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CaroPier - STUDI GAY
 
Sito per lo studio e la divulgazione dello scrittore Pier Vittorio Tondelli
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Altri articoli della sezione:
1 - Il sofferto cammino della critica verso la redenzione (Luca Prono)
2 - Un altro Pier: la riscrittura dell'omosessualità in Tondelli(Luca Prono)
3 - Caro Pier...(Budapest dieci anni dopo)(Mariarosaria Sciglitano)
4 - Togliere le parentesi al virus: Camere Separate, Aids e identità gay (Luca Prono)
5 - Intervista a Francesco Gnerre (Luca Prono)

Foto di Pier Vittorio Tondelli
Un'immagine di Tondelli dal mensile di cultura omosessuale Babilonia

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UN ALTRO PIER:LA RISCRITTURA DELL' OMOSESSUALITÀ
NELL' OPERA DI PIER VITTORIO TONDELLI



Credo che l'esperienza gay ormai sia l'unica che conosca - nel panorama cimiteriale delle voglie giovanili - un identico linguaggio fantastico e metaforico, una identica voglia di non sottomissione, un' identica istanza di liberazione del desiderio nei discorsi e nei gesti (Tondelli, 1983).



Questo saggio nasce da sentimenti di amore e di insoddisfazione. Amore per l'opera dello scrittore gay Pier Vittorio Tondelli. Insoddisfazione per i modi in cui tale opera è stata recepita e letta dai critici. La prima parte di questo articolo analizza la strana canonizzazione di Tondelli, lodato da critici cattolici per il suo riavvicinamento alla fede religiosa mentre stava morendo di AIDS e ignorato da alcuni critici gay che lo considerano un omosessuale represso difficile da apprezzare per la rappresentazione non abbastanza militante della comunità gay nelle sue opere. Tondelli è stato anche descritto come uno "scrittore generazionale", un'etichetta non molto efficace. Nella seconda parte dell'articolo, attraverso l'analisi dell'ultimo romanzo di Tondelli, Camere Separate, offrirò una diversa immagine critica di Tondelli dalle tre appena citate: il potenziale credente, l'omosessuale represso e lo scrittore generazionale. La costruzione critica di Tondelli che voglio proporre ha lo scopo di ri-scrivere l'omosessualità all'interno dei suoi libri. Infatti, anche se con diversi obiettivi, sia i critici cattolici sia certi critici gay hanno passato sotto silenzio questa parte importante dell'opera di Tondelli. Le ragioni di questo silenzio sono ovvie: i cattolici minimizzano la componente omosessuale dell'opera di Tondelli considerandola d'ostacolo alla loro costruzione di Tondelli come intellettuale redento, mentre per alcuni critici gay la rappresentazione dell'omosessualità da parte dello scrittore non è abbastanza affermativa. Attraverso un'analisi dettagliata di diversi passaggi di Camere Separate, il mio obiettivo è quello di illustrare il modo in cui il romanzo funziona come una critica della pretesa eterosessuale di essere l'unica sessualità "naturale". Il romanzo condanna e rifiuta la religione ufficiale proprio perché legittima tale pretesa.

LA STRANA CANONIZZAZIONE DI PIER VITTORIO TONDELLI
Quando il primo libro di Tondelli, Altri Libertini, fu pubblicato nel 1980 diventò immediatamente un succès de scandale. Adesso, dieci anni dopo la sua morte, Pier Vittorio Tondelli viene messo fermamente al centro del canone letterario italiano del Novecento proprio da chi avrebbe avuto le maggiori ragioni per scandalizzarsi per il suo primo libro. Infatti mentre pochi critici gay si sono occupati dell'opera di Tondelli, gli intellettuali cattolici sono stati molto attivi nel promuovere studi e articoli sullo scrittore. Il maggiore esperto italiano su Tondelli, Fulvio Panzeri - uno dei suoi amici più intimi e suo esecutore testamentario- è un giornalista di Avvenire, quotidiano cattolico e non esattamente sostenitore delle battaglie omosessuali. Inoltre, la rivista gesuita Civiltà Cattolica ha dedicato diversi articoli a Tondelli e alla sua influenza sulle giovani generazioni di scrittori italiani. Non sorprende che questi critici ignorino o, nelle migliori delle ipotesi, marginalizzino il tema dell'omosessualità nell'opera di Tondelli e mettano invece l'accento sulla sua universalità e sulla sua implicita religiosità (in particolare per Camere Separate). Questa interpretazione trova la sua giustificazione nella biografia dello scrittore caratterizzata dal riavvicinamento alla religione cattolica negli ultimi mesi della sua vita. In particolare, il critico gesuita Antonio Spadaro scrive che "gli ultimi giorni di Tondelli danno luce e ragione a una speranza più intensa nel ricongiungimento con il Dio della gloria" (Spadaro, 1995: 43).
Questa retorica religiosa è stata nell'aria fin dalla morte di Tondelli. Uno dei quotidiani italiani più omofobi, Il Resto del Carlino, diede la notizia della morte dello scrittore il 17 dicembre 1991 con un titolo di prima pagina che annunciava: "Morto Tondelli. Ha sfidato l'AIDS da cristiano" (Marozzi, 1991:1). Il breve articolo che segue a questo titolo di redenzione afferma che Tondelli ha passato le sue ultime ore pregando e leggendo la Bibbia e i Vangeli, trovando conforto nella compagnia del prete locale. Il titolo del necrologio nella quarta pagina dello stesso quotidiano usa toni simili: "Un Libertino in Paradiso" (Marabini, 1991: 4). E' interessante notare come Il Resto del Carlino abbia dato la notizia del funerale di Tondelli il 18 Dicembre 1991. Infatti la disposizione della pagina in cui viene data la notizia rivela la politica omofoba del quotidiano e l'ipocrisia della sua lettura in chiave religiosa di Tondelli. La notizia del funerale dello scrittore, "ucciso dall'Aids" (Alberici, 1991: 7), appare accanto ad un articolo sulla cancellazione da parte della Organizzazione Mondiale della Sanità dell'omosessualità in quanto malattia. Un altro pezzo fiancheggia la colonna dove viene data la notizia dei funerali di Tondelli e informa della scoperta di un nuovo virus che causa l'AIDS: HIV2. Il messaggio comunicato dalla pagina è chiaro: l'omosessualità può anche non essere considerata una malattia dell'OMS, ma i fatti provano che continua a provocare malattia e morte.
Fulvio Panzeri, in un articolo significativamente intitolato "Il sofferto cammino di uno scrittore verso la redenzione", ha narrato gli ultimi giorni di Tondelli, caratterizzati dall' "irrompere di quella Grazia che sembrava illuminare il suo viso assorto e tenero, quasi ritornato bambino, quando, con estrema fatica, tutti i giorni si accostava alla particola consacrata". La sua onestà e la sua fedeltà, continua Panzeri, hanno spinto Tondelli a correggere "i propri libri, in particolare Altri Libertini, togliendo tutte quelle parole che potevano offendere il nome di Dio, proprio per lasciare di sé l'immagine di una purezza, di quella generosità che lo hanno sempre caratterizzato". Mentre "una morte lenta" invadeva il corpo dello scrittore, "lo spazio di Dio, in lui, s'allargava e ritornava ad essere quel grembo della giovinezza, vissuta tra oratori, gruppi di Azione Cattolica e movimenti per il rinnovamento" (Panzeri, 1991: 34). Questi passaggi comunicano certamente l'affetto e l'amicizia di Panzeri per l'amico in fin di vita, ma possono essere problematici per una certa parte dei lettori di Tondelli perché contengono tutti i luoghi più comuni del catechismo cattolico: redenzione attraverso lenta sofferenza e morte (redenzione da che cosa?), la luce che illumina il volto dello scrittore mentre prende la Comunione, il ritorno a uno stato di purezza che corrisponde all' infanzia e alla giovinezza durante il quale lo scrittore era felicemente impegnato nelle attività della parrocchia. E che fine ha fatto la carica (omo)sessuale che sprigiona da diversi libri di Tondelli? Forse sarebbe ora di muovere la critica tondelliana dalla trascendenza e ricerca dell'assoluto in cui sembra ferma alla corporeità e alla materialità presente nei libri dello scrittore.
I critici senza un immediato programma cattolico non hanno offerto letture di Tondelli molto diverse e hanno sempre sottolineato il valore universale dell'opera dello scrittore più che la tematica specifica dell'omosessualità. Cosa dire, per esempio, dell' affermazione di Claudio Piersanti secondo cui Camere Separate non gli ha mai ricordato la specificità dell' amore omosessuale? (Piersanti, 1992: 98). Forse Piersanti ha letto un altro romanzo. Ponendosi nello stesso filone critico di Spadaro e Panzeri, Diego Zancani si è soffermato sul viaggio artistico di Tondelli "dalle turbolenti, a volte confuse e angosciose, situazioni di vita descritte nelle prime opere… ad osservazioni più calme e riflessive della natura, di città e paesi, di altri scrittori, di eventi mondani". Questo percorso artistico trova la sua controparte privata nel ritorno di Tondelli "poco prima della sua morte… alla sua cittadina natale di Correggio, vicino a Reggio Emilia". La conclusione poco originale di Zancani è che "nonostante i suoi difetti, Tondelli è uno scrittore interessante e perfettamente rappresentativo degli anni ottanta" (Zancani, 1993: 238, mia traduzione).
Questa etichetta di scrittore generazionale è stata spesso usata per Tondelli. Tuttavia faremmo meglio a mantenere un buona dose di scetticismo sulla sua utilità. Cosa significa essere "perfettamente rappresentativo degli anni ottanta?" Che cosa implica questa definizione? Significa forse che finiti gli anni ottanta dovremmo leggere l'opera di Tondelli come documenti storici nella migliore delle ipotesi o come resti un po' passè di un decennio nella peggiore? I romanzi e i saggi di Tondelli riescono ancora a comunicare emozione e a stimolare identificazione? Queste sono domande importanti che Zancani lascia senza risposta. Derek Duncan ha concluso il suo saggio sulla letteratura omosessuale italiana con parole acute sui lavori critici riguardanti Tondelli: "I critici italiani - con una tipica mossa che cerca di negare la specificità e il valore dell' esperienza gay - tendono ad insistere che Tondelli usa la figura dell'omosessuale e la sua situazione esistenziale per investigare il concetto universale della natura umana" (Duncan, 1995: 397, mia traduzione).
Alcuni critici gay sono rimasti delusi sia dalla rappresentazione poco affermativa della comunità omosessuale data da Tondelli sia del suo modo poco militante di vivere la sua omosessualità e la sua condizione di malato di AIDS. In un articolo pubblicato sul Babilonia due mesi dopo la morte di Tondelli, Giovanni Dall'Orto ha descritto un Tondelli ossessionato dalla paranoia di essere ghettizzato nell'identità di "scrittore gay". Secondo Dall'Orto, Tondelli era "un omosessuale che aveva problemi a venire a patti con la sua 'diversità', probabilmente per il suo background religioso" (Dall'Orto, 1992: 21). Lo scrittore era "afflitto dal problema di essere un omosessuale, e per di più uno di quelli che vivono con estremo pudore la propria diversità". La caratterizzazione di Tondelli offerta da Dall'Orto è quella di uno scrittore che pur avendo composto "pagine di bellezza assolutamente perfetta" ha fallito artisticamente perché non è riuscito ad accettare la propria omosessualità. Così, Tondelli, sempre nel ritratto di Dall'Orto, avrebbe passato la sua vita intera ad "inseguire il fantasma di una 'cultura universale' rinnegando la cultura gay", non avendo capito che "la cultura gay è universale". Come ci si può aspettare, Dall'Orto conclude la prima parte del suo articolo affermando che l' omosessualità "imperfettamente accettata ha costituito un handicap espressivo gravissimo" per Tondelli (Dall'Orto, 1992: 22). Ci sono diversi aspetti problematici in questa analisi e la pretesa del critico di sapere esattamente come Tondelli vivesse la propria omosessualità è sorprendente. Inoltre, l'analisi di Dall'Orto offre una concezione estremamente monolitica e statica di "autentiche" culture e identità gay che male si coniugano con lo spirito multiforme e ibrido caratterizzante i libri di Tondelli.
Io sono interessato a un altro Pier, meno mistico e più omosessuale. Un omosessuale che problematizza il concetto di identità gay nella società contemporanea. La prossima sezione dell'articolo analizza la rappresentazione della comunità gay in Camere Separate, una rappresentazione non idealizzata che potrebbe deludere i più militanti. Il mio esame di Camere Separate vuole inoltre mettere in dubbio le interpretazioni del romanzo che enfatizzano la possibilità di redenzione religiosa e trascurano la sua componente omosessuale. Attraverso l'analisi di diversi passi del libro intendo dimostrare come la religione sia percepita come una di quelle forze che marginalizzano gli omosessuali nella nostra società ed è quindi rifiutata dal protagonista. Furio Colombo è stato uno dei pochi lettori di Tondelli ad interrogarsi sul silenzio che circonda la sessualità dello scrittore, un fatto che il critico collega anche alla grande influenza che la Chiesa Cattolica mantiene tutt'ora in Italia. L'analisi di Colombo non mira a stabilire che gay sia "uno special interest group" o che gli artisti gay da Mapplethorpe a Tondelli scrivano per un particolare pubblico. Tuttavia, l'artista gay offre "una visione poetica che si lega ad una visione politica che a sua volta deriva da una catena di fatti anche privatissimi e personali" (Colombo, 1992: 246). Sfortunatamente, Colombo non si spinge oltre e non definisce la visione poetica e politica di Tondelli. Nella mia lettura di Camere Separate la visione poetica e politica di Tondelli va contro ciò che Michael Warner ha denominato "eteronormatività", la pretesa della cultura eterosessuale di "interpretare se stessa come unica società":

La cultura eterosessuale pensa a se stessa come alla forma elementare di associazione umana, come il modello stesso delle relazioni tra i generi, come l'indivisibile base di tutta la comunità, e come il sistema riproduttivo senza il quale la società non esisterebbe

(Warner, 1996: 286, mia traduzione)

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La condanna pronunciata da Tondelli contro l' "assicurazione (leggi: insistenza) che umanità e eterosessualità siano sinonimi" (Warner, 1996: 287) va irrimediabilmente persa se passiamo sotto silenzio l'interesse dei suoi libri per la sessualità in generale e specificamente per l'omosessualità.

IL SOGNO DI UNIONE TOTALE IN Camere Separate
Camere Separate, l'ultimo romanzo di Tondelli, è incentrato sulla relazione tra lo scrittore italiano Leo (un personaggio che è difficile non considerare un alter ego di Tondelli) e il suo compagno tedesco Thomas. Il libro si apre con Leo trentenne a bordo di un aereo mentre ricorda la sua storia d'amore con Thomas che è morto. Leo e Thomas si sono incontrati durante una festa a Parigi poco dopo che Leo aveva finito una relazione con un drogato. Per diverso tempo i due sono felici insieme e viaggiano in diverse nazioni europee dove Leo tiene lezioni sui suoi libri e sulla scrittura. Dopo un periodo passato a Milano dove Leo vive, Thomas lo prova a convincere che dovrebbero vivere insieme. Leo non è sicuro del progetto perché pensa che la routine quotidiana rovinerebbe il loro rapporto e preferisce quindi continuare con la relazione a distanza che hanno avuto fino ad allora, una relazione che lui definisce appunto "Camere Separate". Deluso dalla risposta di Leo, Thomas ritorna a Monaco dove trova una ragazza anche se si tiene in contatto con Leo. Quando Leo prova a ricostruire la loro relazione è troppo tardi: Thomas sta morendo. La morte di Thomas spinge Leo ad un riepilogo esistenziale della sua vita mentre viaggia per tutta l'Europa, da Milano a Londra, dalla Germania alla sua cittadina natale nella valle del Po. Il tema del viaggio esistenziale, interno, è introdotto fin dalla prima pagina del romanzo:

Un giorno, non molto distante nel tempo, lui si è trovato improvvisamente a specchiare il suo viso contro l'oblò di un piccolo aereo in volo tra Parigi e Monaco di Baviera.
All'esterno, ottomila metri più sotto, la catena delle Alpi appariva come una increspatura di sabbia che la luce del tramonto tingeva di colori dorati …
Inquadrato dalla ristretta cornice ovoidale dell'oblò il paesaggio gli parlava del giorno e della notte, dei confini fra i mondi della terra e dell'aria e da ultimo, allorché si accese una luce nella carlinga e su quell'olografia boreale apparve il riflesso del suo volto appesantito e affaticato, anche del sé. La sua faccia, quella che gli altri riconoscevano da anni come "lui" - e che a lui invece appariva ogni giorno come più strana, poiché l'immagine che conservava del proprio volto era sempre e immoralmente quella del sé giovane e del sé ragazzo - una volta di più gli parve strana. Continuava a pensarsi e a vedersi come l'innocente, come colui che è incapace di fare del male e di sbagliare, ma l'immagine che vedeva contro quello sfondo acceso era semplicemente il viso di una persona non più tanto giovane, con pochi capelli fini in testa, gli occhi gonfi, le labbra turgide e un po' cascanti, la pelle degli zigomi screziata di capillari come le guance cupree di suo padre… Solo qualche mese fa ha compiuto trentadue anni. È ben consapevole di non avere una età comunemente definita matura o addirittura anziana. Ma sa di non essere più giovane

(Tondelli, 1989/1994: 1-2, d'ora in poi CS)

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Questo passaggio iniziale, che ha forti collegamenti intertestuali con il racconto di Ingeborg Bachmann "Il trentesimo anno", introduce il paesaggio interiore di Leo caratterizzato da solitudine e invecchiamento. Questo paesaggio interiore è collegato analogicamente con il paesaggio esterno delle Alpi illuminate dal sole al tramonto. Fin da queste prime pagine, l'identità di Leo non ha tratti ben definiti e lo straniamento che il personaggio sente dai suoi tratti fisici (la sua stessa faccia, sovrapposta al paesaggio esterno, gli pare strana) ha sfumature morali e psicologiche. Questo sentimento di straniamento ricorre più volte nel corso del romanzo e corrisponde all'incapacità di Leo di trovare una soddisfacente identità per se stesso come single, come "Leo senza Thomas" secondo la frase usata in Camere Separate. Il riepilogo della vita di Leo diventa quindi, usando la terminologia di Roland Barthes tanto cara a Tondelli per sua stessa ammissione (Panzeri, 1997: 96), "frammenti di un discorso amoroso". Gli episodi del romanzo infatti mettono in scena "l'assenza dell'oggetto amato" e tendono "a trasformare questa assenza in prova d'abbandono" (Bathes, 1979: 33). Il discorso amoroso di Leo, come quello di Barthes, è "d'una estrema solitudine" (Barthes, 1979: 3), e Leo è intrappolato nella stessa distorsione che caratterizza il discorso amoroso di Barthes:

All'assente, io faccio continuamente il discorso della sua assenza; situazione che è tutto sommato strana; l'altro è assente come referente e presente come allocutore. Da tale singolare distorsione, nasce una sorta di presente insostenibile; mi trovo incastrato fra due tempi: il tempo della referenza e dell' allocuzione: tu te ne sei andato (della qual cosa soffro), tu sei qui (giacché mi rivolgo a te). Io so allora che cos'è il presente, questo tempo difficile: un pezzo di angoscia pura.

(Barthes, 1979: 35)



Leo ha tentato di realizzare con Thomas "il sogno di unione totale con l'essere amato" che apre i Frammenti di un Discorso Amoroso e che Barthes illustra nel corso del libro con una frase di François Wahl (curiosamente, si tratta di un amico di Tondelli): "il lutto assurge ad espressione. Senza di te io non sono più io" (Bathes, 1979: 205). Questa aspirazione all'unione totale genera in Camere Separate quello che Barthes definisce come "agony/angoscia" e che caratterizza come:

A seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento - sentimento che egli esprime con la parola angoscia (Barthes, 1979: 27)

Questo sentimento di angoscia ricorre per tutto Camere Separate. Certe notti, mentre sono a letto insieme, Thomas è "atterrito dal sentimento di separazione e privazione" e Leo viene assimilato a un "carnefice, …qualcuno che lo stava crudelmente spossessando del sé" (CS, 63). Mentre sta tenendo conferenze in Europa, Leo si sente improvvisamente "cupo, spaesato, divorato da un'ansietà inspiegabile" e capisce che "la sua vita era indissolubilmente legata a quella di un altro" (CS, 66-67). Leo vive "il contatto con Thomas come sapendo, intimamente, che prima o poi si sarebbero lasciati". La separazione viene definita nel romanzo come "una forza costitutiva della loro relazione" (CS, 101). Barthes spiega che questa è la tipica angoscia d'amore, "la paura di una perdita che è già avvenuta" (Barthes, 1979: 27). Secondo Barthes, la prova del sogno di unione totale è data "nel lutto rappresentato" (Barthes, 1979: 205). La narrazione di Camere Separate diventa questa stessa rappresentazione di un lutto ed è allo stesso tempo sia la prova del sogno di unione totale di Leo con Thomas sia la sua negazione. Per dirla sempre con Barthes che cita ancora una volta François Wahl:

"La morte è essenzialmente questo: tutto ciò che è stato visto, sarà stato visto per niente. Lutto di ciò che abbiamo percepito". In questi brevi momenti in cui parlo per niente, è come se io morissi. Giacché l'essere amato diventa una figura sigillata, un personaggio di sogno che non parla e, nei sogni, il mutismo è la morte"

(Barthes, 1979: 137)



Significativamente, il primo movimento di Camere Separate, dove è annunciata la morte di Thomas, è intitolato appunto "Verso il Silenzio", anche se paradossalmente ci porta verso il romanzo e dunque, in un certo senso, lontano dal silenzio. Quando Thomas era vivo, "Leo non si presentava più all'esterno come Leo, ma come Leo-con-Thomas" (CS, 66). Ma senza Thomas, Leo non ha più un'identità, è la persona "che gli altri riconoscono come Leo" (CS, 91).
Il sogno di unione totale con Thomas resta tuttavia tale: un sogno. Infatti, nonostante Leo definisca la sua identità attraverso l'unione con Thomas, questa va contro il concetto di "Camere Separate" con cui Leo descrive la loro relazione:

[Leo] era sicuro di una cosa. Che non voleva vivere nella stessa casa, nella stessa città in cui Thomas viveva. Voleva continuare a essere un amante separato, voleva continuare a sognare il suo amore e a non permettergli di infangarsi nella quotidianità … la piccola frase che si trovò a scrivere … fu "Camere Separate" (CS, 174-178).

Per Leo è questo il solo tipo di relazione possibile in una società dominata dall'eteronormatività, in cui non c'è nessun tipo di riconoscimento ufficiale per i rapporti omosessuali. Il romanzo insiste particolarmente su questo punto. Per esempio, mentre Thomas sta morendo, Leo capisce che non ha alcun ruolo all' interno della famiglia del suo amato:

Non c'è posto per lui in questa ricomposizione parentale. Lui non ha sposato Thomas, non ha avuto figli con lui, nessuno dei due porta per l'anagrafe il nome dell'altro e non c'è registro canonico sulla faccia della terra su cui siano vergate le firme dei testimoni della loro unione…I padri e le madri, la chiesa, lo stato, gli uffici d'anagrafe ristabilivano il loro possesso. Riordinavano, seppellivano, consegnavano tutto alla polvere azzerante degli archivi. (CS, 37)

Questo stato di cose legale e sociale contrasta con l'amore che ha unito Leo e Thomas per più di tre anni. Il discorso dell' eteronormatività è così forte che Leo ha l'impressione di "aver vissuto non una grande storia d'amore, ma una piccola avventura di collegio" (CS, 37). Quando tiene conferenze in varie università europee e Thomas lo accompagna, Leo ha l'impressione che le persone che incontra siano "sempre sul punto di chiedersi che tipo di relazione ci fosse fra lui e Thomas" e che si rivolgano "lievemente imbarazzati a Thomas, di cui non capivano il ruolo" (CS, 60-61). Leo è fortemente convinto del fatto che "l'amore ha bisogno del mondo per potersi affermare" e sente quindi la necessità "che il mondo prendesse atto di questa nuova vita, che la tenesse in sé con amore" (CS, 66). Leo è "in guerra contro i valori della società e contro la normalità" (CS, 104), ma è pessimista sulle possibilità di vincere la sua guerra. Quando pensa al suo lutto, Leo prova "orrore e disperazione": Perché sa che è un dramma che non appartiene a nessuno tranne che a lui. Che nessuno, negli anni a venire, ricorderà il suo amore perduto, che nessuno gli toccherà la spalla per dirgli coraggio. Non esibirà il lutto sul corso principale del proprio paese, non vedrà riflessa negli altri occhi la pena che sta invadendo i suoi (CS, 115).

Similmente, quando Thomas propone a Leo di vivere insieme, Leo si trova senza "modelli di comportamento da seguire, né esperienze da riciclare e alle quali fare ricorso": Che fine avrebbe fatto il loro amore? Dovevano per forza normalizzare un rapporto che la società non poteva appunto recepire come norma? Non sarebbero divenuti lo specchio di quelle convivenze grottesche di omosessuali in cui qualcuno sempre cucina e qualcun altro va sempre al mercato a fare la spesa? (CS, 173)

Leo percepisce le norme eterosessuali che regolano la società come ostili verso la sua sessualità. Allo stesso tempo non riesce a trovare modelli per la sua relazione all' interno della comunità gay né riceve da questa alcun aiuto per la ricostruzione della sua identità una volta che Thomas è morto. Una notte, mentre si trova in un bar gay a Monaco insieme a Thomas, Leo sente che entrambi stanno assistendo al "rito di una comunità". Leo apprezza il fatto che tale comunità esista, tuttavia si riconosce "estraneo alla cerimonia" e "profondamente escluso" dallo "svolgimento della liturgia" della comunità (CS, 59-60; da notare l'uso del lessico religioso per descrivere la comunità gay, un uso che molti credenti dovrebbero trovare blasfemo). La comunità gay è descritta senza processi di idealizzazione che mettano in evidenza la solidarietà tra i suoi membri, ma sottolineando solo gli aspetti esteriori ed effimeri: "[g]li atteggiamenti, i gesti, le parole, l'abbigliamento, quegli stivali e quelle borchie" sono parti caratterizzanti della comunità gay (CS, 59-60). Quello che gli eterosessuali trovano così difficile da accettare in Leo e Thomas è proprio il fatto che "né l'uno né l'altro rientravano nei luoghi comuni sull'omosessualità … Erano indefinibili e questo creava maggiore imbarazzo" (CS, 61-62). Dopo la morte di Thomas, mentre è in visita ad un amico a Washington, Leo diventa un regolare avventore del Blue Boy, un club di spogliarello maschile. Una sera Leo nota un altro degli avventori più assidui e subito scopre che il soffitto del locale è ricoperto di specchi. Leo vede se stesso e l'altro avventore, con cui si identifica, riflessi negli specchi. Significativamente, i contatti e le identificazioni tra Leo e la comunità gay non avvengono ad assemblee o a manifestazioni che affermano l'identità gay, ma in squallidi nighclub. La scena nel club termina con il rapporto sessuale SM tra Leo e uno degli spogliarellisti. La descrizione del rapporto è intercalata con il ricordo di Leo di una passata operazione. Non c'è nulla di affermativo nella visita di Leo al club, questo non è neppure un posto dove Leo senta di poter vivere la propria sessualità liberamente e felicemente, visto che il rapporto gli ricorda una passata operazione. Naturalmente, i passaggi fin qui citati da Camere Separate potrebbero apparire assurdi a una certa critica militante. Tuttavia sarebbe sbagliato e semplicistico accusare Tondelli di essere un gay represso. I passi citati da Camere Separate sulla comunità gay hanno lo scopo di problematizzare le strategie delle politiche dell'identità e il concetto stesso di comunità, uno scopo che le teorie gay e lesbiche più recenti hanno fatto proprio:

… il concetto di comunità rimane problematico se non altro perché ogni persona gay e ogni persona lesbica si ricordano di essere tali prima di entrare in uno spazio identificato con la collettività, perché la maggior parte della storia gay e lesbica ha a che fare con la negazione della comunità, e perché la dispersione piuttosto che la localizzazione continua ad essere l'atto caratterizzante dell'auto-definizione queer ("We Are Everywhere" ["Siamo ovunque"]). L'idea di comunità suggerisce anche erroneamente un contrasto ideologico e nostalgico con l'atomizzazione della moderna società capitalista.

(Warner, 1996: 289, mia traduzione)



Non dovrebbe sorprendere che gli spazi che Leo preferisce siano quelli che non sono identificati con la collettività. Di ritorno da Londra, Leo rientra nel suo appartamento che gli appare come "un rifugio antiaereo". Ancora una volta si ritrova "nella sua casa, fra i suoi libri, fra i piccoli oggetti preziosi che ha comprato in giro per il mondo". Lo spazio privato rassicurante della sua casa contrasta con quello pubblico della città che gli appare come appena "bombardata" (CS, 92). Nonostante ciò che i critici cattolici hanno voluto leggere in Camere Separate, la religione ufficiale non è un'opzione aperta per Leo, ed è condannata come una di quelle stesse forze che contribuiscono alla marginalizzazione e al rifiuto dell' amore e delle coppie omosessuali nella nostra società. La religione ufficiale non può riempire il vuoto lasciato dalla morte di Thomas nella vita di Leo. La religione che Leo professa è un tutt'uno con la sua omosessualità: "[a] volte gli era capitato di pregare, mentre faceva l'amore". Nella sua ricerca di Dio, Leo porta "non solo la propria emotività, ma anche la propria sessualità" e rifiuta quindi la religione ufficiale che percepisce come "accomodante, borghese, il più delle volte ipocrita" (CS, 98). Questa insistenza sull'unione dell'atto spirituale e dell'atto sessuale e fisico è anche una risposta che Tondelli offre ai dettami della Chiesa Cattolica in materia di omosessualità e fede espressi nella Lettera sulla Cura Pastorale delle Persone Omosessuali. Secondo la Lettera, redatta nel 1986 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, l'omosessualità rimane "un disordine oggettivo" (citato in Stuart, 1993: 8, mia traduzione) e l'unica soluzione per un omosessuale che voglia essere un buon cattolico è la castità. La castità non ha invece senso per Leo: per lui sentimento religioso e sessualità sono indissolubilmente legate. Inoltre, gli incontri di Leo con la religione ufficiale, inoltre, sono sempre deludenti. Durante una confessione, Leo capisce che il prete lo disprezza e di conseguenza afferma con orgoglio la propria diversità: "Io voglio vivere secondo la mia natura. Perché la mia libertà deve essere giudicata dalla coscienza altrui?" (CS, 100). Leo trova che questo tipo di religione sarebbe solo una trappola perché si limita a riaffermare l'eteronormatività presente nella società secolare. Mentre sta partecipando ad una Messa nella sua cittadina natale, Leo si sente teso e prova "l'unico vero sentimento che può conoscere davanti a quella folla: la vergogna" (CS, 137). Ritorna la sua avversione alle comunità:

Avrebbe potuto entrare in una comunità, lo avrebbero accolto con gioia. Si sarebbero sentiti maggiormente nel giusto perché la pecora smarrita era tornata. Ma lui non poteva rinunciare a se stesso, non poteva mutilarsi, diventare uno fra gli altri milioni di svirilizzati dalla religione, una povera anima moscia e penitente impaurita dal mondo. E per questo aveva lentamente abortito, giorno dopo giorno, il suo bisogno di Dio.

(CS, 100)



È curioso notare come questo passaggio abbia una caratteristica quasi profetica: la retorica di una certa critica cattolica enfatizza proprio questa dimensione di "Tondelli pecora smarrita" come chiave di lettura della sua opera. Di conseguenza i suoi libri sono de-sessualizzati.
Leo associa continuamente la religione Cattolica con la morte e con la sterile sofferenza. Di ritorno nel suo paese natale per la Settimana Santa, Leo pensa che "quello che si sta preparando non è nient'altro che un corteo funebre. Non c'è folklore, non c'è l'elemento della festa. Tutto è mesto, straziante quasi" (CS, 119). Questa atmosfera provoca in Leo due ricordi che associano entrambi religione e morte, o religione e sofferenza/vergogna. Il primo è quello di una processione osservata in Spagna con Thomas alla fine della quale Leo si sente "triste" e prova "come un presentimento" (CS, 125). Il secondo ricordo verte sulle processioni a cui Leo ha preso parte da ragazzo. Di queste viene messo in rilievo la sofferenza gratuita e l'umiliazione. Per esempio, quando la madre di uno dei ragazzi in processione prova a ripararli dalla pioggia con un ombrello, il priore l'allontana bruscamente dicendole che "Devono imparare a soffrire!" (CS, 132). In un'altra occasione, Leo è costretto a portare la statua della Vergine per l'intera processione e lo sforzo è così duro che si sente svenire:

quello che lo terrorizzava non era tanto il dolore fisico, che era acutissimo, sfibrante - sentiva il legno della staffa penetrargli nella carne - ma era proprio la vergogna. Se avesse mollato, nessuno dei suoi compagni l'avrebbe più guardato, sarebbe stato ancora una volta il debole, il piagnone, l'emarginato

(CS, 133)

Dopo estreme sofferenze, Leo riesce a portare in chiesa "quella effige che per anni e anni avrebbe poi maledetto", ma questo non genera in lui felicità. Al contrario prevale ancora una volta un sentimento di umiliazione perché Leo capisce di essere stato forzato contro la sua natura a dimostrare che era come tutti gli altri ragazzi. In Camere Separate, i riti della religione ufficiale aboliscono la ricchezza della differenza. Così, alla fine della Settimana Santa, il trentenne Leo sente lo stesso senso di sofferenza e sconfitta provato da ragazzo, "senza nessuna speranza di resurrezione, né per sé, né per Thomas" (CS, 138). Il romanzo si chiude con la stessa affermazione di mancanza di resurrezione, con Leo che pensa alla propria morte semplicemente in quanto morte e non come rinascita. Spesso ci dimentichiamo che le comunità sono inclusive tanto quanto esclusive. Per questo molti critici dell'opera di Tondelli hanno passato sotto silenzio diversi aspetti dei suoi libri riducendo la complessità e la ricchezza dello scrittore a stereotipi (il libertino redento, l'omosessuale represso) che possono includerlo o escluderlo dalle loro diverse comunità. Questo orientamento critico è estremamente insoddisfacente perché trascura i testi di Tondelli privilegiando invece dubbie speculazioni su come lo scrittore vivesse la sua sessualità o la sua religiosità. Chiaramente nessuna analisi può essere neutra, ma i pezzi critici citati nella prima parte di questo articolo spesso finiscono per non analizzare per nulla i libri di Tondelli. Per esempio, bisognerebbe riflettere attentamente sulla discrepanza tra le potenzialità radicali espresse nelle opere di Tondelli e le tarde dichiarazioni dell'autore su di esse. In un' intervista del 1989 rilasciata a Luigi Romagnoli per Babilonia, Tondelli risponde con fatica alle domande su omosessualità e cultura omosessuale. Quando gli viene chiesto se pensa che esista una cultura omosessuale, Tondelli risponde affermativamente, ma aggiunge che "è anche ora che esista qualcosa di diverso, di alternativo". Quindi, abbastanza illogicamente, dichiara che "il tentativo di Camere Separate è quello di proporre una storia d'amore fra due uomini, senza dover ricorrere agli stereotipi tipici dell'omosessualità". Dalla cultura omosessuale si passa agli stereotipi sugli omosessuali e Tondelli sembra trattare i due poli come interscambiabili, come se gli stereotipi fossero impliciti nella cultura. Tuttavia, come l'intervistatore stesso gli fa notare, una delle vicende di Rimini si chiude proprio con uno stereotipo: l'omicidio dell'omosessuale. Allo stesso modo, Tondelli ammette di non sapere come giudicare il mondo omosessuale contemporaneo. Pensa abbastanza ingenuamente che non esista "una 'tradizione di coppia', di due amanti che hanno vissuto per quarant'anni tutta una vita insieme come quelli etero" e che non ci siano differenze tra "una persona che va a marchette e una che va a puttane": "Non è vero che uno va a marchette perché la società lo colpevolizza, o uno deve frequentare i gabinetti pubblici perché può andare solo lì". Qui è Tondelli a cadere nella logica degli stereotipi, riducendo una domanda piuttosto vasta sul mondo omosessuale contemporaneo a marchette e gabinetti pubblici (Romagnoli, 1989: 16). Parlando in modo specifico di Camere Separate, Tondelli dichiara che sarebbe sbagliato considerarlo solo in termini di omosessualità: "Io non parlerei di omosessualità. Parlerei di amore e basta…Io sono un po' stanco di queste separazioni fra un modo d'amare che in fondo mi sembra abbastanza simile a quello di tutti" (Romagnoli, 1989: 15). Queste dichiarazioni potrebbero scontentare molti lettori gay. Tuttavia, i libri di Tondelli, da Altri Libertini e Pao Pao (che Tondelli ammette nell'intervista di trovare "imbarazzanti") fino a Camere Separate, raccontano un'altra storia, di cui rimane un accenno nell'intervista con Romagnoli: "… scrivere è una lotta. La scrittura serve a combattere le varie censure che abbiamo 'dentro', e che esistono nella società" (Romagnoli, 1989: 16). Molti critici hanno frettolosamente applicato le ultime dichiarazioni di Tondelli alla sua opera letteraria senza mantenere lo scetticismo che è sempre dovuto in questi casi. Curiosamente, le affermazioni di Tondelli sull'esperienza gay in epigrafe a questo saggio sono state tristemente passate sotto silenzio. I critici cattolici sono rimasti estremamente contenti dal presunto riavvicinamento di Tondelli alla fede religiosa e hanno quindi iniziato a cercare problematiche religiose in ogni pagina dell'opera dello scrittore. Tuttavia, Spadaro stesso ha dovuto ammettere che "la sensibilità per il fatto religioso è un motivo di sottofondo, che emerge tra le righe in vari luoghi della produzione tondelliana, anche se tematicamente non di frequente" (Spadaro, 1995: 31). "Sottofondo", "tra le righe", "tematicamente non di frequente", tutte espressioni che indicano la marginalità della sensibilità religiosa nell'opera di Tondelli. Le affermazioni universaliste di Tondelli hanno fatto spazientire diversi critici gay, e Dall'Orto imputa quelli che considera i fallimenti tondelliani (Pao Pao e Rimini) alla ricerca da parte dello scrittore del "fantasma della cultura universale". Queste traduzioni di tarde dichiarazioni dell'autore in categorie di critica letteraria applicabili ai suoi libri sono di dubbia validità. Non prendono in considerazione che un testo è sempre irrimediabilmente plurale e che l'autore non è l'autorità per eccellenza sulla sua stessa produzione. Leggendo i testi di Tondelli sono evidenti sia l' insistenza sulla problematica dell'identità gay sia il rifiuto e la condanna di istituzioni e sistemi di valore che le sono ostili.

Luca Prono


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Si ringrazia la Kluver Academic/Human Sciences Press per avere concesso questo articolo, apparso su International Journal of Sexuality and Gender Studies, Volume 5, Number 4, October 2000, http://www.wkap.nl/journalhome.htm/1566-1768. Traduzione dell'autore.

 
Copertina de L'Eroe Negato, omosessualità nel Novecento italiano, Baldini e Castoldi, 2000
Copertina del libro di Francesco Gnerre L'Eroe Negato, edito da Baldini e Castoldi nel 2000 link


La copertina del libro di Michael Warner The Trouble with Normal
La copertina del libro di Michael Warner The Trouble with Normal non tradotto in Italia link
 
La scrittrice Ingeborg Bachmann
La scrittrice Ingeborg Bachmann


Foto di Pier Vittorio Tondelli
Una foto preparatoria per il Tondo di Brancolini

Un ritratto di Roland Barthes, citato nel testo
Un ritratto di Roland Barthes

Un fregio del Palazzo dei Principi a Correggio
La chiesa di San Quirino a Correggio
San Quirino, Correggio.
Locandina dell'allestimento teatrale di Altri Libertini
Locandina dell'allestimento teatrale di Altri Libertini
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