Nereo Villa, Dedica de "NUMEROLOGIA BIBLICA,
Considerazioni sulla Matematica Sacra", SeaR Edizioni, Reggio Emilia, aprile 1995

Dedica - Introduzione - Cap. 1° Il nome di Dio - Cap. 2° Facciamo un po' d'ordine (lettere 1ª - 11ª) - Cap. 3° La matematica non è un'opinione - Cap. 4° Facciamo un po' d'ordine (lettere 12ª - 22ª) - Cap. 5° L'altro sistema - Considerazioni conclusive

L'ALTRO SISTEMA

A questo punto occorre soffermarci un po' a riconsiderare tutto l'alfabeto, al fine di introdurre nel suo sistema aritmetico un altro sistema, quello geometrico .

Come abbiamo visto, le lettere ebraiche sono 22, ognuna delle quali ha un valore numerico preciso, dall'1 al 10, dal 10 al 100, e dal 100 al 400.

Perché siano proprio 22, non 21 e nemmeno 23, è spiegato in un antichissimo libro sacro che la tradizione orale fa risalire addirittura ad Adamo. Si tratta del libro della formazione dell'universo, il "Sefer Yezirah", che abbiamo citato nel capitolo precedente a proposito del 32.

Da esso si può intuire come le 22 lettere sacre possano trovare corrispondenza in 22 parti del corpo umano:

"Con 32 vie meravigliose di saggezza, l'IO SONO delle schiere planetarie, Signore vivente e Re dell'Universo, vera potenza in amore, clemente, eccelso ed elevato, che risiede in alto e il cui nome è sacro, incise e creò il suo mondo con tre forme computate, contate e raccontate. Dieci sfere di niente e 22 lettere fondamentali: 3 madri, 7 doppie e 12 semplici. Dieci sfere di niente; come il numero delle dita, cinque di fronte a cinque e un patto unico è orientato in mezzo, con la parola della lingua e nella parola del pudore"(1).

Da queste parole si può dedurre che Dio abbia creato il mondo sulla base di dieci numeri e ventidue lettere e che questo ventidue sia inserito in tutta la creazione cosmica e che l'uomo, in quanto sintesi dell'attività creatrice universale, lo porti in sé, nelle dita delle mani e dei piedi, nell'organo della parola e nell'organo della riproduzione della specie.

Chi vuole conoscere i fondamenti della lingua biblica deve quindi semplicemente contare.

Contare fa parte del raccontare, perciò le cose dovrebbero essere dette allo stesso modo in cui si conta dall'1 al 10. Allora si avrebbe verità.

Il racconto biblico è detto anche resoconto biblico proprio per la peculiarità del suo alfabeto. Risulta quindi evidente che ogni traduzione in altra lingua, per quanto ben fatta, eliminando questa peculiarità, sottrae fatalmente anche il suo metodo di veridicità.

Accanto a questo sistema numerico, che è il più semplice, ve ne sono altri, usati dalla dottrina tradizionale o cabala. Accenneremo qui al più importante dopo quello finora considerato. Si tratta del sistema geometrico.

Per prima cosa diciamo subito che il primo fabbro della Bibbia è Tubalkain(2). Tubalkain si scrive in ebraico con le lettere TAW, VAV, BET, LAMED, QOF, IOD, NUN, valori numerici 400, 6, 2, 30, 100, 10, 50, somma totale 598.

Se si sommano le cifre che formano questo numero, e cioè il 5, il 9 e l'8, si ha il valore 22, cioè lo stesso numero delle lettere dell'alfabeto.

Se si moltiplicano fra loro gli stessi 5, 9 e 8, abbiamo, come prodotto 360, cioè il valore dell'angolo giro del cerchio e vi è un rapporto fra le 22 lettere dell'alfabeto ebraico e il valore 360 dell'angolo giro del cerchio: nel cerchio è possibile inscrivere 22 poligoni regolari, non meno di 22, non più di 22.

Forse è per questo motivo che nel frontespizio di antichi testi filosofici venivano raffigurate la squadra e il compasso in mano a Tubalkain(3).

Mediante i loro lati queste 22 figure geometriche dividono i 360° dell'angolo giro del cerchio e cominciando dal triangolo equilatero, si hanno così:

  • il triangolo equilatero con i suoi 3 lati corrispondente al valore numerico 1;
  • il quadrato con i suoi 4 lati, corrispondente al valore numerico 2;
  • il pentagono, con i suoi 5 lati, corrispondente al valore numerico 3;
  • e così via fino al ventiduesimo valore numerico.

Se accanto alla prima disposizione di valori numerici, si pone il numero di lati del rispettivo poligono regolare, inscrivibile nel cerchio, si hanno due serie di numeri:

1 ......... 3
2 ......... 4
3 ......... 5
4 ......... 6
5 ......... 8
6 ......... 9
7 ......... 10
8 ......... 12
9 ......... 15
10 ......... 18
20 ......... 20
30 ......... 24
40 ......... 30
50 ......... 36
60 ......... 40
70 ......... 45
80 ......... 60
90 ......... 72
100 ......... 90
200.........
120(4)
300 ......... 180
400 ......... 360

Ovviamente, l'ultimo poligono, avendo 360 lati, uno per ogni grado del cerchio, è anch'esso, in realtà un cerchio. La "stravaganza" di chiamare poligono il cerchio, pensando a un poligono di 360 lati, è in sintonia con il nome dell'ultimo, cioè del 22° dei Tarocchi Maggiori, chiamato, appunto, il "matto". La parola "tarocchi", deriva da "Torà", cioè dalla "legge".

Si possono ora raffigurare in una tabella riassuntiva le lettere con i rispettivi valori numerici e geometrici:

 

TABELLA RIASSUNTIVA

Facciamo ora alcuni esempi di calcolo secondo questo sistema di calcolo "geometrico".

Prendiamo il nome di Gesù.

Come abbiamo visto, Gesù si dice in ebraico "Joshua", IOD, HE, VAV, SCIN, HAIN,

valori geometrici 18, 8, 9, 180, 45, totale 260.

Nel 260 il 26, valore complessivo del nome divino, è posto ad un livello superiore, quello delle decine.

Prendiamo ora il nome dell'"Io sono".

Il significato del nome "Yahwe" è presentato dalla Bibbia:

"Mosè disse a Dio: ecco io vado ai figli di Israele, e dico loro: il Dio dei vostri padri mi mandò a voi; se mi dicono: Qual'è il suo nome? Che cosa ho da dir loro? E Dio disse a Mosè: "Eié ascèr Eié". Indi disse: Così dirai ai figli d'Israele: Eié mi mandò a voi: Iddio soggiunse a Mosè: così dirai ai figli d'Israele: Yawhe, Dio dei vostri padri, Dio d'Abramo, Dio d'Isacco e Dio di Giacobbe, mi mandò a voi. Ed è questo il mio nome per sempre, ed è questa la mia denominazione per tutti i secoli"(5).

Fra il nome "Yahwe" e la formula "Eié ascèr Eié":

che noi traduciamo "Io sono l'Io sono", vi è una relazione precisa.

I valori geometrici di "Eié", in lettere ALEF, HE, IOD, HE, sono: 3, 8, 18, 8, somma totale 37.

I valori geometrici di "ascèr", ALEF, SCIN, RESH, sono: 3, 180, 120, somma totale, 303.

Nella sua estensione, la formula "Eié ascèr Eié" si presenta, numericamente così:

3 7 + 3 0 3 + 3 7

e la sua somma complessiva è 377.

Facciamo ora un esperimento: conteggiamo un nome non ebraico. Prendiamo il nome sanscrito Krishna, in lettere ebraiche KAF, RESH, IOD, SCIN, NUN, ALEF(6), valori geometrici 20, 120, 18, 180, 36, 3, totale 377.

Se però prendiamo la somma delle cifre che compongono i tre risultati della formula di auto-presentazione di Dio abbiamo:

(3+7) + (3+0+3) + (3+7)

totale = 26

Infatti i tre risultati "37", "303", "37", sono tali da rendere ancora possibile la struttura dell'ALEF, secondo quanto è stato indicato inizialmente di questa lettera.

Prendiamo ora il nome greco Christós, KAF, RESH, IOD, SAMEK, TET, VAV, SAMEK,

valori geometrici 20-120-18-40-15-9-40, totale 262.

In ebraico il valore complessivo delle lettere che compongono le parole "Gesù Cristo" è formato dai valori geometrici 260, "Joshua", più 262, "Christós", in tutto 522.

Quasi a testimoniare che l'infinito aggiunto all'infinito da' ancora il medesimo infinito, cioè la divinità del Cristo, l'operazione "522 + 377" indica che la somma di questi due valori, che rappresentano rispettivamente "Gesù Cristo" e "Io sono l'Io sono" da' come sintesi di nuovo il valore del nome di Dio. Infatti la sintesi di 899 (522 + 377) è:

8 + 9 + 9 = 26

Vediamo pertanto "la formula di auto-presentazione" di Dio, incarnato in Gesù Cristo. E' noto che egli presentasse se stesso come via, verità e vita.

"Via" in ebraico si dice "dèrek" e si scrive con le lettere, DALET, RESH, KAF, valori numerici 4, 200, 20, totale 224, sintesi 8.

"Verità" si dice, come abbiamo visto, "emet" e si scrive, ALEF, MEM, TAW, valori numerici 1, 40, 400, totale 441, sintesi 9.

"Vita" si dice "hai" e si scrive CHET, IOD, valori numerici, 8, 10, totale 18, sintesi 9.

Il risultato precedente 899, è formato con le tre sintesi di via, verità e vita.

A proposito del 262, valore geometrico del Cristo, si può fare anche un'importante considerazione circa l'idea orientale di karma. Questo termine sanscrito ha un ampio significato, in particolare riferibile al tipo di forza che opera nell'umano come struttura del "destino" individuale e collettivo, secondo una logica trascendente, di cui l'uomo è, nella profondità della coscienza, cooperatore(7). Se volessimo scrivere la parola "karma" servendoci dell'alfabeto ebraico, avremmo questa sequenza di lettere: KAF-ALEF-RESH-MEM-ALEF,(8) valori numerici, 20-1-200-40-1. Calcolando la somma di questi cinque valori numerici abbiamo l'identico risultato della somma geometrica della parola "Christós" e cioè 262.

Ora, l'Agnello è considerato, mediante il sacrificio del Golgota, il superatore del karma e questo risulta anche dall'antica conoscenza dei Rosacroce. Il Cristo era detto infatti, in linguaggio rosicruciano, Signore del karma(9).

Se ora riprendiamo il nome Yahwe con i valori geometrici, le lettere IOD, HE, VAV, HE, corrispondono a 18, 8, 9, 8, totale 43. Abbiamo qui il 4 e il 3 dei quali abbiamo ampiamente trattato, riuniti in un solo valore che è quello del nome di Dio. Il 4 e il 3 li abbiamo visti appartenere rispettivamente alle idee di femminile e di maschile. Si potrebbe dire che ambedue le idee rientrano geometricamente nel nome sacro.

Ma vi sono altri modi, molto precisi, per rilevare la cosa.

Quanto segue a proposito, ci sembra molto importante.

Nel libro della Genesi è detto: "Dio creò l'uomo e li fece maschio e femmina"(10).

Per questi due concetti sono scritte, rispettivamente, le parole "zakar" e "neqebah", formate dalle lettere "ZAIN-KAF-RESH" e "NUN-QOF-BET-HE", valori geometrici 10, 20, 120, totale 150 e 36, 90, 4, 8, totale 138.

La somma complessiva,

150 + 138 = 288

Ma questo è appunto il valore geometrico segreto di Yahwe, dato dai VS geometrici delle lettere IOD, HE, VAV, HE.

Per vederlo, si proceda così: si confrontino nella tabella (pag. 74) i valori geometrici di IOD, HE, VAV, HE e si applichi ad essi la formula del VS (pag. 41):

VS 18 = 171
VS 8 = 36
VS 9 = 45
VS 8 = 36
Totale     288

Che la totalità biologica, la matrice primordiale da cui sono usciti tutti gli esseri sessuati sia uguale a 288, risulta anche nelle recenti scoperte sulla stabilità del nucleo atomico, dati scientifici che di certo non erano conosciuti al tempo in cui fu scritta la Bibbia. Andiamo ora a scoprire questa cosa veramente straordinaria.

Nel 1963 viene assegnato il premio Nobel per la fisica a Maria Goeppert Mayer per il modello a guscio del nucleo atomico, e ad altri due scienziati: Jensen e Wigner. Dal modello risulta che i nuclei atomici contenenti 2 oppure 8 o 20 o 50 o 82 o 126 neutroni, sono particolarmente stabili, cioè tengono insieme la materia; altri nuclei, con 28 o 40 neutroni, sono meno stabili; tutti gli altri nuclei, contenenti un numero di neutroni diverso da questi, sono instabili.

La fisica nucleare chiama i numeri della stabilità, "numeri magici".

Numeri magici sono dunque:

2-8-20-50-82-126

Il numero 288 è precisamente la somma dei numeri della stabilità nucleare:

2+8+20+50+82+126=288.

Il mondo sta insieme grazie alla stabilità nucleare, alla coesione atomica della sua sostanza. Tale stabilità è espressa dal 288.

E' straordinario che in ebraico "nakòn" significhi, "fermo", "saldo", "stabile". Questa parola è presente nella Bibbia(11) e si scrive con le lettere NUN, CHET, VAV, NUN, in numeri, 50, 20, 6, 50, somma totale 126. "Ora sappiamo che il piombo è il più stabile degli elementi, spesso sottoprodotto di trasformazioni, data la sua stabilità; inoltre è l'ultimo elemento stabile prima della serie degli elementi radioattivi. L'esempio del piombo è significativo, perché il 126 che è il numero dei suoi neutroni, è il più grande dei numeri magici conosciuti [...]. Il numero 126 può essere considerato come il numero simbolico della STABILITA' NUCLEARE, o numero archetipo della costituzione del nucleo."(12).

Si noti altresì che i VS dei numeri magici sono:

VS 2 = 3
VS 8 = 36
VS 20 = 210
VS 50 = 1275
VS 82 = 3403
VS 126 = 8001
Totale     12928

Le cifre che formano il totale 12.928, sommate, dànno:

1 + 2 + 9 + 2 + 8 = 22

come le lettere dell'alfabeto ebraico. Moltiplicate, dànno:

1 x 2 x 9 x 2 x 8 = 288.

Chi inventò l'alfabeto biblico, non può dunque essere una mente terrestre, bensì qualcuno in grado di sapere, in anticipo di millenni, dati esatti riguardanti la struttura atomica. Così ci pare. Si tratta di un inventore capace, fra l'altro di concertare le cose in modo tale che il suo stesso nome sia in perfetta armonia con quei dati scientifici e, anzi, di porre questi e quello entro un medesimo valore.

Quest'ultimo, diventa così, il suo "marchio di diritto d'autore".

Alcune parole di Gesù potranno ora comprendersi in un modo diverso dal solito. L'abitudine di leggere il Vangelo o la Bibbia quasi per trovare nella fede risposte che in altri ambiti, come in quello scientifico, non ci vengono date, dovrebbe essere sostituita da un diverso modo di concepire gli scritti sacri, che anziché essere intesi come qualcosa di antiscientifico per eccellenza, potrebbero invece costituire materiale di indagine scientifica.

Il nuovo millennio dovrebbe finalmente accogliere anche un nuovo tipo di scienza, quella dello spirito.

Prendiamo allora queste parole di Gesù: "... distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere..."

In queste parole vi è, per chi "ha orecchi per intendere", un preciso valore scientifico, riguardante l'importanza del 288 rispetto alla stabilità atomica e al DNA nel corpo umano. Infatti, dicendo quelle parole, Egli "intendeva il tempio del proprio corpo"(13).

La forma del corpo umano è trasmessa dal DNA.

Il DNA, acido desossiribonucleico, è studiato oggi come qualcosa di basilare dal punto di vista biochimico, in quanto entra nella costituzione dei cromosomi, che sono i vettori dei caratteri ereditari delle cellule.

In altre parole, l'ovulo umano fecondato non potrebbe far niente senza il DNA perché non "saprebbe" che tipo di proteina produrre per le proprie cellule.

Questo "sapere", a cui il DNA deve attingere per la riproduzione della specie e dei caratteri ereditari, è formato da un codice di quattro nucleotidi: la citosina, l'uracile, l'adenina e la guanina, che indichiamo qui con le loro iniziali: C, U, A, G.

L'"alfabeto" di questo codice possiede dunque solo queste quattro "lettere". Con esse devono essere trasmesse "parole", cioè informazioni, ognuna delle quali, per specificare gli aminoacidi, necessita di un minimo di tre nucleotidi, cioè di tre "lettere". Il massimo di "parole" che così possono essere formate sono:

4 x 4 x 4 = 64

Infatti con i 4 nucleotidi C, U, A, G, si possono formare 64 "parole", per esempio CAU, UGC, CUA, ecc..., che vengono dette "codoni".

Ognuno di questi codoni può essere rappresentato da una serie di numeri. In tal modo possiamo esaminare il codice genetico servendoci del sistema numerico offertoci dallo Sefer Yezirah stesso, cioè attribuendo ai nucleotidi dei valori progressivi a partire dallo zero(14). Abbiamo così:

C=0
U=1
A=2
G=3

Si può così ottenere una formulazione universale del codice genetico, sostituendo i codoni con le relative combinazioni numeriche:

Combinazioni possibili

C = ................................................... ( 000 )
U = ................................................... ( 111 )
A = ................................................... ( 222 )
G = ................................................... ( 333 )
CU = ( 010 )( 001 )( 011 )( 100 )( 110 )( 101 )
CA = ( 020 )( 002 )( 022 )( 200 )( 220 )( 202 )
CG = ( 030 )( 003 )( 033 )( 300 )( 330 )( 303 )
UA = ( 121 )( 112 )( 122 )( 211 )( 221 )( 212 )
UG = ( 131 )( 113 )( 133 )( 311 )( 331 )( 313 )
AG = ( 232 )( 223 )( 233 )( 322 )( 332 )( 323 )
CUA = ( 021 )( 012 )( 120 )( 102 )( 210 )( 201 )
CUG = ( 031 )( 013 )( 130 )( 103 )( 310 )( 301 )
CAG = ( 032 )( 023 )( 230 )( 203 )( 320 )( 302 )
UAG = ( 132 )( 123 )( 231 )( 213 )( 321 )( 312 )

In questa tabella ognuna delle 64 "parole" (cioè ognuno dei 64 codoni del DNA), è rappresentata da una serie di numeri.

Calcolando la somma di ognuna di queste cifre, dal primo codone (000) all'ultimo (333), si ottiene un totale di 288:

(0+0+0) + (1+1+1) + (2+2+2) + (3+3+3) + (0+1+0) +..... fino a + (3+1+2) = 288.

L'intero codice genetico appare, in questa comprensione segnato dal 288, come da un preciso sigillo, corrispondente al nome Yahwe.

Questo legame della tradizione con la scienza genetica è ugualmente valido riguardo la decifrazione del "I-King", il "Vangelo" della tradizione cinese. L'"I-King" possiede infatti, la stessa struttura del codice genetico, cioè risponde ad una dinamica di 64 segni, ognuno dei quali dà risposte oracolari.

E ora parliamo del tempio.

Il tempio di Gerusalemme rispecchiava, nella sua architettura, una legge delle proporzioni divine e ciò valeva per la dimensione di ogni oggetto sacro in esso contenuto.

Per esempio, il velo del Santo dei Santi, che venne squarciato in sincronia con il momento preciso della morte di Gesù, aveva un ordito di settantadue teli intrecciati, ognuno dei quali era composto di ventiquattro fili(15). A questi numeri, settantadue e ventiquattro, abbiamo accennato nel primo capitolo, a proposito del nome di Dio. Il Talmud, raccolta di studi di dottrina ebraica, precisa che si trattava di 6 fili per ognuno dei 4 colori del tempio: bianco, scarlatto, blu e dorato. Risulta pertanto che il velo si estendeva tramite 72 x 4 = 288 serie di sei fili ciascuna.

Il 288 è stato altresì calcolato(16) come base di un'altra concezione architettonica, quella del Ming T'ang, cioè della Casa del Calendario, la cui base, area rituale di questo tempio cinese, è un rettangolo, che misura 81 x 63. Il perimetro è dunque:

(63 + 81) x 2 = 288.

Questo numero interessa allora tanto la struttura architettonica del tempio quanto la struttura atomica e quella del DNA.

Con ciò risulta più comprensibile quanto intendeva Gesù, parlando della resurrezione del proprio corpo (tempio).

Il contenuto della proposizione "distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" non è altro che un'espressione dell'antica conoscenza della "ricostituzione dei vasi", o restaurazione, chiamata "apocatàstasi" dall'evangelista Luca(17).

Nell'antica conoscenza il primo giorno equivaleva a quello del trapasso, il secondo giorno era quello di permanenza nello sheol, (cfr. cap. III, pag. 48) per prepararsi al terzo giorno, che era quello della nuova incarnazione dell'io in un nuovo corpo umano. Apocatàstasi significa, infatti, reincarnazione.

Poiché Gesù conosceva i contenuti di quanto dichiarava, poteva fare anche altre affermazioni precise, come, per es. "Io sono il pane...".

Il pane, che i figli di Israele dovevano offrire all'Eterno secondo la legge(18), era considerato diverso dal pane degli altri giorni. Veniva detto, perciò, "pane del sabato". La legge prescriveva che quando il popolo fosse entrato in possesso del proprio paese ed avesse potuto mangiare pane, prodotto con grano della propria terra, avrebbe dovuto prelevarne una porzione e recarla come offerta a Dio.

Il nome di tale porzione è "callà", CHET-LAMED-HE, valori numerici 8-30-5, somma totale 43, che è anche somma geometrica del nome di Dio (cfr. pag. 78).

E ancora a proposito del pane e del vino, elementi essenziali dell'ultima cena, si noti che:

Se si somma il valore totale delle lettere che formano la parola pane con quello delle lettere che formano la parola vino, abbiamo 78 + 70 = 148.

Il pane e il vino insieme, cioè gli elementi essenziali della Pasqua, hanno in realtà il medesimo valore numerico della parola "Pasqua", che si dice in ebraico "Pesach", in lettere PHE-SAMEK-CHET, in valori numerici, 80-60-8, il cui totale dà, appunto, 148.

Ma torniamo al 288.

L'importanza di questo numero non si è persa nei secoli.

Isaac Luria, detto "il divino" nel senso di teologo speculativo o mistico, quattro secoli fa, affermava che vi è un processo di metamorfosi del cosmo in cui persistono particelle della "Sacra Luce" e che il loro numero è duecentottantotto(19).

Il processo non è altro che la catastrofe cosmica avvenuta tramite ciò che nella Bibbia viene indicato come "caduta" dell'uomo primordiale. Si parla altresì della caduta degli angeli e nominalmente di Lucifero, che significa "portatore di luce": l'uomo primordiale cade a causa del serpente, simbolo del portatore di luce, Lucifero, che lo colpisce violentemente con la "tentazione", appunto, della "luce" dell'albero della conoscenza, di cui gli è vietato cibarsi.

L'universo, secondo le idee fondamentali della Cabala, viene creato da una contrazione dell'infinito in se stesso.

La prima forma della sua emanazione è quella dell'uomo primordiale, in ebraico Adam Kadmon.

Si dice che dalla testa dell'uomo primordiale si irradiassero "luci immani che si allinearono in disposizioni ricche e complesse. Alcune assunsero la forma di lettere, mentre altre assunsero altri aspetti della Torah o della lingua sacra"(20).

Si congiungono così qui due simbolismi importanti, quello della luce e quello della lingua ebraica.

Anche se la funzione assegnata a queste luci nell'evento della creazione non venne mai definita chiaramente(21), si parla di luci di sefirot (per il significato di sefirah e di sefirot cfr. la nota 14), alle quali vennero date dei contenitori, fatti di luce più densa, in cui potevano disporsi e funzionare.

Con la caduta, avviene la "rottura dei vasi", cioè di questi contenitori.

La cosa viene spiegata così: i recipienti assegnati alle prime tre sefirot, riuscirono a contenere la luce che in essi fluiva, ma la luce colpì altre sei sefirot all'improvviso, "e quindi fu troppo forte perché i singoli vasi potessero contenerla: uno dopo l'altro si spezzarono, e i frammenti si dispersero e caddero"(22). Ora, il vaso dell'ultima sefirah, si incrinò anch'esso "ma non nella stessa misura". Parte della luce che era contenuta nei recipienti ritornò alla fonte, ma il resto precipitò insieme agli stessi vasi, e dai loro frammenti presero sostanza le forme di altre dieci sefirot, chiamate "l'altra parte", in quanto fonte della materia grossolana. Allora inizia a condensarsi il mondo materiale, fisico sensibile.

Le 288 scintille di luce cadono, al momento della rottura dei vasi, in tali forme e da quel momento in avanti, l'uomo avverte il mondo tramite i propri sensi(23).

Se noi contiamo le aperture circolari del corpo umano ne abbiamo infatti dieci: una per l'ombelico, una per la bocca, due per gli occhi, due per le orecchie, due per le narici e due per gli orifizi. In queste dieci aperture circolari del corpo umano possiamo intravedere qualcosa dell'"altra parte", cioè della materializzazione delle dieci sefirot.

E poiché, come dice il Sefer Yezirah, tutto fu creato con 32 vie di conoscenza, possiamo rapportarci al 32 nel modo seguente: aggiungiamo le 32 vie di conoscenza al resto della luce della creazione primordiale e cioè al 288 e abbiamo così, 320. Questo numero è un 32 al livello originario in cui ogni sefirah, così almeno ci sembra, esprimeva il "denario" ciclico dallo zero al nove.

A questo punto possiamo vedere come nella catastrofe cosmica andò rovinandosi, sostanzialmente, la sefirah chiamata "Malkhut", che vuol dire "regno"(24).

Si può sottolineare ancora l'importanza della connessione fra la parola "libro" che si dice in ebraico, "sefer", e la parola "sefirah", che hanno la stessa radice. I libri, la cultura, la conoscenza, dovrebbero infatti avere la funzione sacra di ricondurre a "Malkhut", cioè al "Regno".

L'equazione seguente, con i dovuti passaggi, può essere intesa come una "meditazione numerica", anche in base al fatto che il nove, espresso come potenza del tre ("tre alla seconda"), si scrive con un 3 e con 2, cioè con le stesse cifre del 32. Il nove è l'utero cosmico dell'uomo primordiale fisico dopo la caduta, come l'Uno è il grembo cosmico dell'uomo primordiale spirituale, prima della sua caduta... :

9 = 3²

3² x 32 = 288

3² : 288 = 10 : 320

3² : 288 = 1 : 32

La conoscenza del 288 non è tralasciata dal "Libro" per eccellenza, la Bibbia.

Secondo gli ordinamenti antichi, troviamo che il corpo dei cantori del tempio di Gerusalemme era formato precisamente da 288 persone(25).

Questo numero appare dunque come il pilastro della conoscenza della "struttura" di Yahwe...

***

In questo lavoro abbiamo cercato di produrre una certa quantità di esempi intesi a dare a chi legge le basi essenziali per la conoscenza dell'alfabeto ebraico, senza peraltro pretendere nuove proposte di traduzione delle Scritture, anche perché ciò sarebbe, per la concezione quantitativa della parola biblica qui prospettata, qualcosa che va contro la Bibbia stessa.

Conoscere questi simboli non è questione di nozionismo: è molto di più. E' questione di entrare in armonia diretta con l'Universo e di capirne il significato e la dinamica.

L'uomo potrebbe imparare così a "sentire" la voce di Yahwe.


NOTE

(1) Sefer Yezirah, capitolo I°, sezione 1-2, trad. libera. Cfr. anche la nota seguente: "Si fa una similitudine fra le sefirot e l'uomo. Le sefirot sono dieci, cinque da una parte e cinque dall'altra, con al centro l'unità ("Cinque in corrispondenza di cinque e il patto dell'Unico collocato al centro"). Quanto all'uomo ci sono cinque dita di una mano da una parte, cinque dall'altra e il patto (la circoncisione) nel mezzo. Come le sefirot sono la base della creazione cosmica, guidata dal verbo divino, così l'opera creativa dell'uomo si esplica attraverso le dita (cinque da una parte e cinque dall'altra, come le sefirot) e la circoncisione sta nel mezzo ad indicare che [...] l'attività creatrice dell'uomo trova la sua origine e il suo scopo nel patto con l'Unico (la circoncisione). Si direbbe quasi che le due mani e la circoncisione potrebbero essere configurate come la proiezione nell'uomo delle sefirot e dell'Unico da cui promanano." (G. Toaff, "Sefer Yezirah", Ed. Carucci, nota 9 pag. 36).
(2) Genesi, 4,22.
(3) Johannis MYLII, "Basilica Philosophica", Francof. 1618; P. Negri "Un codice plumbeo alchemico italiano", rivista UR 1927, n. 9 e 10; citaz. di A. Reghini in "I numeri sacri", Ed. Ignis, pag. 13.
(4) Il valore geometrico della lettera RESH, 120, esprime in altra maniera quanto si è detto a pag. 51, a proposito del chiudersi del circolo zodiacale. Il rapporto fra 120 e i Pesci in quanto dodicesimo segno zodiacale è 120:12=10. Ciò è significativo, se si considera che anche nei primi dieci numeri primordiali, accennati a pag. 59, si esprime un ciclo: quello che va dallo zero al nove. Tutti i numeri seguenti sono infatti ripetizioni di quel ciclo a livelli differenti: decine, centinaia, migliaia, ecc. Con il dodicesimo segno si chiude dunque il circolo zodiacale e in tale chiudersi si forma effettivamente il cerchio in quanto figura geometrica.
(5) Esodo, capitolo 3, versetti 13-16.
(6) F. Vascellari, "Commento alla Bhagavad Gita, interpretazione esoterico-cabalistica", Ed. Mediterranee.
(7) M. Scaligero, "Lotta di classe e karma", Ed. Perseo, prefazione.
(8) F. Vascellari, "Commento alla Bhagavad Gita", Ed. Mediterranee, pag. 27.
(9) M. Scaligero, "Manuale pratico della meditazione", Ed. Teseo, pag. 74. Più avanti, alle pagine 106 e 107 è detto: "Non vi è provvedimento umano che possa evitare le conseguenze del karma a chi ne reca gli impulsi nelle forze sorreggenti il suo stesso organismo psicofisico. Tutto viene inscritto nella struttura dell'Ordine universo, recante le forze di una Giustizia a cui nessuno, materialista o spiritualista, sfugge, fino al giorno in cui si desti nell'uomo l'Io come essere libero, capace di decidere di là dal karma, di là dalla necessità naturale, cioè per amore, e per virtù del sacrificio di sé: che è il messaggio del Cristo. Coloro che hanno a cuore il tema della fraternità e della socialità, allorché lo ameranno al punto da dedicare ad esso la vita, non potranno fare a meno di scoprire che il problema sociale è inseparabile dal problema del karma e che la conoscenza della legge del karma è la forza trasformatrice della società futura."
(10) Genesi, capitolo 1, versetto 27.
(11) Per es: II Samuele 7,26; I Cronache 17,24 .
(12) L. G. Barry, "I numeri magici nucleari", Ed. Atanor, pag. 29.
(13) Vangelo di Giovanni, capitolo 2, versetto 21.
(14) Quando il Sefer Yezirah, Libro della Formazione dell'universo, parla dei primi dieci numeri indica con precisione che essi principiano dallo zero: "...è insita la loro fine nel loro principio e il loro principio nella loro fine, come la fiamma è legata al tizzone ardente. [...] Il Signore è unico e non ve n'è un secondo. E prima dell'uno che numero puoi tu contare?" (G. Toaff Sefer Yezirah Ed. Carucci I, 7).
Il numero dieci, infatti, non è altro che una ripetizione dell'uno nel nuovo livello delle decine, il quale dovrebbe essere inteso come un nuovo ciclo in cui il primo "denario" viene ripetuto.
Le dieci "
sefirot" o numeri, di cui parla il Libro della Formazione, formano un tutto omogeneo, esprimente un'idea ciclica, prima della quale non può esservi nulla da contare, né da raccontare.
I termini "
sefirot", "numeri". "sefirah", "numero", così come "sefer", "libro", "sefor", "conto", "sippur", "racconto" provengono dalla stessa radice "sfr", che forma anche la parola "sfera".
Essi vanno dunque ordinati entro un sistema decimale circolare, esprimente un ciclo numerale completo, dallo zero al nove - e il cerchio è, appunto, nella scienza dei numeri "il simbolo del denario in quanto ciclo numerale completo" (R. Guénon, La Grande Triade, Ed. Adelphi, pag. 184, n. 4).
Solo così è resa possibile la rappresentazione di un'idea di moto e cioè di vita, in cui lo zero ne sia condizione essenziale e non negazione.
Come, infatti, nelle oscillazioni di un moto pendolare vi è un attimo di stasi del pendolo, che appare sottoposto alla legge di forza d'inerzia, cioè per una frazione di secondo pare non muoversi né verso sinistra né verso destra, così nel nostro stesso processo respiratorio, abbiamo un punto di stasi, un punto "zero", che non è inspirazione né espirazione, ma che non pregiudica, per questo, la nostra vita, bensì la rende possibile, in quanto differenziazione fra inspirazione ed espirazione.
Già nei primi decenni di questo secolo ventesimo è stato dimostrato che tutta la materia del nostro sistema cosmico non è qualcosa di rigido, di morto, ma è, in ogni istante della sua esistenza, in movimento e trasformazione, in evoluzione e metamorfosi eterne; che "la più piccola unità della sostanza è trascinata con le sue forze e i suoi nuclei di sostanza nel loro vortice in un perenne movimento interno" (G. Wachsmuth, Le forze plasmatrici eteriche, Ed. Atanor, pag. 324).
Negli ultimi decenni del secolo la biologia molecolare ha riconfermato la cosa, grazie alla scoperta di Barbara McClintock sulla "mobilità" del DNA, concepito fino ad allora meccanicisticamente come una struttura a sé, statica, non mobile (cfr. "IL GIORNO" 11 ottobre 1983, Pagina 4).
D'altra parte, anche nel sistema numerico binario, usato per la programmazione dei moderni calcolatori elettronici, l'uso dello zero e dei numeri negativi risulta necessario quanto quello degli altri numeri: superando i limiti ammessi per i numeri interi, cioè aggiungendo 1 al limite positivo dei numeri interi, si ottiene il limite negativo. "In pratica, è come se i numeri fossero disposti in circolo: superato il limite massimo (overflow), ci si ritrova all'inizio (wrap around)." ( cfr. Enrico Colombini "Corso di C", Jackson Libri, pag. 62).
Lo stesso principio vale per la trasmissione delle onde di energia. "Le onde dell'energia - suono, luce, calore o elettromagnetismo - vengono emesse costantemente e costantemente assorbite, da tutti gli oggetti dell'universo, dagli atomi alle galassie intere. E' un principio realmente unificatore della Natura e Pitagora aveva ragione a considerarlo il legame fondamentale tra uomo e cosmo. Nella prima metà del ciclo, (di trasmissione di energie) l'energia aumenta fino ad un massimo (positivo), poi decresce. Nella seconda metà, diminuisce fino ad un livello minimo (negativo) per poi aumentare. Quando arriva a 0, il ciclo ricomincia da capo. Anche questa è matematica, poiché, come ha precisato il cibernetico dott. David Foster, è un sistema 'binario', l'elemento più semplice nella terminologia del computer." (cfr. J. Vogh, "Bioastrologia", Ed. Mursia, pag. 51).
(15) D. Meilsheim, "Les Hèbreux", Ed. Minerva.
(16) M. Granet, "La pensée chinoise", Ed. Albin-Michel.
(17) Atti, capitolo 3, versetto 21 ("... fino ai tempi apocatàstasi di cui Dio ha parlato fin dall'antichità per bocca dei suoi santi profeti.").
(18) "Ba-midbar", XV, 19 e segg.
(19) H. Serouya, "La Kabbale", Ed. Grasset.
(20) G. Sholem, "La Cabala", Ed. Mediterranee, pag. 142.
(21) ibid.
(22) ibid. pag. 143.
(23) Genesi 3, 5.
(24) G. Sholem, "La Cabala", Ed. Mediterranee, pag. 143.
(25) I Cronache, 25,7 e segg.