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I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA

GOD VIBRATIONS: IL POTERE MISTICO DEI SUONI



IN THE SKY WITH DIAMONDS
di Voidhanger

Hanno ragione gli Ufomammut a rivendicare la propria unicità nell’intervista che segue, polemizzando sulla presunta appartenenza al pianeta stoner, com’è stato scritto sin dai tempi del loro esordio.
Negli anni i tre di Tortona hanno dimostrato di essere dei vagabondi dello spazio in fuga dagli stereotipi rock e dalle facili classificazioni. Persino oggi, che per attitudine sperimentale e potenza espressiva la loro musica potrebbe essere accostata a quella dei Neurosis e dei gruppi che hanno studiato alla loro scuola, gli Ufomammut conservano una personalità talmente schiacciante da non ammettere paragoni.
Anche considerato che – essendo in giro da oltre un lustro – andrebbero annoverati tra gli iniziatori di un nuovo modo di intendere la psichedelia e di mischiarla al metal, piuttosto che dei semplici discepoli.
La loro è una visione artistica completa, che contempla anche la realizzazione delle copertine e la produzione di video curati dallo studio Malleus, alter ego della band nel campo della poster art e della grafica.
Nell'intervista che segue i tre “astrodronauti” ci raccontano il nuovo EP-DVD “Lucifer Songs”, che segna un'importante svolta creativa consolidando definitivamente il legame musica-immagini.

Se tra "Godlike Snake" e "Snailking" erano passati un po' di anni, questa  volta c'è voluto molto meno per confezionare il nuovo disco. Contiene forse materiale che già avevate nel cassetto?
(Urlo) ‘Snailking’ è uscito quasi un anno dopo averlo consegnato all'etichetta. In quel periodo abbiamo cominciato a lavorare a nuovi brani che abbiamo utilizzato per ‘Lucifer Songs’. Invece ‘Astrodronaut’ e ‘Lucifer Song’ sono due pezzi nati durante l'estate, insieme ad altri che presenteremo nei nostri live e che diventeranno il nuovo album, che contiamo di aver fuori nel 2006.
(Poia) Suonando, le idee musicali vengono rielaborate continuamente, alcune scartate, altre portate avanti in tempi diversi. Fino a quando non raggiungono una forma definitiva. Oppure vengono scartate definitivamente. Non si finisce un disco e si dice ‘sotto con l'altro’.

Dopo "Godlike Snake" ci si chiedeva come si sarebbero evoluti gli Ufomammut. Una volta pubblicato "Snailking" e il nuovo "Lucifer Songs" la via sembrerebbe nettamente tracciata... o prevedete sviluppi ulteriori?
(Vita) Una via è sicuramente tracciata ma non abbiamo vincoli dal lato musicale. Gli Ufomammut con ‘Lucifer Songs’ non hanno inciso uno ‘Snailking II’ e non faranno un ‘Lucifer Songs II’. Siamo aperti a tutto ma attenti nel cercare di non ripeterci, perciò anche in futuro ci saranno evoluzioni ed esperimenti.
(Poia) La prima esigenza di chi crea  penso sia il movimento, la spinta al non ripetere quanto già fatto. A sviluppare la propria visione, lontana dai condizionamenti imposti da un genere musicale o da un atteggiamento di imitazione. Sviluppare un proprio linguaggio riconoscibile, che racchiuda le nostre evoluzioni personali. Credo che non ci siano limiti al cambiamento.
(Urlo) Penso che l'unica cosa che possa accomunare ‘Snailking’ a ‘Lucifer Songs’ sia il suono. Questo nuovo lavoro è molto più scuro, diabolico, appunto. E' l'evolversi di Ufomammut, il movimento verso la creazione di qualcosa che non sia più allineabile ad un genere, il nostro modo di fare musica, personale, spontaneo, difficilmente catalogabile rispetto al passato.

Avete debuttato in piena era stoner e siete stati inizialmente accostati a band come Electric Wizard e Sleep. Però negli ultimi anni è stato chiaro come la vostra musica si avvicinasse di più a quella di Neurosis, Pelican, Isis, Jesu, etc, ovvero la costola più progressiva e moderna del post metal psichedelico. Mentre le band stoner-doom sono rimaste praticamente immobili. Vi sentite vittima di un fraintendimento iniziale?
(Vita) Non abbiamo mai fatto stoner, si tende ad etichettare un po’ tutto e di solito si generalizza.
(Urlo) Siamo stati buttati nello stoner per via del suono e della vena psichedelica. Non penso che bands come Sleep e Kyuss fossero stoner, penso fossero uniche, come Melvins e God Machine o i Mogwai ed i Sigur Ros, ad esempio. Non penso neppure che Ufomammut sia catalogabile accanto ad Isis o Pelican, Jesu o Neurosis. Ci sono affinità sonore, ma siamo molto diversi. Fondamentale per noi è non imporci un genere, semplicemente suonare quello che abbiamo voglia di fare in un determinato momento.
(Poia) Ma lo stoner rock è il rock degli storditi?

In svariate porzioni di "Lucifer Songs" si avvertono infiltrazioni di ambient e drone music, come già era accaduto su "Snailking". E' una strada percorsa da parecchie band, ultimamente: Khanate, Sunn0))), Boris, Asva, etc. E' nato forse un nuovo concetto di psichedelia applicato al metal? Una fuga dalla realtà (assordante) verso mondi interiori (eterei)?
(Vita) Sempre più band sperimentano nuovi suoni e osano di più negli accostamenti di questi generi musicali che sembrerebbero non combinarsi tra loro.
(Urlo) Non mi sembra di poter definire etereo un macigno come Sunn0))) o Khanate... penso esistano diversi modi di creare rumore, vibrazioni che smuovono differenti parti della mente. ‘Lucifer Song’ è, ad esempio, la discesa agli inferi e la rinascita dal fuoco di un angelo. Al tempo stesso è un delirio di suoni e distorsioni. E' la nostra idea di "potenza", di forza. Nel comporlo non abbiamo pensato di creare un pezzo ambient o metal piuttosto che drone o psichedelico.
(Poia) Non credo sia una fuga dalla realtà, piuttosto la ricerca di un limite, che è concetto tipicamente umano, assai reale. Come esploratori alla ricerca delle montagne della luna, le mitiche sorgenti del Nilo. Speriamo di non trovarle.

In "Astrodronaut" sembra quasi che vi sia una ricerca di purezza ed essenzialità: la musica è spogliata da ogni orpello, prende le distanze dalla cacofonia precedente e si riduce ad un unico immenso suono...
(Urlo) E' la sintesi di una ricerca sonora, un suono che poco alla volta cresce e si mescola ad altri suoni, tutti molto lontani uno dall'altro, per dar vita ad un flusso ridondante. Sarà il brano con cui apriremo i prossimi Live. Poco alla volta, tra i suoni e le immagini, poco alla volta, come sulle giostre.
(Poia) Come diceva qualcuno, la musica è una religione, e il singolo musicista è un suo adepto. Non suona per mettersi in mostra e far vedere quanto è bravo, ma suona per avvicinarsi ad essa, trattandola con rispetto. Così fluisce in noi, pura ed essenziale, come dicevi tu. Amen.

In effetti si avverte un certo bisogno di semplicità in tutto questo. Nonostante la ricchezza d'insieme, la vostra musica rifugge dalla complessità a tutti i costi...
(Poia) E' proprio così. Spesso siamo tentati dal cercare di migliorare un brano, provare diverse soluzioni, cambi di tempo, tonalità. Poi a volte ci si rende conto che l'idea originaria, primitiva e forse anche più ingenua è in realtà la più vera ed efficace.
(Vita) E’ solo semplicità… e bravura nel combinare i suoni. Non abbiamo mai nascosto i nostri limiti dal punto di vista della tecnica musicale. I virtuosismi li lasciamo fare a chi è in grado di farli...
(Urlo) Forse è meglio...

Perché avete scelto di pubblicare la splendida title-track del disco solo su vinile? Un modo per attirare l'attenzione su un formato che vi sta a cuore?
(Urlo) Anche. Sia CD che LP saranno accompagnati da un DVD in cui, oltre a tre videoclip, sarà presente una sezione "soundscapes", in pratica l'intero disco (compresa ‘Lucifer Song’) accompagnato da visuals realizzati da Malleus. In questo modo la musica diviene non solo da ascoltare, ma anche da vedere. E' molto importante per noi questo aspetto. Inoltre la title track sarà gratuitamente scaricabile dal sito.
(Vita) Beh… colleziono dischi, devo rispondere? E’ una sorta di regalo a tutti i fans degli fomammut e dei vinili.
(Poia) Quella del vinile di Ufomammut è un ‘sogno’ che rincorriamo da quando abbiamo formato la band. Per sentirci più vicini ai dischi che abbiamo amato.

Perché "Canzoni di Lucifero"? Si tratta di brani legati da un concept?
(Vita) Non è un concept album, ma qualcosa che si avvicina molto…
(Urlo) Potrebbe esserlo...
(Poia) Apparentemente questo ha a che fare con il classico binomio rock/musica del diavolo, con la fascinazione estetica più che di intenti nei confronti del ‘Male’, che in molti casi è semplicemente una ‘posa’ a volte ridicola per attrarre più fans. Lucifero, colui che ‘porta con sé la luce’ è in realtà l'angelo ribelle, l'esiliato che cerca da solo la propria via.

"Lucifer Songs" sarà accompagnato da un DVD opera del Malleus Rock Art Lab. Il completamento di una visione psichedelica che evidentemente non contempla la sola musica...
(Urlo) Abbiamo voluto sostituire quello che si potrebbe immaginare ascoltando ‘Lucifer Songs’ ad occhi chiusi con un flusso di immagini. I visuals nella sezione ‘soundscapes’ del DVD sono ciò che viene proiettato durante i nostri live. Il DVD è il completamento di ‘Lucifer Songs’, che può essere contemplato come la colonna sonora di sé stesso, un serpente che si morde la coda.
(Vita) I video sono nel dna degli Ufomammut, infatti ai nostri concerti da sempre si proiettano immagini sul palco.

Nel girare i vostri video vi ispirate a qualche regista in particolare? Ed è più un fattore di tecnica o di riuscire a veicolare delle emozioni?
(Urlo) Non cerchiamo ne vogliamo imitare nessuno, anche se, logicamente le ispirazioni sono molteplici. I video sono lontani dalle logiche del videoclip televisivo. Malleus crea immagini, non fa cinema. I soundscapes rendono la musica quasi eterea, sembra che, attratti dalle immagini, ci si possa mescolare al suono...

A proposito, come procede l'attività del Malleus Studio? Ci sembra che stiate ottenendo enormi consensi in tutto il mondo...
(Urlo) Benone. Il nome sta crescendo, le opportunità di diffondere i nostri lavori nel mondo anche. Adesso che abbiamo dato vita al progetto Supernatural Cat (che produce ‘Lucifer Songs’ assieme a Rocket Recordings) la strada si fa sempre più difficile, ma interessante. Il disco uscirà in una confezione de-luxe stampata a mano e numerata, una scommessa che facciamo con noi stessi, vogliamo riportare interesse verso il CD, dandogli un involucro che, come accadeva con gli LP, acquisterà valore nel tempo.
(Poia) Mi piace l'espressione ‘enormi consensi’! Mi vengono in mente folle osannanti. Notiamo comunque il crescere dell'interesse nei confronti di Malleus, ed è piacevole vedere il proprio lavoro apprezzato e addirittura amato. Questo ci spinge a migliorarci.

Attraverso Malleus avete realizzato manifesti e copertine per i gruppi più svariati: dai Korn ai Chemical Brothers, dai Monster Magnet ai Cure. In che modo vi avvicinate ad artisti così diversi? Cercate di cogliere stimoli che vengono dalla loro musica o li interpretate a vostro modo, in tutta libertà?
(Poia) Non c'è un unico modo di lavorare. Anche se l'immagine finale è il risultato di processi mentali, anche inconsci, che si rifanno comunque al modo in cui noi vediamo l'artista rappresentato e la sua musica.
(Urlo) Diversi approcci, diverse soluzioni. Comunque cerchiamo sempre di dare la nostra interpretazione della musica.

C'è qualche artista per cui vi piacerebbe realizzare un manifesto?
(Urlo) I Beatles o i Pink Floyd, ma solo se ci contattassero direttamente Lennon e Barrett...
(Poia) Ennio Morricone o Beethoven.

Dato che siete particolarmente sensibili e attenti all'Arte, immaginiamo che certe copertine dei dischi con cui siete cresciuti abbiamo esercitato un'attrazione irresistibile su di voi. Ci volete raccontare le cover che più vi hanno emozionato, del passato o del presente?
(Vita) Magari emozionato no, ma ce ne sono molte di belle e simpatiche, tipo ‘Mortal Way Of Life’ dei Sodom, ‘Atom Heart Mother’ e ‘Animals’ dei Floyd, l'EP ‘Mad Butcher’ dei Destruction, ‘Sabbath Bloody Sabbath’…
(Urlo) La prima copertina che mi viene in mente è ‘Never Mind The Bollocks’ dei Sex Pistols, che è anche uno dei miei dischi preferiti. Poi metterei i Pink Floyd (direi tutte), i lavori di Griffin per i Grateful Dead, ‘Revolver’ dei Beatles e ‘Scandinavian Leather’ dei Turbonegro... poi tante altre, non finirei più.
(Poia) Tanto per cambiare, direi “Meddle” dei Pink Floyd. Tra le più brutte invece metto ‘Fireball’ dei Deep Purple.

CRONACHE DELLO SPAZIO
LA STORIA DI UFOMAMMUT E MALLEUS

Dopo la registrazione di un paio di demo rivelatori e la partecipazione a due importanti compilation, il primo album degli Ufomammut, “Godlike Snake”, vede la luce nel 2000 ad opera della nostrana Beard Of Stars Records. Sono gli anni di massimo splendore dello stoner, e sulla scia dell’entusiasmo per formazioni come Electric Wizard e Sleep i Nostri vengono gettati nel suo calderone. In realtà, il disco non solo attualizza l’epica cosmica degli Hawkwind e dei primi Pink Floyd, ma apre nuove prospettive psych di cui la band è peraltro conscia. La sua è una vera ricerca sonora ed espressiva, basata sulla tensione tra chitarre granitiche impegnate in melodie semplici ma efficaci e liquide evoluzioni lisergiche. Con “Godlike Snake” debutta anche il Malleus Rock Art Lab, di cui fanno parte Urlo e Poia: loro è la copertina del digipack (che aprendosi rivela l’immagine di una vagina extraterrestre!) e loro è anche il video di “Where?” in calce al CD.
L’avventura degli Ufomammut continua quindi oltreoceano: si accorge di loro l’americana The Music Cartel, label che stampa da quelle parti i prodotti del catalogo Rise Above. Non senza qualche ritardo esce “Snailking” (2004), album della conferma definitiva e della consacrazione. La band appare più sicura che mai nel costruire architetture sonore ardite, facendo un uso più maturo e consapevole di effetti, samples, drones e sintetizzatori. Mentre a fine anno l’album conquista i vertici delle riviste di settore, lo studio Malleus continua a crescere, realizzando lavori per i committenti più disparati e contribuendo a ridare lustro alla Poster Art. Malleus si occupa così di illustrare la musica delle più famose rock band del mondo (Korn, Monster Magnet, Queens Of The Stone Age, Mars Volta, Beck, Chemical Brothers, The Cure, etc.) e merita la partecipazione al prestigioso catalogo “The Art Of Modern Rock”, vera e propria bibbia in materia.
Forti di un tale successo, per pubblicare il nuovo EP “Lucifer Songs” gli Ufomammut fondano una propria etichetta, la Supernatural Cat, e concepiscono un DVD d’accompagnamento contenente i videoclip di tre brani e un soundscape per ciascun pezzo, in modo da accompagnare la musica alle immagini. Tra filmati amatoriali, distorsioni e sdoppiamenti digitali, improvvisi flash abbaglianti e colori acidissimi, ce n’è abbastanza per un’esperienza psichedelica totale. Consigliata l’esplorazione web della loro galassia presso www.ufomammut.com e www.malleusdelic.com

 

UFOMAMMUT
“Lucifer Songs” EP-DVD

(Supernatural Cat/Rocket Recordings, 2006)

“Turn me on, dead man”. Ovvero: eccitami, uomo morto. Con queste parole si apre il nuovo EP (con allegato DVD contenente video e visuals di accompagnamento) targato Ufomammut; le stesse parole che sarebbe possibile ascoltare suonando al contrario il “White Album” dei Beatles, tra le loro band preferite. Strano, a sentire la micidiale potenza heavy-psych che sprigionano. Evidentemente gli Ufomammut ne ammirano la sapienza compositiva, l’arte dell’arrangiamento e la grande freschezza melodica. Tutti elementi riscontrabili in “Lucifer Songs”, benché trasfigurati dall’indole post-metal dei Nostri, sempre più lontani dallo stoner doom e vicini a certo metallo moderno e progressivo (Neurosis, Pelican, Isis, Jesu, etc.), ma con uno stile proprio e inimitabile.
Se già li conoscete, vi entusiasmerete ancora una volta per i riff arcigni di “Blind” e la cavalcata space di “Hellcore”; oppure per il doom cosmico di “Mars”, che gonfia i polmoni e soffia forte contro i nostri timpani, polverizzandoli. Se non li conoscete, ne subirete l’immane violenza psichedelica prima del sollievo auditivo di “Astrodronaut”, in cui il gruppo sviluppa certi influssi drone che fanno capolino anche altrove creando un tappeto di effetti e riverberi altamente ipnotico.
“Lucifer Song”, lungo strumentale presente solo su vinile, chiude con un tema malinconico, quasi una canzone d’amor perduto tra l’angelo ribelle del titolo, esiliato nello spazio per volere divino, e quella “Lucy” (in the sky with diamonds) di cui cantavano i Beatles, destinata a volare in altri cieli. Epici e visionari, gli Ufomammut si riconfermano ai soliti, altissimi livelli.

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