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I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA

 


LA SPADA NELLA ROCCIA
di Voidhanger

 

The Sword non sono stati particolarmente loquaci in occasione di questa intervista, ma è lo stesso trattamento che hanno riservato alla stampa internazionale.
Il nostro interlocutore, il chitarrista/cantante J.D. Cronise, non intende evidentemente spiegare la sua musica, sicuro che l’ascolto del debut “Age Of Winters” basti e avanzi. Come dargli torto? Difficilmente capita di ascoltare un esordio talmente ben costruito e suonato, e soprattutto in grado di convincere e conquistare un po’ tutti. Da Rolling Stone a Spin, “Age Of Winters” è stato acclamato quale salvatore della scena stoner, sebbene i Nostri desiderino prenderne le distanze. In effetti la loro cifra stilistica è facilmente riconducibile a quella degli Sleep, ma è presente anche una maggiore carica heavy metal (è palese l’influenza degli Slayer), estrinsecata in testi di carattere decisamente fantasy. La spada nella roccia è stata infine estratta, e la band è ora in corsa per il titolo di “heaviest rock band” insieme a giganti del calibro di High On Fire e Mastodon.

J.D., come hai conosciuto gli altri membri della band?
Un po’ di anni fa avevo registrato un demo tutta da solo utilizzando una drum machine, così ho iniziato a farlo girare tra gli amici. Nel giro di qualche tempo i membri di The Sword iniziarono a venire fuori, uno alla volta. Il primo è stato il chitarrista Kyle Shutt, seguito dal batterista Trivett Wingo alcuni mesi dopo. Il bassista Brian Ritchie, che era un fan della mia band precedente, i Those Peabodys, si è unito a noi dopo avere assistito ad uno show dei The Sword come power-trio. All’epoca aprivamo per i Jucifer, e alla fine del concerto mi rivolsi al pubblico dicendo che cercavamo un bassista… Con Trivett ci conoscevamo già da un po’, entrambi avevamo finito per trasferirci dalla Virginia ad Austin, Texas. Ci sembrava una città più aperta alla musica…

Come siete arrivati al contratto con la Kemado Records?
È successo in occasione di un’esibizione live organizzata per festeggiare la nostra vittoria del premio come migliore nuova proposta all’AMP Festival di Austin. Il capo della Kemado, Keith Abrahamson, era lì. Aveva ascoltato un nostro demo con tre brani e voleva testare le nostre capacità dal vivo. Venne anche ad uno showcase organizzato dalla Relapse nel weekend successivo, al termine del quale ci offrì subito un contratto.

Come suonavano gli Sword degli inizi?
Non tanto diversamente da quello che potete ascoltare su ‘Age Of Winters’. Anche il demo ascoltato dalla Kemado conteneva canzoni e sonorità identiche a quelle del disco.

Il vostro nome nasconde un qualche significato particolare?
Ci piaceva l’idea di avere un moniker d’impatto, molto ‘metal’. Il fatto è che intendiamo la nostra musica alla stregua di un’arma. Non potrei pensare ad un nome migliore per ciò che voglio suonare, è l’ideale a svariati livelli, perché sottolinea il nostro animo guerriero, e di conseguenza valori importanti come il coraggio e l’orgoglio.

In brani come “Celestial Crown”, “Barael's Blade” o “The Horned Goddess” si sente molto l’influenza degli Sleep…
Assolutamente sì, siamo stati pesantemente influenzati da loro, tanto che ho deciso di accordare la mia chitarra allo stesso modo di quella di Matt Pike. D’altronde penso che sia il modo migliore di suonare heavy rock.

Gli Sleep volevano essere la più pesante rock band del pianeta. Coltivate anche voi l’idea di produrre il sound più distruttivo possibile?
Non direi, il nostro interesse è solo quello di suonare buona musica.

Ci sono altre band stoner rock che vi anno ispirato? E cosa ne pensi di quella scena e del suo contributo alla storia del rock?
Una volta ero un grande fan dei Fu Manchu. Quanto allo ‘stoner rock,’ se ha dato qualcosa di positivo per la musica è da ricercarsi nell’ambito dei suoni, delle accordature delle chitarre. E ha trasmesso alla gente la passione per gli amplificatori. Ma qualunque cosa che porti un nome riferito all’uso di droga, come nel caso dello stoner, ha e avrà sempre vita breve.

Quindi rifiutate qualunque legame con la scena heavy psych degli ultimi anni?
The Sword non sono da considerarsi una band psichedelica, e soprattutto non promuoviamo l’uso di droghe.

Siete d’accordo sul fatto che vi sono anche tracce di Southern rock nella vostra musica?
In molti hanno trovato affinità coi Down di Phil Anselmo e altri gruppi di hard rock con ascendenze southern, ma a dire il vero non abbiamo mai programmato di inserire riferimenti al rock sudista nelle nostre canzoni. Così, se sentite dei riferimenti a quello stile, forse è perché ce l’abbiamo nel sangue, dato che veniamo dal Sud degli Stati Uniti.

Avete già provveduto a scrivere nuovo materiale?
Al momento siamo in tour coi Torche, una straordinaria band di Miami. Le date sono alquanto ravvicinate, per cui non abbiamo avuto molto tempo per scrivere. Non aspettatevi un nuovo album a breve, abbiamo ancora parecchi concerti davanti, prima di poterci concentrare nuovamente sulla scrittura.

 

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