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I cuori infranti
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Le ricorrenze, tipo San Valentino per intendersi, andrebbero
abolite, o quantomeno ridimensionate, se possibile. Ho notato infatti
che, nei nostri amari tempi, le ricorrenze, più che un'occasione di gioia
e distensione tendono a portarsi appresso frenesia, se non rancori e rimpianti.
A proposito di San Valentino, per esempio, mi arriva il contributo di
Gianluca:
[...] Ti scrivo perchè dopo cinque anni sono stato lasciato dalla mia
ragazza proprio a S. Valentino. Io a questa ragazza avevo donato una parte
di me, ma alla fine lei mi ha piantato perchè mi vedeva solo come amico
e questo mi fa stare ancora più male. La mia paura è quella di non guarire
più, la parte che ho perso non potrò più riaverla indietro, e il pensare
di dover vivere da solo mi fa impazzire. Ma nel 2000 è mai possibile che
non abbiano inventato una cura per un male come questo? L'amore non è
una reazione chimica? Sarebbe ora di fare qualcosa per poterla far sparire
perchè può segnare la tua esistenza. Forse sono un pò troppo catastrofico
perchè sono stato piantato solo una settimana fa... Spero che il tempo
abbia pietà di me e di ritrovare una persona che mi ami. Volevo tranquillizzare
la ragazza che ha scritto di essere gelosa della ex del suo ragazzo: credici,
anche dopo cinque anni di coppia una persona è capace di vederti solo
come amico da un mese all'altro, sono la testimonianza che questo può
accadere. Una domanda: dalla tua esperienza potrò mai tornare a vivere
come prima, cioè solo ma senza tanti problemi, o dovro adattarmi sentendo
per un bel pezzo la morte nel cuore?
Caro Gianluca,
stai vivendo un dolore forte e profondo ma, te lo dico subito, non irrimediabile:
passerà. E senza bisogno di ricorrere alla mitica cura proposta nel film
L'invasione degli Ultracorpi (Don Siegel, 1956: il film è stato oggetto
di due remake). L'hai visto? Ne riassumo il contenuto in breve: una razza
aliena decideva di traslocare sulla terra, sostanzialmente incarnandosi
nel corpo dei terrestri. Uno andava a dormire innamorato o depresso, euforico
o preoccupato, e la mattina dopo si svegliava "ultracorpo": pur conservando
i propri ricordi e la componente logica della sua personalità non provava
più emozioni né sentimenti, e incominciava una liscia giornata di lavoro
senza starsi troppo a tormentare con ingombranti questioni di cuore.
Personalmente almeno un paio di volte, nella vita, mi sono detto che avrei
fatto di buon grado il cambio con il modo di vita di questi alieni, pur
di non sentire il peso nel cuore e il senso di perdita che le separazioni,
ahimé, adducono a tutti noi esseri umani soggetti e anzi schiavizzati dall'amare
i nostri simili. D'altro canto quello era un film e, nella nostra vita di
tutti i giorni questa cura non c'è, o comunque comporta sacrifici che nel
tuo caso veramente non raccomanderei. Ti spiego perché. La tua storia è
finita, però è durata cinque anni! Questo significa che sei una persona
amabile e tendente alla serenità nella vita di coppia, e molto presto vivrai
un'altra storia, o viceversa riuscirai ad adattarti, almeno per un po',
a una solitudine non buia, ma ottimista e fiduciosa nel prossimo.
Lei non ti vuole più e ti mortifica con un argomento vecchio quanto Noé
("Ti vedo come un amico": pare che a un certo momento Eva lo abbia detto
al marito Adamo, e figurati che lui all'epoca era l'unico uomo sulla
Terra), e che non vuol dire niente. Non lo dico per rassicurarti: quando,
e succede, si smette di amare qualcuno, si ricorre purtroppo delle formulette
standard che sono vuote come il mio conto in banca. Questo per la ragione
che la fine dell'amore, così come l'inizio dello stesso, non trova spiegazioni
nel mondo dei linguaggi verbali, e siccome tutti sentiamo l'esigenza di
dare formulazione a questa inspiegabile catastrofe, allora si tende a comprimere
in una frasetta spiccia tutto quello che non si riesce a dire, visti i limiti
che appunto il linguaggio ci impone.
Insomma, non è il caso di soffrire di più come dici, perché lei sostiene
di vederti "come amico": quelle sono cose che si dicono, adatte solo in
parte a esprimere quella tempesta che si sente dentro (e anche lei soffre,
tanto più se si sente costretta a dire queste banalità) in occasioni come
queste: è come se un ragazzino di seconda elementare dovesse spiegare in
maniera dettagliata come funziona il sincrotone nucleare di Grenoble. Di
fronte all'amore siamo tutti ragazzini di seconda elementare, tanto più
che qualcuno riesce forse a spiegare come funziona il detto sincrotone,
mentre invece il funzionamento dell'amore ci costringe ad approssimazioni
a volte rassicuranti e complesse (a parte il citato Ultracorpi abbiamo
molta letteratura che si avvicina a una definizione più soddisfacente: Anna
Karenina, il quinto canto dell'Inferno di Dante, ecc.) altre volte mortificanti
e spicciole ("Ti vedo come un amico...").
Comunque, mi hai fatto una domanda diretta e ti risponderò in maniera diretta,
per quanto mi è possibile: per un po' avrai la morte nel cuore, rassegnati,
ma secondo me (lo dico istintivamente) non per moltissimo. Cerca di vivere
questo momento luttuoso in pieno, non risparmiarti lacrime e altre esternazioni,
non evitare i ricordi dei bei momenti passati con lei. Sarà doloroso, ma
ti aiuterà a far sì che tale momento sia più breve. Stare da soli è difficile,
lo so, ma secondo me riuscirai poco a poco a recuperare la serenità che
ti meriti, e superare questa "morte nel cuore" che molto spesso ci sembra
morte ma il più delle volte è semplicemente una forma di coma, raramente
irreversibile.
Coraggio, eh, e dammi notizie,
Cari saluti,
Il vecchio Za'
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