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Il paesaggio vegetale

 In montagna, osservando il panorama, si possono notare gli effetti dell'altitudine sullo sviluppo della vegetazione: dalle latifoglie del fondovalle alle conifere che crescono pił in alto, ai prati e alle rocce quasi nude, fino alle nevi perenni delle quote pił elevate. Rimanendo in pianura, per poter osservare una successione analoga, bisognerebbe spostarsi dalle nostre latitudini (45° N) fino a 80° N, oltre il circolo polare: un viaggio di circa 4000 km.
 Questi cambiamenti si osservano perché la vegetazione è adattata al climaclima dell'area in cui cresce e il clima cambia man mano che si sale di quota, in particolare la temperatura media annua diminuisce di 0,5-1°C e il periodo vegetativo di 6-7 giorni ogni 100 m.
 Se teniamo presente che nella nostra regione partiamo dal livello del mare e arriviamo a quasi 2800m sulle cime più alte, e che ci troviamo in una regione di confine non solo da punto di vista politico, ma anche ecologico, possiamo comprendere la grande varietà di ambienti, paesaggi e associazioni vegetali che possiamo osservare, con circa 3200 specie descritte solo tra le piante superiori.

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Gli orizzonti altitudinali

 Per descrivere le caratteristiche della vegetazione il territorio viene suddiviso in fasce altitudinali dette piani o orizzonti; vediamo quali sono:

Orizzonte basale (da 0 a 200 m)

Comprende la fascia costiera e la bassa pianura, fino alla zona delle risorgive; vi troviamo i boschi planiziali a farnia e carpino bianco, la macchia mediterranea e le pinete della costiera triestina e della foce del Tagliamento.

Orizzonte collinare (da 100-200 a 400-700 m)

Oltre alle colline in questo orizzonte troviamo anche l'alta pianura e l'altopiano carsico; i boschi più tipici sono i querceti a rovere, i castagneti e il bosco carsico a roverella e carpino nero.

Orizzonte montano (da 400-700 a 1000-1300 m)

Nella fascia più bassa delle catene prealpina e alpina la specie più abbondante è senza dubbio il faggio, che forma boschi puri o misti, con il carpino nero nella fascia più bassa e con l'abete rosso nella fascia più alta; i terreni più poveri sono occupati dalle pinete a pino nero nelle aree più umide e dal pino silvestre in quelle più continentali; in questo orizzonte cominciamo a trovare anche i primi boschi di abete rosso e di abete bianco.

Orizzonte subalpino (da 1000-1300 a 1600-1700 m)

La fascia più elevata in cui possono ancora crescere gli alberi; le specie dominanti sono l'abete rosso e il larice, che spesso formano boschi misti; sui pendii più scoscesi e soggetti a valanghe durante l'inverno, su cui gli alberi d'alto fusto non possono insediarsi troviamo le boscaglie a pino mugo (su terreno calcareo) e a ontano verde (su terreno acido), specie che possono scendere a quote più basse se le condizioni di instabilità del terreno lo consentono.

Orizzonte alpino (oltre i 1600-1700 m)

È la zona di alta montagna in cui gli alberi non riescono più a crescere a causa delle condizioni ambientali avverse; nella zona di passaggio a questo orizzonte si incontra la fascia degli arbusti contorti, caratterizzata da pino mugo, ontano verde, ginepro ed ericacee (erica, rododendri, mirtilli); più in alto possono crescere soltanto piante erbacee e salici nani; in questo orizzonte l'estrema variabilità delle condizioni ambientali (fessure delle rupi, ghiaioni, prati rivolti a nord o a sud, strato di terriccio più o meno profondo, ecc.) permette di incontrare molti tipi diversi di associazioni vegetali.

 Oltre l'orizzonte alpino troviamo l'orizzonte nivale, in cui le superfici pianeggianti sono coperte dalla neve per tutto l'anno (da 2500 a 3000 m alle nostre latitudini); a queste quote si possono trovare ancora piante, ma solo nei luoghi riparati dal vento ed esposti a sud (nelle Alpi Occidentali sono state osservate alcune specie a più di 4000 m).

 I limiti degli orizzonti altitudinali non sono sempre gli stessi, ma variano in base alle condizioni climatiche; sull'Himalaya il limite degli alberi può arrivare a 4000 m e più, in Islanda a 500 m; anche rimanendo sulle Alpi vediamo che anche qui c'è una certa variabilità; per esempio nell'alta valle del Rodano e in Engadina, nelle Alpi Centrali, il limite degli alberi raggiunge i 2400-2500 m, mentre sulle Alpi Carniche e Giulie non arriva oltre i 1700 m, limite tra i più bassi. Per spiegare questa notevole variabilità bisogna introdurre l'effetto di massa: la massa rocciosa di una catena di montagne assorbe il calore del sole e lo conserva per un certo periodo, cedendolo in modo graduale; ovviamente, maggiore è la massa rocciosa, maggiore sarà la quantità di calore assorbita; se guardiamo una carta geografica dell'Italia settentrionale possiamo notare che le Alpi Occidentali, in Piemonte, sono più estese e più alte delle Alpi Orientali in Friuli, quindi la loro massa rocciosa sarà maggiore, quindi la quantità di calore che saranno in grado di assorbire e di rilasciare gradualmente sarà maggiore, creando condizioni favorevoli alla crescita degli alberi a quote più elevate.

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I fattori ambientali

 Nella stessa fascia altitudinale, però, le specie di piante non sono distribuite a caso, ma sono influenzate dalle condizioni climatiche locali, dal tipo di suolo, e dall'intervento umano, così, a livello del mare possiamo trovare i relitti di flora mediterranea lungo le coste, testimonianza di un clima più caldo dell'attuale, e i relitti di flora alpina nei boschi planiziali e nella fascia delle risorgive, che risalgono alle glaciazioni del Quaternario, alla stessa quota troveremo boschi di castagno e rovere sulle arenarie del Collio, dei Colli Orientali e delle Valli del Natisone e boschi di roverella, orniello e carpino nero sui calcari del Carso. In montagna, poi, le condizioni ambientali sono ancora più variabili; l'andamento delle catene montuose principali della nostra regione è in direzione est-ovest quindi ogni catena avrà un versante esposto a nord, più fresco e umido e uno esposto a sud più caldo e arido; la profondità del suolo non è sempre la stessa, per cui sui suoli più poveri e sottili ci sarà una maggiore influenza del substrato roccioso. Sempre in montagna, lungo le vallate, aperte verso sud, troveremo un clima più oceanico all'imbocco e più continentale all'estremità; per fare un esempio, all'imbocco del Canale del Ferro, a Moggio abbiamo più di 2000 mm all'anno di pioggia, all'estremità della Valcanale, a Tarvisio, meno di 1500, perché le perturbazioni si scaricano gradualmente man mano che risalgono la valle.

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 In questa sezione ci occuperemo dei diversi tipi di boschi della regione e impareremo ad identificare gli alberi che vi crescono, con particolare riguardo per le specie spontanee che caratterizzano le associazioni vegetali.

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