Introduzione
Capitolo I
Differenze macroscopiche tra Francia e Italia
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Dov'è
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"Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt
Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli
appellantur. E mo' so cazzi loro", scriveva Giulio Cesare all'inizio del
suo noto trattato, il De bello gallico, che scevro da preoccupazioni
editoriali il condottiero romano dedicò ai francesi, alla loro terra,
e alle numerose sconfitte che gli eserciti romani avrebbero inflitto a
Celti e Galli un paio di millenni orsono, fino ad annettere completamente
all'impero le tre parti che il cronista rammentava appunto nell'incipit
della sua opera.
Cesare si accingeva alla conquista della Francia nel 58 avanti Cristo,
passati i quarant'anni di età, il che mi lascerebbe un paio di
lustri per mettere a punto l'opera che, sceverate anche le mie preoccupazioni
editoriali, io intendo comporre su Parigi e la Francia. Non ho mai pensato
alla pubblicazione, mentre scrivevo uno dei miei romanzi, racconti, o
saggi, ma sempre al piacere di farlo: nessuna delle mie opere maggiori
ha peraltro mai toccato lo scaffale di una libreria, ed è improbabile
che anche la mia analisi circa Parigi vi approdi. Ciò mi conferisce un
margine di libertà piuttosto ampio, per quanto concerne estensione, scelte
compositive e tematiche. Da una parte è una fortuna, e rispecchia bene
quel senso di libertà connaturato alla scrittura che mi spinge in generale
a scrivere, appunto. D'altro canto è una disgrazia, poiché se ci
facessi un centinaio di milioni, con questo trattato, starei molto più
sereno, e avrei il tempo per dedicarmi a opere forse più interessanti
e certo moralmente più degne.
Contrariamente a Cesare io sono venuto a stabilirmi in Francia al principio
dell'autunno 2000 senza alcuna velleità di conquista, ma anzi piuttosto
umilmente. Non sono di quegli italiani che tendono a screditare all'estero
e in patria il proprio paese d'origine, e mi sono disabituato, nell'arco
di un anno, a incensare costumi e abitudini degli altri popoli e delle
altre terre. Più che altro me ne sto zitto ad ascoltare e osservare quello
che succede, ciò che spiega, almeno in parte, la mia grafomania e lo zelo
nell'aggiornare la mia pagina web, i notiziari di cui sono responsabile,
ecc. Tutto questo silenzio che a Parigi mi circonda un po' mi opprime,
inutile nasconderlo, ed è soprattutto per questo che ho deciso di catalizzarlo
in un'opera, divisa in sei capitoli, dedicata alla città, ai suoi abitanti,
e in generale al paese straniero che mi ospita.
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