Una Storia Vera

 

Messaggio 5

La Svolta

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ben presto arrivò l'estate successiva. Quel gioco di rimandare sempre tutto, di aggirare i problemi accatastandoli laggiù in fondo al sentiero fece si che alla vigilia della sua partenza per la nuova stagione estiva nulla fosse stato pensato sul da farsi, e si prospettò un'estate simile alla precedente.
Fu allora che presi io l'iniziativa e la convinsi che non avremmo potuto trascorrere altri tre mesi come i trascorsi periodi di lontananza. Per prima conobbi sua zia, poi suo fratello, e alla fine i suoi genitori. Portai dei fiori a sua madre.

Rimasero tutti ben impressionati, sebbene sorpresi del suo silenzio. Evitammo ogni menzione al mio passato per non incorrere a problemi che, se innescati, ci avrebbero dato del filo da torcere. Su questo le diedi ragione. In effetti la mentalità non si prestava a questo, e mantenere il quieto vivere era necessario. Comunque si dimostrarono cordiali e fui ben accetto. Mi complimentai per l'ottima cucina.
Ancora ricordo il suo lungo messaggio che mi scrisse quando ero sulla via del ritorno. "Fosse stato per me non ti avrei fatto venire, ma avevi ragione tu forse ero io a farmi troppi problemi. Questo ci darà modo di iniziare qualcosa di più bello assieme, alla luce del sole....". Mi scrisse che mi amava e che era contenta di come fossero andate le cose.

E sembrò davvero così. Di tanto in tanto andai a trovarla durante l'estate, se non altro ci si poteva vedere. Certo lei era lì che lavorava. Non mi tirai indietro e mi prestai anch'io a dare una mano. Questo incrementò oltretutto la loro fiducia nei miei confronti. All'occorrenza preparavo consumazioni ed avevo accesso alla cassa. Dove potevo, per come sapevo, cercavo di darmi da fare. Alla sera finito il lavoro uscivamo, anche se a mezzanotte arrivava la telefonata del padre che si informava se stessimo rientrando o no. Se poi decideva di chiudere per andarsene a letto, a letto tutti, ovviamente ognuno nel suo.

Mancavano pochi esami alla sua laurea e non era più previsto che frequentasse lezioni. Questo fece si che lei non scendesse più in città finita l'estate. Le chiesi come avremmo fatto a vederci, e lei mi disse che sarebbe scesa qualche volta.
E lo fece, ma mai per me solamente. La mia comparsa nella sua famiglia non bastò a far si che lei potesse (o volesse) scendere da me per il desiderio di vedermi e basta. Se scendeva c'erano sempre delle con-cause : la scuola per fare o registrare esami, gli acquisti, la parrucchiera, il dentista. Ma per me, esclusivamente per me, mai. Il giorno del mio compleanno lei non aveva altri motivi per scendere, e per farlo dovette quasi litigare con sua madre che pretendeva io salissi da loro a festeggiare. La cosa non mi passò inosservata, dal momento che quando decidevo io di salire da lei lo facevo anche se avevo appena terminato il turno di notte e rinunciavo a delle ore di sonno per farmi quei 100 chilometri che mi separavano da lei.

Successe inoltre che da quella volta non passammo più anche una sola notte assieme.

Non ci rimaneva che attendere la sua laurea.



 

 

 

 

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