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I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA

GOTICO ITALIANO: GUIDA AL DARK SOUND E ALLA CULTURA GOTICA IN ITALIA



METALLUS NIGER
INTERVISTA A MARIO DI DONATO
di Stefano Cerati

Mario "The Black" Di Donato è uno dei pochi personaggi per cui mi sento di spendere la parola "artista". Questo non solo in virtù dell'originalità della sua proposta musicale, ma anche per il forte connubio con l'arte in genere, in particolar modo connessa con la pittura come lui stesso ammette. Notevoli sono gli spunti storici, religiosi ed oscuri che legano i suoi lavori. Il suo è un vero e proprio mondo oscuro a parte ed è lo stesso chitarrista abruzzese che ci guida all'esplorazione di un nuovo universo di colori sonori.

So che la stesura dei brani ha richiesto molto tempo, perché ho letto che è incominciata addirittura nel 1999. Come mai hai avuto bisogno di così tanto tempo per perfezionare il tuo lavoro?
In effetti è proprio nel 1999 che ho scritto le musiche di "Capistrani Pugnator" e nel 2001 i pezzi erano pronti completamente. I testi pronti per la registrazione sono stati rivisti nel 2002, anche perché era sfumato definitvamente il progetto di fare uscire l'album a Settembre. "Peccatis Nostris, invece, scritto nel 2002, ha subito meno modifiche e ritocchi di arrangiamenti, e nella primavera del 2003 ambedue i lavori erano stati già registrati e mixati.

Sembra che in realtà tu abbia pubblicato due album in uno, con copertine e stili diversi. Come interagiscono "Peccatis Nostris" e "Capistrani Pugnator"? C'è un filo logico che li lega?
I due album anche se pubblicati insieme non sono concettualmente legati, ma vogliono apparire come un libro con due racconti che seguono lo stesso stile, parlano di cose diverse, però riescono alla fine a far comprendere ai lettori che chi scrive trasmette emozioni e stati d'animo profondamente legati da un caratteristico sound di stampo The Black e da un linea pittorica alla Mario Di Donato.

Il tema religioso ti è spesso caro. Parli molto di peccato e redenzione in relazione a fatti storici. Quanto questi argomenti possono essere intesi come delle metafore e delle trasposizioni per ciò che accade oggi nel mondo?
Il sottile intuito che hai avuto racchiude infatti tutta la mia rabbia procuratami dai continui e violenti soprusi della pazzia umana, che ultimamente non risparmia veramente nulla. Vorrei somigliare anche nella vita di tutti i giorni al personaggio di 'The Black', colui che accusa e scava per far emergere agli occhi di tutti quello che ognuno di noi a volte vuole nascondere. Purtroppo gli eroi della fantasia devono cedere di fronte alla vita di tutti i giorni che ultimamente ci avvelena. Logicamente i temi religiosi risultano un'arma indolore che la maggior parte delle volte non fa paura a nessuno, a dispetto della storia stessa che in modo vergognoso costantemente ci violenta con le sue realtà. Purtroppo sempre più concrete.

"Peccatis Nostris" sembra un riflessione amara sulla decadenza del mondo in cui accadono guerre di religione (e di potere). Quel è il tuo pensiero sui maggiori peccati che oggi l'uomo commette?
Il mio pensiero è racchiuso nel mio CD. "Peccatis Nostris" tira fuori gli artigli e si difende dagli attacchi di uomini violenti e assassini che non si risparmiano di occultare e giustificare tanti eccidi come fatti annunciati come se tutto ciò non li riguardasse, ma fosse comandato da una sovranità dai mille volti. La superbia e l'ira sono i peccati che mi fanno più paura, tutto questo viene fuori anche dai due pezzi del CD che emanano una violenza e una pressione psicologica al di sopra degli altri brani.

Da sempre la tua attività musicale ha un occhio di riguardo per le tradizioni della tua terra e sembra anche questa volta il caso con "Capistrani Pugnator". Vuoi spiegare perché hai scelto di valorizzare questo personaggio e qual è la sua storia?
'Il gueriero di Capestrano' è una scultura calcarea ritrovata a Capestrano, in Abruzzo. Ha un'impostazione enigmatica e la sua collocazione (VI sec. A.C.) non è stati mai esattamente stabilita. Il mio interessamento artistico-musicale è dovuto all'enorme fascino statuario che emana cominciando dal viso coperto da una maschera priva di emozioni, fino all'analisi degli arti inferiori definiti come un incrocio tra le gambe di una donna e quelle di un cavallo. L'Abruzzo ha preso la scultura come simbolo principale della nostra terra perché racchiude nella sua essenzialità tutti i segreti e le tradizioni culturali più antiche che ci riguardano.

Hai scelto di proposito di cantare in Latino perché questa lingua ha un carattere più sacrale e quindi conferisce un tono più solenne ed oscuro alla tua musica?
La scelta del Latino, oltre alla sacralità che emana, secondo me dà un'impostazione più italiana ai pezzi e quindi non si rischia di essere subito accostati agli inventori del rock mondiale, ma si crea una situazione piuttosto originale con radici nostre e con una proiezione internazionale indubbiamente riconosciuta ed immatricolata "Italia". La difficoltà del cantato in Latino è indubbia, ma il tempo e i precedenti album hanno reso più facili e abitudinarie frasi così antiche, che hanno dato a Roma e all'Italia tanta gloria più di 3000 anni fa.

Infatti c'è molto dello stile italiano nella tua musica, quanto a storia, tradizioni ed anche richiami musicali a certo dark e prog degli anni '70. Concordi? E' un tuo preciso intento di valorizzare la nostra cultura più nascosta?
Un sound perfettamente 'The Black' sicuramente è il mio unico socpo, la nostra cultura è immensa, sia musicale che artistica, e il mondo deve riconoscere tale affermazione. The Black mette a fuoco ciò, cercando di creare un posto al sole anche nella musica moderna visto che questo nel rock duro non è mai avvenuto per un gruppo particolare.

So che la tua formazione musicale risale agli anni '70 e poi si è sviluppata con l'heavy metal degli anni '80. Ritieni la tua musica proiettata nel passato oppure credi che potrai permetterti delle variazioni di stile?
Gli anni '70 ormai sono lontani e la musica di The Black cerca sempre nuovi stimoli nell'heavy metal. Nel mio primo lavoro del 1989, "Reliquarium", si identificano chiaramente moduli sperimentali come in "Abbatia Scl. Clementis" e in futuro cercherò sempre di avere una matrice dark/doom e metal, ma cercando sempre sonorità nuove come del resto si avverte anche in "Peccatis Nostris" e "Capistrani Pugnator", con la batteria di Gianluca Bracciale in molte occasioni abbinata alla batteria elettronica. In "Apocalypsis" la voce meccanicamente è in continua trasformazione, gli studi di registrazione ultimamente hanno apparecchiature abbastanza sofisticate e pronte a tutte le soluzioni.

Fino ad un certo punto hai mandato avanti parallelamente i progetti The Black e Requiem prima di abbandonare quest'ultimo. Come mai hai optato per The Black?
I grandi Requiem hanno veramente influenzato negli anni '80 molti gruppi internazionali che ancora oggi risentono di marcate influenze, ma tutto ciò non mi bastava. Decisi allora nel 1989 di dare via a The Black partendo subito con il cantato in Latino (quindi abbandonando il cantato in Inglese dei Requiem) e l'unione - a mio parere unica - del binomio 'arte e metal' a cui da tanto pensavo. Sono le uniche espressioni artistiche di cui sono follemente innamorato ed i continui messaggi delle mie composizioni mi permettono di rivelare profondamente il mio oscuro pensiero a tutti quelli disposti a comprendermi.

La tua musica può essere descritta come un doom epico. Il doom per sua natura è la musica del destino avverso e della sofferenza. Ci vedi una certa grandezza nell'esaltazione della sofferenza dell'uomo che combatte (inutilmente come Adrasto) il proprio destino?
Sì, in effetti la musica di The Black è piena di misticismo e di tristezza, ma anche di carattere umano, di segreti nascosti che i nostri popoli antichi ci hanno lasciato.
Le credenze popolari riemergono con il loro fascino e mi influenzano nel suono della chitarra come un camaleonte che cambi espressione in continuazione, e tutto ciò mi appaga. Anche se il destino degli uomini è scritto, l'illusione The Black non si arrestae il drammatico senso dei contenuti diventa pane come per i grandi Vernaculis Artificilus. The Black è grande... come vorrei assomigliargli adesso che questo mondo stupido è caotico e falso.

Hai mai avuto la richiesta o la tentazione di collaborare con artisti che hanno una visione musicale simile alla tua, come Lee Dorrian, Wino o magari Paul Chain?
Non ho questo estremo bisogno di farlo, anche se con la'mico Paul Chain che conosco dai primi anni '70, oltre adecine di concerti dove ci siamo ritrovati a suonare con le nostre rispettive band, c'è stato in passato anche la possibilità di fare un lavoro insieme, ma poi è finito nel nulla.
Secondo me non è molto importante collaborare con grandi artisti che vedono le cose simili alle tue, sarebbe come fare un quadro a due mani, come se Leonardo avesse dipinto insieme a Michelangelo il "Giudizio Universale" della Cappella Sistina: due mostri sacri dell'arte, ma il risultato sarebbe deformato, non definito. Se è vero che il pensiero e l'arte dell'uomo sono soggettivi, la confusione psicologica avrebbe sicuramente fatto da padrone.
Grande invece il cantato di due illustri ospiti da me invitati sul pezzo "Capistrani Pugnator": Ben Spinazzola ed Eugenio Mucci, che hanno firmato un pezzo importante di The Black.

L'avere un profilo defilato ed oscuro credi che accresca l'alone di mistero e di fascino attorno alla tua figura ed alla tua band? E' una tua scelta precisa oppure semplice necessità?
Il carisma delle persone è innato e nessun travestimento potrebbe sostituirlo. Dopo tanti anni nel rock e centinaia di concerti in tutta la penisola mi sono accorto del grande rispetto che la gente ha nei confronti miei e della band.
Le tematiche trattate affascinano molte persone e forse nei miei confronti c'è la lunga militanza nel rock estremo, e quindi la storia del metal italiano.
L'incredibile potenza e tensione che i nostri live sempre propongono accrescono maggiormente la nostra fama di musicisti votati all'arte e all'oscurità più assoluta ed emozionante.

Come e quando hai maturato il tuo interesse per tutto ciò che è "nero" ed inquietante, musica, testi, pittura? Credi che sia espressione diretta della tua anima o è qualcosa che hai sviluppato con gli anni?
Da sempre; anche negli anni '60 preferivo i Corvi all'Equipe 84, i Rolling Stones ai Beatles, i Black Sabbath ai Deep Purple. E' qualcosa che ho dentro, ho il bisogno costante che la musica sprigioni la mia fantasia su territori non consueti, dove le sonorità più inquietanti riescono a tenerti avvinto e a farti fare un viaggio immaginario dove tutto ruota, dove la luce si confode con il buio e la realtà non esiste. Sicuramente come tutti gli uomini anch'io temo la morte e l'ignoto, e l'ignoto si può sconfiggere solo se si affronta serenamente con grande fede e spiritualità.

L'heavy metal fin dalla sua nascita è sempre stato legato all'oscurità, al mistero, ai mondi lontani ed alle storie fantastiche (basti vedere gli innumerevoli riferimenti sia all'opera di scrittori come Tolkien, H.P. Lovecraft o Moorcock). Tu credi che la tua musica debba sempre raccontare storie reali o possa anche spaziare nel campo del fantastico?
Sarebbe 'fantastico' se un giorno mi sentissi ispirato a scrivere musica senza alcun tipo di riferimento storico e culturale. La mia fantasia non ha limiti e per questo spero che ciò si concretizzi al più presto. Ho bisogno di credere a quello che dovrò creare, altrimenti tutti i pezzi sarebbero solo banali e scontati. Ora per esempio sto già lavorando sui brani del futuro album di The Black, che spazia sulla mitologia greca, esattamente sul mondo dell'oscuro confine, dove risiedono le Gorgoni (questo il titolo del disco - n.d.a.), creature mostruose dallo sguardo pietrificante.

Il metal oscuro influenza la tua arte pittorica o ne è una diretta conseguenza?
La pittura è un mezzo per la musica, la musica è una fonte per la pittura; questo binomio per me è inscindibile. Sul palco porterei i miei quadri (in passato ho fatto delle mostre di pittura nel locale prima di suonare) e nel mio studio fortunatamente non mancano oltre a pennelli e colori, anche chitarre e Marshall. Quindi è evidente che nel mio rifugio artistico escano parallelamente e di eguale intensità sia arte pittorica che musica. Sottolineo comunque che il mio "metallo oscuro" o il mio stesso nome "The Black" non sono intesi come accostamenti a forze anti-religiose  o esoteriche, ma a situazioni ombrose ed inesplorate che l'uomo ha sempre evitato di approfondire, perché anche solo i racconti popolari su streghe, gnomi ed apparizioni lo intimorivano.

 

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