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    TAVAGNASCO - GLI ORGANIZZATORI SI INTERROGANO SUI MOTIVI DELL’INSUCCESSO
    IL FLOP DELLA “PICCOLA WOODSTOCK”
    RIDOTTE DRASTICAMENTE LE PRESENZE RISPETTO ALL’ANNO SCORSO

    Lunedì 24 aprile 2000: la giornata di pasquetta sta per finire e a Tavagnasco i giovani che affollano il Tendance sono delusi dal mancato arrivo dei Verdena, mentre nell'Arena noi, quelli un po' "della terza età", ci stiamo godendo una splendida esibizione di Eugenio Finardi che ha scelto Tavagnasco come appuntamento inaugurale del suo nuovo tour.
       Il cantautore ha confessato di sentirsi un po' uno di casa: è abituale frequentatore della Val d'Ayas ed è già stato a Tavagnasco come spettatore, qualche anno fa, per assistere a un concerto dei Timoria (Lui poi non cita l'episodio, ma in Canavese è stato anche ospite dell'ospedale di Ivrea, dopo un infelice atterraggio col deltaplano!).
       Quella di Tavagnasco è sicuramente un'atmosfera che si addice a Finardi, come ha raccontato nel corso delle interviste: "Amo la vita on the road, fare quattro concerti in una settimana, la musica come quotidianità… Io non sono il tipo da grandi eventi, anche perché nei miei venticinque anni di carriera non ho mai toccato i picchi di successo che ti fanno diventare una grande star. Sono contento di questa dimensione anche perché mi sembra che, un po' dappertutto, nella musica come nello sport, la spettacolarizzzione sia spinta all'eccesso, mentre io preferivo quando le cose erano più "normali"".
       Eppure tra i suoi venti dischi ci sono successi che non perdono lo smalto neppure dopo anni e anni, basti pensare a brani come Musica ribelle, La radio, Le ragazze di Osaka, Oggi ho imparato a volare e anche Extraterrestre, che Jovanotti ha inserito in un brano del suo ultimo CD. "E' una cosa che mi ha fatto piacere: Lorenzo ha avuto l'idea di utilizzare alcune parti del mio brano nella sua canzone La vita nell'era spaziale, mi ha telefonato per chiedermi il permesso, che gli ho dato molto volentieri. Mi sono poi divertito nel vedere tutte le fasi della lavorazione, che è durata più di un anno. A casa ho tutte le versioni che si sono susseguite e che, puntualmente, mi mandavano. Posso dire che l'ha usata molto bene, in maniera pertinente."
       Dire "Finardi" significa anche dire "La Radio", forse il più cantato dei suoi brani, che non ha perso l'attualità di quando è stato composto. "Anzi: credo che il valore della radio sia aumentato ancor di più. Ancor oggi la radio sa colpirti al cuore, entrarti più profondamente di altre cose… Oddio: anche la televisione ti entra profondamente ma, come l'eroina, ti fa un pessimo effetto. La radio invece si può paragonare a un buon vino, che si insinua nell'anima senza togliertela. Sono sicuro che per la radio ci sarà sempre spazio e che ci sarà sempre gente da radio. Lo dimostra il successo del programma Alcatraz; mi piace molto Jack Folla ed è la dimostrazione di come la RAI sia diventata la più libera delle radio, a differenza di quanto succedesse quando ho scritto la mia canzone. Qualche giorno fa io, mia moglie e la bambina eravamo in cucina, dopo cena, e la radio trasmetteva delle favole: è stato un momento molto piacevole e abbiamo commentato insieme come sia bello e poetico stare insieme con la compagnia della radio, di come sia diverso dallo stare davanti alla TV. Anche perché, come dice la canzone, riesci sempre a fare qualcos'altro".
       Il rapporto che Finardi riesce a instaurare col suo pubblico è diretto e schietto. Tanto che fatichi a credere che lui sia, in fondo, un timido. "Credo che la timidezza sia un male comune fra la gente che fa questo mestiere. Ho la fortuna di essere riconosciuto abbastanza spesso dalle persone e qualche volta la cosa crea un po' di disagio. Per contro ci sono occasioni in cui invece ricevi molto da chi ti incontra. Sul palco poi cambia tutto: entri a far parte di un momento rituale ed è giusto, oltre che bello, avere migliaia di occhi puntati sui di te".
       E per finire un consiglio, da parte di chi è già "arrivato", ai tanti giovani che tentano di lanciarsi nella musica, magari proprio partendo dal palco di Tavagnasco Rock: "Bisogna osare, essere coerenti e sapere dove si vuole arrivare. Io sono stato fra i primi a credere nel rock e la dimensione che questo genere ha raggiunto oggi in Italia mi conforta: credo che ormai possiamo guardare a testa alta gli inglesi e gli americani, perché abbiamo delle realtà che…  Ai giovani voglio ricordare di non dare troppo peso a chi ti riempie di consigli, perché quelle stesse persone, se sapessero fare tutto quello che dicono, lo farebbero loro!"
     
    federico bona
     


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