VI/a. Pc-Art: figure in metamorfosi

il pensiero la tecnica

 

 

 

introduzione

 

 

"Il pensare che ho chiamato "morfologico" deve essere interiormente mobile... tanto mobile da produrre una figura dall'altra: è un pensare che assume di continuo una "forma organica", che cresce continuamente".

 

Rudolf Steiner, "La realtà dei mondi spirituali".

 

 

Il pensare morfologico si può pensare anche come pensare artistico in quanto nell'arte, l'idea iniziale cresce e genera morfologicamente altre idee, da una all'altra, in modo organico. Un processo che si può paragonare a quello alchemico di trasmutazione, in quanto partendo da un'idea si arriva ad un'altra, non saltando da un'idea all'altra, ma si segue un passaggio in modo organico.

D'ora in poi dobbiamo pensare di aver acquisito sapere sulle leggi della natura grazie alle scorse lezioni, quindi sul mondo minerale, vegetale, animale e umano. Per avere coscienza del mondo inanimato abbiamo riprodotto delle nature morte, molto adatte per imparare l'uso della tecnica pittorica, che consiste nel capire cosa è il colore e come vuole essere steso.

Poi è stata la volta del paesaggio, per capire come la natura lavora, per afferrare il vivente, cosa è il verde.
In seguito è venuto il mondo dell'uomo, lo studio della figura umana, il mondo dell'anima e dello spirito.
Una volta che si chiude il ciclo sul mondo fisico occorre fare luce su se stessi, sul proprio lavoro svolto sin'ora, un lavoro basato sull'apprendimento di varie tecniche, sulla scelta di temi personali, sulla ricerca di uno stile; occorre fare un'analisi del proprio percorso artistico. Lo studio del mondo fisico in realtà è una preparazione verso qualcosa "di altro". Apprendere le leggi che regolano la natura è un passo necessario prima di trovarsi in un mondo complementare al nostro completamente diverso, il mondo spirituale.
L'arte è in continua evoluzione, segue di pari passo l'evoluzione dell'uomo in campo religioso, storico, politico. In questa Era siamo molto vicini al materialismo e di conseguenza l'arte si è trasferita su di un mezzo meccanico, il computer. L'uomo oggi è chiamato a sviluppare il proprio io, potenziare il volere e il pensare in modo cosciente. In tempi primordiali, l'uomo godeva di una certa chiaroveggenza atavica-istintiva sognante, che gli consentiva percezioni entro i mondi superiori. Con la conquista della desta coscienza dell'io, l'uomo si è liberato di quella facoltà atavica inconscia ed è caduto nel mondo materiale, entro il quale ha lentamente conquistato tale auto-coscienza e la forza del pensare autonomo. E' una legge di natura, che ogni facoltà debba essere conquistata isolatamente, magari a scapito di altre, che poi verranno a loro volta aggiunte. Tutta questa involuzione quindi porta ad un progresso, è come se gli organi animici-senzienti di percezione si fossero ritirati in riposo, per lasciare il posto alla coscienza dell'io. Quindi esistono già, ma sono in attesa del momento evolutivo che li vedrà nuovamente attivi.
Oggi non possiamo far altro che far evolvere l'arte sfruttando il computer, ma non per questo dobbiamo pensare che ad essa venga tolto il divino. Il procedimento che ha portato alla nascita ed evoluzione dell'opera deve essere il medesimo, perché in esso vivono le leggi della natura, quel che cambia è il mezzo con cui esse vengono applicate. La Computer-Art, l'Animazione-Pc, possono essere un mezzo attualissimo per esprimere il proprio io interiore, la bellezza, la poesia, il sentire trasmesso dalla nostra anima. 
 
La libertà non dipenderà da ciò che è stato predeterminato dalle condizioni anteriori, bensì da ciò che l'anima avrà saputo fare di se stessa. " (La scienza occulta nelle sue linee generali, R. Steiner).

 

 

 

Uomo e cosmo

 

L'animazione simula il principio di trasformazione della natura, e per tale motivo è un mezzo di espressione adattissimo per esprimerlo. Di seguito sono presi in esame stralci di conferenze di R. Steiner raccolte nel volume "Uomo e cosmo" che illustrano appunto il rapporto esistente tra il nostro microcosmo e il macrocosmo.  Li ho riportati in quanto aprono le porte al pensare, un pensare morfologico, e riflettendo su questi testi si possono meditare concetti che possono essere ottimi spunti per allenare il pensiero immaginativo verso la forma d'arte dell'animazione.

 

 

 

Da dove nasce l'IO?

 

L'uomo entra nel mondo superiore ogni notte quando si addormenta, e vi sperimenta ciò che è al di là delle rappresentazioni sensorie. L'antico saggio orientale sperimentava nei suoi misteri quel che vi è al di là della sfera dei sensi. Si può sperimentarlo solo dedicandosi a quel mondo appieno. Per arrivare dietro all'impressione dei sensi occorre vi sia anche amore nella conoscenza. Se si entrasse nel mondo al di là dei sensi con l'usuale io umano si avrebbero dei danni. Infatti per penetrare in quel mondo occorre abbandonare l'io usuale. L'io si forma perché l'uomo si possa immergere in un caos distruttivo. L'io va temprato e indurito nel mondo che è nell'interiorità umana, quale mondo del focolaio distruttivo. Con questo io non si entra nel mondo privo dei sensi. Se si immagina che quel che è dentro l'interiorità umana, il focolaio distruttivo, si diffondesse su tutto il mondo, in esso vivrebbe il male. Il male è il necessario caos, esistente nell'interiorità umana, gettato verso l'esterno. In questo caos che deve esistere dentro l'uomo deve indurirsi l'io, l'egoità umana. Solo nel sonno scompare la coscienza dell'io, e quando solo compare nel sogno, è estranea e indebolita. Solo l'antico saggio orientale che con la sua dedizione, amore e il compito dell'io, può entrare in quel mondo, il Nirvana.

 

 

 

Il Logos, La Parola del mondo

 

L'uomo sperimenta i processi che avvengono nella terra anche in se stesso. Egli li sentiva in sé, perché egli ode tutti i processi, infatti il segreto cosmico viene udito. Il divenire del mondo si odono risuonare come un ricordo, che si manifesta attraverso la Parola del mondo, il Logos. Se si è in grado di percepire tale linguaggio, l'uomo riesce a percepire anche altro. Poniamoci di fronte allo scheletro umano, oppure allo scheletro di un animale, senza però guardarne l'anatomia esteriore. "Che cosa ci si dice, se si contempla uno scheletro, trovandoci profondamente uniti con l'intimo della natura e con l'essenza dello spirituale? Ci si dice: non puoi limitarti a guardarlo soltanto". E' orribile, limitarsi a guardare quelle forme! Si pensi: la colonna vertebrale, con le mirabili vertebre sovrapposte, con le costole che se ne distaccano per inclinarsi in avanti, con le meravigliose articolazioni, con la trasformazione delle vertebre nelle ossa del cranio, e quella ancora più difficile a spiegarsi delle costole (che si incurvano solo come archi uniformi intorno al torace) nelle ossa del braccio e della gamba! Di fronte a questi segreti dello scheletro, non si può proprio fare a meno di dirsi qualcosa di ben preciso. Ci si dice: ascolta tutto questo! Non limitarti a guardarlo, ma ascoltalo! Ascolta come un osso si trasformi nell'altro! Tutto ciò parla veramente!"

 

 

 

Così sentiva l'uomo

 

Ebbe luogo per gli uomini una grandiosa esperienza, in quella remota età gli uomini si interpenetravano reciprocamente. Dall'essere umano andò separandosi tutto il mondo vegetale, che la terra accolse, conferendo ad esso le componenti radicolari e legnose. L'uomo sentiva di aver abbracciato la terra, con il mondo rigoglioso delle piante; gli sembrava che la terra fosse grata di quel rivestimento, per quell'abbraccio e che avesse accolto come un alito emesso dall'uomo gli elementi vegetali nel loro stato liquido-aeriforme. Coloro che sentivano tali cose sperimentavano, nei riguardi di questo dono delle piante della terra, una stretta affinità con la principale divinità del pianeta Mercurio. Invece per gli animali si aveva la sensazione di averli dovuti allontanare, separare da noi; altrimenti non si sarebbe potuta sviluppare nel giusto modo la figura umana. Gli animali quindi furono respinti dall'uomo ed essi dovettero in seguito compiere un'evoluzione separata, a un livello inferiore a quello dell'uomo. Nei confronti del regno animale si provava un senso di liberazione, di fronte alle piante si sentiva l'intima affinità con esse. Il regno vegetale era come un pezzo di uomo che portava calore alla terra; le piante sono un pezzo di umanità che rivestono la terra con suo materiale terrestre. In antichità vi era presente anche un elemento morale che nei confronti delle piante si manifestava non solo nella crescita come fenomeno, ma si sentiva anche un rapporto morale dell'uomo con l'accrescimento delle piante. Nei confronti degli animali si sperimentava il rapporto morale di aver conquistato una posizione superiore a loro.

 

 

 

 

Occidente, centro, oriente

 

Come uomini portiamo in noi anche ciò che lassù è la vera entità delle piante. Noi però portiamo giù nella vita riflessa della terra ciò che le piante lassù lasciano. Le piante rimangono su nel paese delle entità spirituali; mandano sulla terra le loro immagini riflesse. La terra gliele riempie di materia terrestre. Noi uomini portiamo il nostro elemento animico, che appartiene pure a quel mondo, quaggiù, in questo mondo di immagini riflesse. Non siamo solo immagini riflesse ma sulla terra siamo anche realtà animiche. Sulla terra viviamo in tre mondi:  nel mondo fisico, nel quale gli animali non vivono con la loro autocoscienza, in un secondo mondo, in cui gli animali vivono con la loro autocoscienza, il mondo astrale; però questo lo portiamo giù con noi nel mondo fisico. Noi viviamo in un terzo mondo, in cui vive la realtà dell'essere vegetale, nel mondo spirituale, ma sulla terra loro mandano giù solo le loro immagini riflesse, mentre noi mandiamo giù anche le nostre realtà animiche. Quindi un uomo che qui vive con corpo, anima e spirito è un uomo. Un essere che ha sulla terra solo corpo e anima, ma ha lo spirito in un secondo mondo limitrofo, è l'animale.

Un essere che nel mondo fisico ha solo il corpo, nel secondo la sua anima, e in un terzo lo spirito, tanto che il corpo è diventato solo immagine riflessa dello spirito riempito di materia terrestre, è la pianta.

Nella natura vi sono tre mondi che sono portati anche dall'uomo.

"Considerate una pianta e dite: tu sei un essere, di cui non vedo sulla terra che l'immagine riflessa, immagine riflessa insussistente.

Quando più volgo lo sguardo verso l'alto e guardo le stelle della notte, tanto più vedo lassù il tuo vero essere. La natura diventa completa, quando dalla terra guardo le stelle e il cosmo nella sua unicità.

Poi richiamo lo sguardo su di me come uomo e dico a me stesso: ciò che nella pianta arriva fin lassù, lo porto compresso in me sulla terra. Io porto in me come uomo il mondo fisico, quello astrale e quello spirituale.

Rendersi conto di questo: crescere su con la natura fino ai cieli; crescere dentro nell'uomo fino a dove i cieli si schiudono in lui, significa elevarsi alla ricerca spirituale dello spirito."

 

 

a cura di A. Delvecchio

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