Una Storia Vera

 

Messaggio 4

L'Immagine di un Sogno

 

 

 

 

 

 

 

 

Impossibile Visualizzare Video. Manca il Supporto Plug-in

 
 

Il suo ritorno segnò un altro bel periodo assieme, fatto di quotidianità e di consapevolezza che c'era la possibilità di andare avanti.
Parlammo molto del futuro, di come sarebbe potuto essere. Quella sorta di palestra sociale ci dava l'indicazione che avremmo potuto coesistere per lungo tempo : andavamo d'accordo, ci trovavamo in molte cose. Mi apprezzava per il mio modo di essere, per i complimenti che le facevo, per il valore che le davo.

Più volte la definii il mio "mondo complementare". Lei era tutto ciò che a me mancava e viceversa. Ma per il resto tutto rimaneva fermo nella bolla di sapone della sua dipendenza, sia economica che psicologica. La sua educazione, almeno così diceva, non le permetteva di affrontare alcune questioni, specialmente con i suoi genitori.

Si diceva come una che "non si rompe tanto le scatole" di fronte ad alcuni problemi. Take it easy...quella sorta di suo motto a volte tradito dai comportamenti. Come poteva una persona che dichiarava andarle bene l'educazione ricevuta violare alcune regole quando non era con i suoi genitori?

Sentii in cuor mio di volerla aiutare. Cominciai a darle tanti consigli che non la danneggiassero. Non poteva certo invertire le cose in un batter d'occhio, ma avrebbe potuto tagliare il cordone ombelicale piano piano. Avrebbe potuto raccontare della mia esistenza, poi magari conquistare quel pizzico di indipendenza facendo capire loro che a me ci teneva, che con me stava bene e che desiderava vedermi e frequentarmi.

Lei pur dandomi ragione ostentava perplessità. Sembrava proprio che affrontare i suoi sarebbe stata la cosa più difficile del mondo. Io mi chiedevo che tipi fossero...perchè tutta questa resistenza. Ma cercai di darle tempo.

Venne il periodo festivo di Natale. Stagione invernale che la portò nuovamente lontana e clandestina fino a metà gennaio. Nel frattempo nulla fu affrontato. I discorsi che sentiva fare in casa, anche se generici e non direttamente attinenti la scoraggiavano. Io pensai che forse lei si facesse più problemi del dovuto, forse era un blocco unicamente suo.
Ma la questione principale girava attorno al fatto che l'obbiettivo "laurea" era l'unico che avrebbe potuto dare il via a qualunque altra cosa. Si parlava della possibilità che dopo la laurea lei trovasse un lavoro dalle mie parti e col tempo avremmo convissuto.

La invitai a cercare un modo di non trascorrere l'estate futura allo stesso modo della precedente, ma lei rimandava....rimandava sempre......"ci penserò...."... i domani che non vennero mai, come quando le chiedevo di dimostrarmi di tenerci a me quando si era lontani...
Tutto sommato l'idea di quello che avremmo potuto essere in futuro era abbastanza chiara. Caricai nuovamente le spalle di pazienza, e la portai avanti per un bene in comune.



 

 

 

 

Indice