Ma
secondo Voi, vale ancora la pena 'sognare'? E a cosa serve
'sognare sogni meravigliosi se a malapena ci si riesce ad
allacciare le stringhe delle scarpe nel mondo reale'? Vero
è che più o meno a tutti succede 'quella volta'
nella vita di trovarsi a fare i conti un po' con se stessi
per capire cosa c'è di reale, cosa vale la pena salvare
e trasmettere ai propri figli come preziosa eredità
o cosa invece vogliamo buttare via dei nostri primi 'tot anni'.
Dobbiamo
fare come gli acchiappasogni degli Indiani d'America, appesi
sopra il letto, che scacciano gli incubi impigliati nella
ragnatela e lasciano solo i sogni buoni scivolare sulla fronte
di chi dorme. O così è detto.
You
may say I'm a dreamer.. Finchè, come Alice(nel Paese
delle Meraviglie), arriva il momento di tornare da 'oltre
lo specchio'. Perché volare alto è fantastico,
se non che ogni volo porta con sé una caduta. Un po'
come la droga: sognare crea dipendenza. ' Chi non ha mai desiderato
una casetta con lo steccato bianco e un cane... ' Nel mio
caso era un ranch con allevamento di bestiame in terra Navajo.
O una coltivazione di peyote al confine tra nuovo e vecchio
Messico. Il deserto dev'essere un posto magico da 'viverci'....
E'
di circa un anno fa un mio scambio di email con Daniel Eggink
della Woodstock Nation Foundation di Bethel, vicino a NY (http://www.woodstocknation.org).
Convinta che fosse davvero possibile unirsi tutti, vecchi
e nuovi. Che sarebbe bastato qualche concerto o reading di
poesie per tornare a 'soffiare nel vento'.
Intanto
qualcosa di interessante l'ho appreso, sul mondo degli artisti.
" Scrittori e musicisti - a detta del vecchio hippy -
vivono in un limbo molto privato. Spesso è libero e
generoso quando giovani, ma col passare degli anni quelli
di successo tendono ad isolarsi e a diventare molto borghesi.
La generosità è schiacciata dalla reputazione
e dalle responsabilità. E' molto difficile non diventare
il leader portatore dei valori e delle icone che abbiamo prodotto
e che le persone credono che noi siamo diventati. " Penso
a tutti quei musicisti-idolo che nei primi 70 hanno accelerato
la loro dipartita con un'overdose o al prezzo della gloria
di alcuni scrittori americani come Faulkner, Fitzgerald, Hemingway,
London, Kerouac e Bukowski: inspiegabilmente alcolizzati e
candidati al nobel. Daniel si definisce una di quelle persone
che negli anni 60 non desideravano crescere. Per lui essere
uno studente resta la migliore realtà, sempre interessato
e pronto ad imparare. E inoltre mi ha aggiornato sui vari
'credo' che il suo cliché imponeva: basta con la promiscuità
sessuale, il nuovo millennio rilancia la coppia ( chi l'avrebbe
detto? ). E' infatti felicemente risposato da molti anni e
con tre figli. Anche l'LSD ha fatto il suo tempo ( ' l'acido
lisergico per noi era eucaristico e ci rendeva veri visionari...
' ). Molto meglio la marijuana e la canapa?, come insegnano
gli Indiani. Mi ha inoltre consigliato diversi siti web ed
associazioni che promuovono la legalizzazione e l'uso di tali
'erbe magiche'. L'ultima volta che ci siamo sentiti era in
partenza per un pellegrinaggio e cercava sponsor alla sua
campagna in favore di una buona causa: destinare gli utili
ad un'opera dedicata alla libertà di espressione giovanile
sul terreno della Yasgur Farm, quella del festival. Dove tutto
ebbe inizio. Where have the flowers gone? |