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il Rimino - Riministoria

Le ombre di Galileo.
Premessa

«Ma ora che il sole ci è a picco sul capo
calpestiamo le nostre ombre;
e tutte le cose sono ridotte a coraggiosa luce»
John Donne (1572-1631)


Quanto avviene agli amanti di cui parla John Donne (la luce meridiana rivela a tutti i loro sentimenti), succede alla Filosofia, che è esame della Natura e progetto di Scienza: il sole a picco cancella ogni ombra, mostrando la/le verità delle cose in «coraggiosa luce».
Il trascorrere del tempo produce però altre ombre. Così accade anche per Galileo. Il suo fulgore sembra risplendere in quella «coraggiosa luce». Ma poi essa è oscurata non dal passare delle ore, ma dai veli spessi delle censure. Il buio che si provoca, le ombre che si creano, denunciano le inquietanti, invisibili presenze di chi nega la verità.
Dunque, le «ombre di Galileo» riassumono i tentativi di spegnere, allontanare la Nuova Scienza. Ma sono pure la proiezione che s’allunga dalla sua figura come insegnamento, e va a coinvolgere altri studi. Questa volta più lunghe sono quelle «ombre» più forte è la fonte che le produce.
L’ambiguità che l’espressione qui usata (le «ombre di Galileo») contiene in sé, richiama l’ordinaria esperienza umana, in cui ogni affermazione rischia sempre di essere equivocata in un gioco di rimandi che talora possono essere pericolosamente inconcludenti o corruttori. Ecco perché resta importante sottolineare lo sforzo che, proprio nell’epoca del Barocco, gli intellettuali che praticano Scienza e Filosofia compiono per produrre enunciati in cui le parole siano non divagazioni metaforiche ma indicazioni lineari.
Scrive Giuseppe Antonio Barbari, il quale sarà al centro ideale di queste pagine, che non si devono adattare come facevano i dogmatici le «cose alle parole», ma «le parole alle cose» (cfr. «L’iride, opera fisicomatematica», Bologna 1678).
Ezio Raimondi avverte che «come sempre, la chiarezza della logica non si disgiunge da un atto di moralità, di uno stile di vita». Raimondi parla di Marcello Malpighi e della sua Risposta apologetica (1689), che alle ultime battute «sembra più che mai un manifesto, ma senza gesti solenni, quasi borghese». Malpighi sottolineava la «grandissima modestia» dei «moderni» (Galileo, Borelli, i loro scolari), nel trattar «materie controversie» con «tanto decoro e rispetto anche agli avversari, che possono servire d’esempio a qual si sia morigerato letterato». Il programma di Malpighi è un risultato di quell’ombra galileiana che si proietta nel mondo, e che dovrebbe insegnare anche a noi il rifiuto dell’intolleranza.
[3 maggio 2004]

All'indice delle Ombre di Galileo.

Al prossimo capitolo.

Antonio Montanari


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