a cura di Emilia Majorana della Libera Facoltà di Scienze Antiche
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Fiori e piante Ricette Di tutto, di più I santi
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Il cielo di
Agosto

Appuntamenti con la tradizione

Dio, dice la Bibbia, terminò la creazione del mondo all'inizio del mese di Tichri. Così gli Ebrei festeggiano il primo giorno di Tichri come il primo giorno dell'anno; quindici giorni dopo celebrano invece "Sukkoth", cioè la Festa delle Capanne. Poiché questa ricorrenza cade in autunno (fra settembre e ottobre), un tempo essa chiudeva il ciclo delle feste dei campi, ed era una sorta di sagra della vendemmia e del raccolto degli ultimi frutti: olive, cedri e melagrane. Tracce delle antiche processioni rituali riaffiorano ancora nella consuetudine di recitare per "Sukkoth" i versi dei testi sacri, agitando dei ramoscelli di cedro (éthrog) e di palma (loulab) a cui sono legati dei rametti di mirto e di salice. Il nome "Sukkoth" viene però dalla prescrizione del Libro dei Leviti, di vivere per gli otto giorni della festa, in capanne fatte di foglie, di rami e di frutti. E ciò per ricordare che gli Ebrei durante l'Esodo, abitarono per davvero in capanne. L'ultimo giorno di Sukkoth coincide con "Simhat Torah", una delle festività ebraiche più popolari che segna la fine della lettura annuale della Torah, cioè dei libri che contengono la Legge.

Kippùr è la solennità ebraica celebrata il 10 del mese di tishrî (settembre-ottobre), dedicata al pentimento. Si digiuna per 25 ore, e anticamente si compivano sacrifici e si inviava nel deserto il capro espiatorio, o emissario.

In Cina, alla festa "maschile" del Capodanno, contrappongono quella "femminile” della Luna, che ha luogo in settembre. Al calar della sera, ogni famiglia va in collina o lungo i laghi e i fiumi per ammirare i riflessi argentei dell'astro. I bambini portano con sé lanterne dalle forme simboliche: sono rotonde come la luna, oppure rappresentano carpe e farfalle, le une presagio di successo, le altre allegoria della longevità. Cantando, aspettano insieme che giunga il momento di assaporare il "dolce di luna" che è un dolce rituale, alto e rotondo, farcito di arachidi, sesamo e meloni. Gli anziani bevono un liquore fatto col vino e raccontano le fiabe di un tempo. A proposito del "dolce di luna", si racconta che nel XIV secolo, sotto il dominio dei Mongoli, gli aristocratici di Pechino se la passassero male. Così le donne pensarono di mettere dentro ogni dolce di luna un biglietto che indicava a tutti quelli che lo ricevevano il luogo e l'ora dell'appuntamento per ribellarsi. In tal modo iniziò la guerra che liberò la Cina dai Mongoli.

A Cormons, nel cuore del Collio, fra Udine e Gorizia, è il momento della Festa dell'Uva: quasi un carnevale fuori stagione, con sfilate di carri allegorici, gara di pigiatura, e soprattutto vino a fiumi. Per informazioni presso Cantina Produttori vini del Collio e dell'Isonzo: tel. 0481-60.579.

A Santa Maria del Cedro, florido centro agricolo in provincia di Cosenza, noto per la coltivazione del cedro, è possibile vedere, d'estate, centinaia di rabbini provenienti da Israele. Essi scelgono i cedri, frutti sacri perché puri, da utilizzare durante la celebrazione del Sukkoth, la festa religiosa ebraica più importante che si svolge in Israele alla fine di settembre. I rabbini arrivano prima del sorgere del sole e, dopo essersi accordati con il produttori sulle quantità da raccogliere, iniziano la raccolta. Condizione essenziale è che nessuno tocchi i cedri prescelti per la grande festa: i frutti, prima di essere staccati dalla pianta, vengono così avvolti nella stoffa di lino o di canapa. E' una cerimonia che si svolge da secoli e che trova riscontro negli antichi testi sacri, dove il cedro viene indicato come il frutto puro per eccellenza; e, sempre secondo i sacri testi, l'unico cedro che può essere utilizzato, è quello che si produce da queste parti.

A Tradate (in Lombardia) a settembre si tiene la Giostra dei Rioni, una gara fra i rioni del paese che consiste nel presentare carri allegorici di significato storico, fiabesco o artistico. La sfilata dei carri è seguita dalla sfilata di centinaia di persone in costume, araldi e atleti.

In una domenica di settembre a Petralia Sottana (Sicilia) si svolge il Ballo della cordella, spettacolo pantomimico che rappresenta un inno di ringraziamento alla natura e alla Provvidenza, con una sfarzosa cavalcata rievocativa in costume. Ventiquattro coppie di ballerini in costume tradizionale si esibiscono tra una infinità di nastri colorati e il ballo è preceduto da un corteo nuziale.

 

Martedì precedente la prima domenica di settembre
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Palio dei cerri a Cerreto Guidi (Firenze). Ricchi costumi cinquecenteschi sfilano il martedì precedente la prima domenica di settembre a Cerreto Guidi. E’ il corteo che precede il palio dei Cerri. Quattro quartieri si contendono il trofeo, gareggiando in quattro prove popolari. Si inizia con il tiro alla fune, si passa alla “corsa nelle bigonce” (dove i contendenti si infilano in questi oggetti che devono trattenere alla vita e corrono), alla corsa sui trampoli ed infine al tiro alla balestra riservato alle donne. Conquista il gonfalone il quartiere che ha totalizzato più punti.

Il martedì che precede la prima domenica di settembre, molti francesi di lingua provenzale si avviano a piedi attraversando le Alpi fino a Sancto Lucio di Coumboscuro, nella val di Grana, un minuscolo paesino sulle Alpi in provincia di Cuneo, diventato il simbolo della rinascita culturale delle genti provenzali in Italia: nelle montagne che vanno dalla Liguria alla val di Susa la popolazione originaria è infatti di lingua e tradizione provenzale. A Sancto Lucio di Coumboscuro vive la famiglia Arneodo il cui capostipite, papà Sergio, insieme con la moglie, entrambi insegnanti, ha fondato più di trent’anni fa il Centre Pruvencal Coumboscuro con un museo etnografico, la prima rassegna documentaria di lavori, usanze e vita etnica della montagna provenzale. I coniugi Arneodo, aiutati dai sei figli, studiosi di tradizioni popolari, musicali e anche artigiani, pubblicano libri bilingui, in italiano e provenzale, incidono dischi con musiche di origine celtica e altre composte da loro stessi; organizzano convegni, feste, balli e due "roumiages", i pellegrinaggi, che si svolgono, il primo, a luglio, in occasione della festa dell'Addolorata, l'altro alla fine di agosto: quest’ultimo è una grande celebrazione della lingua e delle usanze del popolo occitano. Il Venerdì successivo le comitive giungono a Coumboscuro dove per due giorni si susseguono cerimonie religiose, conferenze sulla cultura provenzale, pranzi con le specialità della cucina del luogo; e poi teatro, danze all'aperto, canti e musiche tradizionali.


Primo sabato di settembre
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Nelle prime tre settimane di settembre (nei giorni di sabato e domenica) a Monselice (in provincia di Padova) si disputa la “Giostra della Rocca”. La gara equestre detta "Quintana" è la più rappresentativa della Giostra e si ripete nel corso di due domeniche.

 

Prima domenica di settembre
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I “cantadores” a Berchidda. A Berchidda, un paese in provincia di Sassari, la festa patronale dura tre giorni. Il 1° settembre si festeggia san Sebastiano, il 2 santa Lucia, ed il 3 san Sebastiano e santa Luciella. Il momento più caratteristico è rappresentato ogni sera dalla gara dei “cantadores”, ovvero dei poeti improvvisati e dei cantanti a braccio. Ad iniziare dalle 22h, gli interpreti gareggiano per tutta la notte a suono di versi su argomenti proposti da una giuria composta da tutti i Sebastiani e le Lucie del paese. Una settimana prima, i componenti di questa giuria avevano raccolto tra gli abitanti le offerte per organizzare la festa.

Sagra della zuppa con le pesche a Dicomano (in provincia di Firenze). Pesche saporite della ricca zona del Mugello vengono immerse in ottimo vino Chianti e distribuite a tutti i partecipanti alla sagra della zuppa. La manifestazione è dedicata anche ad una mostra delle pesche, che vengono vendute in confezioni speciali. Sono in programma anche gare popolari, come la corsa dei ciuchi, ed è possibile mangiare anche polenta fritta e porchetta.

A Fagagna (Udine): "corsa degli asini"

A Mercatale di Cortona (Arezzo) si svolge la sagra del “cicigliano”, dei fagioli e delle salsicce. Il cicigliano è un antico piatto, tipico del paese, a base di granoturco e di fagioli bolliti. Se la stagone lo permette, è possibile anche una scorpacciata di funghi porcini, che spuntano numerosi su questi colli, ricoperti di boschi e pinete.

La festa del “Pettoruto” a San Costi (Cosenza). Dal 1° all’8 settembre, sul monte Milara si svolge la festa della Madonna del Pettoruto. Nel santuario, sorto nel 1247, arrivano migliaia di pellegrini per rendere omaggio alla Vergine scolpita nel tufo. Il nome di questa immagine deriva dalla pietra che compone il monte, ovvero il “petruto”: di qui “Pettoruto”. Durante il tragitto, i fedeli gettano delle pietre nel fiume Rose. Con questo atto, dice la leggenda, i pellegrini gettano anche i peccati, simboleggiati dalle pietre. Davanti al santuario, dopo la cerimonia religiosa, si svolgono pranzi all’aperto e si suonano fisarmoniche e “tammurini”, dei tamburelli di derivazione spagnola.

Festa di Maria SS. della Montagna a Taurianova (Reggio Calabria). A Taurianova si tiene una settimana di festa in onore della Vergine dei campi e della stagione agreste. La manifestazione vuole ricordare l’arrivo della statua di Maria SS. della montagna. I festeggiamenti sono iniziati con un enorme falò in piazza e si chiudono con una gigantesca “riffa” che mette in palio un vitello, simbolo del lavoro della Montagna su un carro trainato da buoi, dopo che l’immagine scampò miracolosamente ad un naufragio nei pressi di Taurianova. Durante la festa, si mangiano i caratteristici mostaccioli e i carretti biscottati che si chiamo “nzudi”.

Ogni anno, dal 1300, Venezia propone la regata storica. Sul Canal Grande, detto popolarmente “canalazzo”, sfila un corteo di navi dell’epoca. Apre la cerimonia il Bucintoro, ricco di ornamenti e intagli. A questo punto si svolge la gara dei gondolini a due remi, che raggiungono un traguardo fatto da una costruzione portata da zatteroni. Alla rievocazione storica partecipano circa 300 personaggi in costume. La regata storica che si disputa a Venezia la prima settimana di settembre ha origini remote (1315). Alla rievocazione, seguita da una gara di gondole e gondolini, partecipano centinaia di veneziani in costume. In una città costruita sull'acqua come Venezia, la competizione analoga ai palii della terraferma non può che svolgersi su imbarcazioni. Dal 1889 è stata ribattezzata Regata storica, nome che deriverebbe da "remigata" (= gara a remi). Oggi è diventata la grande festa dei veneziani che celebrano la loro città addobbando con drappi, arazzi e damaschi i poggioli e le altane del Canal Grande per accogliere degnamente la sfilata nella quale spiccano il Bucintoro e la Bissona: la prima, con una ventina di remi e ornata di sculture e dorature, è usata anche il giorno dell'Ascensione per la cerimonia annuale dello "sposalizio del mare" al quale, prima dell'invasione francese, partecipava il doge che gettava il suo anello nelle acque della laguna in segno di eterno dominio; la seconda è a 8 remi, è di forma allungata, come indica il suo stesso nome, una forma dialettale di "biscione". Il corteo storico rievoca la fastosa accoglienza che Venezia tributò a Caterina Cornaro, la nobildonna veneziana che aveva sposato il re di Cipro, Giacomo II di Lusignano. La Regata storica culmina oggi con la gara su gondolini a due remi, mentre una volta vi partecipavano anche galere da 20 a 50 remi. Si comincia dalla punta della Motta, nel sestiere di Castello e, giunti alla fine del Canal Grande, a Santa Chiara, si gira intorno a una "bricola" per arrestarsi davanti alla macchina sontuosa, costruita su zatteroni all'altezza di Ca' Foscari. I vincitori ricevono una bandiera multicolori, gli ultimi, per beffa, un porcellino da latte.

A Vibo Valentia: Palio di Diana.

La “macchina” di santa Rosa a Viterbo. A Viterbo si festeggia santa Rosa, che morì a soli 17 anni e che dal 1663 è onorata in questa città laziale, con una suggestiva manifestazione: il trasporto della “macchina”. Una colossale costruzione viene preparata ogni anno, composta da parti metalliche e legno. Alta circa 30 metri, pesante più di 3 tonnellate, questa struttura viene rivestita da centinaia di lampadine. La sera viene portata a spalla da 80 uomini, detti “facchini”. Il passaggio della “macchina” per altezza supera alcuni edifici della città, avviene con molte pause. Lentamente attraversa le piccole strade, senza urtare, ma con qualche sbandamento. Ma, arrivati ai piedi dello stradone che conduce alla chiesa, in un unico sforzo, i facchini si lanciano di corsa per circa 100 metri di strada in ripida salita. In questo breve ma faticoso tratto di strada, non ci si può fermare e decisi a non cadere per terra, i portatori non guardano in faccia nessuno, fino alla soglia della chiesa. Una volta arrivati, la folla li accoglie con un entusiastico applauso.

 

Seconda domenica di settembre
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La Madonna di Porto Salvo ad Aprigliano (Cosenza). In ricordo dello scampato pericolo da un terribile terremoto, si svolge ad Aprigliano una solenne processione in onore della Madonna di Porto Salvo. Il giorno dei festeggiamenti religiosi è il 4 febbraio, ma la manifestazione negli ultimi anni è stata spostata alla seconda metà di settembre. Come avviene in altri simili, anche in questo caso si assiste al trasferimento della statua per le vie del paese. I festeggiamenti comprendono giochi popolari e fuochi d’artificio.

A Bagno di Ripoli (Firenze): Palio delle Contrade, via Roma 124. Per informazioni, tel.: 055-63.04.57.

Sagra della croce a Collecchio (Parma). Per ben otto giorni si svolge la sagra della croce a Collecchio. Funzioni religiose con processioni e Messe solenni, hanno luogo in ricordo dell’arrivo di un frammento della croce, giunto a Collecchio grazie ad un crociato che aveva partecipato alla guerra santa. Naturalmente, in occasione di questa festività, si svolgono anche giochi popolari, concerti della banda e, per chi ama la buona cucina, è l’occasione per gustare le specialità della zona.

Giostra della “Quintana” a Foligno (Perugia) - Preceduta da uno sfarzoso corteo di magistrati, cavalieri, araldi, si svolge ogni anno la giostra della “quintana”. La gara risale al 1613. La “quintana” è un antico fantoccio di noce massiccio, fissato su un perno girevole: i concorrenti devono colpire e centrare con una lancia l’anello che il pupazzo stringe in mano. I cavalieri, secondo una vecchia tradizione, hanno dei nomi da battaglia: il fedele, il furente, il gagliardo. La loro abilità consiste nel colpire senza cadere da cavallo e senza che il cappello piumato e le staffe vadano perduti durante lo scontro. La giostra della Quintana a Foligno si svolge la seconda domenica di settembre e quella successiva. Nata nel dopoguerra, ha però una tradizione storica che la vedeva disputata in occasione del Carnevale. La festa comincia alla sera della vigilia con il corteo storico, composto da centinaia di figuranti che rappresentano i rioni della città. I suoi costumi non sono medievali, ma rinascimentali e barocchi, perché l'ultima Quintana di cui si ha notizia risale all'inizio del 600. Anzi, una volta i costumi erano rigidamente secenteschi. Dopo il corteo e la lettura del bando, si riempiono le taverne nel centro storico di Foligno dove molti fanno le ore piccole: infatti, il torneo si svolge soltanto nel pomeriggio successivo. Nel Campo de li Giochi un cavaliere per rione dovrà percorrere al galoppo, per tre volte, un tracciato a forma di “8” cercando di infilare ogni volta tre anelli dal diametro decrescente appesi al braccio del dio Marte, un busto ligneo del '600. Vincerà chi ha infilato più anelli o, in caso di parità, chi avrà effettuato i percorsi in minor tempo. Questa giostra della Quintana, è ancora più antica di quella aretina. Qui i cavalieri devono infilare con le lance un anello tenuto in mano da una statua di legno girevole. Se invece dell'anello colpiscono il fantoccio, corrono il rischio di essere disarcionati dal braccio rotante della statua. Per informazioni presso Ente Giostra, tel. 0742-60.000.

“Festa delle formiche” a Pianoro (Bologna). Sin dall’antichità, i primi giorni di settembre, al santuario denominato di Maria di Zena, posto sulla vetta di un monte presso Pianoro, sciami di formiche da lontane zone arrivano sul posto, come se fossero spinte da una forza misteriosa. Guidate da questo senso di orientamento, le formiche si arrampicano sul tetto del santuario. Per questo fenomeno inspiegabile, il posto viene chiamato “il monte delle formiche”. Le prime notizie su questa migrazione risalgono addirittura al 1400. Le celebrazioni iniziano il giorno della natività di Maria e terminano la seconda domenica di settembre, con una solenne processione nel bosco intorno al santuario. Per l’esattezza, le formiche alate del santuario, sono delle “myrmicaescabrinodis”.

La festa di Piedigrotta (Napoli). La data della festa di Piedigrotta è ballerina, ma generalmente si aggira intorno alla seconda domenica di settembre. La manifestazione è dedicata alla Madonna. Una caratteristica processione con le “figlie di Maria” e le autorità si snoda per le strade della vecchia Napoli. Bancarelle di pesce fritto sono assalite dai napoletani. La sera sul lungomare, uno splendido spettacolo di fuochi pirotecnici chiude i festeggiamenti. Inoltre sono in programma famose “sceneggiate”, spettacoli musicali ed un concorso di vestiti di carta riservato ai bambini.

La fiera del cacio a Pienza (Siena). Con la fiera dei formaggi e la gara del cacio al fuso, una competizione di origine antichissima, a Pienza, la seconda domenica di settembre, è festa. Una volta, il luogo di scontro erano le case. Si prendeva un fuso e lo si infilava tra le mattonelle, poi, da una certa distanza, si lanciavano le forme di pecorino, cibo che non mancava mai nelle case di questa zona. Si racconta che anche Carlo Magno, passando da queste parti, gradisse moltissimo il formaggio di Pienza. Adesso, da passatempo casalingo, la gara si è trasferita in piazza. Delle tribunette vengono costruite ai lati. Al centro viene fissato un fuso. A 6 metri di distanza, i concorrenti che rappresentano i rioni del paese, cercano di avvicinare il più possibile le forme di cacio al fuso, con un giro ellittico. Naturalmente, dopo la gara tutti invadono la piazza, per un grande ballo in onore del vincitore. Contemporaneamente, si svolge anche la fiera delle caciotte, formaggio conservato con olio d’oliva ed avvolto in foglie noce.

A Sansepolcro (Arezzo), la seconda domenica di settembre ha luogo il palio della balestra. La competizione, in costume, prende origine da una contesa medioevale tra i balestrieri di Gubbio e quelli di Sansepolcro. Due volte l’anno c’è questa sfida. All’andata, la gara si svolge a maggio a Gubbio; il ritorno a Sansepolcro. Ventidue tiratori per parte gareggiano in questo antico gioco. Le belle ragazze del paese, vestite con i famosi vestiti ispirati ai quadri di Piero della Francesca, nato proprio a Sansepolcro, fanno da cornice alla premiazione del palio. I migliori tiratori di balestra si ritrovano a Sansepolcro, in piazza Torre di Berta per questa secolare sfida. Città natale di Luca Pacioli, grande matematico del Rinascimento la cui "Summa" venne studiata per secoli, e di Piero della Francesca, Sansepolcro conserva nel suo museo "La Resurrezione", forse il quadro più noto dell'artista. Il centro è rinomato anche per la lavorazione dell'oro e del legno e dei merletti. Gli abitanti di Sansepolcro si chiamano biturgensi.

Sagra del fagiolo a Sutri (Viterbo). Quintali di squisiti legumi vengono cotti all’aperto in pentole giganti. A tutti i convenuti è consentito l’assaggio gratuito del tipico piatto campagnolo nella II D di set.

Nel pomeriggio della seconda domenica di settembre, sulla strada che da Viterbo giunge al santuario della Madonna della quercia, salgono in una lenta struggente processione le confraternite. della Tuscia.

 

Terzo sabato di settembre
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Festa del SS. Salvatore a Viterbo. Nel marzo del 1283 dei bifolchi stavano arando in contrada della Chirichera, nei pressi di Viterbo, quando i buoi si fermarono rifiutandosi di continuare il lavoro. Fu inutile pungolarli; si provò a frustarli ma piegarono le zampe, inginocchiandosi; soltanto allora gli uomini si accorsero che l'aratro si era impigliato in qualcosa di voluminoso. Si cominciò a scavare con delicatezza fino a quando non venne alla luce una grossa cassa di pietra che conteneva un trittico con il Salvatore benedicente, con a fianco la Madonna e san Giovanni. Si trasportò solennemente il trittico fino alla chiesa di Santa Maria Nuova per poi rievocare quell'avvenimento con una processione che percorre tutta Viterbo. Fino a qualche decennio fa, la celebrazione si svolgeva alla vigilia di Ferragosto; oggi la si è spostata al terzo sabato di settembre. Non è più sfarzosa come nell'Antico Regime, quando l'immagine del Cristo, preceduta dal Parente del Salvatore, il discendente dell'antica famiglia dei Croco che aveva trovato il trittico, era seguita dai signori del Comune che circondavano il gonfaloniere, dai rappresentanti delle professioni e dei mestieri e, infine, dal popolo, mentre le campane suonavano a stormo. Oggi, quella del SS. Salvatore è diventata una festa di quartiere. L'incanto non c'è più, a differenza di Latera, dove invece ancora sussiste per il Venerdì Santo.

 

Terza domenica di settembre
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Il Palio di Asti ha origini molto antiche, anteriori al 1275. Un corteo in costume, composto da circa 800 persone, vestite da cavalieri, damigelle, armigeri, paggi, tamburini, sbandieratori, attraversa la città per dirigersi nel campo del palio. La sfilata è guidata dal capitano e dalla corte. Durante i giorni della corsa storica, ad Asti, ha luogo anche la festa del vino, in onore della “douja”, che è un recipiente paesano antichissimo, usato per travasare e contenere il vino. Una serie di manifestazioni commerciali e gastronomiche sono dedicate a questo simbolo di grandi bevute. Il Palio è una delle più note e suggestive gare tradizionali a cavallo. E' il punto centrale di una settimana di feste e spettacoli, la "Douja d'Or" con sagre, gare di sbandieratori e sfilate in costume. Il palio di Asti che è uno dei più antichi, se non il più antico, fra quelli che sono ancora rappresentati: ne abbiamo infatti notizia fin dal 1275. La competizione conclude un periodo di festa iniziato ai primi di settembre con la "Douja d'Or", la presentazione della miglior produzione vinicola nazionale che deriva il suo nome dall'antico boccale con cui si beveva il vino. Alla fine della seconda settimana di settembre si svolge il Festival delle sagre astigiane, una rassegna della cucina campagnola con piatti tipici preparati in piazza dalle 50 Pro loco dell'Astigiano e con sfilate dei vari gruppi in costume. Poi è la volta delle cosiddette cene propiziatorie nei 21 rioni e paesi che partecipano al palio. E domenica sarà gran festa. Da tutto il Piemonte arriveranno decine di migliaia di spettatori che affolleranno le vie di Asti dove, fra le 14h e le 16h sfilerà un corteo storico con 1200 figuranti in costume medievale. Ad aprirlo sarà il borgo vincitore del palio dell'anno precedente. Alle 16h avrà inizio il palio in piazza Alfieri dove si svolgeranno prima le batterie, poi la finale con i cavalli montati a pelo, senza sella. La città fu fondata dai Liguri su un'altura, detta "ast", da cui è nato il nome di Asti. Per informazioni presso Ufficio del Palio, Comune di Asti, p.zza San Secondo I, 14100 Asti, tel.: 0141-39.90; 39.94.86; 39.94.82; fax 0141-39.92.50.

La Madonna della Guardia a Belpasso (Catania). Alla Madonna della Guardia la popolazione dedica tredici giorni di festeggiamenti; questi si aprono con il suono delle campane e spari di mortaretti. Successivamente, i carri allegorici attraversano i quartieri del paese. Ma il momento più caratteristico è la “svelata della Madonna” e la processione, con tanto di banda per le strade addobbate. In piazza, ogni sera, si possono ascoltare concerti di musica popolare. Chiude il tutto uno spettacolo di fuochi pirotecnici.

La festa di Maria SS si svolge a Buti (Pisa) la domenica dopo l’11 settembre. Questa data vuole ricordare uno scampato pericolo di molti anni fa, quando la città fu salvata dall’alluvione, grazie all’intervento della Madonna. Il culto per l’immagine sacra è legato ad una contesa fra Buti e Bientina. Si dice che un giorno alcuni cacciatori di Bientina trovarono in una grotta una statua. Poiché la zona rientrava nel territorio di Buti, le autorità la reclamarono. Vinsero i butesi e da allora la Madonna è conservata nella chiesa del paese. I festeggiamenti iniziano la vigilia, con il lancio di palloncini colorati, detti dell’amicizia, da parte di bambini del paese. La D si svolge la processione, poi la tombolata. Per l’occasione si mangiano le “ciarde”, piccole ciambelle sottili come le ostie, perché cotte tra due ferri arroventati.

Festa campestre a Caldonazzo. Nella Valsugana sono moltissime le feste popolari. Una fra le più caratteristiche si svolge a Caldonazzo, in provincia di Trento. In questo paese che si affaccia sul lago, la III domenica di settembre, ha luogo la festa campestre. Prima si svolge un palio podistico, aperto a tutti, che compie il giro del lago. Poi, la grande mangiata di salsicce e polenta all’aria aperta ed infine la sera i fuochi d’artificio sul lago.

Corsa del bigoncio a Canale Monterano (Roma). Sei contrade di Canale Monterano scendono il lizza per la corsa del palio che ha luogo l’ultima domenica di settembre. Ogni squadra è composta da 4 atleti che come una staffetta devono percorrere di corsa un tragitto portando un bigoncio, ovvero il recipiente che serve per il trasporto dell’uva. Al vincitore, naturalmente, andrà il gonfalone. Un corteo in costume con la castellana e i cavalieri sfila, a chiusura, per le strade del paese.

Il palio dei ciuchi a Carmignano (Firenze). In onore di san Michele, l’ultima domenica di settembre ha luogo il palio dei ciuchi. La manifestazione risale forse al 1100, quando la cittadina di Carmignano era sotto la protezione di Pistoia. Allora gli abitanti, per ribadire la propria autonomia, decisero di organizzare una festa tutta loro in onore di san Michele. Da allora si organizza una corsa degli asini. I quattro rioni si scontrano in questa competizione. Prima della gara ha luogo il corteo storico. Carri allegorici rappresentanti episodi della vita del paese, della storia, della politica sfilano per le strade. Al carro più divertente e più bello va un premio.

Festa dei “pomi” a Codiponte (Massa Carrara). In questo paese della Lunigiana, nel pomeriggio ha luogo la tradizionale distribuzione di torte a base di mele e altri dolci preparati dalle donne del posto. Al centro della festa, naturalmente il “pomo”. Ma è possibile anche gustare i prodotti tipici di questa zona: dai formaggi, ai funghi, alle salsicce, ai salumi. Non mancano anche musiche e danze.

La “intorciata” a Copertino (Lecce). La festa è in onore di san Giuseppe da Copertino, che nacque in questo paese circa tre secoli fa, conosciuto come il frate asino, come egli stesso si definiva: cioè l’ultimo del convento. Una statua di legno che tutto l’anno resta nel santuario, viene portata in processione con una “intorciata”, ovvero accompagnata da torce accese fino alla chiesa madre del paese, che viene addobbata per l’occasione. L’immagine rimane qui per circa un mese e poi viene riportata al santuario, dove ancora si trovano le sue reliquie, fra cui il cilicio. Durante la festa, i devoti visitano anche la Grottella, un vecchio convento dove il santo visse ed il castello di cui il padre di san Giuseppe da Copertino era custode. Oltre a questo pellegrinaggio, in occasione della festa c’è l’usanza di mangiare le polpette di asino, una tradizione molto diffusa in Puglia, dove c’erano grandi allevamenti di asini.

Festa di San Matteo a Fabbrica di Roma (Viterbo). Tre sono i giorni di festa in onore di San Matteo a Fabbrica di Roma. Il nome di questo paese deriva dalla prima famiglia che lo ha abitato, cioè quella dei Fabrizi. Una processione porta per le strade la statua di legno di ulivo che raffigura san Matteo. I festeggiamenti prevedono anche una tombolata in piazza, una corsa di cavalli con fantini e fuochi d’artificio.

La “festa dell’uva” fu istituita ad Impruneta (Firenze) circa mezzo secolo fa con lo scopo di valorizzare il vino locale. La manifestazione è forse una delle più antiche di questo genere; carri allegorici vengono costruiti dai quattro quartieri: grappoli di uva e chicchi sono messi ad opera d’arte sulle macchine. Il soggetto è sempre l’uva, che può essere abbinata ad altri avvenimenti della vita, della politica, della cronaca. I carri hanno a bordo belle ragazze che decantano la qualità del vino. A tutti viene offerta uva a volontà.

Festa del barbera ad Incisa Scappacino (Asti). Una festa è dedicata anche al barbera. Ad Incisa Superiore, l’ultima domenica di settembre vengono offerti al pubblico fiumi di barbera. Insieme al vino, , viene messo a disposizione anche un altro prodotto tipico della cucina piemontese, cioè il cardo storto. Naturalmente, numerose sono le manifestazioni popolari che fiancheggiano la sagra. Ma il punto centrale consiste nella mangiata gratuita della famosa “bagna cauda”.

Festa del perdono a Incisa Valdarno (Firenze). Questa ricorrenza trae origini dal moto delle Camicie Bianche, nato intorno alla fine del XIV secolo. Poiché in quegli anni lotte interne tra frazioni dilaniavano i comuni e le città, alcuni cittadini decisero di porre fine a queste battaglie e, indossata una veste di lino, iniziarono a promuovere il perdono e la fratellanza. Da tale movimento nacquero le feste del perdono che ancora oggi si celebrano in Toscana. Ad Incisa, i festeggiamenti una volta duravano tre giorni e in questa ricorrenza si svolgeva il palio degli “scalzi”. I ragazzi attraversavano il paese di corsa. Sulla linea del traguardo li attendevano le ragazze da marito. La gara era detta degli scalzi non perché gli scapoli fossero costretti a correre a piedi nudi, ma perché i concorrenti non avevano ancora la “scarpa”, cioè la moglie. Oggi questa gara è stata abolita, mentre ha luogo quella dei ciuchi. otto contrade partecipano al palio. Ad ognuna viene assegnato un asino e un fantino. Poi la corsa sfrenata nella piazza decide il vincitore.

Palio delle contrade a Isola Dovarese (Cremona). Il palio delle contrade ha luogo la terza domenica di settembre. Nato, secondo la tradizione, nel 1322, in onore di Anna Dovara, figlia del signore di Isola, e Filippo Gonzaga, futuro duca di Mantova. Le quattro contrade del paese (porta Tenca, San Giuseppe, Geremia, San Bernardino) scendono in campo nella piazza, battendosi in giochi antichi come le balestre e la frusta. Al vincitore, naturalmente va il gonfalone del palio. Nel corso della manifestazione si svolge anche la corsa dei galli. Ragazze in costume gareggiano sospingendo un galletto.

“Luminaria della Santa Croce” a Lucca. A Lucca ha luogo la celebrazione del Volto Santo, uno splendido crocefisso in legno dell’XI secolo. Secondo una leggenda, la croce fu costruita dal discepolo di Gesù, Nicodemo, mentre il volto fu scolpito da un angelo. Lucca rende omaggio a questo simulacro con una festa fra le più antiche del cattolicesimo: la “luminaria”. Tutte le vie, i palazzi, gli edifici, vengono illuminati con migliaia di fiammelle. Abbandonando per una notte la luce elettrica, la città si trasforma. In questa atmosfera suggestiva, una processione con valletti, confraternite, porta dei ceri votivi alla santa croce. L'antichissima scultura lignea è custodita nella cattedrale di San Martino, e in suo onore si disputa nella seconda domenica di settembre il Palio della balestra. Il momento culminante della festa cade la sera seguente con la Luminara, la processione con l’immagine dalla basilica di San Frediano alla cattedrale, in ricordo della traslazione del Crocefisso avvenuta alla fine dell'VIII secolo. Secondo la leggenda, Nicodemo in persona, ricordato nel Vangelo come discepolo segreto del Cristo, scolpì l'intero Crocefisso, ad eccezione del volto che sarebbe opera di mano angelica. Poi, sentendo prossima la morte, decise di affidare la S. Croce a un cristiano che la nascose nella sua casa. Nel 742 giunse in Palestina, occupata dai musulmani, il vescovo subalpino Gualfredo al quale un angelo apparve in sogno rivelandogli l'esistenza e il sito del Volto Santo. Il prelato riuscì ad impadronirsi della scultura e l'affidò a una barca priva di vela perché la Provvidenza la trasportasse in terre cristiane. Dopo un lungo viaggio, il Volto Santo giunse a Luni. Avvertito da una visione, il vescovo di Lucca accorse e se lo fece consegnare dagli abitanti, cui diede in cambio un'ampolla con il sangue di Gesù, trovata insieme con altre reliquie, all'interno della scultura stessa. Fin dal X secolo si svolgeva questa processione cui dovevano prender parte, oltre alle autorità, tutti i maschi della città e dei borghi i quali avevano il compito di sorreggere e trasportare il Volto Santo. Ancora oggi il corteo si snoda fra case e palazzi illuminati da migliaia di luci: è una processione imponente, accompagnata dalla musica. Si osservi come l'uso dei lumini si ritrovi anche in altre città toscane, dalla festa di San Ranieri a Pisa alle Rificolone di Firenze.

Festa dell’”obelisco di paglia” a Mirabella Eclano (Avellino). Un “obelisco di paglia”, alto circa 25 metri viene costruito in onore della Addolorata. La festa che risale a circa tre secoli fa, è insieme religiosa e contadina. La macchina, detta anche il “carro”, è fatta di covoni di grano e viene eretta a 3 km dal centro abitato, in aperta campagna. I contadini, anticamente, organizzavano questa festa con il ricavato del raccolto, per ringraziare la Madonna. Trainato da più coppie di buoi, l’obelisco viene portato al paese. Per evitare sbandamenti e cadute delle funi pendenti, dai vari ripiani, sono manovrate da esperti che con un complicato gioco di tira e molla, riescono a mantenere in piedi la costruzione. “Stare alle funi” però è quasi un dovere per tutti ed allora altre piccole corde sono attaccate all’obelisco. Nel quadro della festa, si può assistere a spettacoli e fuochi d’artificio.

Giostra della Rocca a Monselice. Monselice sorge fra pianura e collina a 22 km da Padova. La giostra si svolge il sabato e la domenica della terza settimana di settembre. Fra le attrattive, ci sono la gara degli arcieri e la partita a scacchi con figuranti in costume. Alla giostra partecipano le 9 contrade della cittadina. Si tratta di centrare con la lancia tre anelli dal diametro decrescente, realizzando un punteggio. La Giostra si conclude con le premiazioni, la consegna del Palio e la sfilata in costume.

La sfilata delle “vunnelle” a Montecelio (Roma). A Montecelio si festeggia san Michele Arcangelo. Al centro dei festeggiamenti, la sfilata delle “vunnelle”. Le più belle ragazze del paese percorrono le strade vestite con i costumi tipici della zona. Preso dalle cassapanche e dagli armadi, il vestito riappare oggi per la sagra popolare. Nei giorni della ricorrenza ha luogo anche una mostra dell’artigianato locale, ricco di canestri e di scope di una volta. Per i buongustai è d’obbligo mangiare il pane fatto al forno a legna.

Il palio dell’oca a Mortara (Pavia). A Mortara, un paese della Lomellina, si svolge il palio dell’oca, una caratteristica competizione in onore del palmipede più diffuso di questa zona. Viene disputato il famoso gioco dell’oca con pedine umane in costume. Accanto alla manifestazione si svolge anche la sagra del salame d’oca, considerata una vera ghiottoneria. In questi giorni è possibile gustare il risotto con la “luganega” (= salsiccia) ed il “biscione” (il dolce tradizionale), fatto con amaretti.

Liquefazione miracolosa del sangue di San Gennaro a Napoli. San Gennaro, patrono di Napoli, compie il miracolo per due volte: il primo sabato di maggio e il 19 settembre, anniversario del suo martirio. Nel corso dell’evento miracoloso, il sangue del santo (che fu decapitato e una pia donna ne raccolse in un’ampolla il sangue), si scioglie. Il tutto avviene nella chiesa, di fronte a un numero incredibile di fedeli. Una parte importante la svolgono i parenti di san Gennaro, che discendono - come loro stessi giurano - dalla nutrice del taumaturgo. Questi devoti, di generazione in generazione si tramandano il titolo ed il privilegio di occupare i primi posti in chiesa. Ma soprattutto, possono rivolgersi al santo, in toni abbastanza severi, quando il miracolo stenta a venire. Mentre nella chiesa avviene il miracolo, fuori centinaia di bancarelle vendono castagne, noccioline, e delle caratteristiche statue del busto del santo. Dai balconi e dalle finestre sventolano migliaia di bandierine di carta.

Festa dell’asino che vola a Pontenure (Piacenza). Un asino viene arrostito a Pontenure, in provincia di Piacenza, in piazza, l’ultima domenica di settembre. La festa, unica in Italia, trae origine da un fatto realmente accaduto molti anni fa in questo paese. Un giorno - si racconta - essendo il campanile pieno di erba, si decise di far salire un asino affinché mangiasse le foglie. Un signore del luogo disse di avere un asino con le orecchie tanto grandi da volare. Presero l’animale e con le corde lo issarono sul campanile. Una volta in cima, l’asino fu lasciato a pascolare. Dopo un po’, però, la sventurata bestia perse l’equilibrio e si schiantò sulla piazza. Da quel giorno tutti gli abitanti dei paesi vicini iniziarono a prendere in giro i cittadini di Pontenure. Si arrivò addirittura al punto che un qualsiasi forestiero arrivato in paese che distrattamente guardasse il campanile, veniva assalito dai suscettibili abitanti del luogo. Questa situazione andò avanti per molti anni fino a che un giorno si decise di fare una festa di pacificazione con una mangiata di carne d’asino.

Sagra dell’uva a Quartu Sant’Elena (Cagliari). La terza domenica di settembre si festeggia Sant’Elena, patrona, imperatrice e madre di Costantino. Una grande processione in costume, dalla chiesa. principale, si snoda per le vie del paese. Per tale ricorrenza ha luogo la sagra dell’uva. Carri trainati da buoi sfilano con a bordo belle ragazze sarde che distribuiscono uva e pane sardo. Molte le bancarelle che vendono i dolci sardi a base di arancia e mandorle, cioè i “birichittus” a forma di agrume, i “candelaus” (vasetti pieni di mandorle) e i “guefus” (palline bianche incartate). Alla sera, la gara poetica estemporanea si svolge in piazza.

Festa del “solco” a Rocca di Mezzo. Una gara particolare ha luogo a Rocca di Mezzo, in provincia dell’Aquila. Squadre di contadini con aratri e mucche partecipano alla gara del “solco”. Su un lungo tragitto, incitati dalla folla, i concorrenti affondano gli aratri nel terreno. L’abilità consiste nel non deviare, ma nel tracciare un ”solco” il più diritto possibile. La manifestazione risale al XVI secolo. Dopo dieci ore di fatica, tra siepi e avvallamenti, i contadini giungono al punto fissato come traguardo. Alla fine la Madonna del gonfalone riunisce tutti in un corteo con tanto di bandiere, zappe, paletti e aratri.

A Roccapalumba (in provincia di Palermo) il Crocefisso veniva portato in processione nella terza domenica di settembre, accompagnato dalle verginelle, bambine rappresentanti diverse sante. Durante la processione venivano lanciati dai balconi o dalle finestre fiori, frumento e cereali, e chi doveva sciogliere un voto seguiva scalzo il Crocefisso. Si facevano inoltre offerte in denaro, oggetti d'oro o d’argento. La festa si concludeva con spari di mortaretti.

Il “fierone” a Terranuova Bracciolini (Arezzo). I festeggiamenti per san Tito di Terranova Bracciolini prevedono una fiera molto antica, detta “fierone”. Questo consiste in una mostra degli uccelli con una gara da richiamo per tordi, fringuelli e civette. Inoltre, sulle bancarelle è possibile gustare il cacio e la porchetta. Una tombola con squilli di tromba ad ogni estrazione chiude la festa. La popolazione di Terranuova Bracciolini è molto legata a san Tito, le cui spoglie riposano nella chiesa. Si narra, infatti, che il santo fu ucciso da un soldato mentre stava facendo l’elemosina ai poveri del paese.

L’acqua benedetta di Valva (Salerno). A Valva si festeggia san Michele. Narra la leggenda che un giorno san Michele fu assalito dai giudei e scappò verso la montagna, vicino a Valva. Entrò in una grotta, salvandosi. Dopo poco tempo una zingara andò in quel posto per fare il bucato, essendoci nella grotta due vasche. Nel momento in cui stava gettando i panni, l’acqua di una fonte miracolosamente scomparve. Da allora, ogni anno, il 29 settembre la gente si reca in pellegrinaggio ai piedi della montagna, per rendere omaggio al santo. Nella grotta vi è un altare ed una statuetta. Al termine delle le funzioni, i devoti prendono l’acqua benedetta e ciascuno porta una bottiglietta a casa, fiducioso che ogni male sarà scacciato ed allontanato per tutto l’anno.

 

Quarta domenica di settembre
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Nel Duomo di Milano si festeggia santa Tecla. Durante la Santa Messa del Capitolo (delle 11h) si incendia un pallone di carta, rosso con stelle bianche sovrastato da una corona fornita di due ali.

Palio della Botte alla Fontana a Viterbo. Nell’ultima domenica di settembre si svolge a Viterbo, nel quartiere di Pianoscarano (uno dei più antichi e suggestivi della città), il Palio della botte alla fontana. E’ l’avvenimento centrale di una serie di manifestazioni che cominciano fin dalla settimana precedente per celebrare la vendemmia: giochi popolari, balli in piazza, gimkane a cavallo. Alla mattina il carro di Bacco, su cui troneggia il dio interpretato da un personaggio pantagruelico che ha ai suoi piedi schiavi e ancelle, si avvia carico d’uva per le vie della cittadina distribuendo grappoli ai passanti. Nel pomeriggio ha inizio finalmente la gara che si svolge in due tempi: dapprima le batterie eliminatorie, poi la finale. I concorrenti devono far rotolare una botte in salita partendo da Vallecupa, all’altezza del ponte di Paradosso, e salendo fino alla piazzetta della Fontana, così detta perché al centro vi è una fontana a fuso medievale. Non è facile mantenere in linea una botte vuota facendola rotolare, sicché la gara si costella di incidenti divertenti. I concorrenti rappresentano le minuscole contrade di Pianoscarano, Porta Fiorita, Sancto Carolus, Sancto Andrei, Fontan di Pinao, Largo de li Scolatori, Dilecto Carmine. Il palio della Botte, che è nato una trentina d’anni fa, si è ispirato a una usanza medievale. Dopo la vendemmia si dovevano preparare le botti lavandole e riempiendole d’acqua per qualche giorno perché fossero pronte ad accogliere il mosto: sicché si facevano rotolare sino alla fontana centrale. Lo sforzo maggiore dovevano compierlo coloro che abitavano verso la Vallecupa e il ponte di Paradosso. Dopo la gara, dalla fontana comincia a sgorgare, segno della prese. del dio Bacco, vino a profusione che prepara l’atmosfera per l’ultimo atto della festa, il ballo popolare che si conclude con i fuochi d’artificio.

Realizzazione grafica a cura di Dario Paganini
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