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I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA

GOTICO ITALIANO: GUIDA AL DARK SOUND E ALLA CULTURA GOTICA IN ITALIA


ZESS
HAIL TO THE HUMAN BEAST
di Stefano Cerati

Un'intervista a Mercy svela i segreti di Zess, il gruppo doom autore di un album dimenticato da cui hanno preso avvio le importanti realtà di Malombra e Il Segno del Comando.

Mi vuoi spiegare come è nato il progetto e perché poi non ha visto la luce discografica al tempo in cui è stato concepito?
In quel momento ero reduce da un fallimentare tentativo professionale, che mi aveva lasciato totalmente alla deriva. Per di più, la cosiddetta "scena" stava involvendosi verso scenari sempre più vuoti, noiosi e prevedibili. Accettai, più che altro per mancanza di stimoli esterni, di ricoprire il ruolo di front-man in una band pur non avendo mai preso un microfono in mano. L'iniziatore del progetto era un chitarrista atipico per i tempi, completamente votato alle sonorità dark sound vecchio stile, e sempre meno a suo agio tra i metallari di quel periodo, in balia dei vari trend californiani. Dal canto mio potevo vantare un passato nella scena dark wave come semplice fruitore, a quel punto del tutto deluso e disamorato di quei suoni fattisi sempre più commerciali e insulsi. L'idea era quella di coniugare la lezione dei Black Sabbath e delle band ad essi correlate con la tagliente energia del post punk ancora incontaminato di qualche anno prima. La cosa non andò in porto per una serie di ragioni, la principale delle quali fu l'assoluto disinteresse che le etichette nutrivano per quelle sonorità, anche se, col tempo, ci vennero riportate alcune voci che suggerivano l'ipotesi di un boicottaggio da parte di alcuni addetti, all'epoca influenti.

Come hai maturato la tua passione per ciò che è oscuro? Quali sono i lati più ombrosi della natura umana che ti piace indagare?
Intanto bisognerebbe chiarire bene cosa si intende per "oscuro". Tanto per capirci, certe risibili sciocchezze così apprezzate in determinati ambiti votati ad un goticismo da operetta non mi sono mai interessate, così come non sono mai stati attratto da tematiche splatter o puramente orrorifiche, quanto meno a livello d'ispirazione. Credo invece di aver sempre assecondato la mia natura, la quale, da che mi ricordi, è sempre stata orientata alla percezione melanconica della condizione umana, e così anche le mie preferenze in materia di musica, letteratura e arte in genere. Mi interessano in particolare le vicende cruente a sfondo passionale, le avventure ideologiche irriducibili agli schemi normalmente compatibili con la realtà, il soffio ancestrale che spira da certi luoghi o talvolta da certe persone, in genere di sesso femminile.

Credi che ci sia una via italiana al dark/doom con band come Jacula/Antonius Rex, Paul Chain o The Black? In qualche modo credi che venga fuori un elemento "italiano" - inteso della nostra tradizione - in questa musica?  
Esiste un immaginario che è peculiarmente italiano, a cui gli artisti che hai citato paiono palesemente ispirarsi. Ma non dimentichiamo che, per loro come per me, dovrebbe trattarsi principalmente di un fattore generazionale. Tutti noi siamo cresciuti con negli occhi le immagini di determinati filoni cinematografici spiccatamente italiani fino al midollo, oggi del tutto estinti, ma che negli anni della nostra infanzia e prima adolescenza godevano di una straordinaria diffusione. Lo stesso dicasi per i suoni che queste pellicole, e non di rado la stessa televisione nazionale, diffondevano a commento delle immagini: una vena oscura e malinconica, ma permeata da una melodia irriducibile. In parole povere, noi abbiamo fatto in tempo a vivere e respirare l'atmosfera di un'Italia che oggi non esiste più nei ricordi delle generazioni più giovani. In questo i gruppi italiani appaiono radicalmente diversi da quelli nordeuropei, pervasi da una vena epica e guerresca, e da quelli anglosassoni che, da buoni protestanti, sembrano letteralmente ossessionati dai concetti di salvezza e dannazione. Da piccoli, costoro venivano spediti ad ascoltare sermoni in chiese disadorne prefabbricate di legno, non hanno mai assistito, i poveretti, ad una processione presso un santuario millenario.

Il doom è la musica del destino avverso e reca una sofferenza intrinseca. Credi che questo sia lo scopo di Zess? Ed in che modo vuoi comunicare queste sensazioni?
Guarda, la sofferenza è la condizione intrinseca a ogni essere vivente; ma col tempo ho imparato a diffidare degli "artisti" eternamente sofferenti. Quelli poi che proclamano di soffrire per i destini dell'Umanità tutta, mi sembrano di gran lunga i più ipocriti. In realtà, tanto più la sofferenza è personale, tanto più è intensa, ma non sempre è un valido pretesto per trasporre queste sensazioni in musica. Se debbo essere sincero, all'epoca eravamo piuttosto permeati da un ferale nichilismo, e non è che la cosa mi faccia sentire oggi particolarmente fiero.

In seguito con i Malombra ti sei dedicato a soluzioni musicali più prog ed anche più teatrali, mentre il suono di Zess è decisamente più heavy. Quali sono quindi le tue radici musicali? Qual è il metal con cui sei cresciuto?
Anche se può sembrare strano, le mie radici musicali sono abbastanza lontane dal metal.
Vi ero approdato allora come reazione alla degenerazione della scena dark wave che non aveva realmente più nulla di valido da offrire. Mi ero dato a una sorta di "archeologia musicale", andando a scovare band dimenticate dei primi anni '70, nell'intento di cogliere lo spirito originario del dark sound: oltre i soliti Sabbath e Black Widow, andavo scoprendo una vera metaforica cornucopia di sonorità cupe ma sensuali ed emozionanti (Bram Stoker, High Tide, Salem Mass, Still Life, Demon Fuzz...).
Tutto ciò mi portò inoltre ad agganciare le formazioni più oscure della NWOBHM di qualche anno prima, come Trespass, Witchfinder General, o gli americani Pentagram e Trouble.

Ci sono diversi riferimenti nelle croci celtiche, nel titolo in latino, che sembrano costruire elementi di culture diverse. Hai preso di proposito questi simboli e li hai uniti?
Sono nomi mutuati dal cinema espressionista, dalla prima letteratura gotica, dal cinema italiano di genere. Il titolo si riferisce ad un famoso quadro di Poussin che, secondo alcuni, costituirebbe le chiavi di accesso al millenario mistero che riguarderebbe una località nei pressi dei Pirenei denominata Rennes Le Chateau. Il cimitero che campeggia sulla copertina dell'album dovrebbe essere situato, se non ricordo male, in Cornovaglia. Insomma, si tratta più che altro di un assemblaggio di elementi diversi scelti perché partecipanti di un immaginario composito e contraddittorio, ma, almeno per quel che ci riguardava, estremamente suggestivo.

Ci sono molti riferimenti a temi pagani nell'album. C'è un certo criticismo verso le religioni "costituite" ed un'esaltazione dello spirito più ferino e selvatico dell'animo umano?
Il problema è che oggigiorno pare faccia trendy dichiararsi a favore della riscoperta della "belva umana". Ma io li vorrei vedere, questi molluschi con maschera d'uomini, questi professorini annoiati dal politically correct che si riscoprono nietzchiani di ritorno, allo sbaraglio in un mondo tornato ferino e brutale come vagheggiano nel loro delirio. Si tratta dell'ennesima moda culturale che, pari a quante l'hanno preceduta, è perfettamente funzionale alle esigenze di chi dispone degli uomini come se fossero una delle tante "risorse". Dal canto mio, continuo a pensare che la percezione del mondo propria dell'antichità pagana fosse infinitamente più organica e rispettosa della natura umana quale è, anche se questo non rende, almeno a mio giudizio, la nozione di anima e di immortalità meno assurde di quanto appaiano nella prospettiva monoteistica. E' curioso come man mano che l'uomo procede con i mezzi razionali di cui dispone a tappe sempre più avanzate di conoscenza, il carico di angoscia genetica che si porta dentro da sempre pare farsi sempre più insopportabile. Da qui l'affermazione dei vari fondamentalismi religiosi, guarda caso rigorosamente monoteisti, che di tutte le assurdità vorrebbero imporre con la forza quelle di gran lunga peggiori.

Quali sono le opere letterarie o i film che hanno fornito una fonte di ispirazione per la tua musica?
Dopo l'era Zess gli ascolti e le letture si sono sempre più diversificati, ma specificatamente al lavoro di cui stiamo parlando le fonti ispirative sono quelle che abbiamo già citato, più una cospicua dose di Nietzsche mal digerito, anarchismo da due lire, Scapigliatura, Decadentismo, tracce di controcultura anni '60/'70, mitologie prettamente rock, e personaggi ad esse correlati, come Manson (quello vero), etc.

Cimiteri, croci, satanismo, messe nere, foreste, human beast. E' questo lo scenario in cui ti piaceva muoverti all'epoca? Mi sembra che ci sia un'esaltazione del nero spirito umano. E' vero?
No, guarda. Descrivere non implica o significa esaltare, e in fin dei conti da quei solchi trovo si propaghi una certa vitalità del tutto in contrasto con le pratiche di dementi troppo vili per sfogare le loro frustrazioni sulle cause dirette delle medesime. In quel periodo badavamo soprattutto a divertirci e, come unica concessione ai luoghi comuni così cari alla stampa scandalistica, c'era tutt'al più un certo compiacimento nello sfoggiare un aspetto che poteva riuscire fastidioso agli occhi del borghese medio. "Requiem For The Human Beast" è poi un omaggio e una manifesta citazione di uno dei cult movie più celebri e amati di tutti i tempi, "The Rocky Horror Picture Show", e al contempo un atto di estrema pietà per la condizione umana che, non dissimilmente da quella di tutti gli altri animali, sembra dominata unicamente da lussuria, ingordigia e sopravvivenza, finché non sopravvenga la liberazione suprema.

Che cosa pensi delle supposte collusioni di forme di devianza sociale con la musica heavy metal? Pensi che realmente esistano fenomeni sotterranei di sette che si "dilettano" di pratiche magiche ed esoteriche?
So che quanto sto per dire mi renderà, se possibile, ancora più inviso a certi giovani Werther da dopolavoro ferroviario, ma mi pare evidente che un rapporto sussista, dal momento che ogni qualvolta determinati gravi fatti accadono, immancabilmente spunta sempre qualche coglione di metallaro coinvolto in prima persona. Riguardo a cosa io ne pensi in merito, posso soltanto dirti che, se dipendesse da me, certi episodi e comportamenti riceverebbero il trattamento che realmente meritano. Non è più tollerabile continuare a tirare in ballo il disagio sociale, la crisi dei valori e tutto l'armamentario dialettico proprio dei sociologi da strapazzo che ci hanno completamente rovinato. Qui si tratta di veri e propri sodalizi criminali che, come tali, dovrebbero essere presi e affrontati. Sul fatto poi che esistano autentiche cupole esoteriche in grado di far pesare il proprio potere decisionale su eventi di portata planetaria, è indubbio e assolutamente evidente per chi ha occhi per vedere, dal momento che ormai certe correnti di potere occhieggiano apertamente dai media, ma si tratta di forme di esoterismo assai diverse da quelle che il lettore medio può immaginare, sebbene estremamente pericolose a loro volta.

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