patria persa.

La nostra Celia non è morta, regna nei nostri cuori, e presente come sempre nella lotta per liberare la nostra patria, vive nelle lacrime dei cubani che dentro all’isola piangono in silenzio e di nascosto la perdita di un simbolo.

La sua musica ci resta, la sua musica starà sempre con noi, e noi la porteremo a una Cuba Libre come tanto desiderava, nella nuova Cuba ci sarà sempre un ricordo, un spazio, un momento per non dimenticarla, per che Celia Cruz è Cuba.

Addio a nostra Celia.

La sua ultima cazone era una premunizione dell’avinarsi di questo triste momento.

Por si a caso no regreso

Per non potesse tornare

Io mi porto la tua bandiera

Lamentando che i miei occhi

Libera non ti potessero vedere

Per che ho dovuto andarmene

Tutti possono capirlo

Ho pensato che qualunque momento

Al tuo suolo sarei tornata

Pero il tempo va passando

E il tuo sole continua a piangere

Le catene continuano a legarti

Pero io continuo attendere

E al cielo pregando

Sempre me sono sentita fortunata

De essere nata tra le tue braccia

E anche se non ci sarò

Dal mio cuore ti lascio un pezzo

Per si non dovessi tornare…

Per se non dovessi tornare, me ammazzerà il dolere ……….

Un son para Celia Cruz

Por Ernesto Montaner

Celia Cruz canta que canta,
y de su canto diré
que el son, de Cuba se fue
escondido en su garganta.

Hay en su voz, una santa
devoción por la palmera;
vibra en ella Cuba entera,
y es tan cubano su acento
que su voz, al darse al viento,
flota como una bandera.

En su más leve gorjeo
hay el grito de un mambí,
que unas veces es Martí,
pero que siempre es Maceo.

Su voz, ardiendo en deseo
por la Cuba soberana,
tan pronto es una campana,
como se torna en clarín
queriéndole poner fin
a la esclavitud cubana.

Canta, Celia Cruz, en tanto,
ya que no hay nada que vibre
y recuerde a Cuba libre
como el sabor de tu canto.

Tu canto, que sabe al llanto
de los hijos de tu tierra;
tu canto, donde se aferra
la libertad al decoro
y es como un himno sonoro
llamándonos a la guerra.

Dios puso en tu piel oscura
de reciedumbre mambisa
la claridad de tu risa
y el ritmo de tu cintura.

De canela y sabrosura
ungió tu carne africana,
y al viento de la mañana,
quien te haya visto bailar
habrá visto tremolar
una bandera cubana.

Muñequita de café,
de caña, tabaco y ron,
dame tu son, ese son
que sabe al Cucalambé.

Dame ese son que se fue
entre lágrimas y penas
huyendo a manos ajenas
en tu garganta sonora.
Dame tu son, que ya es hora
de ir a romper las cadenas.

Dame el son. Dámelo ya.
Y al dármelo, negra linda,
dámelo como el que brinda
en copa de bacará.

Que Cuba te premiará
con un manto de capuz,
y así que brille la luz
de la dignidad del hombre,
el son cambiará de nombre,
se llamará: CELIA CRUZ.

Celia Cuba

Nadie se muere del todo,
Nadie nace de la nada
Cada cual vive un camino
Sin principio ni final.

Celia Cruz aún hoy camina
por su camino de siempre,
sólo ha llevado su azúcar
con su música a otra parte.

Gracias Celia, gracias Cuba,
porque hoy nuestro dolor
más que dolor es conciencia
de que no hay muerte final.

Celia y Cuba, Celia Cuba,
una misma realidad,
más que dolor es conciencia
de que no hay muerte final.

Hoy renuevo mi esperanza
en la Cuba Libertad
porque Celia con su azucar
nunca la quiso olvidar.

Roberto Jiménez
16 de julio, 2003

“CUBA NO ES LIBRE : PAROLA DI DISSIDENTI”


Querida Celia: un virtual
pero ferviente deseo:
que en las alas de Perseo
entres a otro carnaval.
Allí no habrá caporal
que te robe tus raíces
y azúcar de mil matices
formará la nueva nube
donde tu grito ya sube
para alegrar cielos grises.


Lily Rodríguez
Miami, 16 de julio de 2003

 

 

ELLA TIENE FUEGO

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