UNIONE DEGLI ISTRIANI PAOLO BLASI Poeti dell'Istria
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Raffinate esperienze stilistiche |
Figlio del giureconsulto Giuseppe,
il dottor Giacomo Angelini (1770-1858)
(*) si laureò a Padova e ricoperse
l'incarico di segretario dell'autorità politica sotto il regime
francese e di attuario sotto l'Austria.
Funse da commissario distrettuale in Rovigno dal 1834 al 1850 e in tale veste accolse nel 1847 i reali di Napoli che soggiornarono in visita alla città per alcuni giorni unitamente ai congiunti Arciduchi d'Austria. In tale evenienza il re Ferdinando gli rilasciò la decorazione di cavaliere. Il canonico Stancovich definisce
l'Angelini "una vera illustrazione della sua
patria per quanto fece di bene in generale al suo paese".
Già ora aleggia - e tornerà insistente nella poesia di Giacomo - la memoria del tenero amico Sebastiano Sbisà, "chiaro per i suoi talenti, per le virtù sue molte e per la sua rara bontà", strappato alla gioventù nel 1819, che aveva derivato il nome di Anteo da un "egregio letterato" della famiglia del marchese Giuseppe Gravisi di Capodistria alla quale era per affetto legato(21). E a lui dedica terzine In morte firmandosi Jacopo, forse per suggestione foscoliana. L'aiuti la fedele e dolente cetra a piangere le croci e le urne, là dove
Del raggruppamento della produzione per nozze una prima poesia, rimasta inedita, risale al 1813. Montianamente tornita, invocava dalle "liete Ancelle dell'Idalio Nume" protezione per i "fortunati amanti e sposi", il dottor Giuseppe Costantini, "scrittore pregiato di argomenti legali ed uno dei primi avvocati del Litorale", e Chiara Costantini. Nel 1822 Giacomo dette invece alle stampe un duplice serto di omaggi a Imene: non rinveniamo il Dono poetico per il Dr. Marco Antonio Antonini e la N.D. Marietta Bembo, ma ci è dato leggere due composizioni rivolte agli "avventurati" giovani Marco Costantini, avvocato a Fiume e autore di opere che lo dimostravano "esatto pensatore e ragionatore", ed Elisa Tranquilli. Nel sonetto si rileva uno svolgimento tra lo stilnovistico e l'arcadico e nella saffica appare apprezzabile lo sforzo di non ricalcare le banalità suggerite dal tema ravvivando di sincerità la classicità delle immagini:
Trascorrendo alle composizioni per laurea, citiamo i Sentimenti di un amico(1814) per il dianzi menzionato Marco Costantini, ma ci soffermiamo sulla saffica Per laurea in legge del signor Baldassarre De-Pra (1828) nella quale riappare, ancora Anteo latore a lui di un affettuoso invito:
Il poemetto si apre con il poeta che scende per i "roridi sentieri", fra i mirti e il timo, il sempreverde colle della "sua" Valteda. Giunto alla vetta, lo accoglie il sole col raggio primiero e rimane attonito a mirare "con le pupille affaticate" l' "onnipotente fiammeggiar", che l'induce a ripararsi all'ombra di una pianta ospitale. Avrebbe desiderato avere accanto il "dolce" Ive, che "con dottrina gentil" gli avrebbe spiegato la scientificità arcana dei fenomeni astronomici, ma si rassegna ben conscio che in quel momento altre erano le cure dello sposo, il quale "nel bel Parenzo" era rivolto alla sospirata soddisfazione di lei, suo "bene". Parte seconda: Giacomo dall' "aprica altura" spazia lo sguardo sull'immensa distesa del mare e vede un incessante "ire e redire" di vele:
Nella campagna si ritrova la felicità perduta: si torni ai paterni poderi risonanti del muggito dei buoi, alla ricchezza dei piani verdeggianti di viti e olivi, al prezioso tributo delle messi. Il Poeta, assorto nella "campestre alma delizia" del colle di Valteda, auspica che anche il diletto Ive, il quale possiede "di cortesia costume antico", partecipi di questa felicità, grande di serenità e di salute morale. Parte terza: un'improvvisa luce di paradiso distoglie Giacomo dalle sognanti riflessioni e, all'apparire di una mirabile visione, balza in piedi stupito, pauroso ed esultante:
Il poemetto, notevole per la maturità e la padronanza nella versificazione nonostante qualche reminiscenza dal Parini e dal Pindemonte, rivela la personalità del rovignese e meriterebbe, a nostro avviso, una più attenta considerazione nell'ambito della poesia istriana. Per completezza, diamo un cenno intorno alle composizioni civili dell'Angelini. Lo Stancovich annovera di lui gli Sciolti per la Pace a Capodistria nel 1814 come facenti parte della "Raccolta" stampata in quell'anno a Trieste dalla Tipografia governiale. Va inoltre ricordato quale interprete della pubblica esultanza nell'occasione in cui il goriziano monsignor Antonio Peteani, su nomina di Francesco I (1826) e ratifica di Leone XII (1827), divenne il primo vescovo delle unite diocesi di Parenzo e Pola(22). "Compreso di amore e venerazione", egli scrisse la cantica di sessantun terzine Nell'allegrezza della prima visita in Rovigno del Vescovo Peteani sacro Dottore messo da Dio vegnente caro ai fedeli.
21. Sebastiano Sbisà (1789-1820), da Rovigno, assunse il nome poetico di Anteo per l'affetto che portava alla famiglia del marchese Giuseppe Gravisi di Capodistria, la quale famiglia aveva dato un egregio letterato di nome Anteo. Fu autore di poesie (Versi lirici di Anteo da Arupino, Padova, Stampe del Seminario, 1811) e coltivò la filosofia morale, la metafisica e la pubblica economia. "La dolcezza del suo carattere e la religione lo resero amabile e stimato" (P. Stancovich). 22. L'ultimo vescovo parentino era stato il marchese Francesco Polesini, cui seguì una vacanza di nove anni; l'ultimo vescovo polese, Giovanni Domenico Juras, morto nel 1803, lasciò scoperta la sede per poco meno di sei lustri. A seguito della bolla Locum beati Petri emanata da Leone XII in data 20 giugno 1828, le diocesi di Pola e Parenzo si unirono nel 1830. |
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(*) La corretta data di nascita è 31 ottobre 1789 e non 1770 |
B I B L I O G R A F I A |
In morte di Sebastiano Dr. Sbisà da
Rovigno (terzine) in Monumento di carità, album
scientifico-letterario, a cura di N. Gallo, Trieste, tip. Weis, 1857, p.88.
Ode del Dr. Giacomo Angelini da Rovigno d'Istria in Monumento di carità c.s. p. 39-40. Per le nozze illustri degli egregi ed avventurati Marco Costantini ed Elisa Tranquilli. Versi di Giacomo Dottor Angelini di Rovigno, Trieste, tip. Antonio Maldini, 1822, pp.7. In nozze di Angelo dr. Ive e Rosa Volpi. Versidi Giacomo Dottor Angelini di Rovigno, Trieste, tip. Antonio Maldini, 1822, pp.15. Per le avventurate nozze di Luigi Carlo Dottor Basilisco ed Elena Vittoria Privitellio. Ode di Giacomo Dottor Angelini di Rovigno, Trieste, tip. Weis, 1827, foglio volante. Per la laurea in legge del Signor Baldassarre De-Pra. Saffica di di Giacomo Dottor Angelini di Rovigno , Padova, tip. Crescini edit., 1828, foglio volante. Nell'allegrezza della prima visita in Rovigno del Vescovo Antonio Peteani Sacro Dottore messo da Dio vegnente caro ai fedeli Jacopo Dottor Angelini di Rovigno scriveva questi devoti versi, Venezia, tip. Picotti, 1828, pp. 7. Nelle Notizie degli Istriani viventi nel 1829 del Canonico Pietro Stancovich di Barbana, pubblicate per cura del Dr. Felice Glezer di Rovigno, Parenzo, tip. Gaetano Coana, 1884 sono annotate anche queste composizioni di Giacomo Angelini: Versi inediti per nozze del Dr. Giuseppe Costantini e Chiara Costantini, 1813. Sentimenti di un amico (in prosa) per laurea del dr. Marco Costantini, Padova, tipi del Seminario, 1814, pp. 10. Sciolti per la Pace celebrata in Capodistria nel 1814 inseriti nella "Raccolta" da p. 113 a p. 119, Stampa di Trieste della tipografia governiale 1814. Dono poetico per le nozze del Dr. Marco Antonini e N.D. Marietta Bembo tip. Antonio Maldini, 1822, pp 7. |
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