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Il suo ritorno
segnò un altro bel periodo assieme, fatto di quotidianità e di
consapevolezza che c'era la possibilità di andare avanti.
Parlammo molto del futuro, di come sarebbe potuto essere. Quella sorta di
palestra sociale ci dava l'indicazione che avremmo potuto coesistere per
lungo tempo : andavamo d'accordo, ci trovavamo in molte cose. Mi apprezzava
per il mio modo di essere, per i complimenti che le facevo, per il valore
che le davo.
Più volte la definii il mio "mondo complementare". Lei era tutto ciò che a
me mancava e viceversa. Ma per il resto tutto rimaneva fermo nella bolla di
sapone della sua dipendenza, sia economica che psicologica. La sua
educazione, almeno così diceva, non le permetteva di affrontare alcune
questioni, specialmente con i suoi genitori.
Si diceva come una che "non si rompe tanto le scatole" di fronte ad alcuni
problemi. Take it easy...quella sorta di suo motto a volte tradito dai
comportamenti. Come poteva una persona che dichiarava andarle bene
l'educazione ricevuta violare alcune regole quando non era con i suoi
genitori?
Sentii in cuor mio di volerla aiutare. Cominciai a darle tanti consigli che
non la danneggiassero. Non poteva certo invertire le cose in un batter
d'occhio, ma avrebbe potuto tagliare il cordone ombelicale piano piano.
Avrebbe potuto raccontare della mia esistenza, poi magari conquistare quel
pizzico di indipendenza facendo capire loro che a me ci teneva, che con me
stava bene e che desiderava vedermi e frequentarmi.
Lei pur dandomi ragione ostentava perplessità. Sembrava proprio che
affrontare i suoi sarebbe stata la cosa più difficile del mondo. Io mi
chiedevo che tipi fossero...perchè tutta questa resistenza. Ma cercai di
darle tempo.
Venne il periodo festivo di Natale. Stagione invernale che la portò
nuovamente lontana e clandestina fino a metà gennaio. Nel frattempo nulla fu
affrontato. I discorsi che sentiva fare in casa, anche se generici e non
direttamente attinenti la scoraggiavano. Io pensai che forse lei si facesse
più problemi del dovuto, forse era un blocco unicamente suo.
Ma la questione principale girava attorno al fatto che l'obbiettivo "laurea"
era l'unico che avrebbe potuto dare il via a qualunque altra cosa. Si
parlava della possibilità che dopo la laurea lei trovasse un lavoro dalle
mie parti e col tempo avremmo convissuto.
La invitai a cercare un modo di non trascorrere l'estate futura allo stesso
modo della precedente, ma lei rimandava....rimandava sempre......"ci
penserò...."... i domani che non vennero mai, come quando le chiedevo di
dimostrarmi di tenerci a me quando si era lontani...
Tutto sommato l'idea di quello che avremmo potuto essere in futuro era
abbastanza chiara. Caricai nuovamente le spalle di pazienza, e la portai
avanti per un bene in comune.
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