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I cuori infranti
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Sullo stesso tenore di una
lettera arrivata nei giorni scorsi, mi scrive Matteo che, colpito
dall'analogia di quella con la propria situazione, racconta:
Dopo cinque anni mi sono lasciato con la mia ragazza perchè lei dice di non amarmi più e mi propina la scusa "più vecchia del mondo" (come la definisci tu).
Ho conosciuto questa ragazza quando era molto giovane (15 anni, io ne
avevo 22) ma a causa di una serie di problemi famigliari era piuttosto
matura per la sua età, e infatti con lei mi trovavo benone. Un bel giorno
mi chiama e mi racconta i suoi problemi. Fra di me penso di aiutarla ma
senza farmi trascinare in qualcos'altro, data la differenza di età. E
infatti eccomi qua (prima cappella: cedere alla tentazione della carne
e dello spirito). In questi cinque anni le cose per lei si sono sistemate,
le sono stato vicino e ci siamo innamorati come pazzi. Qualche mese fa
è successa la cosa più vecchia del mondo (la definisco io): lei è cambiata;
chiaramente a vent'anni le persone cambiano, del resto. Per tre mesi è
stata sentimentalmente distante, e io ho cercato in tutti i modi di capire
il perché, finché non mi ha spiegato che mi voleva bene, ma che voleva
stare un po' da sola (praticamente voleva sapere se stava con me per abitudine
o se mi amava veramente). Ci siamo dati un mese di tempo ma già dopo una
settimana mi telefona e mi dice di non farcela a stare senza di me: io
(seconda cappella) sono corso da lei e mi sono illuso. Dopo un mese infatti
lei era di nuovo come prima. Non potendo andare avanti così ho tagliato
corto e ho chiesto cosa voleva fare. La conclusione è che mi vede come
amico, che vuole stare da sola e fare nuove esperienze, conoscere nuova
gente (insomma quello che si fa alla sua età).
Io non ce l'ho con lei, le voglio troppo bene e spero che trovi un ragazzo che la sappia rispettare per la splendida persona che è. Il mio problema è questo: dimenticarla per sempre e mettermi in testa (e nel cuore) che non mi vuole più oppure continuare a tenere i contatti (come sto facendo tramite mail)? Io adesso mi sto dando false speranze che fra qualche mese lei si sia fatta un giro suo di amicizie ma che si accorga che le manco. Forse in questo modo, quando mi renderò davvero conto che non è così sarò anche pronto a vivere da solo. È vero che lei mi ha detto che non prova più amore per me e che spera che trovi una ragazza che mi faccia felice, però non vorrei che fosse un modo per prendersi tempo senza farmi stare sulle spine mesi... O forse no... Donne: delizia e castigo. Be', adesso vado in farmacia a vedere se hanno un calmante perchè ho tutte le mani rotte a forza di maltrattare le pareti di casa.
Mi scuso per il tempo che ti ho fatto perdere ma scrivendo a qualcuno riesco a sfogarmi senza combinare danni.
Non c'è da scusarsi, amico mio: per me cercare di dare un buon consiglio non è affatto una perdita di tempo, così come non lo è mai aiutare (per quanto si può) qualcun altro.
Vengo subito al punto. Mi chiedi se sia preferibile continuare a tenere
i contatti con lei. No, no, no. Non è opportuno. Non è una "falsa" speranza
quella che lei prima o poi senta la tua mancanza. La sentirà, succederà
senz'altro: ma perché lei senta la tua mancanza deve succedere una cosa.
Devi cioè mancarle. Cosa che non accadrà se continuate a trascinarvi
in chiacchiere sulla crisi che ha investito il vostro rapporto.
È un peccato, oltretutto: il tentativo di definire questa crisi e
magari di risolverla a parole (e-mail, telefonate, discussioni)
rischia di sovrastare quanto di bello c'è stato fra voi, qualcosa che
invece va lasciata il più possibile intatta.
Ora preparati a un altro dolore. Sarò diretto: lei troverà un altro uomo,
forse l'ha già conosciuto e non te lo dice per paura di farti ancora più
male. La fine di un amore, mio caro, riserva diverse sfumature di dolore
e prima le attraversi meglio è. E le parole, in questi casi, non servono.
Serve che lei affronti le cose per conto suo, che si renda conto da sola
che era meglio stare con te, e che il vostro rapporto, come mi sembra,
non andava distrutto e nemmeno incrinato. Ma non è possibile che lei lo
sappia a vent'anni e, se posso dirlo, non sarebbe nemmeno giusto. Avrete
tutto il tempo di ritrovarvi, se volete e se lo vorrà il destino (che
gioca in questi casi un ruolo non secondario), ma ora è tempo che ognuno
se ne stia per conto proprio.
Fai così: non scriverle più, e anzi approfitta della sua assenza per fare anche tu delle cose che nell'ambito di un rapporto intenso e continuo non avevi potuto fare. Hai un amico da andare a trovare in un'altra città? Hai un amico con cui fare un viaggio ora? Hai un'amica da portare a cena fuori? Da corteggiare? Lo so che ti sembra innaturale, ma va fatto proprio come si fa un esercizio sportivo, cioè sforzandosi. Farlo, anche se malvolentieri.
Un'altra cosa. Lei mi scrivi "voleva sapere se stava con me
per abitudine o se mi amava veramente". L'amore è un qualcosa, come ho
già detto, che in generale sfugge alle definizioni, ma inevitabilmente
una parte di esso sconfina a un certo punto nell'abitudine. È una
delle poche leggi cui questo sentimento è sottomesso. Dovremmo essere
grati al cielo quando ciò succede, cioè che ci sia data nella vita
l'opportunità di abituarsi a un'altra persona alla vita insieme a essa.
Tutto il resto è un po' illusorio, infatti. È molto difficile che
sia lei che tu troviate un'altra situazione di vero amore come quella
che avete vissuto. È possibile, intendiamoci, ma il conto delle probabilità
gioca a favore delle abitudini. Certo l'abitudine è qualcosa che a vent'anni
si tollera meno che a ventisette. Eppure, come dice un mio amico, le cose
belle le apprezziamo normalmente quando esse non ci sono più. L'abitudine,
per esempio. Questo lei non può saperlo (e non sarebbe nemmeno giusto,
all'età sua), e forse nemmeno tu. Be', tu ora lo sai, e un giorno se ne
renderà conto anche lei, presto o tardi. Chissà che però, per allora,
tu non ti sia innamorato di nuovo, e magari "abituato" alla vita con un'altra?
Il destino, come dicevo, alle volte gioca un ruolo importante quando ci
sentiamo sovrastati dagli eventi e non siamo abbastanza padroni delle
nostre decisioni.
Piano coi calmanti, e soprattutto con le pareti di casa, eh.
A risentirci,
F.Z.
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