Michel Houellebecq

 

Le particelle elementari
1999 - Bompiani, pag.316


 

l'inizio...

Questo libro è innanzitutto la storia di un uomo , di un uomo che passò la maggior parte della propria vita in Europa occidentale nella seconda metà del Ventesimo Secolo. Perlopiù solo, egli intrattenne tuttavia salutari rapporti con altri uomini. Visse in un epoca infelice e travagliata. La nazione che gli aveva dato i natali scivolava lentamente ma inesorabilmente verso la fascia economica delle nazioni di media povertà; sovente incalzati dalla miseria, gli uomini della sua generazione pativano comunque un' esistenza solitaria e astiosa. I sentimenti d'amore, di tenerezza e di umana fratellanza erano in gran parte scomparsi; nei loro mutui rapporti , i suoi contemporanei davano assai spesso prova di indifferenza e crudeltà.[….]

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Il 1° luglio 1998 cadeva di mercoledì. Fu quindi logico, benché anomalo, che Djerzinski la sua bevuta d'addio la organizzasse di martedì. In mezzo alle vaschette di congelamento degli embrioni, e un po' schiacciate dalla loro massa, le bottiglie di champagne vennero accolte dal refrigeratore Brandt deputato a conservare i prodotti chimici d'uso comune.
Quattro bottiglie per quindici persone - appena sufficienti.
D'altronde , vista la superficialità della cagione di quel raduno, a essere appena sufficiente era tutto quanto; una parola di troppo, uno sguardo sbagliato, e il gruppo rischiava di disperdersi, tutti e ciascuno di corsa verso la propria macchina. Si trovavano sotto il livello stradale, in una sala climatizzata; pareti ricoperte di piastrelle bianche, un poster dei laghi tedeschi. Nessuno che avesse proposto di fare qualche foto. Un giovane ricercatore arrivato all'inizio dell'anno, barba e faccia da stupido, si eclissò dopo qualche minuto accampando pretesti di parcheggio. Tra i convenuti andava diffondendosi un disagio sempre più pronunciao. Le vacanze erano imminenti; taluni le avrebbero trascorse in casa di amici, altri si sarebbero dedicati al turismo verde. Le parole scambiate schioccavano lentamente nell'aria. Il commiato non tardò molto.

 

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…Il clima all'interno dell'unità di ricerche da lui diretta era clima da ufficio, né più né meno. Lungi dall'essere quei Rimbaud del microscopio che il pubblico sentimentale ama figurarsi, i ricercatori in biologia molecolare sono perlopiù artigiani privi di genio, che leggono "Le Nouvel Observateur" e sognano di andarsene in vacanza in Groenlandia. Per la ricerca in biologia molecolare non occorre alcuna creatività, alcuna inventiva; anzi, è un'attività quasi esclusivamente ripetitiva, che richiede soltanto una ragionevole dose di modesta attitudine intellettuale. Più che tesi e dottorati, basterebbero un diploma e un po' di pratica per manovrare le strumentazioni. "Per avere l'intuizione del codice genetico," amava ripetere Desplechin, il direttore del dipartimento di biologia del CNRS, "e per scoprire il principio della sintesi delle proteine: lì sì che ci fu da spremersi le meningi. D'altronde a ficcarci il naso per primo fu Gamow,cioè un fisico. Ma la decodificazione del DNA, che volete che sia…Si decodifica, si decodifica. Si fa una molecola, se ne fa un'altra. Si introducono i dati nell'elaboratore, l'elaboratore calcola le sottosequenze. Si spedisce un fax in Colorado: loro fanno il gene B27, noi facciamo il C33.Cucina . Di tanto in tanto c'è qualche insignificante progresso nelle apparecchiature; in genere è sufficiente perché vi diano il Nobel. E' puro bricolage; bagatelle ."

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Si riprese, si alzò a sedere nel letto. Accanto a lui, Annabelle respirava regolarmente. La sua sveglia Sony, a forma di cubo, segnava 03.37. Poteva riaddormentarsi? Doveva riaddormentarsi. Aveva con sé un paio di Xanax.
L' indomani mattina Annabelle gli preparò un caffè; per sé preparò del tè e del pane tostato. La giornata era bella, ma un po' fredda. Annabelle guardò il suo corpo nudo, stranamente adolescenziale in quella tenace magrezza. Avevano quarant'anni, ed era difficile crederlo. Eppure lei non avrebbe potuto più avere figli senza correre gravi rischi di malformazioni genetiche;in lui, la potenza virile era già alquanto attenuata. Sul piano degli interessi della specie, erano due individui in avanzata fase di invecchiamento,con valore genetico mediocre. Lei aveva vissuto;aveva tirato coca, partecipato ad ammucchiate, dormito in alberghi di lusso. Situata , grazie alla sua bellezza, all'epicentro di quel movimento di liberazione dei costumi che ne aveva caratterizzato la gioventù, ne aveva sofferto in maniera particolarmente intensa- una sofferenza che, in pratica, avrebbe finito per costarle la vita. Situato, grazie alla sua indifferenza, ai margini di tale movimento, lui ne era stato colpito solo superficialmente; si era limitato a essere un fedele cliente del Monoprix del quartiere e a coordinare ricerche in biologia molecolare. Quelle esistenze così distinte avevano lasciato poche tracce visibili nei loro corpi separati; ma la vita in sé vi aveva operato il suo lavoro di distruzione, aveva lentamente oberato le capacità di replicazione delle loro cellule e dei loro organuli. Mammiferi intelligenti, con facoltà di amarsi, essi si contemplavano nella grande luminosità di quel mattino d'autunno."Lo so, è molto tardi ," disse lei. "Ma avrei comunque voglia di provarci. Ho ancora la tessera dell'abbonamento ferroviario per l'anno scolastico '74-75, l'ultimo anno di liceo che abbiamo fatto insieme. Ogni volta che la guardo mi viene da piangere. Non riesco a capire come abbiano fatto le cose a rovinarsi fino a questo punto. Non riesco ad accettarlo."

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Nel 1961 morì suo nonno. Alle nostre latitudini, un cadavere di mammifero o di uccello attira dapprima alcune speci di mosche (Musca, Curtonevra); appena la decomposizione ha cominciato a intaccarlo, entrano in gioco nuove specie, e precisamente la Calliphora e la Lucilia. Il cadavere, sotto la duplice azione dei batteri e dei succhi gastrici rilasciati dalle larve, in pratica si liquefa e diventa sede di fermentazioni butirriche e ammoniacali. Nel volgere di tre mesi, le mosche terminano la propria opera e cedono il posto a coleotteri del genere Dermes e a i lepidotteri Aglossa pinguinalis, che si nutrono soprattutto di grassi. Le materie proteiche in fermentazione vengono gestite da larve di Piophila petasionis e da coleotteri del genere Corynetes. Il cadavere, decomposto e con ancora qualche traccia di umidità, diventa quindi dominio degli acari, che ne prosciugano le ultime sanie . Drenata e mummificata, la salma accoglie nuovi ospiti: larve di attageni e di antreni, i bruchi dell' Aglossa cuprealis e della Tintola bisellelia. Con essi si conclude il ciclo. Bruno rivedeva la bara del nonno, di un bel nero cupo, con su una croce d'argento. Era un'immagine consolante e persino lieta; il nonno doveva trovarsi bene in una bara così sontuosa. In seguito avrebbe appreso dell'esistenza degli acri e di tutte quelle larve dal nome di attricette italiane degli anni Trenta.
Nondimeno, l'immagine della bara del nonno sarebbe rimasta per sempre un'immagine lieta.

 

 

 

il prossimo è Lanzarote

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