II/b. Tecniche di disegno: gli archetipi e la loro metamorfosi

la tecnica

il pensiero

 

 

 

introduzione

 

Il disegno come abbiamo detto è l'inizio dell'opera, può essere un bozzetto più o meno definito a seconda di come lo si voglia portare avanti. Questo dipende dal gusto, e dall'ispirazione dell'artista.

Per risvegliare il "senso del disegno" e scoprire con quali forme e linee desideriamo costruire le nostre opere possiamo eseguire degli esercizi.  Si inizierà con la riproduzione di solidi geometrici per capire il concetto di misura, volume e chiaroscuro.

Attraverso varie tecniche come la grafite, il carboncino, la china e i pastelli colorati su varie superfici; si prenderà coscienza della propria gestualità creativa nella composizione del segno.

Infine la rielaborazione dell'oggetto porterà a concepire il rapporto duale che esiste nella realtà col mondo spirituale. Infatti dobbiamo sempre immaginare il pensiero come la luce, ed essere coscienti del suo uscire nello spazio, mentre il volere come la tenebra, è il rientrare nello spazio. Questi due fenomeni si alternano continuamente nella nostra vita e dobbiamo imparare ad allargare la nostra mente in queste due direzioni che formano un'unità.

 

gli strumenti del disegno

 

Tecnica a grafite. La matita è costituita da un involucro di legno contenente un cilindretto chiamato mina, fatto di un impasto di argilla e grafite. A seconda della sua durezza o morbidezza rilascia sulla carta un segno più o meno spesso o inciso. Oggi esistono in commercio matite chiamate "micromine" con involucro in plastica e pulsante che spinto fa fuoriuscire la mina, più adatte a disegni geometrici o una tecnica di chiaroscuro minuziosa.

Le mine vanno di gradazione dalla 9B alla 8H, le B sono morbide e pastose, mentre le H rilasciano un segno duro, chiaro e netto.

Questi tratti si possono cancellare o alleggerire con gomme morbide o dure per matita, gomme pane.

 

La gomma pane. "...con un poco di midolla di pane tosto si cancella il segno che fa detta matita o rossa o nera che sia..." (Benvenuto Cellini, 1568)

 

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A. Delvecchio, Foglia, 1996.

Tratteggio. E' la tecnica di creare sfumature diverse con tanti trattini paralleli molto vicini. Per raggiungere intensità di colore diverse, basta variare lo spessore, la forza e la densità delle linee. Esso può essere anche incrociato, basta cambiare le inclinazioni dei tratti man mano che si va a costruire la forma col chiaroscuro. Quando disegnate un oggetto rotondo, incurvate leggermente i trattini. Questa tecnica come si può vedere è utilizzata per lo sfondo del disegno.

 

Sfumato. E' una tecnica che prevede lo spostamento della mina in movimento circolare, in modo da impastare il colore con questo andamento. Si può utilizzare anche la gomma dura a forma di matita per contribuire a mischiare e velare il colore dove occorre. Questa tecnica è stata utilizzata per eseguire il disegno dell'oggetto. Richiede più tempo, è più minuziosa e prevede l'utilizzo di micromina.

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A. Delvecchio, Mondi, 1996.

Frottage. Questa tecnica prevede l'utilizzo di carta appoggiata su una superficie irregolare, quale legno, vetro lavorato, cemento, ecc.. e strofinandovi sopra della grafite a punta morbida. Si possono ottenere effetti veramente interessanti.

 

 

Tecnica a china. Il pennino per china si usa intinto nell'inchiostro. Può essere di diverse forme e a seconda può produrre vari tipi di tratti più o meno sottili. Anche qui esistono modelli moderni chiamati "rapidograph", penne vere e proprie che si caricano con inchiostro di china. Si possono inoltre usare anche le normali penne per scrivere per ottenere altri effetti artistici. Questi tratti non si possono cancellare, al limite grattare con una lametta.

 

 

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Tratteggio. Come per la grafite anche con la tecnica a china è possibile creare sfumature diverse con tanti trattini paralleli, incrociati, incurvati, per raggiungere effetti particolarissimi. Questa tecnica come si può vedere è utilizzata  per il cielo del disegno.

Puntinismo. Si creano vibranti mescolanze mettendo sulla carta, uno vicino all'altro, tanti punti di colore diversi sia per dimensioni che per intensità. Qui è usato nelle tre forme sospese.

 

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A. Delvecchio, Vele, 1996.

 

 

Il Carboncino. Il carboncino si può trovare in commercio in due diverse forme: a cannello di varia lunghezza e diametro o a matita. In passato gli artisti per schizzare usavano un carboncino molto morbido, detto "fusaggine" che lasciava molta traccia sulla carta e poteva poi essere rimosso facilmente.

Si possono creare degli effetti particolari partendo col cannello e mischiandolo con una matita grassa di colore bianco, poi si vanno a ricavare i particolari con la matita a carboncino che ha una punta più consistente. Per creare delle luci si può sfumare con uno strofinaccio o un fazzolettino di carta morbido.

 

La Sanguigna. Questo materiale, come il carboncino, si trova in commercio sotto forma di tronchetti o di matite ed è ottenibile mescolando ossido di ferro in pigmento con gomma arabica o con gomma adragante. La matita sanguigna e il quadrello sanguigna presentano le stesse caratteristiche del carboncino, quindi si usano nello stesso modo.

 

Tecniche miste, carboncino, sanguigna, china. "Con varie materie e diversi modi si costuma di disegnare, cioè col carbone, con la biacca, et con la penna. Con la penna si disegna intersegando una linea sopra l'altra, et dove si vuol fare più ombre si soprappone più linee, fin tanto che si viene a lasciar la carta bianca per i lumi. ...Disegnasi ancor in altra guisa, cioè poi che si sarà fatto i dintorni con la penna, si pigliano i pennelli et come i dipinti fanno intingendoli nell'inchiostro mescolato con acqua si va secondo il bisogno hor più chiaro hor più scuro ombrano detti disegni, et questo si chiama acquerello. Tignesi inoltre i fogli di vari colori, et indi sopra di quegli si disegna con la matita nera per far l'ombra, et i lumi si fanno con la biacca, la qual biacca si adopera alcune volte in pastelli grossi quant'una penna. ...Disegnasi con la matita rossa e con la nera, et con queste pietre certamente riesce il disegno vago sopramodo... Queste pietre adoperano tutti i buoni disegnatori per ritrar dal vivo, percioché havendo essi secondo che meglio giudicano posto un braccio o una gamba, et risolvendo si di muoverselo, o più in alto, o più in basso, o più innanzi, o più indietro, possano ciò fare facilmente, essendo che con un poco di midolla di pane tosto si cancella il segno che fa detta matita rossa o nera che sia, et questo modo di disegnare è per lo migliore approvato". (Benvenuto Cellini, 1568)

 

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A. Delvecchio, Paesaggio, 1996.

Tecnica mista: tempera, china.

In principio si abbozza il disegno direttamente sulla carta con la matita, poi si procede stendendo una mano di tempera a guazzo (mischiando i colori con molto bianco e tenuti molto liquidi come acquarello). In seguito con la china si vanno a tratteggiare o delineare le varie parti con effetti particolari.

La carta: "...più facilmente si disegnerà sopra materia che non sia estrema, come sarebbe a dir sopra carta bianchissima, e con instromento che non sia estremamente acuto, come sarebbe penna tinta nell'inchiostro, ma sì con penna sottilissima tinta nella sola acquerella, over con pietra tedesca e rossa, e sopra la carta tinta; sì che sendovi poca differenza tra 'l colore del disegno ela carta, senza confusione per l'oggetto s'accenni chetamente tutto ciò che s'è concetto nella mente... Di questo modo ho veduto io molti disegni che faceva Leonardo d'invenzioni sopra carte tinte et anco bianche, ma poi disegnate e tocche appena col lapis rosso e nero, per non generare confusione nella mente in vedere due colori estremi che insieme contendono com'è il nero inchiostro sopra la carta bianca, sopra la qual disegnava sottilmente e con gran consideratezza il profondo Buonarroti, il qual con inchiostro più scuro andava poi profundando quelle parti che alla sua grand'idea parea che lo ricercassero." (Giovan Paolo Lomazzo, 1584).

I pastelli colorati: più diffusi in uso dagli artisti sono della Caran D'Ache. Basta utilizzare la scatola da 12 perché la moltitudine di colori che si possono ottenere da questi pochi è notevole. I pastelli vanno mescolati insieme per sovrapposizione di strati a partire dai colori chiari e vanno man mano scuriti. Le tecniche che si possono impiegare sono le stesse della grafite: tratteggio sfumato o tratteggio incrociato.

Queste possono essere adoprate anche come matite acquerellabili Un primo metodo d'impiego può essere usando la matita asciutta su carta asciutta. A lavoro finito, si passa leggermente sulle varie zone di colore un pennello bagnato con acqua pulita. Questo crea un effetto molto simile a quello di un acquarello tradizionale.

Altrimenti si può bagnare la carta e disegnarci sopra con la matita asciutta.

Naturalmente per questi impieghi con l'utilizzo di acqua è consigliabile una grammatura di carta più spessa, adatta ad un acquerello.

 

SOGGETTO: individuazione di un soggetto da rappresentare

 

Per chi deve apprendere la tecnica, la prima cosa da fare è trovare un soggetto che interessi, un qualcosa che possa stimolare la fantasia, e sta a noi comporlo, aggiungendo od eliminando degli elementi, che lo possono infastidire. E' di buona norma iniziare ad orientarsi su soggetti semplici e cercare di rendere semplici quelli più complessi. La composizione ideale è quella della piramide in cui le figure e gli oggetti si bilanciano verso il centro, formando un gruppo armonico. Agli inizi si comporranno solidi geometrici per poter meglio comprendere le forme, le luci e le ombre. In seguito verranno prese in considerazioni delle nature morte con frutta od oggettistica varia.

In principio è bene imitare l'oggetto da rappresentare in se stesso, poi attraverso un percorso introspettivo ogni allievo dovrà vedere l'oggetto non come qualcosa di materiale, ma collegarlo mentalmente  ad altro e vedere  in esso  l'espressione della sua anima spirituale.

Questo può avvenire in tre modi: 1. decontestualizzando l'oggetto.  2. associando l'oggetto ad un'altra forma. 3. trasformando l'oggetto.

 

R. Magritte, Le chambre d'écoute, 1952

 

 

1. Si cerca di collocare l'oggetto, che di solito si trova in un contesto naturale proprio, in uno spazio insolito, spirituale.

 

 

   

A. Delvecchio, Indifferenze, 1998

2. Si vede nell'oggetto una somiglianza con un'altra forma naturale più elevata che gli assomigli, quindi si cambia il suo contesto naturale elevandolo spiritualmente ad un livello più alto.

   

A. Delvecchio, Paesaggio, 1996

 

 

 

3. Si rielabora l'oggetto con la fantasia, si lascia da parte la sua forma naturale materiale in favore di quella spirituale.

 

 

SUPPORTO: vari tipi di carta o cartoncino a diversa grammatura liscio o in grana, formati

 

Esistono diversi materiali di origine vegetale, minerale, animale, metallica che hanno fatto da supporto per opere artistiche. Storicamente ricordiamo le fibre vegetali ricavate dal papiro su cui dipingevano gli antichi Egizi. La pittura a tempera su tavola lignea vive il suo periodo di massimo splendore tra il XIII e il XV secolo, cioè dalla diffusione delle croci dipinte a quella dei polittici e alla successiva evoluzione di questi in pale d'altare. I vari tipi di tela dal puro cotone a grana finissima, alle tele miste di cotone e canapa o iuta con grane più grossolane, che venivano intelaiate su legno. Il ricorso alla tela come supporto pittorico, già attestato nell'antichità classica, si afferma in età moderna nelle regioni nordiche per poi diffondersi in Italia, soprattutto nell'area veneta a partire dal XV secolo. I dipinti eseguiti su pietra o foglie metalliche di rame od oro, le tessere dei mosaici bizantini in pietra, che costituivano il supporto. Le pelli animali delle pergamene su cui si eseguivano le miniature.

 

a) i formati su carta: le dimensioni dei fogli sono state normalizzate con la tab. uni 936 e comprendono 5 formati comuni e 3 allungati.

 

formati comuni

formati allungati

designazione

dimensioni cm

designazione

dimensioni cm

a

b

b

c

(c=a+n a/2)

A0

84,1

118,9

A0 n

118,9

84,1+n 42

A1

59,4

84,1

 

   

A2

42

59,4

A2 n

59,4

42+n 21

A3

29,7

42

     

A4

21

29,7

A4 n

29,7

21+n 10,5

 

Come si può notare dal foglio di formato A0 si usano le sue suddivisioni per gli altri formati:

A1

A2

 

A3

 

A4

 

 

La Fabriano mette in commercio altre misure che partono dal 24x33 cm ai 33x48 cm, per gli album a disegno. Poi naturalmente esistono i formati grandi venduti in fogli sfusi 100x70 cm, la cui divisione spetta all'artista secondo l'uso che poi ne farà.

Tutti questi formati non sono presi a caso ma seguono la regola della sezione aurea.

 

b) La grammatura della carta: esistono carte più o meno pesanti, la cui scelta dipende da come si deve operare. Ad esempio le carte Fabriano vanno dalla Fabriano schizzi le più sottili adatte per semplici schizzi a matita, F2 di consistenza media consigliato sempre per bozzetti più finiti, per poi crescere di spessore nel formato F4 più adatti all'uso di china o disegni a grafite finiti. Essi possono essere sia lisci che ruvidi. Il liscio è consigliabile per una tecnica che ricerca il gusto per il particolare, mentre il ruvido per una tecnica più veloce a tratteggio, o se si vogliono ottenere effetti particolari. Poi non dimentichiamo la carta paglia e i vari cartoncini colorati Bristol, compreso il cartoncino di fondo dell'album con i quali si possono ottenere begli effetti suggestivi, molto adatti per l'uso di tecniche miste.

 

COMPOSIZIONE: collocazione del soggetto all'interno del foglio, sezione aurea

 

Quali regole intervengono nella composizione del soggetto? Come abbiamo visto nella sezione dedicata all'armonia, il soggetto ha sempre trovato collocazione all'interno del supporto seguendo regole armoniche. Già di partenza il supporto è in "misura" aurea, quindi gli oggetti che verranno ritratti dovranno seguire un "ordine", che in principio sarà dato. In seguito, con il conseguimento dell'esperienza e della coscienza del proprio fare artistico, ciò dipenderà dal proprio gusto personale.

Di seguito vengono esposti alcuni modi in cui la psicologia dell'artista durante i secoli ha operato nella composizione dell'impianto del quadro:

 

a) Tutto lo spazio del supporto è pieno: chi tende a riempire tutto lo spazio anche con estremo decorativismo tende a soffrire di "orror vacui", la paura del vuoto. Fenomeno che si può riscontare ad esempio nei quadri di Matisse o Gaugain.

 

 

 

 

b) Allo sfondo è data maggior importanza che ne al soggetto, il quale è molto rimpicciolito: questi deve essere tendenzialmente impaurito dall'immensità dell'universo, quindi da più importanza a ciò che lo circonda, lo spazio diventa il protagonista rispetto al soggetto. Questo è il pensiero tipico che riscontriamo nei pittori del romanticismo.

c) Il soggetto occupa in primo piano tutto lo spazio del supporto:  colui che approfondisce e tende a far conoscere nel particolare il soggetto rappresentato, quindi da maggiore importanza all'oggetto rappresentato che ne allo sfondo. Può essere d'esempio il "Canestro di frutta" di Caravaggio, o in particolare tutti i pittori di nature morte che vanno dal tardo manierismo in poi.

d) Il soggetto fuoriesce dal supporto: colui che non ha limiti, va fuori dallo spazio, ha una forte autostima, ha raggiunto un tale livello spirituale che lo spazio come forma materiale non lo può più contenere. Questo pensiero lo possiamo riscontrare  nelle opere degli astrattisti.

 

 

 

e) Il soggetto occupa in egual misura allo spazio la superficie del supporto: l'artista che tende ad avere misura di se stesso, occupa nel modo migliore lo spazio che ha a disposizione. Tutti gli elementi che compongono l'opera hanno uguale importanza ai suoi occhi. Un impianto tipico rinascimentale.

 

 

LINEA: il contorno che definisce la forma

 

La linea è il contorno che definisce la forma. Ma come si arriva ad ottenere la forma?

Tutto è geometrizzabile perché le forme geometriche sono degli archetipi che conosciamo tutti e in base a quelle possiamo costruire e riprodurre qualsiasi forma sia appartenente al mondo vegetale, minerale, animale, umano. Quindi se prendiamo una qualsiasi cosa al mondo, ad esempio un semplice frutto come la mela, essa può essere inscritta in una cerchio.

Solo ora possiamo con una linea tracciare il contorno della forma, e questa linea poco marcata può "caratterizzare" il soggetto.

 

In questo semplice disegno si può constatare come partendo da un cerchio si possa ricavare col segno il contorno di una forma esistente. Questo ci aiuta a comprendere come con questo modo di procedere, con facilità si possa costruire qualsiasi "oggetto", se utilizziamo la "misura".

 

Una volta ottenuta la forma desiderata si andrà a cancellare la forma geometrica con la gomma pane, in questo modo si alleggerisce il tratto iniziale di abbozzo, poi con un segno più deciso si andranno a ricavare i particolari che costituiscono il soggetto e infine si procederà col chiaroscuro.

 

PROPORZIONE: proporzioni e ingrandimenti a scala di rappresentazione

 

Vi sono due metodi per riportare un disegno su supporto, il primo è la cosiddetta "proporzione dell'occhio" e l'altro più corretto e razionale è "la scala di proporzione".

 

a) Proporzioni arbitrarie: in questo tipo di proporzioni si cerca di stare il più vicino al soggetto da rappresentare, partendo col corpo da un'identica posizione ogni volta che si riproduce un pezzo dell'oggetto, si tende il braccio e con la mano si prendono le misure usando la matita come punto di riferimento, procedendo così fino ad ultimazione del disegno.

Si cercherà di prendere le proporzioni partendo da un punto di riferimento che si prende come misura di base, che può essere un particolare di uno degli oggetti da rappresentare, e lo si fa fungere da unità di misura immaginaria. Con la matita la si andrà a misurare e si riporterà il resto dell'oggetto da disegnare con quella misura sul foglio.

Questo processo può essere eseguito in seguito anche mentalmente partendo sempre da un particolare del soggetto da rappresentare e man mano costruendovi attorno il resto.

 

b) La scala di proporzione: è il rapporto tra le misure lineari del disegno e le corrispondenti dell'oggetto reale che si deve rappresentare graficamente. Le scale di proporzione possono essere numeriche o grafiche.

A noi interessano le proporzioni a scala numerica: le scale numeriche si indicano nel seguente modo: 1:10, 1:50, 1:100, ecc.

Il  primo termine indica l'unità di misura nel disegno, mentre il secondo termine indica a quante volte tale misura corrisponde nella realtà. Per servirsi di una scala numerica è bene, dopo aver stabilito la scala più adatta da impiegare, determinare il suo valore nei confronti dell'unità di misura e moltiplicare tale valore per ogni misura reale; il risultato corrisponde alla misura che dovrà avere il segmento nel disegno.

Nel caso della riproduzione di soggetti pittorici essendo di piccoli formati basta impiegare la scala 1:10 (un cm corrisponde nella realtà a 10 cm). Questo metodo si applica per comodità, quando dobbiamo riprodurre un disegno su un supporto superiore ai 50x70 cm da una fotografia o da un bozzetto preparatorio.

 

bozzetto

 

 

Ingrandimento  scala 1:10

  • h= 7cm  diventa 70 cm

  • l = 5 cm diventa 50 cm

ogni quadrato è di 1 cm e nel reale diventa di 10 cm

quadro da realizzare

 

PROSPETTIVA: individuazione delle linee di un punto di fuga

 

La prospettiva è una parte della geometria descrittiva che ci permette di rappresentare graficamente sopra una superficie oggetti, figure, solidi, scene, ambienti architettonici, così come il nostro occhio li può vedere nella realtà. Essa si distingue in prospettiva aerea realizzata dai pittori, nella quale concorrono anche le componenti luce, colore, ambiente, ecc. dalla prospettiva lineare, basata su principi geometrici.

 

a) LA PROFONDITA'

La visione della profondità è un fenomeno ottico tale per cui gli oggetti ci appaiono via via più piccoli, man mano che si allontanano dal nostro occhio e sfuggono verso l'orizzonte.

Ad esempio in un viale alberato gli alberi man mano rimpiccioliscono verso l'orizzonte e le fronde sembrano formare un portico sopra il sentiero. Come conseguenza di questo effetto, linee che sappiamo essere parallele, come i solchi di un campo arato, tendono ad accorciare sempre più le distanze tra loro mentre corrono all'infinito verso un punto immaginario all'orizzonte. Creare un disegno che suggerisca il senso della profondità e della prospettiva significa quindi trovare una simbologia geometrica che permetta alla nostra mente di interpretare il disegno, che è bidimensionale, secondo i segnali visivi dell'esperienza del mondo reale, che è tridimensionale.

 

b) La prospettiva lineare

 

La prospettiva lineare è stata inventata per realizzare immagini spaziali geometriche viste da un solo punto e a occhi fermi. Si tratta quindi di un procedimento grafico convenzionale che il cervello è in grado di leggere e decodificare. La prima cosa che conta è stabilire l'altezza della linea d'orizzonte, la linea immaginaria che passa costantemente a livello dell'occhio. Poi bisogna stabilire la posizione della linea di terra (LT) che è anch'essa convenzionale e rappresenta la linea di base. Sulla linea dell'orizzonte si colloca il punto di fuga principale P. P., o punto di vista, che è la proiezione del raggio visivo perpendicolare all'occhio dell'osservatore e il punto verso cui convergono tutte le linee della rappresentazione grafica prospettica. Copiando qualunque veduta, la linea d'orizzonte si manterrà sempre a livello dell'occhio dell'osservatore. Così se l'osservatore copierà un veduta stando a livello del terreno, l'orizzonte gli apparirà vicino ed egli avrà una visuale limitata; se copierà da una altezza maggiore la linea dell'orizzonte si sposterà più lontano e la visione sarà più ampia; se invece salirà ancora più in alto, l'orizzonte si allontanerà ancora, consentendo una visione molto più ampia.

 

c) La prospettiva centrale

 

Nella prospettiva centrale con un solo punto di fuga, le linee parallele tra loro, ma perpendicolari all'osservatore (come i margini di una strada, un viale alberato, i fili del telegrafo...) convergono idealmente in un unico punto all'orizzonte. Le linee verticali sembrano decrescere in altezza, invece le linee parallele alla terra rimangono orizzontali e parallele, ma sembrano avvicinarsi sempre più l'una all'altra, fino a confondersi con l'orizzonte.

 

1) In questa immagine è rappresentato come l'occhio vede un soggetto che gli viene posto davanti seguendo un metodo prospettico centrale con il punto di vista dell'osservatore posto sulla linea dell'orizzonte:

 

Come risultato il parallelepipedo rappresentato si mostra alla vista senza scorci prospettici.

 

2) Qui viene rappresentato lo stesso oggetto posto più in alto rispetto all'osservatore:

 

 

 

Il parallelepipedo rappresentato si mostra alla vista deformato: più largo alla base e più stretto all'altra estremità perché l'osservatore è posto più in basso rispetto al soggetto.

 

3) Qui viene rappresentato lo stesso oggetto posto più in basso rispetto all'osservatore:

 

 

Il parallelepipedo rappresentato si mostra alla vista deformato: più stretto alla base e più largo all'altra estremità perché l'osservatore è posto più in alto rispetto al soggetto.

FORMA: lo stile - la natura morta (parte I)

 

Durante i secoli gli artisti hanno utilizzato per comporre le loro opere, tre sistemi principali, sia nell'uso della composizione dei vari elementi costitutivi del dipinto, che per la stessa forma del medesimo:

  1. Le forme longitudinali verticali, che finisco a cuspide, o triangolari,  che alludono sempre al mondo spirituale, perchè si elevano verso il cielo.

  2. I quadri di forma quadrata ed orizzontali invece alludono alla terra, al mondo materiale.

  3. Quelli circolari indicano la totalità.

La natura morta si sviluppa in Europa tra Manierismo e Barocco. Il soggetto inanimato diventa soggetto centrale e non più complementare alla figura umana. Da un punto di vista stilistico vediamo alcuni esempi di natura morta:

 

Impostazione architettonica rinascimentale, studio dello spazio in cui si studiano i volumi degli oggetti che lo compongono. Capeggia la misura e la prospettiva.

 

Fra Giovanni da Verona, Decorazione a tarsia dello studiolo

di Federico da Montefeltro, 1476, Urbino, Palazzo Ducale.

 

 

Il canestro diventa il vero soggetto autonomo dell'opera, uno sfondo che non dà punti di riferimento, di tono astratto.

Viene rappresentata frutta in uno stato altamente realistico, che segue il suo processo di decomposizione naturale. Gli acini di uva stanno marcendo, le foglie diventano secche, la frutta è intaccata.

La prospettiva non è posta più in primo piano, perché il soggetto è preso talmente da vicino, che perde di significato. 

 

Caravaggio, Canestro di frutta, 1596, Milano, Pinacoteca Ambrosiana.

 

 

Arcimboldi, artista tardomanierista lombardo, parte dalla realtà traendovi i suoi soggetti fantastici. Teste composte da frutti, fiori, ortaggi, animali, come se apparissero in sogno, una sorta di surrealismo.

L'uomo come sintesi di ogni oggetto creato dalla natura, una sorta di visione microcosmica del macrocosmo.

Infatti alcuni suoi dipinti a seconda di come si guardano formano due figure differenti.

Giuseppe Arcimboldi, Vertumno, 1591.

   

Nel seicento vi sono temi legati al cibo che partono dal concetto dell'abbondanza e opulenza del cibo interpretato come ricchezza. Legato anche alla speranza di abbondanza, associato al tema delle stagioni, ai cicli del percorso nascita, morte, resurrezione. Così il cibo finisce per essere esibito come su un proscenio. Si prendono più vie, una di impianto nordico in cui si rappresentano le tavole imbandite secondo i vari momenti del desinare, alla pittura di genere in cui vengono rappresentate scene del vivere comune, di mercato in ambito europeo. In Spagna Cotàn inaugura il bodegòn, una collocazione del cibo inusuale, con un intero vano architettonico occupato da ortaggi o animali appesi. E' uno studio anatomico del soggetto.

 

Juan Sanchez Cotàn, Natura morta con ortaggi e frutta.

 

 

La natura morta si sviluppa parallelamente sulla presenza predominante del contenitore, vasi, alzate, che raggiungono una predominante monumentale.

Questo genere di impianto fu ripreso certamente da Giorgio Morandi che spesso faceva uso di contenitori nella composizione delle sue nature morte.

Si può notare anche l'estremo rigore spagnolo in cui gli oggetti venivano posti, al contrario delle "tavole imbandite" in modo caotico del resto di Europa.

 

Francisco Zurbaran, Natura morta, Madrid, Museo del Prado.

 

 

LE OMBRE: l’oggetto nel chiaroscuro, la plastica

 

Ogni corpo sia animato che inanimato posto tra una fonte di luce e la superficie terrestre, è portatore di un'ombra e a sua volta crea un'ombra sulla superficie. Ogni qual volta che si disegna un corpo e quindi si crea un contorno della forma desiderata si interviene definendo anche le zone di ombra e luce con il "chiaroscuro".  Esso si adopera a creare l'effetto plastico sulla forma, che priva di esso rimarrebbe piatta, verrebbe a mancare l'elemento vitale.

La teoria delle ombre basata su esatti principi geometrici, completa nelle varie applicazioni grafiche la forma volumetrica di ciò che si rappresenta.  L'illuminazione può essere diretta o diffusa.

Nel primo caso si avranno ombre dai contorni ben precisi che si possono studiare e definire con esattezza geometrica.

Nel secondo caso la luce non giunge direttamente sul corpo, produce quindi ombre quasi impercettibili con contorni non delimitati e confusi che non permettono uno studio per la loro definizione.

In un disegno pittorico è sempre desiderabile usare la seconda versione in quanto nel caso di un corpo umano l'ombra con contorno diffuso è sempre più gradevole alla vista e dona al soggetto un effetto plastico armonioso.

Il caso è differente se si vogliono ottenere effetti particolari, più "drammatici", o se siamo di fronte a solidi geometrici, in questo caso si utilizzano luci dirette e contorni delimitati.

Le ombre vengono determinate dalla luce e dalla sua inclinazione sull'oggetto: una luce posta sopra al soggetto tende a neutralizzare le ombre sul piano, ma se l'oggetto è sollevato l'ombra ricompare.

Se la fonte di luce è posta lateralmente si vengono a creare delle ombre lunghe e nette di zone chiare ed altre scure, ma poste a 45 gradi le ombre sono più gradevoli e rendono l'immagine meno contrastata, questo dipende anche dalla qualità della luce (diffusa o diretta).

In genere con una sola fonte di luce si tende ad avere un'immagine fortemente contrastata, per via delle ombre dure, è opportuno dunque apportare altre fonti di luce o diffondere quella già esistente, vanno bene allo scopo anche le luci riflesse, basta porgere un pannello bianco nel lato opposto per schiarire le ombre (si può utilizzare anche un foglio bianco di carta).

 

a) LE SORGENTI LUMINOSE

 

Distinguiamo due tipi di fonte di luce: naturale (sole, luna) e artificiale (lampada elettrica). Data la grandissima distanza del sole, i suoi raggi vengono considerati paralleli, mentre risultano divergenti quelli provenienti da sorgenti artificiali.

 

 

 

 

 

 

Ogni corpo opaco, che riceve luce da una certa direzione, viene illuminato da tale parte, mentre dalla parte opposta si produce sullo stesso corpo l'ombra che chiamiamo ombra propria. Fra la zona in luce e quella in ombra si determina  una linea di separazione. L'ombra che il corpo illuminato proietta sul piano su altri corpi è chiamata ombra portata e viene delimitata alla proiezione della linea separatrice.

 

 

 

 

L'ombra che il corpo illuminato proietta  su se stesso viene denominata ombra autoportata, come si verifica nei corpi cavi, nicchie o semisfere.

 

 

 

 

L'opposizione tra luci ed ombre serve a dare l'impressione che le figure rappresentate abbiano un volume; ciò viene realizzato attraverso la tecnica del chiaroscuro. Bisogna poi distinguere tra le ombre proprie della figura e quelle portate, cioè proiettate su altre figure o sui piani circostanti: le seconde servono a suggerire la distanza tra le diverse figure, lo spazio che le circonda.

 

 

 

L'ATMOSFERA: lo sfondo, gli effetti animici

 

A. Delvecchio, Ninfea, 1996.

Nel disegno sia a matita che a china, l'effetto atmosferico può essere realizzato dallo stile del tratteggio, in quanto andando a intrecciare i vari tratti, incurvandoli, più o meno in modo esasperato, vanno a creare intorno all'oggetto effetti importanti, ad aureola.

Questo effetto spirituale intorno al soggetto si ottiene lasciando vicino ai contorni il tratto più chiaro, meno intrecciato; al contrario si va ad inscurire intrecciando più tratti sullo sfondo, verso i bordi.

 

 

 

 

a cura di A. Delvecchio

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