RELAZIONE FINALE

 

Dobbiamo premettere che alcuni questionari, soprattutto quelli dei nonni non offrono dati completi, perché non tutte le domande hanno avuto risposta precisa (i nonni non ricordavano momenti della loro adolescenza); sono comunque sufficienti per dimostrare la nostra ipotesi, cioè se l’alimentazione cambia in base al passare del tempo, all’ambiente geografico e alla condizione sociale.

Altra cosa da notare è che non possiamo catalogare in fasce di anni ben precisi l’adolescenza dei nostri nonni e dei nostri genitori; infatti, abbiamo sia nonni che genitori (anche se pochi) nati negli anni ’40-’50. Abbiamo, comunque, considerato soprattutto le fasce centrali, sia per gli uni che per gli altri.

Altro elemento importante è che, nel nostro campione, costituito da 43 ragazzi, 79 genitori e 76 nonni, sono rappresentate parecchie regioni italiane e, addirittura, alcuni stati di provenienza: la nostra è stata, negli anni ’60-’70, una zona di forte immigrazione e l’attività turistica ha creato l’occasione per matrimoni con stranieri.

Le differenze nell’alimentazione delle tre generazioni sono chiare. Noi abbiamo maggiore disponibilità e ricchezza di cibi, perché possiamo avere sulla nostra tavola qualsiasi cosa in qualsiasi momento dell’anno, ma questi cibi sono senz’altro meno genuini. I cibi dei nonni sono maggiormente legati al territorio e alle stagioni, mentre per noi gli alimenti si stanno unificando e standardizzando. Questo risulta evidente nei piatti delle feste, che, per i ragazzi, spesso si discostano dalla tradizione e, talvolta, hanno carattere addirittura internazionale (anitra all’arancia, tartare, ecc.).

Che i cibi fossero più poveri nel passato, risulta evidente già dalla colazione: per tutti è frequente il latte o il caffe-latte, per noi accompagnato dai biscotti, per i genitori e per i nonni dal pane; inoltre, nella colazione dei nonni compaiono quelli che, probabilmente, erano gli avanzi della cena (polenta, minestra) e elementi regionali (friselle con il pomodoro).

Anche le nostre merende sono più ricche; frequentemente, noi facciamo merenda sia al mattino che al pomeriggio, mentre i nonni si limitavano ad una sola, in cui prevalente era il consumo di frutta, spesso a disposizione negli orti.

Grande differenza si riscontra tra noi e i nonni nel pranzo. Noi mangiamo soprattutto pasta, carne rossa e ortaggi; così mangiavano anche i genitori, con un consumo di verdura leggermente maggiore; per i nonni, il pranzo era poco consistente: per molti minestra, polenta, formaggio; per alcuni, pane e fichi, pane e olive, fave, castagne. Questo probabilmente perché da alcuni il pranzo veniva consumato nei campi, considerato che il lavoro più diffuso era quello dell’agricoltore; la cena era, invece, il pasto principale e più sostanzioso.

Sicuramente inesistente per i nonni il consumo di bibite in generale, in particolare di coca-cola, piuttosto diffusa tra noi ragazzi: Abbiamo scoperto delle bevande per noi strane: qualche genitore beveva la spuma, qualche nonno l’idrolitina.

Interessante il dato riguardante il cibo della domenica. Il 60% dei nonni mangiava in modo diverso dal resto della settimana; la percentuale si alza per i genitori (75%), si abbassa nuovamente per noi (48%). Possiamo spiegarcelo in questo modo: la maggior parte dei nonni aveva la nostra età tra gli anni ’35-’45, quindi prima e durante la guerra, quando le condizioni economiche erano difficoltose; i genitori erano, invece, adolescenti negli anni del boom economico (anni ’60): ci si poteva finalmente permettere molto di più e questo si rifletteva anche sul cibo. Noi non mangiamo in modo molto diverso la domenica, perché ogni giorno possiamo permetterci ciò che desideriamo.

Sicuramente, la condizione sociale delle nostre famiglie è migliorata nel tempo. I nostri nonni vivevano soprattutto in famiglie contadine (40%) e operaie (15%), dove quasi nessuno aveva un titolo di studio superiore alla quinta elementare. Il lavoro prevalente nella famiglia dei genitori era l’operaio (41%), ma cominciano ad esserci artigiani, impiegati, qualche libero professionista; anche se il 61% ha solo la licenza elementare, il 14% ha il diploma di scuola media inferiore o superiore. Nelle nostre famiglie diminuisce la percentuale di operai (31%) e il lavoro risulta essere maggiormente specializzato; quasi tutti i nostri genitori hanno la licenza media, il 24% ha il diploma di scuola superiore, quasi il 10% ha la laurea.

Il passaggio da un’economia agricola ad una più industrializzata risulta anche dalla provenienza del cibo: molte famiglie dei nonni avevano il cibo che arrivava dall’orto (49%), mentre noi lo comperiamo soprattutto dal negozio.

Possiamo dire che la nostra ipotesi iniziale è stata ampiamente verificata: l’ambiente geografico, il momento storico, la condizione sociale influenzano le abitudini alimentari.

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