OBSCURE METAL UNDERGROUND & VULTURE CULTURE
I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA



AUTOPSIA DI UN'ANIMA
di Voidhanger

Ci sono voluti anni prima che il grosso pubblico si accorgesse di Xasthur, che ora sta gustando la sua vendetta dall’alto di un contratto con la Hydra Head di Aaron “Isis” Turner, il primo concesso ad un artista black metal da una label post-rock di tendenza.
Malefic, l’uomo in corpse-paint alla guida della one-man band californiana, è stato tra i primi a pensare il black metal in modo nuovo, proponendone una versione psichedelica e drone prima ancora che il matrimonio tra drone e metal fosse celebrato ufficialmente.
È ovviamente una psichedelia invertita e negativa, musica come una vertigine interiore, una trance ipnotica e disturbante. Una fuga dalla realtà come quella degli hippie di una volta, insomma... ma senza più alcuna dolce illusione di speranza.
Dopo la collaborazione a “Black One” e un tour al fianco dei Sunn O))), con “Subliminal Genocide” e il nuovo "Defective Epitaph" Xasthur si appresta a conquistare una nuova fetta di pubblico.

(Nota: l'intervista è stata realizzata all'indomani della pubblicazione di "Subliminal Genocide")

“Subliminal Genocide” esce per Hydra Head Records, label di riferimento della moderna scena metal. Il titolare dell’etichetta e leader degli Isis, Aaron Turner, ha dichiarato di avere voluto Xasthur con sé “perché sta cambiando il black metal dall’interno.” Cosa stai facendo esattamente al black?
Dopo anni e anni, è chiaro che il black metal ha fallito, come ogni altra cosa della vita. Cristiani, ebrei e musulmani ne ignorano l’esistenza, non gli importa di esso, non lo prendono seriamente. Ma chi ascolta il genere ne è influenzato, perché per essi questa musica è come uno specchio. Distruggendo il black metal dall’interno, voglio dimostrare che i suoi sostenitori sono umani e deboli anche loro. Voglio rovinargli la festa, togliergli ciò in cui credono. Ora che non ha più nessun bersaglio contro cui scagliarsi, il black metal ha bisogno di rivolgere l’arma contro se stesso, di diventare la preda.

Si è scritto spesso che il tuo stile è imparentato con la psichedelia e la drone music. Pensi che l’aggettivo “psichedelico” si adatti al tuo stile?
Sì, lo trovo efficace, più di altri termini ormai abusati per descrivere la mia musica. Voglio provocare un ‘brutto trip’ in chi ascolta, trasmettere visioni di morte che possano fiaccare qualche drogato e spingerlo finalmente a fare qualcosa di buono: farla finita.

Durante gli anni ’60 la California ha dato i natali al grosso della scena psichedelica, alla controcultura giovanile e ai sogni di pace e amore degli hippie. Dopo 40 anni, tutto si è trasformato in delusione, depressione, alienazione e morte. Che sono il nutrimento della tua arte e di quella di altri blacksters californiani come Leviathan e Draugar. La vostra musica sembra la riprova del fallimento di quelle utopie…
Il cliché della California quale terra dei sogni è uno dei motivi per cui questo paese è stato invaso da feccia umana che lo sta rovinando. Conoscendo abbastanza bene Draugar e Leviathan, posso dirti che lì a San Francisco sono disgustati dagli hippie sinistroidi che aumentano di numero giorno dopo giorno. Penso che presto la California verrà assorbita dal Messico, e non c’è abbastanza gente che vorrà opporsi. Verrà un giorno un cui la tolleranza e il ‘politically correct’ non funzioneranno più, trasformandosi nella rovina di questo Stato.”

Come sei entrato in contatto con Hydra Head? Hai incontrato Aaron Turner?
Aaron ha appreso da Blake dei Nachtmystium, suo amico di lunga data, che ero senza un contratto discografico. Sembra che conoscesse la mia musica, perciò mi ha chiamato, e il resto è storia. Penso che molti non sappiano della grande passione di Aaron per il black metal. Ha un’idea chiara di dove venga una artista black, e tra noi c’è un reciproco rispetto.

Ti è familiare il roster della label? Quali tra le sue band conosci e apprezzi?
Conosco alcuni dei suoi artisti, di recente ho visto dal vivo i Pelican, e la loro musica mi è piaciuta più di quanto m’aspettassi. Mi piacciono anche Isis, Knut, Heresi e Jesu. Sono alcuni dei gruppi che ascolto quando non sono in vena di black metal.

Come stanno reagendo i fan più oltranzisti del black metal al fatto che incidi per una indie label?
Non molto bene, ma che altro potevo aspettarmi? Molti di quelli che avevano ascoltato il disco in anteprima e lo avevano apprezzato, hanno cambiato idea quando hanno saputo del coinvolgimento della Hydra Head. Ciò dimostra quanto la gente sia schiava di certi preconcetti. C’è voluta una cosa irrilevante come firmare per un’etichetta più grossa per distinguere tra chi apprezza davvero la mia musica, e chi invece l’apprezzava solo perché era ‘cult’ e pubblicata in edizioni limitate. Sono contento di essere su Hydra Head, il loro imperativo non è quello di vendere, e accontentare la band è la cosa più importante di ogni loro release. Quanto al pubblico black, lo rispetterò non rinnegando il mio passato musicale e le mie ideologie. Ma questa è una cosa che devo a me stesso, prima che ai fan.

Di recente hai collaborato coi Sunn O))) al loro album “Black One”, partecipando anche ad un lungo tour. Cosa hai tratto da quell’esperienza?
Credo che l’esibirmi ogni notte mi abbia reso un cantante più solido. Mi è piaciuta l’idea di riversare odio e disgusto su un’audience. Ho anche imparato che c’è molto da poter sperimentare suonando drone doom metal lento e pesante. Quanto alla lavorazione di “Black One”, pensavo che molte delle mie idee, soprattutto vocali, non fossero applicabili a quello stile… e invece hanno funzionato bene, anche dal vivo.

Sembra ci sia un interesse crescente verso artisti black con una visione musicale originale. Oltre a Xasthur, gruppi come Weakling, Nachtmystium, Leviathan, Lurker Of Chalice, Striborg, Urfaust, e Darkspace sono grandemente apprezzati, anche da un pubblico digiuno di black metal. E mentre tu incidi per Hydra Head, Nachtmystium e Leviathan stanno collaborando con membri degli Isis ad un progetto ancora senza nome. Il black metal sta diventando la nuova avanguardia o cosa?
Non mi stupisce che i gruppi citati piacciano anche a chi solitamente non ascolta black: quando la musica è buona, è buona e basta. Non penso che il black metal stia trasformandosi interamente in musica d’avanguardia. Semmai esiste un manipolo di band che cerca nuove strade musicali, ma senza rinunciare all’estetica dark richiesta dal genere. I gruppi che suonano black metal tradizionale continueranno ad esistere: senza il confronto tra le due frange, l’una o l’altro finirebbe per stagnare.

Che tipo di impatto ha avuto il black metal sulla cultura musicale Americana? Deve essere stato difficile, nei primi anni ’90, tenersi aggiornati su ciò che accadeva in Norvegia e in Europa…
C’è voluta un’eternità perché il black attecchisse negli USA. L’unico posto dove trovare certi dischi era la Wild Rags Records, che non aveva bisogno di Internet per essere un negozio di culto. Oggi ci sarebbe la possibilità di tornare ai vecchi mezzi di propaganda underground del vero black metal, ma penso che, nonostante certe chiacchiere, nessuno ne abbia davvero voglia. A metà degli anni ’90 nessuno voleva suonare black a Los Angeles, mentre oggi a farlo sono in tanti, e ovviamente le persone sbagliate.

Per il 2007 hai già annunciato un nuovo album, “Defective Epitaph”, e qualche cambiamento. Cosa puoi dirci in proposito?
Almeno un paio di brani si avvarranno di una vera batteria, strumento che da qualche tempo ho ripreso a suonare. Ho imparato a maneggiare anche il violoncello, e l’ho utilizzato nella stesura del nuovo album. Altri cambiamenti necessari riguardano nuovi tipi di accordatura, l’utilizzo di una nuova tastiera e di una drum machine con un sound più realistico. Direi che il disco è un misto di funeral doom, black metal e ambient. Non ho idea di quando vedrà la luce esattamente, è un album che non smette di crescere. Se le idee continuano ad arrivare, potrebbe anche trattarsi di un doppio CD.

La tua sembra una costante ricerca interiore attraverso la musica. Si tratta di un processo catartico e liberatorio, o soltanto doloroso?
Certe canzoni del passato mi apparivano come la traduzione in musica di sentimenti quali odio e tristezza. Sensazioni sgradevoli da provare, ma per me anche molto potenti. Si tratta di emozioni che preferisco a quella che chiamano felicità. Altri brani invece funzionano da valvola di sfogo, un modo per espellere energie negative, per tirare un respiro di sollievo. Solo che l’idea di una catarsi suonando musica violenta non sembra funzionare più tanto bene, per me. Adesso lascio fluire le emozioni negative e cerco di conviverci.

Diversamente da altri artisti black, non hai mai smesso di usare il corpse paint. È parte di un rituale, oppure un modo per separare Malefic dalla sua controparte umana?
Si tratta di una maschera in cui mi piace trasformarmi, e fa parte di un rituale in cui proietto fuori energie demoniache, morte e odio. Ciò che ho dentro deve essere espresso da una figura in corpse paint, non da una comune forma umana.

Non esistono molte tue foto in circolazione, e la maggior parte ti sono state scattate durante il tour coi Sunn O))). Ma una che mi ha molto colpito è quella dell’album  “Telepathic With The Deceased”, dove appari come intrappolato dietro ai vetri di una finestra di casa tua…
Quell’immagine rappresenta bene quanto il mio mondo sia lontano da quello esterno. Non è che abbia chissà quale vita là fuori. A volte sento che morirò qui, in questa casa, perché qui dentro si svolge la mia vita, e c’è la giusta atmosfera. Anche se non è il motivo per cui l’ho scelta, quella foto mi fa pensare alle liriche di ‘Deadhouse’ dei Katatonia .

Titoli come “Beauty Is Only Razor Deep” e “Victim Of Your Dreams” sono affascinanti. Di quali temi trattano?
'Victims Of Your Dreams’ riguarda la tendenza degli uomini a rivivere i loro incubi, i loro traumi, le loro paure e il loro passato, senza esserne consci. Non un modo per guarire e affrancarsi da essi, ma di giustificare i loro fallimenti con l’essere vittime di qualcosa che sarà sempre lì nell’ombra, a perseguitarli. ‘Beauty Is Only Razor Deep’ ha a che fare col trovare la bruttezza in ciò che la gente reputa bello, col portare a galla le falle di ciò che è considerato sacro e col guardare attraverso ciò che agli altri risulta accecante.

Uno dei temi più ricorrenti della tua poetica è relativo agli specchi: cosa rappresentano per te?
Sono come armi, succhiano l’anima. Una pistola è solo un pezzo di metallo, ci vuole una mano per premere il grilletto. Allo stesso modo, lo specchio è solo un oggetto appeso alla parete, diventa un’arma quando qualcuno vi guarda dentro. Chi vi si specchia, divento lo specchio stesso. Molta gente darebbe via un braccio pur di non vedere chi o cosa è. Sono l’immagine riflessa del fallimento dell’umanità, della sua vergogna.

E quando sei tu a guardare nello specchio?
Vedo una vita passata, qualcosa di antico, che era… o che ancora deve essere. È difficile da spiegare: è come un altro me stesso, qualcosa che mi assale, che mi ispira determinati pensieri e che attraverso me cerca di manipolare la gente. Quel che vedo io allo specchio è comunque meno brutto di quel che vedrebbe la maggior parte della gente se avesse il coraggio di farlo.

 

 

XASTHUR
"Subliminal Genocide"
(Hydra Head / Battle Kommand, 2006)

 

“La prigione di specchi… non possiamo vedere/eppure siamo intrappolati… dal suo riflesso.” Xasthur ha sempre avuto un’ossessione per gli specchi. Li immagina come strumenti di tortura che riflettono la sua anima per come la sente: mutilata e deforme.
Se avete ascoltato la one-man band di Malefic prima di “Subliminal Genocide”, sapete già che è dotata di uno stile unico e auto-referenziale, totalmente ripiegato su se stesso in un supremo e misantropico atto di individualismo artistico.
Quello che da molti è stato scambiato per depressive black metal, ha a che fare solo in parte con un sottogenere ormai codificato e abusato. Piuttosto, abbiamo davanti una sua versione avanguardista e psichedelica, dove ai colori accesi della musica lisergica si sostituiscono il nero della morte, il blue della malinconia e il grigio dell’alienazione. Una cifra stilistica che qui raggiunge il suo vertice espressivo e che negli anni si è sviluppata parallelamente al post-metal e annesse derive trance/drone, con risultati tali da giustificare l’approdo alla Hydra Head di Aaron “Isis” Turner.
Nei suoi tremendi peana, Xasthur chiede sollievo da angosce esistenziali che lo dilaniano da dentro, fino a farlo impazzire. Ma in fondo sa di non potervi sfuggire, e allora cerca la forza per frantumare la sua prigione di specchi. Non un atto di coraggio, bensì di resa incondizionata, ché con quei cocci potrà porre termine ad ogni sofferenza.
Se è vero che un artista è tale quando riesce a creare un proprio mondo, allora Xasthur è un artista dannato, perché ha dato vita al più terribile fra tutti: un purgatorio in cui il tempo è sospeso, una dimensione d’incubo, allucinata e surreale come un quadro di Dalì, che distorce le percezioni, anestetizza i sensi e dissolve ogni residuo di lucidità.
I suoi anfratti celano paure inconfessabili, ricordi dolorosi e profonde umiliazioni, che Xasthur traduce nelle armonie dissonanti di “Beauty Is Only Razor Deep”, nei fluttuanti droni di chitarra e keyboards di “Trauma Will Always Linger”, nel valzer imperioso e decadente di “The Prison Of Mirrors”, nella dissociazione mentale suggerita da “Arcane And Misanthropic Projection”, nella melodia arrendevole di “Malice Hidden In Surrealism”. Su tutto, la voce spiritata di Malefic, un urlo di orrore e disperazione di fronte all’autopsia che egli stesso compie sulla sua serenità d’animo, andata per sempre. Eppure, per quanto faccia male, non smette di tagliare.

 

 

IL RESTO DELLA DISCOGRAFIA MAGGIORE

A GATE THROUGH BLOODSTAINED MIRRORS
(Profane Creations, 2001/Total Holocaust, 2004)
Pubblicato originariamente sotto forma di demo nel 2001 dalla Profane Creations, "A Gate Through Bloodstained Mirrors" è il primo manifesto dello stile Xasthur come oggi lo conosciamo. Malefic svela le sue influenze determinanti coverizzando brani di Burzum, antesignano del depressive black metal, e dei francesi Mutiilation, band simbolo dei blacksters d'oltralpe raggruppatisi sotto le insegne delle temibili "Les Legiones Noire". Si tratta di un disco ovviamente immaturo, ma che già mette in evidenza una cifra stilistica allucinata e personale.

NOCTURNAL POISONING
(Blood Fire Death, 2002/Southern Lord 2005)
I
l primo, vero album di Xasthur, per l'ormai defunta Blood Fire Death. L'embrione stilistico è maturato i suoni, prima scarni e taglienti com'è tipico del black metal, si sono fatti pieni e avvolgenti. L'album fa perno sul basso ipnotico e sulle keyboards, incastrati in trame e sottotrame ipnotiche, a formare un tessuto musicale complesso, saturo di melodie decadenti e dettagli sonori non immediatamente percepibili. La voce di Malefic è sepolta nel mix, usata come uno strumento in mezzo ad altri strumenti. La title-track esplora territori doom in cui l'artista tornerà anche in futuro.

SUICIDE IN DARK SERENITY
(Bestial Onslaught, 2003; Total Holocaust, 2004)
Non un album, ma un EP che conferma le proprietà trance-psichedeliche emerse in "Nocturnal Poisoning" grazie ad una registrazione più nitida e potente. A beneficiarne è soprattutto la lunga "A Gate Through Bloodstained Mirrors", dal demo di debutto, accompagnata da un paio di inediti altrettanto entusiasmanti. Per alcuni si tratta del vertice raggiunto da Xasthur nella prima parte della sua carriera. In copertina, la foto di un lugubre fiumiciattolo scattata dallo stesso Malefic in prossimità di casa.

THE FUNERAL OF BEING
(Blood Fire Death, 2003)
Il secondo album sulla lunga distanza porta un titolo impegnativo, oltre che il compito di imporre definitivamente il nome di Xasthur nell'ambito della corrente "depressive" del black metal. E' un album  frammentario,  la trasposizione in note di stati febbrili e allucinatori, con tutte le visioni d'orrore e disperazione che si portano appresso. Non un rito catartico, perché è evidente in Malefic un certo auto-compiacimento nel descrivere tali sensazioni: non fa nulla per sfuggirgli, ma gli corre incontro a braccia aperte.

TELEPATHIC WITH THE DECEASED
(Moribund, 2004)
Insieme al successivo, è l'album della discordia, quello che per primo ha diviso i fan. La scrittura di Malefic si fa più semplice, fragile, adeguatamente supportata da suoni più sottili e tempi più lenti. L'artista sembra avere rinunciato a lottare contro i mulini a vento nella sua mente, rassegnandosi ad una definitiva, malinconica resa alle tristezze dell'animo suo. Nella foto interna è ritratto dietro i vetri di casa, isolato dal mondo esterno. Liricamente è il disco più disperato di Xasthur, un dialogo interiore che è come parlare ai defunti, che non possono ascoltare e rispondere.

TO VIOLATE THE OBLIVIOUS
(Total Holocaust, 2004)
Viene pubblicato ad un mese di distanza dal precedente, con grande scorno di un pubblico che non capisce l'esigenza dell'artista di liberarsi dei propri fardelli interiori, riversandoli in dischi che assomigliano alle pagine di un diario, invece che a raccolte di canzoni confezionate secondo normali criteri. In "To Violate..." Malefic perfeziona ulteriormente il suo stile attraverso una maggior cura in fase di produzione, che diventa corposa ed esalta a dovere i toni scuri e profondi di "Screaming At Forgotten Fears", "Xastur Within" e "Walker Of Dissonant Worlds".

XASTHUR/LEVIATHAN
(Profound Lore, 2004; Battle Kommand, 2005)
E' un disco importante, in quanto simbolo della nuova scena americana, una stirpe di miseri e dannati venuta alla luce negli ultimi anni e capeggiata propria da Xasthur e Leviathan. Sono le due one-man band simbolo del cambiamento psichedelico del black metal a stelle e strisce, non a caso poi riunitesi sotto il moniker dei Twilight. In questa occasione il migliore è Leviathan, alle prese con due epiche suite black metal non distanti da certo post rock. Ma Xasthur non tradisce le aspettative con una manciata di buoni brani e - nella versione CD - una bella cover dei Katatonia.

A CURSE FOR THE LIFELESS (split w/NORTT)
(Total Holocaust, 2004)
Ancora uno split, questa volta con Nortt, maestro di cerimonie funeral black-doom metal. Xasthur si presenta in veste strumentale, con due inediti e la rivisitazione priva di vocals di "Blood From The Roots Of The Forest", tra i brani cardine di "The Funeral Of Being". La produzione segue gli standard qualitativi di "To Violate The Oblivious", adatti alla malinconia di fondo che pervade i nuovi brani. Alle keyboards, l'ospite Blood Moon Ausar (dei blacksters sinfonici Crimson Moon), che per Xasthur ha disegnato il bellissimo logo.

XASTHUR
(Moribund, 2006)
Astutamente pubblicato dalla Moribund ad un paio di mesi di distanza da "Subliminal Genocide", contiene tre brani per un totale di 24 minuti di durata
. Tra essi, il rifacimento datato 2005 di "Doomed By Howling Winds", vecchio pezzo risalente agli esordi underground. Con questo EP Xasthur chiude definitivamente coi problemi discografici del passato: onorato il contratto con la Moribund, alla quale doveva ancora una release, è finalmente libero di traghettare il suo black metal avanguardista verso nuovi lidi. Il nuovo e monumentale lavoro, "Defective Epitaph", è all'orizzonte.

 

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