Leggende e sculture... - Estate 2013 a Costalta di Cadore (BL)

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Leggende e sculture...



Costalta di Cadore, 22-28 luglio 2013

LE 3 LEGGENDE


La leggenda della Luna Piena


In una calda notte di luglio di tanto tempo fa un lupo, seduto sulla cima di un monte,ululava a più non posso.
In cielo splendeva una sottile falce di luna che ogni tanto giocava a nascondersi dietro soffici trine di nuvole, o danzava tra esse, armoniosa e lieve.
Gli ululati del lupo erano lunghi, ripetuti, disperati. In breve arrivarono fino all’argentea regina della notte che, alquanto infastidita da tutto quel baccano, gli chiese:
- Cos’hai da urlare tanto? Perché non la smetti almeno per un po’?-
- Ho perso uno dei miei figli, il lupacchiotto più piccolo della mia cucciolata. Sono disperato. Aiutami! - rispose il lupo.
La luna, allora, cominciò lentamente a gonfiarsi. E si gonfio, si gonfiò, si gonfiò, fino a diventare una grossa, luminosissima palla.
- Guarda se riesci ora a ritrovare il tuo lupacchiotto - disse, dolcemente partecipe, al lupo in pena.
Il piccolo fu trovato, tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio. Con un gran balzo il padre afferrò il figlio, lo strinse forte forte a sé e, felice ed emozionato, ma non senza aver mille e mille volte ringraziato la luna. Poi sparì tra il folto della vegetazione.
Per premiare la bontà della luna, le fate dei boschi le fecero un bellissimo regalo: ogni trenta giorni può ridiventare tonda, grossa, luminosa, e i cuccioli del mondo intero, alzando nella notte gli occhi al cielo, possono ammirarla in tutto il suo splendore.
I lupi lo sanno. E ululano festosi alla luna piena.


La leggenda del Bucaneve


Narra la leggenda che tanti e tanti anni fa, al ritorno dall’ennesimo viaggio sulla terra, il giovane principe Bucaneve udì una fanciulla cantare e, di quel canto, si innamorò perdutamente. Arrivato nel Paese dell'Inverno, chiese a Re Gelo, suo padre, il permesso di sposarla ma questi, brontolando, rispose che il loro amore non aveva speranza perché la fanciulla era la principessa Primavera e abitava la regione dei venti e dei fiori mentre lui, Bucaneve, era il principe delle nebbie e del gelo...
“Scordati, figlio mio, questa pazzia!” tuonò cupamente Re Gelo.
Passò, così, un altro inverno lungo e silenzioso, ma il cuore di Bucaneve non riusciva proprio a dimenticare così il giovane principe decise di rallentare un po' il suo ritorno.
Lungo il sentiero ancora impreziosito da luminosi cristalli di ghiaccio, attese l'arrivo di Primavera... e lei arrivò, leggera, accompagnata da un canto gioioso. Bucaneve, nascosto tra i cespugli, riconobbe l’Amore.
Il capo inghirlandato da piccoli fiori, la sottile veste di aliti di vento, i ridenti occhi di azzurro marzolino... la bella principessa incantò per sempre il giovane principe. Da lontano, il richiamo di Re Gelo giunse cupo, come brontolio di tuono, per ricordargli che doveva affrettarsi a rientrare nel Paese dell'Inverno... ma Bucaneve non lo ascoltò e continuò a perdersi negli occhi di Primavera che, a piccoli passi, si avvicinava danzando.
Giunta accanto al cespuglio, un brivido increspò le braccia nude. Poi, incerta, guardò intorno e... finalmente lo vide. Avvolto nel mantello di candida neve, la corona scintillante di brina, fiera sul capo, la spada di ghiaccio, splendete al fianco e due meravigliosi occhi cerulei e inquieti come la tormenta... il giovane rapì per sempre il cuore della principessa.
Intorno, come richiamato da un evento magico e misterioso, tutto tacque e il mondo si incantò negli occhi dei due innamorati. Per non ferire a morte il Signore dell'Inverno, il sole nascose i suoi raggi dietro le nuvole e il gelido vento, che seguiva sempre Bucaneve, per non assiderare Primavera, andò a fare mulinelli più lontano. allora il principe avvolse nel soffice mantello la fanciulla e si tennero stretti a lungo, giurandosi eterno amore.
Quando il sole fece nuovamente capolino tra le nuvole, Bucaneve baciò Primavera e "
Non temere" le disse "perché alla fine di ogni inverno tarderò di un giorno il mio ritorno nel Paese del Gelo e quando arriverai io sarò qui ad aspettarti". Poi, rapito per sempre dal vento di tormenta che lo nascose, svanì tra le nebbie...
E lei, rimasta sola, chinò il capo e pianse. Ma quando una lacrima toccò il terreno, tra le impronte di neve lasciate dall'amato spuntò un piccolo fiore bianco, dai petali delicati, che Primavera raccolse e strinse al petto, nuovamente felice...
Da allora, ogni fine inverno, nei campi scintillanti di brina sboccia un piccolo fiore, che qualcuno ancora chiama
Bucaneve per ricordare la promessa fatta dal giovane principe dell'Inverno alla bella principessa Primavera.


La leggenda dei Sempreverdi

Nei tempi passati, al termine dell'estate, un uccellino si ferì ad un'ala, restando così da solo nel bel mezzo del bosco. Non potendo più volare, restò praticamente in balia dell'inverno, che già faceva sentire i suoi primi geli. Così, domandò ad un enorme faggio di potersi rifugiare tra i suoi grandi rami, sperando di poter passare l'inverno al riparo dal cattivo tempo. Ma il faggio, altezzosamente, rifiutò all'uccellino un piccolo riparo tra le sue fronde.
Intristito, l'esserino continuò a girovagare nel bosco, trovando di lì a poco un grosso castagno e, speranzoso, ripeté la stessa domanda. Ma anche quest'albero rifiutò all'uccellino la sua protezione. Così, nuovamente s'incammino nell'oscurità della foresta, alla ricerca di un riparo. Di lì a poco si sentì chiamare: “Uccellino vieni tra i miei rami, affinché tu possa ripararti dal freddo.” Stupito, l'uccellino si voltò e vedendo che a parlare era stato un piccolo pino, saltò lestamente su uno dei suoi rami. Subito dopo anche una pianta di ginepro offrì le sue bacche come sostentamento per il lungo inverno. L'uccellino ringraziò più volte per tale generosità, che gli permise così di superare la cattiva stagione.
Dio, avendo osservato tutto, volle ricompensare la generosità del pino e del ginepro, ordinando al vento di non far cadere loro le foglie, e quindi da quel giorno furono "sempreverdi".



INIZIO DEI LAVORI...

In Via Chiappetin lo scultore Italo De Gol realizza la scultura in legno
che rappresenta
"La leggenda della Luna Piena"



In Piazza Casanova lo scultore Lionello Nardon realizza la scultura in legno
che rappresenta
"La leggenda del Bucaneve"



In Piazza Casanova lo scultore Paolo Figar realizza la scultura in legno
che rappresenta
"La leggenda dei Sempreverdi"



Le opere in lavorazione...


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Un articolo di Stefano Vietina
sul Corriere delle Alpi

30 luglio 2013 -  pagina 27  - sezione: Nazionale

Le opere di CostaltArte diventano beni regolieri


SAN PIETRO - Sculture che diventano beni inalienabili ed indivisibili della Regola di Costalta, alla stregua dei pascoli e dei boschi che, da più di un millennio, le famiglie del paese utilizzano e si tramandano di generazione in generazione. Questa la volontà dell'associazione CostaltArte che, domenica mattina, ha premiato gli artisti della seconda edizione di LeggendAriaMente. Italo De Gol, Paolo Figar e Lionello Nardon hanno consegnato alla comunità, davanti alla chiesa di Sant'Anna, la loro opera realizzata in una settimana di lavoro. I tre artisti, selezionati dal coordinatore artistico della manifestazione, Avio De Lorenzo, noto scultore locale, hanno messo la loro creatività al servizio di tre leggende dolomitiche, secondo il progetto elaborato da Martina Casanova Fuga, ideatrice della manifestazione. Le tre opere, illustrate nell'occasione dalla critica d'arte Alessia Tortolo, andranno ora ad arricchire la passeggiata che dal paese porta alla località “La Siega”, sulla strada per Forcella Zovo. «Siamo molto soddisfatti di questa seconda edizione», ha dichiarato Silvano Eicher Clere, presidente della Regola, «per la qualità delle opere, per la partecipazione di tutto il paese, per l'amicizia che si è creata con i tre artisti». Italo De Gol, nato a Santa Giustina nel 1952, è uno scultore autodidatta appassionato di montagna e natura, capace di opere d’arte uniche e suggestive, ricche di movimento e armonia, espressione vera dell’attaccamento alla storia e alle tradizioni del suo territorio. Sue, fra le altre, le opere “In ricordo di Falco 2009”, esposta all'ospedale san Martino a Belluno; e “In ricordo della tragedia del Pelmo 2011”, nella sede del Soccorso alpino a San Vito di Cadore. A lui si deve l'opera ispirata dalla leggenda della Luna piena. Paolo Figar, classe 1968, opera per cicli tematici con la scultura in legno, marmo e pietra e con la pittura e la grafica tradizionale ed ha partecipato ad una settantina di eventi tra mostre personali collettive fiere d'arte simposi e concorsi. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero; si è cimentato sul tema della leggenda dei Sempreverdi. Il trentino di Cembra Lionello Nardon è invece il più giovane degli artisti ospitati a Costalta, essendo nato nel 1992. All’Istituto d’arte “Soraperra” di Pozza di Fassa ha approfondito le tecniche della scultura su legno, del modellato su creta, del disegno a mano libera e in seguito della pittura. Ha realizzato, fra l'altro, le coppe in legno del Trofeo Topolino di sci di fondo delle edizioni 201o, 2011 e 2012. A Nardon il compito di interpretare la leggenda del Bucaneve. In via del tutto eccezionale, quest'anno Costalta ha ospitato, oltre ai tre scultori, anche il maestro mosaicista Piergiorgio Cian, sappadino, diplomato alla Scuola mosaicisti del Friuli di Spilimbergo. Cian ha realizzato un mosaico con il volto di Maria, che gli organizzatori hanno voluto dedicare alla parrocchia di Costalta dove resterà esposta in modo permanente. Ai quattro artisti stato donato anche un originale piatto in ceramica di Egidio Dalla Gassa.


L'articolo completo di S. Vietina del 30/7/2013 (sopra pubblicato in parte)
e
un articolo di Yvonne Toscani, pubblicato su "Il Gazzettino"  (1/8/2013)
in formato .pdf,
gentilmente inviati dal prof. Paolo Venerando


 
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