Amnesty Italia gruppo 208 Fidenza e Fiorenzuola
Gruppo 208 Fidenza e Fiorenzuola

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San Jose de Apartado a Fidenza

Queremos vivir

Vuole vivere Noelia , a cui i paramilitari hanno ucciso  la figlia di 3 anni.
Vuole vivere Jesus Emilio , minacciato di morte tante di quelle  volte , che, ormai, sulla morte ci scherza.
Vuole vivere tutta quanta la Comunità di Pace di San Josè di Apartadò e proprio per questo ha scelto la non violenza attiva in un paese, la Colombia, dove si consuma una tra le guerre più feroci del pianeta nel silenzio, sempre complice delle ingiustizie; ma questa scelta eroica , coraggiosa, la unica possibile ha reso queste 1300 persone bersaglio di tutti gli attori del conflitto.
Vuole vivere la comunità di Pace e per questo  chiede di farsi ascoltare , chiede che chi non sopporta le ingiustizie non  li lasci soli e noi siamo onorati di ascoltarli.
Siamo in tanti, nonostante la neve , seduti intorno a loro , attenti a non perdere nemmeno una parola del  racconto delle loro vita, delle loro scelte, delle loro minacce , del loro fuggire, dei  loro cari squartati dai paramilitari, i cui nomi sono incisi in tante pietre colorate, che sono  la loro memoria.. Ne parlano serenamente, come chi sa di avere fatto una scelta difficilissima , ma giusta. I nostri  occhi attenti, quasi trasognati , li accompagnano nella narrazione….  

Noi la riassumiamo brevemente….

Il conflitto politico, sociale e armato, che da più di 50 anni insanguina la Colombia, colpisce con speciale crudeltà la popolazione civile, vittima di massacri, sfollamento forzato e persecuzione giudiziaria utilizzando il terrore come strategia per liberare interi territori di interesse economico per i grandi investimenti delle multinazionali e di interesse geopolitico per lo stesso Governo colombiano. Dalla società civile, ed in particolare modo dai settori più colpiti dal conflitto armato,sorgono proposte alternative alla violenza del conflitto, che oppongono alla logica della guerra la logica della nonviolenza attiva, come strategia per la sopravvivenza e come contributo alla costruzione di una cultura di pace.
Le Comunità di pace e in resistenza civile sono comunità rurali, indigene e afrodiscendenti che si sono dichiarate pubblicamente neutrali di fronte alla guerra, in un paese dove la neutralità è severamente punita da tutti gli attori armati. Queste Comunità rappresentano significative e poco conosciute esperienze di resistenza civile alla guerra e allo sfollamento forzato che con la pratica quotidiana della partecipazione democratica, dell’autodeterminazione e della continua ricerca di una soluzione pacifica dei conflitti, rafforzano i valori favorevoli alla costruzione reale di una cultura di pace.
Le Comunità si impegnano a non intervenire in nessuna maniera nella guerra, a non portare armi, a lottare contro l'impunità denunciando le violazioni commesse da tutti i gruppi armati a propendere sempre per la costruzione di scenari di pace
e di convivenza per la soluzione negoziata del conflitto. Stiamo parlando di comunità i cui membri si sono impegnati a non intraprendere azioni violente come risposta alle vessazioni a cui sono sottomesse, costruendo così uno strumento fondamentale volto a rompere la spirale della violenza,in un paese con una media di 25.000 morti violente all’anno.
Si tratta di una resistenza integrale, che va al di là della pura neutralità rispetto ai vari gruppi armati, e che costruisce progetti di vita che propongono innovativi cambiamenti di ordine sociale,politico, economico, culturale ed ambientale, con criteri chiari di sostenibilità. Non stiamo parlando quindi di una neutralità ingenua, ma di un compromesso con la vita, fondato sulle conquiste di autonomia e autodeterminazione, dalle quali abbiamo sicuramente tanto da imparare.
COMUNITÁ DI PACE DI SAN JOSÉ DE APARTADÓ.
Ubicazione: Municipio di Apartadó, dipartimento (equivalente amministrativo delle nostre regioni) di Antioquia, nord ovest della Colombia, vicino alla frontiera con Panama. Esistono forti interessi economici su quest’area sia per le sue ricchezze minerarie , agricole sia per la sua posizione strategica.
QUANDO NASCE.
Con l'aiuto della Chiesa Cattolica e di alcune ONG, i contadini sviluppano una strategia di
neutralitá e non violenza al fine di difendere la propria vita ed il proprio territorio.
Il 23 marzo 1997 si firma pubblicamente la dichiarazione sostituti va della COMUNITÁ DI PACE.
GEOGRAFIA DELLA SPERANZA
Sono queste esperienze ed iniziative quelle che trasformano la geografia del terrore in una
geografia della speranza e quelle che ricostruiscono la memoria, che tessono la vita e collocano quotidianamente e in mezzo al conflitto - il cemento per una pace con giustizia sociale e con garanzie di non ripetizione della barbarie che oggi ci colpisce.

Gli impegni assunti dai membri della Comunità di Pace sono:
 non partecipare alla guerra in modo diretto o indiretto;
 non portare né detenere armi, né munizioni o esplosivi;
 astenersi dal dare appoggio alle parti in conflitto;
 non chiedere aiuto agli armati per risolvere problemi personali o familiari;
 non manipolare né dare informazioni a nessuna delle parti;
 impegnarsi a partecipare ai lavori comunitari e a non accettare l’ingiustizia e l’impunità rispetto a quanto succede.
Questi impegni sono scritti in grandi cartelli posti, oltre che nei terreni comunitari (luoghi di lavoro), all’entrata e all’uscita di ciascuno dei nuclei abitati che formano la Comunità di Pace. La comunità ha deciso in maniera democratica di vietare il consumo e la vendita di alcol, dato che i litigi generati da persone ubriache, possono rappresentare un pretesto per l’intervento degli attori armati.
Principi: Libertà, dialogo trasparente, rispetto della pluralità, solidarietà, resistenza e giustizia.
Negli anni successivi fino ad oggi, sono continuate le minacce, le intimidazioni , le azioni di calunnie e purtroppo ancora alcuni omicidi : è quanto ascoltiamo dalle vive voci di Noelia e Jesus Emilio della Comunità che ha trovato nel gesuita Javier Giraldo, uno strenuo difensore.
Successi raggiunti:
- La Definizione e l’applicazione di un progetto di vita che contrappone la resistenza civile nonviolenta alla guerra e la costruzione di una proposta economica di tipo comunitario, al centro della quale viene messa la soddisfazione delle necessità fondamentali della persona e non l’accumulazione dei beni;
- Il rafforzamento delle Zone Umanitarie come meccanismo di protezione per la popolazione civile e di applicazione del Diritto Internazionale
- La riaffermazione della popolazione civile come soggetto sociale e politico e non come semplice risorsa strategica manipolata dagli attori armati;
- L’accoglienza delle famiglie sfollate della zona per facilitare i loro ritorno appena possibile nella loro terra;
- La produzione biologica e solidale;
- La prevenzione affinché i giovani non si vincolino ai vari gruppi armati;
- La tutela delle vedove e degli orfani;
- La formazione per il superamento nonviolento dei conflitti;
- La convivenza di diverse confessioni religiose;
- La difesa dei diritti umani;
- Il contrasto della controriforma agraria con la pratica della proprietà collettiva della terra;
- Il superamento delle ineguaglianze nei rapporti di lavoro, attraverso la formazione di gruppi di lavoro nei quali ciascuno è padrone e operaio;
- La memoria viva dei propri “martiri”.
- La costituzione della Rete delle Comunità in Resistenza che ogni anno riceve la visita di gruppi  di persone provenienti da varie parti del mondo , che  si confrontano con le Istituzioni governative,con l’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’Onu e il dipartimento per i Diritti Umani dell’U.E.
- La creazione dell’Università Contadina della Resistenza Civile ( come spazio di formazione collettivo dei membri delle diverse Comunità di Pace e in Resistenza Civile).
Il futuro di questi valorosi contadini e contadine, è intimamente legato alla solidarietà e alla pressione politica internazionale. Per la sua resistenza, per le azioni di vita che offre, per i martiri caduti, per l’impegno deciso ad offuscare il terrore con la speranza, questo esempio straordinario di nonviolenza, in un contesto tremendamente complicato dal conflitto armato, deve essere considerato Patrimonio dell’Umanità.

Non dobbiamo né possiamo lasciarli soli, da questo sito e da questo blog , se vorrete venire a visitarlo , vi terremo informati , cercheremo di essere la loro voce  e vi proporremo alcune piccole e semplici azioni da  portare avanti insieme , perché .. chi salva una vita.. salva il mondo intero.

La serata è stata organizzata anche grazie ai fantastici ragazzi di "Operazione colomba"
e alla Rete italiana Colombia Vive


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ultimo aggiornamento 22 Nov. 2011