Il
computer del futuro |
Razer Switchblade
con tastiera dinamica. Il futuro per i videogiocatori ? Razer ha mostrato Switchblade, un concept design di netbook con tastiera riconfigurabile a seconda del programma o gioco in funzione. È questo il futuro del gaming su computer? Razer ha mostrato Switchblade, una nuova idea di computer per giocare in mobilità. Secondo l'azienda questo prodotto è in grado di garantire, per la prima volta, una resa "fenomenale" del potenziale mouse + tastiera anche su un dispositivo mobile. Il Razer Switchblade integra uno schermo capacitivo da 7 pollici touchscreen e una tastiera con tasti OLED. La tastiera si riconfigura automaticamente a seconda del gioco e programma in funzione, quindi i tasti cambiano grafica e scopo a seconda di quello che il PC sta gestendo. Il risultato è davvero interessante, come potete vedere nel video e nelle immagini, e ricorda il progetto di tastiera OLED dello studio di design russo Art Lebedev. Dotato di Wi-Fi, 3G, mini-HDMI, USB 3.0 e Windows 7, per lo Switchblade rimane un unico neo: l'hardware interno è basato su piattaforma Atom, quindi decisamente poco potente. Fortunatamente al momento lo Switchblade è un concept design, quindi non sarà messo in vendita per diverso tempo. Razer ha comunque dichiarato di essere alla ricerca di partner per realizzarne una versione commerciale che potrebbe costare all'incirca 1000 dollari. |
Leetgion Hellion,
il mouse con switch meccanici per gli RTS Leetgion Hellion è un mouse per RTS dotato di switch Cherry MX Blue e OMRON D2F-F. Il sensore è l'Avago 9500 con una risoluzione fino a 5000 DPI. Il prezzo è di circa 90 dollari. Leetgion, marchio di Thermalright nel mondo delle periferiche da gioco, ha presentato il mouse Hellion ideato per videogiochi di strategia in tempo reale. L'azienda lo definisce "il primo mouse meccanico", anche se come termine ci sembra abusato, visto che anche i vecchi mouse con la pallina potevano dirsi tali. A ogni modo, la caratteristica meccanica del Leetgion Hellion è rappresentata da degli switch - una combinazione di Cherry MX Blue e OMRON D2F-F. I tasti principali a eccezione di quello centrale sono supportati da interruttori OMRON, mentre il tasto laterale macro "Attack" è gestito dai micro-switch Cherry MX Blu. All'interno di questo prodotto troviamo un sensore laser Avago 9500 con una risoluzione fino a 5000 DPI. I tasti non primari possono avere funzioni macro, e i profili impostati al volo. Tra l'altro il mouse viene venduto con tre profili ottimizzati per StarCraft. |
Proiezioni 3D sui palazzi, in futuro
useremo questi sistemi per cambiare l'estetica alle città ? |
Chip di ioni nel cervello: l'uomo sarà cybernetico Klas Tybrandt della Linkoping University ha realizzato un circuito integrato chimico, usando neurotrasmettitori come l'acetilcolina per trasportare la carica. È anche possibile creare gate logici. Una scoperta piena di potenzialità. Sviluppato il primo circuito chimico. Klas Tybrandt della Linkoping University, Svezia, ha avuto successo nel replicare un circuito elettronico tradizionale avvalendosi solo di ioni. La scoperta apre la strada a nuove opportunità di controllare e regolare i percorsi dei segnali delle cellule nel corpo umano. Il suo lavoro è figlio di quello svolto nella stessa università dal gruppo di ricerca Organic Electronics, che aveva sviluppato transistor di ioni per trasportare sia di ioni positivi che di negativi, oltre a biomolecole. Tybrandt è ora stato in grado di combinare due tipi di transistor in circuiti complementari. Il vantaggio nel sviluppare chip chimici è che a trasportare la carica sono sostanze chimiche con varie funzioni. "Possiamo, ad esempio, inviare segnali alle sinapsi muscolari dove il sistema potrebbe non funzionare correttamente per qualche ragione. Il nostro chip lavora con sostanze comuni usate per l'invio di segnali, ad esempio il neurotrasmettitore acetilcolina", ha affermato Magnus Berggren, professore a capo del gruppo di ricerca. Il chip chimico può controllare la distribuzione del neurotrasmettitore acetilcolina. Questo permette il controllo chimico dei muscoli, che sono attivati quando entrano in contatto con il neurotrasmettitore. Lo sviluppo di transistor composti di ioni, che possono trasportare e controllare ioni e biomolecole caricate, è stato iniziato tre anni fa proprio da Tybrandt e Berggren. I transistor sono stati usati in seguito dai ricercatori della Karolinska Institutet per controllare la distribuzione dell'acetilcolina a singole cellule. Insieme al professor Robert Forchheimer, Tybrandt ha ora compiuto il passo successivo, sviluppando chip chimici che possono contenere anche gate logici come quelli NAND, che consentono la costruzione di tutte le funzioni logiche. Questo chip di ioni non funziona solo con l'acetilcolina, infatti molti altri neurotrasmettitori comuni possono agire come portatori di carica. In teoria, potrebbe essere possibile un impianto di un chip di ioni nel cervello per controllare i livelli di epinefrina (adrenalina), attivarne varie parti o rilasciare la sostanza in risposta ad altri neurotrasmettitori. La scoperta pone le basi per circuiti nuovi, capaci d'interfacciarsi con il nostro corpo, basati su ioni e molecole anziché elettroni e lacune. L'impatto potrebbe essere quello di restituire capacità motorie a persone paralizzate, ma non solo. Chiaramente serve ancora tanta sperimentazione prima di arrivare a questo bellissimo traguardo, ma contiamo che un giorno nessuno debba più rimanere in un letto o su una sedia a rotelle. |
Tetris 3D su un display ad acqua, il
video! Vi piace Tetris? Immaginate di poterci giocare su uno schermo 3D. Ma non un normale display fruibile con gli occhialini steroscopici nè un più moderno autostereoscopico. Lo schermo in realtà è formato da goccioline d’acqua. Grazie a un elaborato e quasi mistico gioco di proiezioni, illuminazioni e prospettive, AquaLux 3D può utilizzare il liquido vitale per creare fantastiche animazioni interagibili, un vero e proprio display tridimensionale. Video sotto Che l’acqua possa fungere da schermo non è una novità, abbiamo già visto numerosi esempi in passato e qualcuno è persino riuscito a “modellarla” con le vibrazioni. Qui il discorso è sensibilmente diverso Già perché AquaLux 3D si basa su migliaia di piccolissime goccioline d’acqua che creano tre strati, tre pareti di liquido illuminabile da un proiettore che può letteralmente attraversare la materia, visto che non è densa, ricreando l’effetto tridimensionale AquaLux 3D è un progetto dei ricercatori Carnegie Mellon University, che ipotizzano di poter riprodurre un film 3D moderno con 200 strati. Ecco il video in cui appare anche la partita a Tetris 3D |
TOSHIBA ZL2 il primo TV 3D Glasses Free al Mondo |
Display ad acqua: le gocce come pixel a
Osaka Alla stazione di Osaka è stata installata una vera e propria opera d’arte hitech, uno specialissimo display che permette nientemeno di usare l’acqua per comporre cifre e lettere, combinando la caduta delle gocce con un’illuminazione ad hoc. E’ così possibile creare una sorta di display liquido che può prendere qualsiasi forma e donare anche un senso di tridimensionale molto suggestivo. Oltre a mostrare l’ora è in grado anche di scrivere frasi e, insomma, fungere da schermo tradizionale. Qui sopra un po’ di immagini della spettacolare Water Fountain Clock che è stata realizzato dalla società Koei Industry alla principale stazione ferroviaria della città nipponica. Il display ad acqua è stato dunque progettato e realizzato dalla Koei Industry ed è stato installato presso il South Gate Building ossia uno dei tanti edifici della stazione ferroviaria Osaka Station City che ospita anche uno dei più grandi centri commerciali del paese. Come possiamo ammirare nelle foto nella fotogallery qui sopra e come è chiaramente visibile nel video che potete trovare qui sotto, utilizza la combinazione di acqua e luce per creare piccole meraviglie che ogni giorno lasciano senza parole le migliaia di persone che calcano i pavimenti di questo importante centro commerciale. Come funziona? Vengono fatti cadere rivoli d’acqua in modo piuttosto ordinato: al di sopra si possono notare dei faretti di luce che illuminano il liquido. Ed è proprio la luce che crea l’effetto della scritta o dei numeri visto che va a creare un gioco di ombre e di zone illuminate che creano l’illusione del testo o delle cifre. Grazie a un software è possibile programmare tutto ciò che sarà visualizzato sull’acqua con un effetto davvero strabiliante. Ma ecco il video che mette in mostra questa spettacolare esibizione tecnologica che ha subito fatto il giro del web. Con l’acqua e con qualche trucco tecnologico è possibile creare effetti davvero splendidi. Vi avevamo già mostrato un altro esperimento simile che permetteva di ottenere immagini tridimensionali ancora più ad effetto, ma forse uno dei video più cliccati degli ultimi anni era quello della superficie d’acqua che prende letteralmente forma e consistenza grazie a un sistema a vibrazione. Interessante come il liquido vitale per eccellenza diventi arte in combinazione alla tecnologia, quale sarà il prossimo esperimento? |
Ologrammi 3D come
assistenti negli aeroporti di New York Spesso in aeroporto è difficile recuperare le informazioni desiderate, ma presto se si dovrà prendere l’aereo da una delle tre strutture di New York City (e del vicino New Jersey) si potrà provare una nuova tecnologia appena presentata. Si tratta di una serie di simil-ologrammi intelligenti che riproducono una figura umana (femminile) proiettata su un supporto di plexiglass in grado e che si dimostra in grado di comprendere le domande poste e di fornire le corrette risposte. Una sorta di versione olografica di Siri, l’assistente vocale evoluto di iPhone, che secondo le autorità aeroportuali newyorkesi potrebbe andare a ovviare a tutte quelle richieste di informazioni che ogni giorno si registrano presso le strutture. Come funziona? Nonostante quanto confermato dalle stesse autorità aeroportuali ossia che i passeggeri e gli utenti richiedono maggiore interazione umana, si è deciso di puntare su un supporto tecnologico piuttosto che su personale in carne e ossa. E quale migliore raffigurazione di una persona se non la sua immagine virtuale? I cari e vecchi ologrammi – finora utilizzati più nei libri e film di fantascienza che nella realtà – che rappresentano per ora tre ragazze digitali con la capacità di comprendere e rispondere alle domande poste dagli utenti. Che sono davvero tanti, circa 100 milioni ogni anno nelle strutture di New York ossia JFK Airport e La Guardia e del vicino New Jersey con Newark. La tecnologia dietro questi pseudo-ologrammi è molto simile a quella di Apple Siri ossia all’assistente vocale di Apple. Il microfono capta la domanda dell’utente, che viene elaborata e compresa dal sistema, che poi attuerà una ricerca individuando le risposte che saranno condivise grazie al sintetizzatore vocale con l’aiuto delle immagini proiettate. Per ora sono tre le assistenti olografiche, ma presto ne saranno probabilmente aggiunte altre. Non mancano le polemiche relative ai costi: 180.000 dollari per sei mesi, un investimento importante, che secondo i nostro colleghi americani (come non essere d’accordo), potevano essere utilizzati per assumere personale umano. Nella politica di rimodernamento degli aeroporti della Grande Mela, è stato comunicato che saranno aggiunti diversi punti di ricarica per i dispositivi elettronici così come postazioni con tablet o computer tattili per altre informazioni e postazioni dove potersi sedere e lavorare (o intrattenere con il proprio device multimediale) nel massimo del comfort. Anche le metropolitane saranno sempre più tecnologiche e ecologiche, è in fase di studio un sistema di recupero dell’energia che sfrutta proprio il movimento umano. |
Il mantello dell'invisibilità è
nanotecnologia di silicio e oro Presso l'Università di Stanford hanno trovato il modo di realizzare una struttura di nanofili di silicio coperti d'oro, in grado di assorbire luce e misurarla, rendendosi allo stesso tempo invisibile. Un passo in più verso un sogno fantascientifico. All'Università di Stanford hanno messo a punto un mantello plasmonico in grado di annullare la rifrazione della luce e, nelle giuste condizioni, rendere un oggetto invisibile alla vista. L'esperimento ricorda da vicino quello realizzato in Texas lo scorso gennaio, dove si sfruttava la fisica plasmodica per far scomparire un piccolo oggetto alle microonde. NNella pratica i ricercatori hanno messo a punto un dispositivo che può rilevare e misurare la luce, ma essere invisibile alla stessa. Non un vero mantello dell'invisibilità, ma una struttura in nanofili di silicio ricoperti d'oro (ma andrebbero bene anche altri metalli). L'interazione tra la luce e le nanostrutture metalliche è proprio l'oggetto di studio della plasmonica: la luce crea piccole correnti sulle superficie dei metalli e dei semiconduttori, e tali correnti producono a loro volta onde luminose. Nelle zone con l'oro la luce è meno intensabr /> Grazie a tale fenomeno si può creare un bilanciamento perfetto tra cariche negative e positive, e quando accade l'oggetto coperto da questo mantello nanotecnologico diventa di fatto invisibile. "Sembra un controsenso, ma si può ricoprire un semiconduttore (il silicio, NdR) con del metallo (l'oro) e ottenere comunque che la luce passi attraverso il silicio", ha spiegato il professor M. Brongersma. In un certo senso questa scoperta spiega come si possa diventare invisibili in Crysis grazie alla "nanotuta", ma le possibili applicazioni pratiche sono più modeste: si parla infatti di ridurre il rumore digitale nelle fotocamere, utile soprattutto in medicina, nelle celle solari o nei laser. Non è la prima volta tuttavia che parliamo di ricerche che puntano all'invisibilità, e il raggiungimento dell'obiettivo sembra ancora piuttosto lontano. Ugualmente non possiamo evitare di pensare all'offuscamento delle navi romulane e Klingon, al mantello di Harry Potter, a Dungeons & Dragons, all'Unico Anello e tante altre cose che hanno riempito la nostra infanzia (e non solo). Anche voi? |
Mouse Imperator
Battlefield 3 Edizione per collezionisti Batti i tuoi nemici col mouse Razer Imperator Battlefield 3 Edizione per collezionisti! Il suo design esclusivo, tratto dal mondo del celebre gioco di guerra Battlefield 3, rappresenta un soldato armato superallenato e pronto per il combattimento. Col suo doppio sensore 4G (ottico e laser) da 6400 dpi, il Razer Imperator offre al tuo mouse una precisione chirurgica ad ogni tuo movimento. Il poggiao-pollice profilato del mouse assicura un'eccellente maneggiabilità in ogni circostanza. Studiato per i destrorsi, il mouse Imperator Battlefield 3 è l'arma definitiva per partire all'assalto dei tuoi avversari! Tecnologia di connessione: Cablato Interfaccia: USB Movement Detection Technology: Laser / ottico Quantità pulsanti: 7 Risoluzione movimento: 6400 dpi Prestazioni: 50 G di accelerazione massima, 200 pollici al secondo Caratteristiche: Rotella di scorrimento, impugnatura con inserti laterali in gomma, regolazione sensibilità, pulsanti Hyperesponse, pulsanti laterali regolabili, Ultraslick mouse feet, memoria integrata Synapse, Zero-acoustic Ultraslick, 4G Dual Sensor System |
I malati di Sla accenderanno la luce o
apriranno porte col pensiero Brindisys è un progetto italiano che potrebbe consentire ai malati di Sla di migliorare sensibilmente la propria qualità di vita. Soprattutto per i pazienti con stato avanzato della malattia – e, potenzialmente, per tutte le altre persone sfortunatamente paralizzate – sarà possibile effettuare comandi attraverso un’interfaccia cervello-computer grazie a un caschetto di elettrodi e un tablet. La speciale cuffia si indossa senza interventi invasivi e gli impulsi cerebrali saranno sfruttati per le varie azioni pre-impostate, con il tablet che fa da sponda. Si potrà così, ad esempio, accendere o spegnere luce o TV, aprire o chiudere porte e altro ancora. Questa tecnologia si chiama Brindisys ed è tutta italiana visto che è frutto del lavoro dei ricercatori coordinati dalla Fondazione Santa Lucia di Roma e finanziato da importanti enti come la Fondazione Arisla e l’associazione dei pazienti Aisla. La Sla – ossia Sclerosi Laterale Amiotrofica – perdono gradualmente il controllo del proprio corpo e nella fase terminale sono come bloccati, imprigionati senza possibilità di movimento. Brindisys può aggirare questo limite e non si avvale nemmeno del sistema di riconoscimento del movimento oculare come gli attuali computer per la scrittura attraverso un display, che traduce poi gli input in voce sintetica. I muscoli degli occhi sono infatti tra gli ultimi a reggere. Ma con Brindisys basterà l’attività cerebrale, che rimane sempre attiva e perfettamente funzionante per tutta l’evoluzione della malattia. Lo speciale caschetto di elettrodi viene indossato dal paziente (come nel caso del flipper controllato dal pensiero) e non richiede interventi invasivi al cervello. Si appoggia e da quel momento garantisce la cattura dell’attività della corteccia cerebrale. Via cavo, l’attività viene poi inviata a un tablet che serve da sponda per poi comunicare al computer le indicazioni. Nella pratica: il paziente vedrà un’icona con il comando desiderato, ad esempio una lampadina per la luce, la TV oppure una porta. Due caselle serviranno per l’istruzione, ad esempio acceso o spento, aperto o chiuso. Con determinati pensieri e dunque attività cerebrali (che dovranno essere adeguatamente allenate) si sposterà un pallino in una o nell’altra casella e si avvierà l’azione. Un sistema affascinante e evoluto che però attualmente è ancora in fase di progettazione e di perfezionamento, non è ancora aperto ai pazienti. Per di più richiede una casa domotica per l’applicazione ossia di un appartamento con elettrodomestici, componenti (porte, finestre, ecc…) e completamente cablato e dotato delle tecnologie a supporto. E’ però un inizio e il sistema potrà rendere un po’ più confortevole la vita agli sfortunati pazienti di Sla. |
Virgin Galactic LauncherOne inaugura l’era dei cargo spaziali Richard Branson sta investendo fior di milioni di euro nel progetto Virgin Galactic: i biglietti per il viaggio molto breve a 100 chilometri d’altitudine, ossia il limite dello spazio, per provare l’assenza di peso e per osservare la curvatura terrestre con il nero soprastante, sono già venduti in massa, con 500 prenotazioni. Ma siamo ancora lontani dal volo inaugurale, che per altro sarà riservato alla stessa famiglia del magnate della società Virgin. Oltre al settore privati, Branson sta lavorando anche a quello commerciale, per aziende. Negli ultimi anni la NASA ha avuto il monopolio per il lancio di satelliti vendendo l’opportunità a un costo molto alto: con questi ricavi è riuscita a sostenersi, insieme agli ingenti fondi stanziati dal governo americano. Ma le nuove realtà private scalpitano e il lancio di SpaceX ha inaugurato una nuova era. Così Richard Branson si è gettato a bomba in questo mare, inaugurando il progetto LauncherOne, annunciato al Farnborough Airshow di Londra, per una messa in opera nel 2016, per il lancio di satelliti low cost. Il vettore avrà una capacità fino a 250 chilogrammi circa e costerà 10 milioni di dollari, una somma non esagerata vista l’applicazione alla quale si dedicherà. “Sarà un momento di grande democrazia, un grande giorno per la comunità scientifica internazionale, lasciandoci la possibilità di imparare di più sul nostro pianeta-casa in modo più veloce e abbordabile. Si dedica a istituti scolastici, università, startup, società e agenzie spaziali nazionali“. LauncherOne si avvarrà di un razzo a due stadi e sarà rilasciato dalla nave madre WhiteKnightTwo. |
NASA fotografa involontariamente i rarissimi spettri rossi Gli spettri rossi sono dei fenomeni elettrici atmosferici rari non tanto per numero di apparizioni quanto per la difficoltà di catturarli. Sono una sorta di “appendice” dei fulmini, che avvengono ovviamente durante i temporali. Come in una sorta di costruzione verticale, al di sotto delle nuvole si manifestano i fulmini che tutti conosciamo, ma al di sopra (fino a 80km) possono avvenire questi particolari e suggestivi episodi di flash rosso-blu (simili a meduse, nella forma) dovuti dalla ionizzazione dell’aria, che durano pochi millesimi di secondo e dunque sono molto difficili da osservare a occhio nudo. Eppure, la NASA è riuscita a catturarne un gruppo grazie a un gran colpo di fortuna e una posizione di osservazione privilegiata: la Stazione Spaziale Internazionale. Gli spiriti rossi o spruzzi rossi sono stati infatti immortalati in occasione della Spedizione 31 e più precisamente da una delle fotocamere digitali reflex a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. In quel momento, la ISS stava transitando sulla regione a nord della Malesia durante un temporale e si stava catturando un time-lapse ossia una raccolta di foto a intervalli regolari, dalle ore 13.41 alle 13.47 Universal Time del 30 Aprile 2012. Ebbene: il caso ha voluto che in uno e un solo frame sia stato immortalato il rarissimo fenomeno, che potete osservare nella foto qui sopra. Come da prassi, lo spirito rosso è apparso al di sopra del fulmine (che potete osservare come lampo di luce chiara al di sotto), per decenni i piloti di aerei ne raccontavano la presenza al di sopra di temporali, ma è solo dagli anni ’90 che questi fenomeni sono stati verificati e riconosciuti. La prima fotografia è del 1989 per caso (anche questa volta) dai finestrini di un aeroplano mentre sono state poi numerose le immagini catturate da a bordo degli Shuttle grazie alla fotocamere a bordo. E’ possibile tentare di osservare anche a occhio nudo gli spiriti rossi, ma non è semplice, come provarci? Ci si deve trovare su un rilievo, come su una montagna ad esempio, e si deve avere la fortuna di poter osservare un temporale in lontananza, come a valle. Si devono guardare però le zone di cielo al di sopra delle nuvole. Il fenomeno dura però pochi millesimi di secondo dunque serve una dose di fortuna molto alta, come quella dell’astronauta che ha catturato il fenomeno. A proposito di cielo e di spazio, le nubi nottilucenti e le scie degli Shuttle hanno verosimilmente spiegato cosa è successo a inizio secolo scorso a Tunguska in Russia. |
Londra – New York in 1 ora con il treno che viaggia nel vuoto Quanto ci si impiega a raggiungere il posto di lavoro in una grande città? Se si conta il traffico, incidenti e deviazioni varie può anche volerci dalla mezzora all’ora di viaggio. In un futuro non così lontano ci si potrebbe impiegare lo stesso tempo per andare da Londra a New York. In treno. 60 minuti appena per oltrepassare l’Oceano Atlantico a una velocità spaventosa di 4000 miglia all’ora pari a circa 6400 km/h e collegare la capitale britannica alla Grande Mela nello spazio di un sonnellino oppure di una breve lettura di quotidiani o di un libro. Come è possibile? L’ennesimo progetto futuristico arriva dagli USA e porta la firma dell’ingegnere Darry Oyster, che ha preso spunto dai sistemi di posta pneumatica con le capsule che viaggiano a grande velocità attraverso tubi e la propulsione dell’aria compressa utilizzando il vuoto spinto. Ovviamente nel caso del progetto della linea simil-ferroviaria da Londra a New York in un’ora non si utilizzeranno gli stessi componenti della posta pneumatica, ma solamente il principio. L’ingegnere americano Darryl Oyster ha infatti recentemente presentato il progetto Vactrain che si propone di “sparare” vagoni speciali attraverso un condotto altrettanto speciale in cui si genera il vuoto succhiando via l’aria: un motore elettrico spinge la capsula che poi viaggia senza attrito e velocissima appunto nel vuoto. La società fondata per il progetto è già “operativa” quantomeno con un sito ufficiale e risponde al nome di ET3. ET3 ha già venduto la licenza per 60 versioni del vagone da 1.5 metri di diametro e di appena 183kg di peso per accogliere sei passeggeri, ma promette prestazioni sempre più spinte e incredibili. Secondo quanto si può leggere sul sito ufficiale, questo sistema potrebbe essere ideale per collegare città o comunque zone particolarmente brulle e poco servite da mezzi e infrastrutture. I tubi possono essere piazzati anche sotto la superficie dell’acqua per tagliare anche tra continenti separati da Oceani, come nel caso del viaggio Londra-New York. Piuttosto inquietante pensare di essere proiettili sparati a velocità spaventose sotto l’oceano, ad ogni modo. Quanto c’è di fantascienza e quanta realtà invece può essere riconosciuta in questo progetto che sembra una versione moderna di un romanzo di Jules Verne? Secondo l’igegner Oyster, la tecnologia potrebbe diventare operativa in appena un decennio andando anche a risolvere il problema energetico e i costi dato che si abbatterebbero i prezzi di costruzione (un decimo dell’Alta Velocità e un quarto delle autostrade) e i consumi rispetto alle linee ferroviarie ad alta velocità attuali, con un’efficienza 50 volte superiore. Di certo l’idea non è nuova ma si può ritrovare in progetti di almeno un secolo fa del pioniere Robert Goddard oppure in romanzi come il celebre Fahrenheit 451 o in serie tv come Star Trek (sempre foriera di spunti per prodotti e tecnologie poi realizzate nella realtà). Insomma, l’idea è vincente, ma quanto è realizzabile? Sul sito ufficiale non si lesinano frasi significative grassettate e proclami sicuri, si dice che la velocità iniziale potrebbe essere di 600km/h per viaggi medi per arrivare fino a 6500km/h per quelli internazionali. Non solo Londra-New York in un’ora ma anche New York-Pechino in appena due ore. |
Avatar nella realtà: controllato col pensiero un robot lontano 3000 km Avatar non è solo un film di fantascienza dall’incasso miliardario, ma sarà ricordato per aver dato ispirazione a diversi progetti scientifici. Come quello franco-israeliano che ha permesso allo studente universitario Tirosh Shapira della Bar-Ilan University in Israele di controllare un robot situato a oltre 3000 chilometri circa di distanza, solamente con il proprio pensiero. Tirosh era infatti sdraiato all’interno di una macchina fMRI (per la risonanza magnetica funzionale) che riusciva a tradurre il flusso sanguigno del proprio cervello (della zona dedicata ai movimenti) in informazioni per il robottino in terra di Francia. Tirosh pensava di muoversi in avanti e l’automa si muoveva in avanti, se pensava di andare indietro, il piccolo robot eseguiva i pensieri. Un perfetto specchio dell’attività cerebrale specifica che apre scenari suggestivi. Non è il primo progetto simil-Avatar che abbiamo potuto raccontarvi. Lo scorso febbraio era infatti giunta testimonianza di un progetto oltreoceano. L’esercito americano potrebbe presto infatti contare su una tecnologia particolare che permetterà ai soldati di collegarsi a unità robotiche controllandole come un surrogato, in modo mentale. Vi ricorda qualcosa? Sostituite gli automi con alieni alti tre metri e mezzo con pelle bluastra striata e avrete la trama del colossal Avatar, il film record di incassi. Il Pentagono sta pensando seriamente a questa possibilità, che per altro richiederebbe un budget abbastanza ristretto, “soli” 7 milioni di dollari, contro i 235 milioni che la produzione del film di James Cameron ha sborsato (ricavandone otto volte tanto). Solitamente le tecnologie dei film di fantascienza si basano su progetti e idee già in giro, ma come vi abbiamo raccontato con Star Trek, spesso il percorso si inverte e la realtà prende spunto dalla finzione. E’ il caso anche del progetto della divisione Darpa – Defense Advanced Research Projects Agency ossia agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa – che si occupa dello studio e la realizzazione di innovative tecnologie a scopo militare e che ha iniziato a analizzare la fattibilità del “progetto Avatar”. Nel film, gli avatar sono unità biologiche, veri e propri organismi ibridi ottenuti miscelando il DNA umano con quello dei Na’vi (ossia gli abitanti di Pandora, dove il film è ambientato), che si possono collegare all’uomo. Avviene un trasferimento della “coscienza” e l’essere umano prende letteralmente il controllo del Na’vi mentre il proprio corpo originale rimane in una sorta i capsula in uno stato semi-comatoso. Ovviamente la tecnologia della DARPA sarebbe meno fantascientifica e più pratica. Qui più che un trasferimento di coscienza si parla di “un’interfaccia e algoritmi che permettono ai soldati di associarsi a macchine meccaniche semi-automatiche che ne diventano surrogati“. In buona sostanza si tratta di un collegamento “mentale” con un controllo a distanza molto più profondo e elaborato rispetto, ad esempio, a quello che permette la gestione da remoto di apparecchiature tecnologiche militari come i droni volanti. Il soldato umano non cadrebbe in uno pseudo-coma ma si interfaccerebbe con il robot in un modo ancora tutto da spiegare. E da sviluppare. I robot in questione sarebbero impiegati in operazioni più che altro di controllo e di esplorazione o di salvataggio più che in veri e propri combattimenti. Il budget di 7 milioni di dollari preventivato rende il progetto ancora più probabile (ma non per questo con esiti positivi) dato che gli USA hanno appena stanziato un finanziamento complessivo di ben 2.8 miliardi di dollari per il settore militare hitech. Si spera di non incorrere in un nuovo clamoroso flop come il rivoluzionario jet supersonico sempre della DARPA, che però si è esibito troppe volte in tuffi nell’oceano non desiderati. Quali scenari aprono queste tecnologie simil Avatar? La più suggestiva è quella di un controllo preciso e specifico di surrogati a distanza ad esempio per lavori pericolosi o missioni scientifiche estreme, ma potrebbe tornare utile anche in campo medico. |