..anche Einstein teneva botta!

Nei primi anni ’30 ( quell’ ) Einstein era solito ricevere una fitta corrispondenza dai suoi ammiratori al pari di una vera rockstar di oggi. La cosa straordinaria di quest’uomo è che non solo rispondeva a tutti, ma in che ‘modo’ lo faceva: il nonplusultra della semplicità e della simpatia. Un bel dì gli arrivò una lettera da un musicista di Monaco di Baviera, evidentemente turbato e depresso, che non riusciva a trovare lavoro. La sua lettera è andata perduta, ma – come documenta “ Il lato umano. Spunto per un ritratto “ di Helen Dukas e Banesh Hoffmann, Ed. Einaudi – ci rimane la risposta di Einstein del 5 aprile 1933, di cui presentiamo un brano. Lo scienziato sembra pervaso da un senso di disperazione struggente ed eterna, alleviata solo dal fatto che Egli non si arrese mai allo sconforto. Notiamo che Einstein mantiene accuratamente l’anonimato, per proteggere il destinatario:

Sono la persona alla quale Lei ha scritto presso l’Accademia belga… Non legga i giornali, si cerchi alcuni amici che condividano il Suo modo di pensare, studi i meravigliosi scrittori del passato: Kant, Goethe, Lessing, i classici degli altri paesi. Si goda le bellezze naturali dei dintorni di Monaco. Faccia finta di vivere, per modo di dire, su Marte, in mezzo a creature estranee, ed eviti di approfondire qualsiasi interesse nelle attività di quelle stesse creature. Diventi amico di qualche animale. In questo modo Lei tornerà a essere un uomo allegro e nulla potrà più turbarla. Si ricordi sempre che gli animi più alti e nobili sono sempre e necessariamente soli, e che perciò possono respirare la purezza della propria atmosfera.

Le stringo la mano in cordiale amicizia.

E.


Era il più grande scienziato del mondo. Ma il mondo era tale che egli firmò con una semplice E.


Solitudine ed isolamento sono esperienze individuali ‘forti’ con le quali presto o tardi chiunque deve trovarsi a fare i conti. E’ questo il campo dell’ esistenza in cui la creatività mostra la sua doppia faccia. Siano i nuovi versi di una lirica in musica che nuove sperimentazioni cromatiche su tela o carta, il risultato del sacro fuoco dell’ispirazione ‘ci costa’. In termini di tempo, materie prime e risorse psicofisiche. Eppure, nonostante lo sforzo, a volte anche autolesionista, che ci viene richiesto è qualcosa di più forte di noi, direi quasi ‘istintuale’. Il trucco sta, come sempre, nel trovare un buon compromesso tra le nostre esigenze quotidiane e le nostre recondite aspirazioni, e.. nel tenere i piedi ben piantati a terra. Lo scotto dell’artista è da sempre, dunque, la più terribile delle incomprensioni: “ la differenza tra genio e follia sta solo nelle pubbliche relazioni. “


L’ARTE è figlia della DEPRESSIONE?

TE LO DO IO IL PROMEMORIA...


Febbraio2002
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