Una Storia Vera

 

Messaggio 8

Buio all'orizzonte

 

 

 

 

 

 

 

 

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Una nuova estate era oramai alle porte, così come la scadenza della presentazione della sua tesi. Capitava più spesso da me, dato che doveva discuterne col suo tutor e la tesi doveva essere rilegata. C'erano comunque sempre dei motivi paralleli per scendere. Io non ero mai un valido motivo a se stante.

Non mancò molto a che lei pronunciasse quelle parole che furono la prima fucilata vera al mio cuore. Le differenze tra il suo modo di comportarsi quando eravamo a tu per tu e quando invece eravamo distanti, crebbero. Tutti i discorsi fatti, tutte le intenzioni sussurrate tra le lenzuola, tutti i propositi esternati, tutta la pazienza avuta, tutte le volte che strinsi i denti, tutti gli attimi trascorsi a tenere a bada il dolore di distanze incomprensibili, si mescolarono in una nebbia indefinita e nemica di ogni orientamento.

"Non sono più sicura di amarti"...l'eco si diffuse come lo sparo di un fucile nel canyon che mi crollava addosso. Avevo atteso qualcosa che a un passo da me stava cambiando direzione.
"Cosa ti ho fatto ?....", "Nulla, non c'è un motivo..."....è dunque scritto nel mio destino ? E' qualcosa che in ogni caso, comunque vadano le cose, fa da epilogo ad ogni mio frammento di vita ?

Mi diceva che forse era solo un momento di stanca, e che le sarebbe passato. Stanca? Stanca di cosa ? Di fare a modo suo ? Già, perchè giusto questo era avvenuto...
Cercai di capire cosa fosse successo. Lei diceva che erano tante piccole cose...i figli, il fatto che con me non si divertisse un granchè, l'età... -ma come ?- pensavo -la mia età l'ha sempre saputa...quante volte avevo sollevato io la questione dei figli e tutte le volte mi aveva risposto che non c'erano problemi, ma che anzi le mie esperienze passate m'avevano reso quello che ero...e poi come poteva metterla sul 'divertimento' se non potevamo mai andare da nessuna parte, mai nessuna gita nessuna piccola vacanza perchè era contrario alle regole dei suoi...-

Mi dannavo, mi chiedevo come fosse possibile. Le chiesi di dare valore a tutto quello che c'era stato di bello, di ritrovare i nostri momenti migliori. Lei affermava di non riuscirci, almeno non del tutto. Mi diceva che non dovevo insistere...ma ero a corto di energie e la preoccupazione mi aggrediva sempre più. "Dammi modo di stare tranquillo...rassicurami un po'...". Nulla.

Fu come parlare sottovoce alla sua abitudine. Nulla andava affrontato, nulla andava risolto, tutto andava rimandato. Troppa fatica risolvere un problema...
Continuò a fare di testa sua, e io le feci osservare che forse la distanza andava annullata, e che provabilmente avremmo dovuto ritrovare i nostri giorni migliori stando un po' assieme, piuttosto che continuare a stare lontani. Una volta andai da lei senza neppure avvisarla. L'andai a prendere fuori dalla piscina che frequentava. Passammo la serata assieme e alla fine mi disse che avevo fatto bene a venire, e che vederci ci faceva bene. Ma allora ? perchè non cercarci di più ? Nulla. Non reagì. Stava vincendo quella sua condizione di inerme attitudine a mollare tutto piuttosto che combattere.

Vidi da lontano il buio avanzare lento e inesorabile verso di me. E laggiù, verso l'orizzonte ebbi il presagio di non vederne la fine.

 

 

 

 

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