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Una nuova estate
era oramai alle porte, così come la scadenza della presentazione della sua
tesi. Capitava più spesso da me, dato che doveva discuterne col suo tutor e
la tesi doveva essere rilegata. C'erano comunque sempre dei motivi paralleli
per scendere. Io non ero mai un valido motivo a se stante.
Non mancò molto a che lei pronunciasse quelle parole che furono la prima
fucilata vera al mio cuore. Le differenze tra il suo modo di comportarsi
quando eravamo a tu per tu e quando invece eravamo distanti, crebbero. Tutti
i discorsi fatti, tutte le intenzioni sussurrate tra le lenzuola, tutti i
propositi esternati, tutta la pazienza avuta, tutte le volte che strinsi i
denti, tutti gli attimi trascorsi a tenere a bada il dolore di distanze
incomprensibili, si mescolarono in una nebbia indefinita e nemica di ogni
orientamento.
"Non sono più sicura di amarti"...l'eco si diffuse come lo sparo di un
fucile nel canyon che mi crollava addosso. Avevo atteso qualcosa che a un
passo da me stava cambiando direzione.
"Cosa ti ho fatto ?....", "Nulla, non c'è un motivo..."....è dunque scritto
nel mio destino ? E' qualcosa che in ogni caso, comunque vadano le cose, fa
da epilogo ad ogni mio frammento di vita ?
Mi diceva che forse era solo un momento di stanca, e che le sarebbe passato.
Stanca? Stanca di cosa ? Di fare a modo suo ? Già, perchè giusto questo era
avvenuto...
Cercai di capire cosa fosse successo. Lei diceva che erano tante piccole
cose...i figli, il fatto che con me non si divertisse un granchè, l'età...
-ma come ?- pensavo -la mia età l'ha sempre saputa...quante volte avevo
sollevato io la questione dei figli e tutte le volte mi aveva risposto che
non c'erano problemi, ma che anzi le mie esperienze passate m'avevano reso
quello che ero...e poi come poteva metterla sul 'divertimento' se non
potevamo mai andare da nessuna parte, mai nessuna gita nessuna piccola
vacanza perchè era contrario alle regole dei suoi...-
Mi dannavo, mi chiedevo come fosse possibile. Le chiesi di dare valore a
tutto quello che c'era stato di bello, di ritrovare i nostri momenti
migliori. Lei affermava di non riuscirci, almeno non del tutto. Mi diceva
che non dovevo insistere...ma ero a corto di energie e la preoccupazione mi
aggrediva sempre più. "Dammi modo di stare tranquillo...rassicurami un
po'...". Nulla.
Fu come parlare sottovoce alla sua abitudine. Nulla andava affrontato, nulla
andava risolto, tutto andava rimandato. Troppa fatica risolvere un
problema...
Continuò a fare di testa sua, e io le feci osservare che forse la distanza
andava annullata, e che provabilmente avremmo dovuto ritrovare i nostri
giorni migliori stando un po' assieme, piuttosto che continuare a stare
lontani. Una volta andai da lei senza neppure avvisarla. L'andai a prendere
fuori dalla piscina che frequentava. Passammo la serata assieme e alla fine
mi disse che avevo fatto bene a venire, e che vederci ci faceva bene. Ma
allora ? perchè non cercarci di più ? Nulla. Non reagì. Stava vincendo
quella sua condizione di inerme attitudine a mollare tutto piuttosto che
combattere.
Vidi da lontano il buio avanzare lento e inesorabile verso di me. E laggiù,
verso l'orizzonte ebbi il presagio di non vederne la fine.
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