Il complesso basilicale

Il santuario di Cimitile è costituito da sette edifici di culto, di età paleocristiana e medievale, dedicati ai santi Felice, Calionio, Stefano, Tommaso e Giovanni, ai Ss. Martiri e alla Madonna degli Angeli. All’origine del complesso monumentale è la tomba di S. Felice prete, sepolto alla fine del III secolo nella necropoli a nord di Nola. Dalla prima metà del secolo successivo, presso il venerato sepolcro, si sviluppò il famoso santuario, meta ininterrotta di pellegrinaggi. Il momento di maggiore sviluppo del santuario coincise con la presenza sul posto, tra la fine del IV secolo e gli inizi del V, di Paolino da Nola, prestigioso esponente dell’aristocrazia romana. Dopo la prima visita al complesso, avvenuta quand’era governatore della Campania, Paolino si stabilì definitivamente presso la tomba di S. Felice nel 395, insieme alla moglie Terasia. Impegnando le risorse ricavate dalla vendita delle numerose proprietà, Paolino restaurò i preesistenti edifici di culto e costruì una nuova grande basilica. Danneggiato da una disastrosa alluvione agli inizi del VI secolo, il complesso si riprese ben presto. Importanti lavori vennero effettuati tra IX e X secolo dai vescovi Lupeno e Leone III. Significativi interventi edilizi sono attestati anche in età bassomedievale e moderna, nonché tra XVIII e XIX secolo allorché alcuni edifici di culto furono affidati alle locali confraternite.

Basilica di S. Tommaso, esterno

Basilica di S. Tommaso, interno

1. Basilica di S. Tommaso 

L’edificio fu costruito, tra VI e VII secolo, sul terreno depositato dalla già ricordata alluvione. Sulla sinistra della facciata è il campanile con copertura a bulbo, mentre a destra sono visibili una vasca per la produzione del vino e alcuni dolia parzialmente interrati. All’interno le grate metalliche, presso l’ingresso e davanti all’abside, lasciano intravedere alcune delle 84 sepolture rinvenute nel 1988 al di sotto del pavimento. I defunti furono seppelliti con oggetti personali (orecchini, fibule e fibbie di cintura in bronzo) e di corredo (brocchette), databili tra VI e VII secolo.

Sulla parete sinistra rimangono resti degli affreschi che nel XIV secolo decorarono la basilica; si riconoscono volti di santi e della Madonna. Le immagini sono parzialmente coperte dalle cornici in stucco eseguite alla fine dell’Ottocento, allorché la basilica divenne sede della confraternita del SS. Sacramento.  

Cappella dei Ss. Martiri, interno

Adamo ed Eva, affresco del III secolo

2. Cappella dei Ss. Martiri

La cappella dei Ss. Martiri fu realizzata dal vescovo Leone III (fine IX-inizi X secolo), adattando un preesistente mausoleo del III secolo d.C.. Molto interessante è il protiro costituito da una volta a botte sorretta da mensole, sulle quali è inciso il nome del vescovo (leo tertivs episcopvs fecit). Di straordinaria bellezza sono gli affreschi che decorano le pareti dell’edificio. Nell’arcosolio a destra dell’ingresso (in basso) sono dipinti Adamo ed Eva, mentre in quello a sinistra (sotto la scala) Giona che viene gettato in mare (seconda metà del III secolo). Sul lato meridionale della cappella si trovano l’abside e due altari a blocco, sormontati da nicchie affrescate (XIII secolo): a sinistra è raffigurato S. Eusebio, a destra la Maddalena. Sulla parete a destra dell’ingresso sono presenti cinque scene della Passione di Cristo (X secolo); il ciclo, di alto livello qualitativo, prosegue a sinistra dell’ingresso.

S. Eusebio, affresco del XIII secolo

Maddalena, affresco del XIII secolo

Abside e campanile

 

 

Edicola mosaicata con tomba di S. Felice

 

 

 

Mosaico con pavoni (V-VI secolo)

 

 

 

La comunione sotto le due specie, affresco dell'abside

 

 

Agnus Dei, affresco dell'atrio

 

 

S. Nicola, affresco dell'atrio

 

 

 

S. Giorgio, affresco dell'atrio

 

 

 

Capitello con effige di S. Felice

3. Basilica di S. Felice

La basilica di S. Felice è costituita da strutture di epoche differenti: campanile, atrio d’ingresso, due absidi contrapposte, edicola mosaicata, cappella Sancta Sanctorum e navate. La complessa stratificazione ebbe origine agli inizi del IV secolo, quando, intorno alla tomba del santo, fu eretto un piccolo mausoleo quadrato, demolito dopo il 313 per costruire il primitivo edificio di culto (aula ad corpus) con ingresso a sud e abside a nord. Intorno alla metà del IV secolo, ad est dell’aula fu realizzata una basilica a tre navate con abside ad est, nota come basilica vetus (cioè vecchia) Tra il 401 e il 403, S. Paolino, demolita l’abside dell’aula, costruì una triplice apertura che consentiva l’accesso ad un nuovo edificio di culto, denominato basilica nova. Tra il 484 e il 523, intorno alle tombe dei santi Felice e Paolino, venne costruita l’edicola decorata da splendidi mosaici su fondo oro; quindi, ad ovest dell’aula, fu eretta la grande abside occidentale.

Nell’atrio d’ingresso della basilica si conservano interessanti affreschi e un arcosolio, con l’immagine di Cristo tra la Vergine e S. Giovanni, che accoglie un sarcofago marmoreo con il mito di Persefone (III secolo d.C.). La grande abside, costruita agli inizi del VI secolo, è pavimentata con frammenti di lapidi funerarie; il varco arcuato visibile sulla destra conserva un pregevole affresco dell’XI secolo con la Comunione sotto le due specie (pane e vino), caratterizzato dalla singolare presenza di tre immagini di Cristo. La parete che divide il presbiterio dall’edicola mosaicata è decorata da affreschi databili tra X e XV secolo.

Nell’edicola mosaicata un recinto costituito da pilastrini e transenne di marmo traforato delimita la tomba di S. Felice. Il sepolcro in mattoni (fine III secolo) è parzialmente coperto da una lastra marmorea con l’immagine a rilievo del Buon Pastore. Nel pavimento dell’edicola sono visibili alcune tombe appartenenti agli ambienti funerari eretti presso il venerato sepolcro di S. Felice. Dietro alle colonne dell’edicola mosaicata si notano le tombe dei vescovi Paolino juniore (destra) e Felice  juniore (sinistra), morti rispettivamente nel 442 e 484. Sull’arcata di destra rimane un interessante affresco con la città di Gerusalemme, fatto eseguire da S. Paolino agli inizi del V secolo. Particolare attenzione merita l’arco, parzialmente murato, che si trova al centro della parete ovest dell’edicola (dietro alla tomba di S. Felice). Due preziose colonne in marmo d’Aquitania, coronate da eleganti capitelli con le effigi dei santi Felice (sinistra) e Faustillo (destra), sostengono la tamponatura. Due arcate, prive di mosaici, collegano l’edicola alla parete sinistra (nord) della basilica, dove in età altomedievale sorse la cappella Sancta Sanctorum.

Cappella di S. Calionio

S. Paolino, affresco del X secolo

4. Cappella di S. Calionio

Dalla basilica di S. Felice, attraverso un cunicolo, si accede alla cappella di S. Calionio costruita anteriormente al V secolo. L’abside accoglie un grosso altare in muratura, davanti al quale è un reliquario foderato di marmo. Ai lati, due altarini a blocco sono sormontati da nicchie con le immagini dei santi Felice (destra) e Paolino (sinistra). Tra la fine del IX e gli inizi del successivo la cappella fu restaurata dal vescovo Leone III, forse in occasione della collocazione di reliquie di S. Canione venerato a Cimitile con il nome di S. Calionio o Calione. 

La cappella, che tra XVII e XVIII secolo era utilizzata come ossario, fu ridotta nelle attuali condizioni alla fine del Settecento, quando venne inglobata nelle fondamenta della parrocchiale

Cappella di S. Maria degli Angeli

La Vergine col Bambino, affresco del XIV secolo

5. Cappella di S. Maria degli Angeli

Presso l’abside della basilica di S. Felice sorge la cappella di S. Maria degli Angeli, nota anche come cappella dei Morti, perché nell’Ottocento vi furono seppelliti i membri della confraternita dell’Addolorata. Sulla parete sinistra si trova un affresco raffigurante la Vergine con il Bambino tra due angeli (XIV secolo), mentre sulla parete di fondo è collocata l’epigrafe del diacono Reparato, morto nel 553. Sull'originario ingresso (oggi murato) si nota un’epigrafe marmorea del 1758. 

Ricostruzione prospettica della basilica nova

Pavimento in opus sectile della trichora

6. Basilica nova, poi S. Giovanni       

Nell’area che si estende tra la cappella di S. Maria degli Angeli, la basilica di S. Felice, la parrocchiale e la chiesa di S. Giovanni si trovano i ruderi dell’atrio e delle navate della basilica costruita da S. Paolino, che la chiamò nova (nuova) per distinguerla dalla vetus (vecchia), già esistente. Eretta tra 401 e 403, per accogliere i numerosi pellegrini che accorrevano al santuario, la nuova basilica, con ingresso a sud rivolto verso la tomba di S. Felice, aveva tre navate separate da due file di undici colonne e l’abside trichora (poi inglobata nella chiesa di S. Giovanni); alla basilica furono successivamente aggiunti ambienti laterali e un battistero. Danneggiato dall’alluvione agli inizi del VI secolo, l’edificio venne ristrutturato e utilizzato a scopo funerario tra VI e VII secolo. Nell’altomedioevo, a seguito del crollo della basilica, la trichora e parte della navata centrale furono trasformate in un edificio di culto più piccolo, riccamente affrescato. La chiesa, dedicata a S. Giovanni, venne ulteriormente rimpicciolita nel XIV secolo, quando facciata e arco di trionfo furono ricostruiti in forme gotiche, mentre pareti e presbiterio furono decorati da un nuovo ciclo di  affreschi.

Il portale della chiesa di S. Giovanni è sormontato da una graziosa lunetta a sesto acuto, nella quale un tempo era dipinto S. Giovanni Battista. Nella parete sinistra, dotata di due monofore, è inglobata una colonna con base appartenente al colonnato che divideva la navata centrale della basilica nova dalla navata sinistra. Rialzata di circa 1 m è la grande abside trichora che, prima della costruzione della chiesa di S. Giovanni, chiudeva la navata centrale della basilica nova. Grazie alla testimonianza di S. Paolino sappiamo che l’abside era decorata da un mosaico raffigurante una grande croce gemmata circondata dal cielo stellato e da dodici colombe; in basso si vedeva il monte paradisiaco con i quattro fiumi e un agnello (agnus Dei). Parzialmente conservati sono il rivestimento della parete e il pavimento dell’abside, realizzati con pregiati marmi (porfido verde e rosso, rosso antico, pavonazzetto e giallo antico). Nell’absidiola destra sono visibili tre strati di affreschi sovrapposti; si riconoscono dei santi vescovi e una Madonna con Bambino.

Schema grafico del pavimento della trichora

Proposta ricostruttiva del mosaico absidale

Facciata della chiesa di S. Giovanni

Santo vescovo, affresco

Madonna con Bambino, affresco

Basilica di S. Stefano, interno

Basilica di S. Stefano, sepolture nell'abside

7. Basilica di S. Stefano

La basilica di S. Stefano, costruita anteriormente all’alluvione degli inizi del VI secolo, ha l’abside ad ovest e l’ingresso ad est, idealmente rivolto verso il centro dell’intero complesso: la tomba di S. Felice. L’arco trionfale è sostenuto da due colonne scanalate con capitelli corinzi databili al II secolo d.C. Nella zona inferiore della conca absidale sono visibili due affreschi sovrapposti: lo strato più recente è individuato dalla parte inferiore di alcuni personaggi (probabilmente santi) inquadrati da cornici rosse (XII-XIII secolo).

Interessata da due crolli alla fine del Seicento, la basilica venne ristrutturata poco dopo la metà del Settecento, in occasione dell’istituzione della confraternita del SS. Crocifisso, che ha avuto sede nell’edificio fino al 1963. Altri significativi lavori vennero eseguiti nel 1927 (la chiesa era allora dedicata alla Vergine del Carmelo) e nel 1963-‘67, quando il piano di calpestio fu abbassato di circa 2 m fino a raggiungere l’attuale livello.