Lo
spunto di Manfredi stavolta tocca le carovane dei coloni che negli
anni dal 1846 al 1866 hanno attraversato l’America da Est ad
Ovest per trovare terre fertili e nuove prospettive di vita. Il cinema
ha largamente presentato film su questo argomento, ma nessuno, di quelli
che fino ad ora ho avuto la possibilità di vedere, ha mostrato
la parte più cruda della faccenda. Nel Blizzard Gazzette si
parla proprio di quelle carovane e dei pericoli che correvano i coloni.
Non erano gli indiani (altra “grossa trovata” della Hollywood
di John Wayne) a rappresentare il rischio maggiore, ma il colera. Le
carovane non potevano fermarsi per curare i malati o celebrare un funerale.
Per avere qualche speranza di farcela dovevano giungere a destinazione
prima dell’inverno, per cui li abbandonavano lungo le piste al
loro destino. Alcune carovane nominavano dei “watcher”,
ossia persone incaricate di vegliare il moribondo fino alla fine delle
sue agonie, per poi seppellirlo. Alcuni watcher per affrettare i tempi
scavavano la fossa davanti agli occhi del malato, e se l’agonia
durava troppo a lungo, lo si seppelliva vivo. Per trattare il penoso
argomento Manfredi pensa di utilizzare la Pista Bozeman dove un tempo
prestavano servizio i Pony Express. Il servizio durò poco più di
un anno, subito messo in crisi dal telegrafo e dalla ferrovia.
Manfredi riunisce a Fort Laramie un assortimento di umanità che
a quell’epoca calcava il suolo americano, alcuni riducendoli
a macchietta. Di questa categoria fa parte Clovis, il signorino di
città nipote del proprietario del Morning di Omaha. Clovis rappresenta
il classico cittadino della costa dell’Est: magro, ben vestito
e ben curato, con maniere raffinate e un po’ dandy. La sua idea è quella
di portare la dura vita delle terre di frontiera sulle pagine del Morning,
per poi presentarle alla colta gente dell’est. Ci sono anche
gli scout e le vecchie guide delle carovane: uomini duri, con barbe
lunghe, classiche giacche con frange, fazzolettoni al collo e il cappello
che non lasciano neanche per dormire. Uomini rudi sempre pronti a menare
le mani, tanto che nelle prime pagine si vede una bella scazzottata,
più usuale nelle pagine di Zagor che in queste (comunque sempre
molto divertente da leggere e da vedere).
Tutto comincia con l’idea di Clovis di rievocare il celebre record,
sulla pista Bozeman, di uno dei grandi “Pony Express” del
passato: Joe Best. Tal compito è affidato a suo figlio, che
ripercorrerà il tragitto del padre per poi approdare a Fort
Laramie per i grandi festeggiamenti. Durante la celebrazione sarà consegnata
una busta per le vedove e gli orfani degli scout di frontiera, il cui
presidente è una guida di nome Gruber. La corsa di Joe Best
Junior sarà seguita “via treno” da Poe, incaricato
di scrivere l’articolo, e da Clovis, gran maestro di cerimonia,
pronto a rappresentare il giornale al forte. Tutto procede per il meglio
fino alla cerimonia. Dopo il discorso di Clovis, Joe consegna la busta
con la donazione a Gruber. Il volto della guida, sorridente e bonario
fino a quel momento si oscura e scoppia una rissa furibonda (devo dire
che ho gustato quelle vignette ricordando le belle scazzottate di Zagor
e i film di Bud Spencer e Terence Hill… uno degli scout assomigliava
proprio al grande Bud). Causa della rissa è una lettera, infilata
nella busta al posto dell’assegno. Non si capisce come e chi
possa averla messa, ma è una chiara provocazione rivolta a Gruber.
Infatti la lettera contiene una minaccia di morte verso Gruber e un
riferimento ad una spedizione dove fungeva il ruolo di guida: una macchia
rimasta nella sua carriera. Nella primavera del 1865, a Broad Water
una carovana di coloni fu sterminata dai Sioux. Nessuno sopravvisse,
tranne Gruber, che in quel momento si trovava lontano dalla carovana
in perlustrazione. Qualche malalingua insinuò che Gruber fosse
scappato al primo segno di pericolo, lasciando i coloni al loro destino.
I sospetti di Gruber, dapprima incentrati sui giornalisti, ora spaziano
tra la guarnigione, Joe Best Junior e gli altri scout presenti alla
cerimonia. Fra di loro si trova anche una guida famosa per i suoi tentativi
di organizzare spedizioni illegali in territorio Sioux, sempre bloccate
dall’esercito prima della partenza. Quest’uomo, Thomas
Russel, è un avventuriero che gira per le terre di frontiera
a reclutare scout e farsi pubblicità a buon mercato, invogliando
ingenui coloni a seguirlo, previo pagamento anticipato. Questa volta
punta alle Black Hills. Se ben ricordate, quelle montagne rappresentano
un territorio sacro per gli indiani, che hanno già dovuto difenderle
da Custer e da molti minatori (MV n° 61). Durante la scazzottata
Russel prende da parte Clovis per proporgli “un affare vantaggioso”.
Terminata la zuffa, il comandante Durkheim chiama a rapporto Gruber
e Junior. Il ragazzo, oltre ad un occhio nero, ha ricevuto un brutto
colpo al suo stato d’animo. Davanti al capitano, Joe conferma
la sua innocenza e racconta di come suo padre, pur non conoscendo personalmente
Gruber, ne abbia sempre avuto rispetto. Ma non dice tutto. Infatti
dopo essere usciti dall’ufficio, Joe raggiunge lo scout nel suo
alloggio. Qui, faccia a faccia, Joe racconta a Gruber che suo padre
prima di morire gli ha lasciato un messaggio, da riportargli nel caso
lo avesse incontrato. Joe Best prima di morire confida al figlio di
aver incontrato un superstite della carovana che Gruber guidava: un
giovane ragazzo febbricitante che doveva aver camminato molto dopo
la strage, perché il luogo dello scontro era molto lontano.
Joe non ha mai saputo il nome del ragazzo, poiché delirava a
causa della febbre alta. Lo accompagnò al primo trading post,
dove ebbe la fortuna di incontrare un dottore che ne prese cura e lo
portò con sé. Gruber dubita delle parole del ragazzo.
Se mai ci fosse stato un supersite l’avrebbe saputo. Proprio
in quel momento si presenta alla stazione un uomo dai capelli bianchi
che sta cercando un uomo evaso da un manicomio, di nome Rip Bates.
Quest’uomo, il dottor Robert Lock, viene indirizzato da un uomo
della guarnigione verso il forte: nella giornata molti forestieri sono
accorsi per la cerimonia, forse il fuggitivo si trova nei paraggi.
Il dottor Lock passa prima per il campo indiano, mostrando il ritratto
di Bates, per poi dirigersi in gran fretta verso il forte. Il suo comportamento
desta dei sospetti sia a Magico Vento che Poe, che decidono di seguirlo
all’interno del forte. Appena arrivati, le porte del forte si
chiudono alle loro spalle. La notte ormai incombe, ma non sembra affatto
tranquilla. Infatti i nostri amici vengono immediatamente chiamati
dal capitano e portati alla stalla, dove trovano Joe Junior impiccato
ad una delle travi. Magico Vento nota subito una nota sbagliata: lo
sgabello dove Junior dovrebbe essere salito è troppo basso e
il corpo non presenta i chiari segni di un impiccagione. Qualcuno lo
ha ucciso e poi ha preparato tutto per inscenare un suicidio. Il dottor
Lock presta il suo aiuto per un’autopsia. Dei graffi sul mento
confermano che qualcuno gli ha spezzato il collo prendendolo dalle
spalle. Subito vengono interrogati gli scout e gli uomini della guarnigione.
Gruber conferma di essere rimasto per tutto il pomeriggio nella sua
baracca ad interrogare gli uomini della guarnigione. I sospetti convergono
verso l’uomo scappato dal manicomio: Bates è il famoso
ragazzo scampato dalla carovana di Broad Waters. Il dottore racconta
che il ragazzo era piuttosto taciturno ed introverso. Aveva degli incubi
ricorrenti di cui non si è mai riuscita a capire il significato,
finché sotto ipnosi il ragazzo ricordò, e questo lo portò alla
follia. Ricordava un uomo che lo seppelliva vivo lungo una pista per
carovane che pronunciava le parole: “ormai sei morto”,
le stesse scritte sul foglio consegnate a Gruber. Ormai è chiaro
che è stato Bates a scrivere il biglietto e sostituirlo alla
lettera con l’assegno, e probabilmente, ha ucciso il povero junior
per non essere scoperto. Dal forte non è uscito nessuno, per
cui il giovane deve essere ancora dentro. Subito si formano due squadre,
una formata dagli scout e una dai soldati, per cercare il pericoloso
criminale. Magico Vento, durante il colloquio con Gruber nella sua
baracca, ha notato una botola sul pavimento. Da quell’apertura
chiunque potrebbe essere entrato od uscito. Arriva il mattino e di
Bates nessuna traccia, per cui le ricerche si spostano al campo indiano.
La particolare irruenza degli scout provoca un’altra rissa al
campo che coinvolge gli scout e la tribù di Magico Vento. Poe
nel frattempo svolge le sue indagini al forte dove scopre che uno dei
soldati, dopo essere smontato dal suo turno di guardia si è recato
nella baracca per parlare con Gruber, ma lui non c’era, ed oltretutto
la botola era spalancata. A confermare i suoi sospetti c’è il
fatto che nessuno ha visto uscire Joe da quella stanza. Affacciandosi
alla finestra Poe vede il dottor Lock e Gruber allontanarsi a cavallo.
Lock afferma di sapere dove si trova il suo paziente e chiede a Gruber
di portarlo nel luogo dove ha seppellito vivo il giovane Bates. Lock
ha bisogno di Gruber per individuare il punto esatto, perciò gli
chiede di accompagnarlo. Giunti vicino al luogo incriminato, Lock e
Gruber trovano una fossa scavata di fresco e, dentro la buca, una busta.
Gruber si cala per prendere la busta e dentro vi trova l’assegno.
In quel momento Lock lo colpisce con una pala e lo tramortisce. Comincia
a seppellirlo, ma viene interrotto da Magico Vento e Poe. Lo sciamano
aveva capito che Bates e Lock erano la stessa persona, ma ne ha avuto
la conferma in quel momento. Lock, o Bates, non si scompone al loro
arrivo, in fondo stava restituendo il favore a Gruber. Lo scout, ripresosi
dalla botta in testa cerca di sparare a Bates, ma viene fermato da
Magico Vento che lo accusa del delitto del giovane Joe Best. Gruber
in un primo istante afferma di essere stato chiuso nella sua baracca
per interrogare i soldati per tutto il pomeriggio, ma viene prontamente
smentito da Poe. Convinto dai due buchi minacciosi del fucile di Magico
Vento, Gruber confessa. Il giorno della strage alla sua carovana si
era offerto di fare da watcher perché temeva un attacco da parte
degli indiani. Dopo un po’ che “assisteva” il ragazzo
febbricitante accanto al fiume, vide le colonne di fumo provenire dalla
pista e capì cos’era successo. Ebbe paura e si sbrigò a
seppellire il ragazzo ancora vivo. Subito dopo scappò senza
cercare aiuto al forte. Adesso ha ucciso il giovane Best perché sembrava
che conoscesse il suo atto di vigliaccheria. Il padre quel giorno percorreva
la stessa pista, e si rifugiò poi a Fort Laramie. Non incontrò mai
Gruber né lungo la pista né al forte. In uno scatto di
rabbia ha ucciso il ragazzo per poi portarlo nella stalla ed inscenare
il suicidio. Il colpevole è consegnato alla giustizia e l’esercito
tributa gli onori al giovane Best.
L’albo è interessante e Darko Perovic sembra trovarsi
a suo agio nelle ambientazioni western, regalandoci uno spicchio di
quel tempo selvaggio e di quegli uomini rudi.