Prima
di leggere un nuovo albo è mia buona abitudine leggere prima
il "Blizzard Gazzette". Come specificato nella rubrica, Manfredi
si muove sulla falsa riga di un film poco conosciuto interpretato da
Charles Bronson: "Io non credo a nessuno" tratto dal romanzo
di Alistair MacLean "Agguato al passo del Nibbio". L'autore
aveva raggiunto la celebrità con il romanzo, poi diventato film,
"I Cannoni di Navarone". MacLean è stato uno dei creatori
del genere thriller - bellico - spionistico. Nel racconto citato si
descrivevano i retroscena di una spedizione militare di soccorso in
pieno inverno, ad un forte falciato da un'epidemia di colera. Manfredi
prende spunto dalla spedizione per poi rimpastare la storia a suo modo,
aggiungendo un uso non proprio umanitario come fine della stessa.
Torniamo a noi. "Una fredda mattina di inverno" in una miniera
perduta nel vasto territorio tra Colorado e Wyoming un gruppo di indiani
Ute attacca un piccolo drappello dell'esercito per rubare un carico
d'oro. I minatori avvertiti dall'unico superstite, mettono al corrente
dell'accaduto l'agenzia indiana di Tyron Welch. Gli uomini di Welch,
subito in allarme, si mettono in viaggio verso Fort Sanders dal Comandante
Ferguson a Cheyenne. Due settimane dopo Magico Vento e Poe vengono a
sapere dell'accaduto da un articolo del Morning. Magico Vento è
preoccupato perché il territorio dove si è svolto il furto
è quello del suo amico Tuono Veloce (capo degli Ute) e del giovane
guerriero e testa calda Orso Affamato. La storia secondo i nostri due
amici non sta in piedi e sospettano che il furto sia solo una pretesto
per scatenare una guerra. E Cheyenne è troppo vicina alla riserva
di Nuvola Rossa e a Fort Laramie. L'unica cosa da fare è andare
a verificare sul luogo. Mentre aspettano il treno nella stazione di
Sidney in Nebraska, i nostri amici si imbattono in un convoglio militare
diretto a Fort Sanders. Sembra che il forte sia stato colpito da un'epidemia
di colera. Per questo è stata allestita una spedizione medica
sotto il comando del Maggiore Lorimer. Il maggiore e i suoi soldati
devono garantire la sicurezza del Dott. Rice e reintegrare il personale
del forte. Nella spedizione ci sono anche il Reverendo Rope, dell'Ufficio
Affari Indiani e il cameriere Paquito. Dopo essere stati accolti sul
treno grazie all'intervento del reverendo, amico del Senatore Fulton,
i nostri due amici si ritirano nei loro alloggi. In un primo momento
Poe sospetta che il reverendo sia il suo amico e attore trasformista
Dick Carr. Poe non riesce a spiegare altrimenti il fatto che li abbia
riconosciuti immediatamente in stazione e la solerzia per averli voluti
a bordo. Purtroppo ha preso una cantonata, e lo stesso Reverendo spiega
ai nostri amici la sua presenza sul treno. L'agente indiano presente
nel territorio di Cheyenne, Welch, è un poco di buono con gravi
precedenti penali. Si sospetta che Welch abbia qualche legame con il
furto dell'oro e magari qualche complice tra i militari del forte. Da
dietro le tende Paquito ascolta tutta la conversazione. Nel frattempo
il Maggiore Lorimer esprime i suoi dubbi sull'arrivo di Magico Vento
e Poe al Dott. Rice. Secondo il maggiore, che non crede nelle coincidenze,
tutto era stato preparato dall'Ufficio Affari Indiani per condurre una
trattativa privata con Orso Affamato, escludendolo dalla missione. Il
viaggio prosegue tra i dubbi e rancori dei passeggeri. Magico Vento
comincia a sospettare che il vero scopo della spedizione sia un altro
e ne ha conferma quando, alla stazione di Sherman, ha modo di catturare
un bandito che ha ucciso gli addetti di stazione e tagliato i fili del
telegrafo. Il suo scopo era di precludere ogni via di comunicazione
tra il treno e il forte. Magico Vento ha modo di parlare con il maggiore
in privato ed esporre i suoi sospetti: gli Ute e gli uomini di Welch
hanno stretto una temporanea alleanza e si sono impadroniti del forte.
Welch, inoltre, è stato informato della partenza del convoglio
e del suo tragitto. A questo punto c'è da aspettarsi un agguato
da parte degli indiani e dagli uomini di Welch. Dopo il colloquio con
il maggiore Magico Vento si reca nelle cucine per parlare con Paquito.
Questo strano cameriere che sembra al corrente di molte cose, altri
non è che Dick Carr. L'agente federale conferma i sospetti di
Magico Vento sull'alleanza di Welch e degli Ute per far rubare l'oro
in cambio di qualcosa di altrettanto prezioso per loro: vettovaglie
ed armi. Cose presenti in abbondanza a Fort Sanders. A Welch occorre
anche un mezzo per trasportare l'oro senza destare sospetti, e un treno
di ritorno da una zona "infetta" sarebbe l'ideale. Un complice
nascosto tra i passeggeri dovrebbe portare il treno a destinazione senza
soldati. Un attacco degli Ute potrebbe servire alla scopo. Inoltre,
secondo Dick, non esiste nessuna epidemia al forte e le tanto sospirate
casse di medicinali sarebbero piene di armi. Il treno, al momento, sta
procedendo su un tratto di salita molto ripida. Questo è il momento
migliore per sabotare il treno. Ed infatti qualcuno, ha fatto saltare
il freno e il gancio degli ultimi vagoni, quelli con i soldati e i cavalli.
Magico Vento e Dick, che si trovano insieme ai soldati, devono saltare
dal vagone in tutta fretta. Poe insieme al reverendo Rope si rende conto
della situazione e corre dal maggiore Lorimer. Il dott. Rice tiene in
ostaggio il maggiore e conferma a Poe il piano di Welch. Tutto sembra
perduto. Il treno si ferma improvvisamente. Gli Ute hanno bloccato il
treno per prendere la loro parte in anticipo rispetto ai patti. Poe,
approfittando della confusione riesce a liberare se stesso, il maggiore
e il reverendo. Nel frattempo Orso Affamato riceve i fucili, residuati
bellici presi dal fondo di qualche magazzino militare. Poe eludendo
la sorveglianza dei banditi riesce ad avvicinarsi all'indiano e metterlo
in guardia su quello che ha in mano. La situazione torna sotto il controllo
di Poe e Magico Vento, giunto al momento opportuno. Ned chiede ad Orso
Affamato perché ha deciso di allearsi ad un verme come Welch.
Orso Affamato è guidato dal desiderio di vendicarsi della morte
di Tuono Veloce. Questi è stato ucciso dai minatori che hanno
fatto esplodere un costone quando l'indiano era ancora nel canyon. Gli
Ute avevano bisogno di armi e Welch poteva procurargliele, il loro rapporto
"di affari" cominciava e finiva lì. Avidità
e pace sono cose che non vanno d'accordo, se i cercatori continueranno
a cercare l'oro calpestando i diritti degli indiani, come si potrà
parlare di pace? Il maggiore riesce a radunare i suoi soldati e grazie
a Magico Vento riesce ad attirare in una trappola Welch e i suoi uomini.
Manfredi continua a donarci bellissime storie ma che con il primo Magico
Vento, sembrano non avere più nulla a che fare. In tutte le ultime
storie ciò che risalta non è la figura dello sciamano
ma del semplice avventuriero, intelligente, capace e rapido, ma pur
sempre un avventuriero. Ruolo che potrebbe essere ricoperto benissimo
dal Comandante Mark o da Zagor o da Tex. Insomma il "Magico"
dove è andato a finire? I disegni sono affidati al bravo Giez.
Nota di merito a parte per la bellissima copertina di Frisenda.