OBSCURE METAL UNDERGROUND & VULTURE CULTURE
I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA

 

ALABAMA THUNDERPUSSY
GUERRIERI INDOMITI
di Voidhanger

 

Tutto ci aspettavamo dagli Alabama Thunderpussy, tranne che tornassero al suono violento e guerresco che li aveva caratterizzati ad inizio di carriera. Il nuovo “Open Fire” è un disco d’assalto, fortemente influenzato dal metallo ottantiano, concepito con l’intento di cancellare dalla mente di tutti l’idea di una band interessata a mischiare parti heavy e acustiche, come era stato nel precedente “Fulton Hill”. Gli ATP del 2007 sono qui per distruggere tutto, e il nuovo singer Kyle Thomas (un passato in Exhorder e Floodgate) sembra l’uomo giusto al posto giusto. Ce ne parla il batterista Bryan Cox, membro fondatore della band.

Bryan, il vostro nuovo album è più estroverso e diretto del suo predecessore, “Fulton Hill”. Quello è stato probabilmente il massimo che potevano dare gli Alabama Thunderpussy che conoscevamo, mentre con “Open Fire” sembra che vogliate sottolineare la vostra vitalità dopo un periodo negativo. Sei d’accordo?
Domanda molto interessante. Penso che ciò che volevamo dire non sia esattamente ciò che hai percepito, ma di sicuro volevamo dire qualcosa. ‘Fulton Hill’ è un buon disco, e nel corso degli anni abbiamo prodotto sicuramente della buona musica acustica, ma alcune cose che abbiamo provato in quel disco non ci hanno soddisfatto del tutto. Non dico che non prenderemo mai più in mano una chitarra acustica, ma sento che la nostra forza come band risieda nel lato più aggressivo del nostra personalità musicale. Con ‘Open Fire’ abbiamo guardato al passato e abbiamo capito che ciò che sappiamo fare meglio è scrivere pezzi aggressivi e diretti, quindi durante le registrazioni ci abbiamo dato dentro per far emergere un’attitudine alla ‘questa volta non facciamo prigionieri.’

In molte delle nuove canzoni c’è di sicuro una vena metal anni ’80 più pronunciata. Un’influenza da sempre presente nella vostra musica, ma questa volta è più evidente che mai. Come spieghi il cambiamento?
Non so. Se il metal anni ’80 a cui ti riferisci è quello di Maiden, Priest, Dio, Metallica e band del genere, hell yeah, lo prendo come un complimento. Il metal di allora era migliore di quello di adesso, e credo che sia sbagliato che molta gente associ l’idea di brutta musica agli anni ’80. Un sacco di gruppi killer raggiunsero l’apice proprio in quegli anni. Ho trovato un bootleg di un concerto dei Krokus risalente al 1981, e spacca di brutto! Ovviamente, come molte altre grandi band si diedero a suoni più commerciali nel prosieguo di carriera, e dunque persero smalto, ma la loro roba iniziale simil-AC/DC era strepitosa.

La copertina del disco è davvero bella, con quel guerriero a metà tra Conan il barbaro e Thor…
Grande! Mi fa piacere che ti piaccia. Eravamo molto indecisi, ma alla fine abbiamo optato per una copertina fantasy di impatto, adattandola alle idée iniziali. Che uno ne colga il senso o meno, resta un grande pezzo d’arte realizzato da un maestro e si adatta perfettamente alla musica. È divertente che abbia sollevato così tante polemiche. A molta gente non è piaciuta per niente. È come se ci fosse una ristretta serie di regole da osservare nel confezionare una copertina, regole che hanno a che fare con l’idea di ciò che fai che hanno i media. Se realizzi qualcosa di inaspettato, o se non segui le convenzioni che ti hanno cucito addosso, la gente solleva un polverone. Penso che sia un approccio alla musica da ottusi, da ritardati completi. Per il prossimo disco, forse useremo un lavoro di Patrick Nagel. Quello sì che farà incazzare la gente, hahaha!

Cos’è successo al vostro precedente singer? Abbiamo sentito che è scomparso per via di problemi di droga …
È quello che ho sentito dire anch’io. Semplicemente, è scomparso. Non mi va di dire male di lui, perché non è professionale, ma dirò solo questo: ci ha lasciato comunicandocelo via email (e questo già basterebbe per giudicarlo) e sa meglio di chiunque altro che, oltre a noi, ha piantato in asso un sacco di altra gente qui a Richmond.
Spero sia felice.

È stato difficile trovare un sostituto? Avevate in mente qualcun altro, oltre a Kyle Thomas?
Onestamente avevamo qualche altra idea, ma una volta sentito Kyle abbiamo capito che era lui che stavamo cercando. È un singer di classe ed una brava persona con cui abbiamo fatto amicizia facilmente. Ha portato nella band un livello di professionalità e di creatività che al precedente cantante mancava. Inoltre, penso che la sua voce sia davvero più piacevole da ascoltare, ed è una cosa buona per attirare l’attenzione.

Vi seguiamo dal vostro primo album su Man’s Ruin, quando Thunderpussy era ancora scritto Thunder Pussy. All’epoca eravate una di quelle favolose band underground dei tardi 90 che mischiavano metal, stoner e Southern rock. Oggi siete uno dei gruppi di punta della Relapse. In che modo siete cambiati, secondo te?
A dire il vero, sento che noi siamo ancora una di quelle favolose band underground di cui parli, haha! Ci siamo evoluti in modo naturale. Parlando di me e di Erik (Larson, nda), siamo migliorati sia come musicisti che come compositori, e l’ingresso in formazione di Ryan Lake, Mike Bryant e recentemente di Kyle ha ovviamente aggiunto molto al nostro sound e alla nostra identità come gruppo. Per me, la cosa bella della band è che ancora ci ritroviamo alle prove tutti insieme, seduti, a creare riff e arrangiamenti basandoci esclusivamente sui nostri amori musicali, sulle nostre influenze e nient’altro. Non c’è alcuna strada prestabilita da seguire, la decidiamo insieme mentre la percorriamo. It’s a good time!

Al tempo della Man’s Ruin c’erano molte band che si dilettavano col rock duro, la psichedelia e il rock sudista. Mystik Krewe Of Clearlight, Altamont, Sixty Watt Shaman, Halfway To Gone, Five Horse Johnson, Gideon Smith & The Dixie Damned, Harvey Milk, etc. Sembrava una scena dentro la scena, oltre che le fondamenta di una nuova e moderno Southern rock. Cos’è rimasto di quei giorni?
Non so. Credo che sembrasse una scena dall’esterno, più che dall’interno. Siamo in circolazione da tanto tempo, 11 anni, e abbiamo visto un sacco di band andare e venire. Sono costantemente stupefatto dalla gran quantità di gruppi di qualità che sembrano sbucare da ogni dove, e noi semplicemente andiamo avanti a fare ciò che facciamo. Credo che se c’è stato un punto in comune con le band con cui ci siamo accompagnati nel corso degli anni, sta nel fatto che erano tutte band con un approccio alla musica onesto e tipico del fan.

Oggi l’idea di crossover tra generi domina più che mai, e c’è sempre meno spazio per musiche “tradizionali” come il Southern rock, forse per la sua identità forte e per le sue radici ingombranti. In cosa vi ritenete ancora una band sudista?
Non diamo così tanto peso al fatto che veniamo dal Sud. Voglio dire, non mi vergogno di ciò, né voglio distanziarmi dagli altri per essere del Sud. Per me conta solo la musica, e non importa da dove provenga. Una delle migliori scoperte durante i tour è stata la band Monkey 3, dalla Svizzera. Un gruppo psichedelico assolutamente incredibile, e tuttora ascolto di frequente il loro CD. Quanto agli ATP, li vedo come un gruppo hard rock/metal, ed è l’unica etichetta che ci viene data con cui mi sento a mio agio. A noi interessa fare musica nel modo che sappiamo e che abbiamo sempre fatto, sperando che alla gente piaccia.

 

torna al sommario