Gli arretrati
 
 
L'ultima corsa
Magico Vento n° 71

© Sergio Bonelli Editore S.p.A.Lo spunto di Manfredi stavolta tocca le carovane dei coloni che negli anni dal 1846 al 1866 hanno attraversato l’America da Est ad Ovest per trovare terre fertili e nuove prospettive di vita. Il cinema ha largamente presentato film su questo argomento, ma nessuno, di quelli che fino ad ora ho avuto la possibilità di vedere, ha mostrato la parte più cruda della faccenda. Nel Blizzard Gazzette si parla proprio di quelle carovane e dei pericoli che correvano i coloni. Non erano gli indiani (altra “grossa trovata” della Hollywood di John Wayne) a rappresentare il rischio maggiore, ma il colera. Le carovane non potevano fermarsi per curare i malati o celebrare un funerale. Per avere qualche speranza di farcela dovevano giungere a destinazione prima dell’inverno, per cui li abbandonavano lungo le piste al loro destino. Alcune carovane nominavano dei “watcher”, ossia persone incaricate di vegliare il moribondo fino alla fine delle sue agonie, per poi seppellirlo. Alcuni watcher per affrettare i tempi scavavano la fossa davanti agli occhi del malato, e se l’agonia durava troppo a lungo, lo si seppelliva vivo. Per trattare il penoso argomento Manfredi pensa di utilizzare la Pista Bozeman dove un tempo prestavano servizio i Pony Express. Il servizio durò poco più di un anno, subito messo in crisi dal telegrafo e dalla ferrovia.
Manfredi riunisce a Fort Laramie un assortimento di umanità che a quell’epoca calcava il suolo americano, alcuni riducendoli a macchietta. Di questa categoria fa parte Clovis, il signorino di città nipote del proprietario del Morning di Omaha. Clovis rappresenta il classico cittadino della costa dell’Est: magro, ben vestito e ben curato, con maniere raffinate e un po’ dandy. La sua idea è quella di portare la dura vita delle terre di frontiera sulle pagine del Morning, per poi presentarle alla colta gente dell’est. Ci sono anche gli scout e le vecchie guide delle carovane: uomini duri, con barbe lunghe, classiche giacche con frange, fazzolettoni al collo e il cappello che non lasciano neanche per dormire. Uomini rudi sempre pronti a menare le mani, tanto che nelle prime pagine si vede una bella scazzottata, più usuale nelle pagine di Zagor che in queste (comunque sempre molto divertente da leggere e da vedere).
Tutto comincia con l’idea di Clovis di rievocare il celebre record, sulla pista Bozeman, di uno dei grandi “Pony Express” del passato: Joe Best. Tal compito è affidato a suo figlio, che ripercorrerà il tragitto del padre per poi approdare a Fort Laramie per i grandi festeggiamenti. Durante la celebrazione sarà consegnata una busta per le vedove e gli orfani degli scout di frontiera, il cui presidente è una guida di nome Gruber. La corsa di Joe Best Junior sarà seguita “via treno” da Poe, incaricato di scrivere l’articolo, e da Clovis, gran maestro di cerimonia, pronto a rappresentare il giornale al forte. Tutto procede per il meglio fino alla cerimonia. Dopo il discorso di Clovis, Joe consegna la busta con la donazione a Gruber. Il volto della guida, sorridente e bonario fino a quel momento si oscura e scoppia una rissa furibonda (devo dire che ho gustato quelle vignette ricordando le belle scazzottate di Zagor e i film di Bud Spencer e Terence Hill… uno degli scout assomigliava proprio al grande Bud). Causa della rissa è una lettera, infilata nella busta al posto dell’assegno. Non si capisce come e chi possa averla messa, ma è una chiara provocazione rivolta a Gruber. Infatti la lettera contiene una minaccia di morte verso Gruber e un riferimento ad una spedizione dove fungeva il ruolo di guida: una macchia rimasta nella sua carriera. Nella primavera del 1865, a Broad Water una carovana di coloni fu sterminata dai Sioux. Nessuno sopravvisse, tranne Gruber, che in quel momento si trovava lontano dalla carovana in perlustrazione. Qualche malalingua insinuò che Gruber fosse scappato al primo segno di pericolo, lasciando i coloni al loro destino. I sospetti di Gruber, dapprima incentrati sui giornalisti, ora spaziano tra la guarnigione, Joe Best Junior e gli altri scout presenti alla cerimonia. Fra di loro si trova anche una guida famosa per i suoi tentativi di organizzare spedizioni illegali in territorio Sioux, sempre bloccate dall’esercito prima della partenza. Quest’uomo, Thomas Russel, è un avventuriero che gira per le terre di frontiera a reclutare scout e farsi pubblicità a buon mercato, invogliando ingenui coloni a seguirlo, previo pagamento anticipato. Questa volta punta alle Black Hills. Se ben ricordate, quelle montagne rappresentano un territorio sacro per gli indiani, che hanno già dovuto difenderle da Custer e da molti minatori (MV n° 61). Durante la scazzottata Russel prende da parte Clovis per proporgli “un affare vantaggioso”. Terminata la zuffa, il comandante Durkheim chiama a rapporto Gruber e Junior. Il ragazzo, oltre ad un occhio nero, ha ricevuto un brutto colpo al suo stato d’animo. Davanti al capitano, Joe conferma la sua innocenza e racconta di come suo padre, pur non conoscendo personalmente Gruber, ne abbia sempre avuto rispetto. Ma non dice tutto. Infatti dopo essere usciti dall’ufficio, Joe raggiunge lo scout nel suo alloggio. Qui, faccia a faccia, Joe racconta a Gruber che suo padre prima di morire gli ha lasciato un messaggio, da riportargli nel caso lo avesse incontrato. Joe Best prima di morire confida al figlio di aver incontrato un superstite della carovana che Gruber guidava: un giovane ragazzo febbricitante che doveva aver camminato molto dopo la strage, perché il luogo dello scontro era molto lontano. Joe non ha mai saputo il nome del ragazzo, poiché delirava a causa della febbre alta. Lo accompagnò al primo trading post, dove ebbe la fortuna di incontrare un dottore che ne prese cura e lo portò con sé. Gruber dubita delle parole del ragazzo. Se mai ci fosse stato un supersite l’avrebbe saputo. Proprio in quel momento si presenta alla stazione un uomo dai capelli bianchi che sta cercando un uomo evaso da un manicomio, di nome Rip Bates. Quest’uomo, il dottor Robert Lock, viene indirizzato da un uomo della guarnigione verso il forte: nella giornata molti forestieri sono accorsi per la cerimonia, forse il fuggitivo si trova nei paraggi. Il dottor Lock passa prima per il campo indiano, mostrando il ritratto di Bates, per poi dirigersi in gran fretta verso il forte. Il suo comportamento desta dei sospetti sia a Magico Vento che Poe, che decidono di seguirlo all’interno del forte. Appena arrivati, le porte del forte si chiudono alle loro spalle. La notte ormai incombe, ma non sembra affatto tranquilla. Infatti i nostri amici vengono immediatamente chiamati dal capitano e portati alla stalla, dove trovano Joe Junior impiccato ad una delle travi. Magico Vento nota subito una nota sbagliata: lo sgabello dove Junior dovrebbe essere salito è troppo basso e il corpo non presenta i chiari segni di un impiccagione. Qualcuno lo ha ucciso e poi ha preparato tutto per inscenare un suicidio. Il dottor Lock presta il suo aiuto per un’autopsia. Dei graffi sul mento confermano che qualcuno gli ha spezzato il collo prendendolo dalle spalle. Subito vengono interrogati gli scout e gli uomini della guarnigione. Gruber conferma di essere rimasto per tutto il pomeriggio nella sua baracca ad interrogare gli uomini della guarnigione. I sospetti convergono verso l’uomo scappato dal manicomio: Bates è il famoso ragazzo scampato dalla carovana di Broad Waters. Il dottore racconta che il ragazzo era piuttosto taciturno ed introverso. Aveva degli incubi ricorrenti di cui non si è mai riuscita a capire il significato, finché sotto ipnosi il ragazzo ricordò, e questo lo portò alla follia. Ricordava un uomo che lo seppelliva vivo lungo una pista per carovane che pronunciava le parole: “ormai sei morto”, le stesse scritte sul foglio consegnate a Gruber. Ormai è chiaro che è stato Bates a scrivere il biglietto e sostituirlo alla lettera con l’assegno, e probabilmente, ha ucciso il povero junior per non essere scoperto. Dal forte non è uscito nessuno, per cui il giovane deve essere ancora dentro. Subito si formano due squadre, una formata dagli scout e una dai soldati, per cercare il pericoloso criminale. Magico Vento, durante il colloquio con Gruber nella sua baracca, ha notato una botola sul pavimento. Da quell’apertura chiunque potrebbe essere entrato od uscito. Arriva il mattino e di Bates nessuna traccia, per cui le ricerche si spostano al campo indiano. La particolare irruenza degli scout provoca un’altra rissa al campo che coinvolge gli scout e la tribù di Magico Vento. Poe nel frattempo svolge le sue indagini al forte dove scopre che uno dei soldati, dopo essere smontato dal suo turno di guardia si è recato nella baracca per parlare con Gruber, ma lui non c’era, ed oltretutto la botola era spalancata. A confermare i suoi sospetti c’è il fatto che nessuno ha visto uscire Joe da quella stanza. Affacciandosi alla finestra Poe vede il dottor Lock e Gruber allontanarsi a cavallo. Lock afferma di sapere dove si trova il suo paziente e chiede a Gruber di portarlo nel luogo dove ha seppellito vivo il giovane Bates. Lock ha bisogno di Gruber per individuare il punto esatto, perciò gli chiede di accompagnarlo. Giunti vicino al luogo incriminato, Lock e Gruber trovano una fossa scavata di fresco e, dentro la buca, una busta. Gruber si cala per prendere la busta e dentro vi trova l’assegno. In quel momento Lock lo colpisce con una pala e lo tramortisce. Comincia a seppellirlo, ma viene interrotto da Magico Vento e Poe. Lo sciamano aveva capito che Bates e Lock erano la stessa persona, ma ne ha avuto la conferma in quel momento. Lock, o Bates, non si scompone al loro arrivo, in fondo stava restituendo il favore a Gruber. Lo scout, ripresosi dalla botta in testa cerca di sparare a Bates, ma viene fermato da Magico Vento che lo accusa del delitto del giovane Joe Best. Gruber in un primo istante afferma di essere stato chiuso nella sua baracca per interrogare i soldati per tutto il pomeriggio, ma viene prontamente smentito da Poe. Convinto dai due buchi minacciosi del fucile di Magico Vento, Gruber confessa. Il giorno della strage alla sua carovana si era offerto di fare da watcher perché temeva un attacco da parte degli indiani. Dopo un po’ che “assisteva” il ragazzo febbricitante accanto al fiume, vide le colonne di fumo provenire dalla pista e capì cos’era successo. Ebbe paura e si sbrigò a seppellire il ragazzo ancora vivo. Subito dopo scappò senza cercare aiuto al forte. Adesso ha ucciso il giovane Best perché sembrava che conoscesse il suo atto di vigliaccheria. Il padre quel giorno percorreva la stessa pista, e si rifugiò poi a Fort Laramie. Non incontrò mai Gruber né lungo la pista né al forte. In uno scatto di rabbia ha ucciso il ragazzo per poi portarlo nella stalla ed inscenare il suicidio. Il colpevole è consegnato alla giustizia e l’esercito tributa gli onori al giovane Best.
L’albo è interessante e Darko Perovic sembra trovarsi a suo agio nelle ambientazioni western, regalandoci uno spicchio di quel tempo selvaggio e di quegli uomini rudi.

Ciop

 
 
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