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I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA

WOLFMANGLER
Le canzoni hanno i lupi dentro
di Voidhanger

 

Guidati da un curioso personaggio che risponde al nome di Smolken, attivo anche sotto le insegne di Dead Raven Choir e Garlic Yarg, i polacchi Wolfmangler sono tra i gruppi più originali e affascinanti degli ultimi anni.

Sia nello split di debutto con gli inglesi Moss che nel primo full-length su Aurora Borealis Records, "Dwelling In A Dead Raven For The Glory Of Crucified Wolves", affrontano la materia doom da una prospettiva drone e con i modi aggraziati di un quartetto classico, allineando bassi acustici ed elettrici, contrabbasso, trombone e flauto. Il risultato è una doom "metal" da camera, funereo, scheletrico e allucinatamente folk.
Non si tratta certo di una stravaganza, ma di un modo del tutto personale di guardare alla musica, di pensarla in maniera diversa da come si è abituati a fare.

Nelle prossime righe, un riflessivo Smolken, da poco tornato in Polonia dopo esserne fuggito molti anni fa insieme ai genitori per motivi politici, racconta l'idea dietro ai Wolfmangler (di cui purtroppo conferma lo scioglimento, speriamo solo temporaneo) e agli altri suoi interessanti progetti. 
E naturalmente la sua nota ossessione per i lupi.

 

Smolken, innanzitutto aggiornaci sullo stato di salute dei Wolfmangler: "Dwelling In A Dead Raven For The Glory Of Crucified Wolves" è stato registrato in Texas, ma adesso sei tornato alla tua terra natia, la Polonia...
I Wolfmangler hanno cessato d'esistere quando ho lasciato il Texas. Potrebbero tornare, se riesco a trovare un paio di bassisti adatti. Ma sfortunatamente da queste parti i bravi bassisti sembrano troppo impegnati a suonare roba commercialmente più remunerativa.

Come sono nati i Wolfmangler?
Con un mio vecchio professore dei tempi del college, si parlava di fare musica insieme. E' un eccellente musicista, e una persona esageratamente impegnata. Così ci ritrovammo, con uno dei miei amici ed uno dei suoi, a suonare musica liberamente improvvisata, perché ci avrebbe impegnato solo per il tempo delle registrazioni, senza bisogno di fare prove o altro. Quelli erano i Garlic Yarg. Notai che più i pezzi erano lenti e truci, più suonavano meglio. Pensai anche che sarebbe stato meglio improvvisare su dei temi, così tutto sarebbe stato in qualche modo organizzato. I Wolfmangler sono nati in questi modo, fondamentalmente come una versione dei Garlic Yarg con dietro un concept più ristretto.

Negli anni '80 la tua famiglia fu costretta a lasciare la Polonia per motivi politici. Cosa successe? E in che modo il giovane Smolken fu influenzato da queste vicende?
Ottenemmo un visto di tre giorni per l'Italia, ci recammo presso un campo profughi, poi per ragioni pratiche chiedemmo un lasciapassare per gli Stati Uniti. A quell'epoca anche il Canada e l'Australia accoglievano rifugiati polacchi, ma i tempi d'attesa per entrare negli USA erano inferiori. Dopo dieci mesi in Italia, ottenemmo dei biglietti aerei per Dallas, dove fummo prelevati da una qualche organizzazione umanitaria che intendeva aiutarci a cominciare una nostra vita, per riuscire a badare da soli a noi stessi. E ci riuscimmo. Finii le scuole in Texas, andai al college, trovai un lavoro, e fondamentalmente passai lì tutta la mia vita. Poi decisi che era tempo di andare. Come mi ha influenzato tutto ciò? Non ne sono sicuro. Nessuno può dire come sarei oggi se fossi rimasto in Polonia. Di certo saltare due classi alle scuole elementari ha avuto il suo peso. Mi sono scontrato con bambini più grandi e più forti, il che mi ha dato una certa sicurezza in tutto ci che ho poi fatto nel resto della mia vita.

Dal Texas alla Polonia: hai avuto modo di sperimentare la vita sia in uno Stato americano famoso per essere tra i più conservatori, intolleranti e di mentalità chiusa, sia nella vecchia Europa, con le sue forti radici nella cultura, nell'arte e nella letteratura. Quali differenze hai riscontrati a livello culturale, sociale e musicale?
La vita in Texas scorre più lenta e pacifica, ma è basata di più sul lavoro ed è meno vivace. Inoltre, gente che ha ricevuto una istruzione e che ha un buon lavoro non si vergogna di ammettere le sue radici campagnole e di sporcarsi le mani facendo lavori manuali. Questa è una cosa strana della Polonia: la gente ti giudica inferiore, se vai in giro in centro con una vanga in spalla. Che cazzo volete? Ho del terreno, è ovvio che ogni anno mi capita di zapparlo! Ovvio che abbia una vanga! E quando si rompe, vado al negozio, ne compra un'altra e me la porto a casa! Invece una cosa strana del Texas è che ero costretto ad acquistare vestiti in negozi che vendevano articoli per cowboy o per cacciatori. Lì la maggior parte della popolazione è sovrappeso, e io non riuscivo a trovare pantaloni della mia misura nei negozi normali, ma solo in quelli dove ad acquistare era la gente che lavora nei ranch. Musicalmente, qui (in Polonia - nda) è più facile fare un po' di soldi, così molti bravi musicisti suonano in occasione di matrimoni, banchetti e in contesti "leggeri" di questo tipo. Ma è anche più facile trovare musicisti colti e che sanno leggere la musica. Una cosa che certamente rende più facile comunicare. 

La musica dei Wolfmangler è frequentemente ricondotta al doom, sebbene suonato in una maniera davvero peculiare. Sei d'accordo?
Volevo suonare esageratamente lento e pesante, ed il doom era di sicuro il veicolo perfetto per la mia musica.

Lo chiedevo perché, come nel caso degli altri tuoi progetti, sembra che non ti piacciano le limitazioni imposte dai generi, ma preferisci dare vita alla tua idea di doom o di black metal, incorporandovi anche elementi antitetici che appartengono alla musica classica, al free jazz, al noise, alla musica d'avanguardia, all'improvvisazione. Un modo come un altro per rendersi originali usando generi solitamente impermeabili ai cambiamenti, oppure esiste una sottile linea rossa che unisce stili diversi, permettendo di esprimere le stesse cose attraverso vari linguaggi?
Per me, tutta la musica non è altro che una organizzazione di suoni. Gli stili non sono affatto importanti. Spesso ascolto o suono un brano country e immediatamente penso "oh merda, questa potrebbe essere una grande canzone black metal!". E dire che ho idee molto precise di come debba suonare il black metal. Ho perso interesse nel genere intorno al 1998, perché sembrava muoversi verso niente d'interessante. Penso che il black metal debba essere più spacca-timpani, più rovinoso, basato su melodie più lunghe invece che sulla ripetizione di melodie brevi, e dovrebbe sbarazzarsi delle chitarre per sostituirle tutte coi bassi, o almeno coi viloncelli!
Suono anche molta musica "normale", per tenermi tecnicamente allenate e ampliare i miei orizzonti. Al momento suono per cori di bambimi e come accompagnamento di un cantante/chitarrista dell'Andalusia. In futuro aspettatevi quantomeno una cover in versione black metal di una canzone andalusa.

Pensi che la tua musica possa piacere ai comuni ascoltatori di doom o black metal?
lo avrei mai detto, ma sembra che sia così. Sono sempre più sorpreso dal tipo di pubblico che abbiamo. Persino qualche minorenne. Peccato che non sia un pedofilo.

In Dead Raven Choir hai spesso reso evidenti le tue radici black metal. Segui ancora quella scena? Quali sono le band che ti piacciono?
Non ne ho idea. Sono in contatto con gli Averse Sefira, che conosco dai tempi in cui la band era ancora in fase di formazione. ma sembra che sia così. Questa è l'unica band black metal di cui in questi giorni io sappia qualcosa.

La musica dei Wolfmangler è spesso minimalista e cruda, e suona decisamente "nuda". Quanto è importante per te tenere le cose così minimali e semplici?
Ho la tendenza all'eccesso, in ogni cosa. Quando voglio suonare quieto, uso lunghissimi silenzi. Quando voglio suonare forte, comprimo i suoni sino all'esagerazione. E quando voglio suonare lento, finisce che suono solo poche note.

Nei Wolfmangler vi è una forte impronta folk, e i Dead Raven Choir sono nati dall'idea di interpretare musica country in chiave black. Perché sei così attratto dalla musica popolare e tradizionale? Cosa la rende tanto affascinante per te?
Le canzoni che parlano di gente vera e vita vissuta sono più reali e credibili. Preferirò sempre una canzone che parla del tradimento di una moglie perché lui era via per la guerra, ad una che tratta di stregoni neri e vampiri. E vivendo in una piccola cittadina del Texas, c'era una stazione radio, che trasmetteva da un paese ancora più piccolo, che mandava in onda un sacco di vera country music, vecchi classici e anche roba di Charlie Robinson, Slaid Cleaves, Jerry Jeff Walker, Robert Earl Keen, Ray Wylie Hubbard, e tanta altra gente con tre nomi.

Sebbene il country e il folk siano considerati "happy music", dal punto di vista lirico hanno spesso avuto a che fare con argomenti drammatici: il peccato e la redenzione, il crimine e la punizione, la morte e le superstizioni. Un buon motivo per trasformale in canzoni metal?
Il folk e il country coprono una grande quantità di stati d'animo, dalla felicità alla depressione. Penso che quelle che scaturiscono dai loro lati oscuri siano grandi canzoni country e folk, ma che potrebbero essere canzoni metal anche più grandi. Specialmente i brani di Townes Van Zandt e Kazuki Tomokawa; potrei registrare un intero album di canzoni tratte dal repertorio di ciascuno di loro. Ho provato a cercare altre band black metal interessate a partecipare ad un tributo a Tomokawa, ma credo che alla fine si tratterà al massimo di un 7" split.

Sbaglio, oppure in ognuno dei tuoi progetti c'è anche un lato umoristico per te molto importante, al di là del fatto che la musica proposta sia altamente drammatica?
Sì, in un certo qual modo. Prendo molto seriamente ogni nota e ogni suono che produco. Voglio che vengano fuori esattamente come dovrebbero, non mi accontento di mezze misure. Ma i testi, i temi e i soggetti possono riguardare qualunque cosa. Alcuni sono seri, altri sono totalmente ridicoli e umoristici. Altri ancora, non so, sembrano un po' l'uno e un po' l'altro, come nel brano "I Am Not A Recluse" su "Selenoclast Wolves" (recente album folk dato alle stampe dai Dead Raven Choir - nda).

Nei Wolfmangler le atmosfere che crei sanno di antico, di classico. In parte è merito della strumentazione acustica e di testi rubati a poesie e poemi. Dacci una descrizione, traccia per traccia, delle fonti liriche e musicali dietro "Dwelling In A Dead Raven...".
"Dirge For A Viking Asshole" è tratto da una poesia di G. K. Chesterton l'inferiorità dei moderni metodi di cremazione rispetto ai funerali vecchio stampo, e riguarda corpi bruciati, il seppellirli e lasciarli decomporre, o forse il farli sbranare dai lupi. La poesia non riguardava un vichingo, ma un tale "Mr. Mandragon the millionaire". L'ho cambiato in "Mr. Mortensen the millionaire" per accoppiarlo meglio al carattere nordico della musica di Edvard Grieg. Non ho mai ascoltato "Ases Tod" (l'opera di Grieg su cui si basa la musica del brano in questione - nda), ma ne ho lo spartito da qualche parte, l'ho suonato e ho pensato che fosse un grande pezzo doom.
"The First Elegy" è la prima elegia da "Duino Elegies" di Rainer Maria Rilke. Una delle più grandi poesie del ventesimo secolo. Ogni angelo è terrificante! La musica si basa su un tema di mia composizione.
"The Death Of Geryon" è un antico poema greco che riguarda la morte in battaglia. Anche stavolta il tema musicale è mio.
"Rise Up, Warriors" è un altro poema greco. Fu scritto per preparare i guerrieri alla battaglia, perciò nel prosieguo diventa molto aggressivo. La musica è mia.
"Words": forse dovrei tenerlo per me, se voglio vendere i dischi... la melodia  tratta da un vecchio hit di Frank Sinatra circa il sesso con una donna Hindu. Ha un sacco di note cromatiche discendenti che suonano molto doom, se poste in un contesto differente e suonate molto lentamente. Le liriche sono un elenco delle parole più usate nel doom, che ho tratto da una message board dedicata al doom su Internet. Come dicevo, avrei dovuto tenerlo per me...
"Star-Winds" è un sonetto di H. P. Lovecraft. Di solito era più bravo nella prosa, ma secondo me questa è la sua poesia più bella. In questo brano abbiamo usato soltanto bassi. Durante la session di registrazione era presente anche un suonatore di trombone, ma nel momento in cui c dedicavamo al pezzo era troppo stanco per suonare, dato che era più che altro un pianista e che col trombone si esercitava poco. materia tanto delicate…

La musica dei Wolfmangler è molto cinematica, concede grande spazio alla fantasia. Colleghi la tua musica ad un'immagine o ad una visione in particolare?
Non nel senso comune. Sono sempre molto impegnato a guardare gli altri musicisti che suonano, oppure a guardare le mie mani. Suonare questa roba abbisogna di troppa concentrazione per pensare alle immagini! Inoltre, il cinema non mi piace, e se avessi una TV guarderei solo sport e cartoni animati.

Personalmente, ascoltando i Wolfmangler spesso immagino gli Spartani di fronte ad un fuoco da campo, i giorno prima della battaglia delle Termopili. Oppure Prometeo incatenato alla montagna, in attesa dell'aquila... o ancora Orfeo in cerca di Euridice nel regno dei morti. Dato che il tuo approccio vocale è teatrale e recitato, hai mai pensato di raccontare qualche poema epico, magari in un concept album?
I poemi epici sono molto difficili da trasporre in musica a causa della loro lunghezza, perciç credo che dovrei estrapolarne solo delle parti. Però ho usato dei testi tratti da antichi poemi greci, sia per i Wolfmangler che per i Dead Raven Choir. Immaginare gli Spartani che si apprestano alla battaglia è di sicuro calzante! 

Fondamentalmente, la musica dei Wolfmangler si basa sulle frequenze sprigionate dal basso, che sembra essere il tuo strumento preferito. Perchè? E quale artista ti ha influenzato e trasmesso questo amore?
In parte quest'amore deriva dal fatto che il basso è uno strumento pratico. Quando non suono questo strano metal underground, suono jazz, folk e così via. Ma mi sono accorto che nel 99% dei casi la gente preferiva che portassi il mio basso e lasciassi a casa gli altri strumenti che so suonare: mandolino, banjo, chitarra, etc.

Inoltre, anni fa ascoltai "In The Rain" dei Sol Invictus, e le parti in cui il violoncello e il basso distorto suonavano insieme le trovai davvero pesanti. Pensai che se quello era il risultato in un contesto folk, allora contrabbasso e basso elettrico distorto in un contesto metal avrebbe prodotto qualcosa di assurdamente heavy. E così è, anche se ci sono voluti 10 anni per ricreare esattamente quel suono che avevo immaginato nella mia testa. Il prossimo album dei Dead Raven Choir sarà suonato solo con batteria, bass fiddle e chitarra basso. In un paio di tracce io stesso mi occupo dei ritmi, battendo il tempo sulla cassa del mio contrabbasso.
Il bassista che più mi ha influenzato è Franz Simandl. Non l'ho mai ascoltato, ma ho imparato a suonare seguendo il metodo descritto in un suo libro del XIX secolo. Inoltre, mi esercito molto eseguendo al basso brani ideati per voce, piano o violino.

Nei brani ospitati sullo split CD coi Moss c'è anche la chitarra elettrica, mentre manca del tutto sul full-length. Una scelta voluta?
E' successo in modo naturale. Il chitarrista non aveva abbastanza tempo da dedicarci, perciò preferimmo continuare con gli strumenti a disposizione. E cioè flauto, trombone e bassoon. Sono capace di fare buon uso di qualsiasi strumento abbia sotto mano. Tra l'altro, trombone e bassoon producono suoni dal registro basso, perfettamente in linea con l'idea di suonare più pesanti possibile. Già nello split coi Moss in formazione c'erano due bassisti, oltre al mio contrabbasso.

Ci sono altri artisti ai quali ti senti vicino, che pensi abbiano la tua stessa attitudine? E cosa ti piace ascoltare, ultimamente?
Da anni non provo più il piacere di ascoltare nuova musica. Spendo gran parte del tempo a suonarla, credo, per cui non me ne resta per ascoltarla. Ma l'ultima persona che mi ha colpito molto con la sua musica è Curtis Eller. Si tratta di un suonatore di banjo yodel di New York, e suona una specie di versione moderna della musica popolare del XIX secolo. Per quanto una tale descrizione non abbia molto senso, la sua musica è intensa, senza tempo e brillante.

Mi piace molto la copertina di "Dwelling In A Dead Raven…". So che non ne sei l'autore, ma dammi la tua interpretazione del disegno, spiegami che cosa ti fa pensare...
E' un lupo che cade dalla luna. Cose incredibilmente orribili stanno accadendo ai lupi, e quelle cose hanno per nome Wolfmangler! Mi fa anche pensare che non ho mai assaggiato carne di lupo, e che una volta ho visto alcune vecchie ricette cinesi  tra i cui ingredienti c'era il petto di lupo. La versione in vinile avrà una copertina gatefold raffigurante una interpretazione letterale del titolo dell'album, con un corvo morto e tre lupi crocifissi. Tre lupi con grossi peni eretti!

A proposito, sembri realmente ossessionato dai lupi! Perché sono così importanti e sempre presenti nella tua visione artistica? Che cosa significano per te?
Non ne sono sicuro, ma certamente si tratta di un'ossessione. Persino durante un colloquio di lavoro, quando mi è stato chiesto a quale animale mi paragonavo, ho risposto "il lupo" senza neppure pensarci. Certi che oggi di gruppi con nomi in cui è contenuta la parola "lupo" o che mettono questo animale in copertina ce ne sono tanti... ma il concetto che ne ho io è mille volte più avanti. Come dicevo, quando ho un'idea, ho la tendenza a portarla fino ai suoi limiti!

 

 

 

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