OBSCURE METAL UNDERGROUND & VULTURE CULTURE
I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA

 

LOCUS MORTIS VS URNA
QUI, TIRANNA VITA, I TUOI TERRORI CESSANO

di Voidhanger

 

"Inter Uterum Et Loculum" e "Voust", gli album dei cagliaritani Locus Mortis dati alle stampe dall'ottima Aeternitas Tenebrarum Music Foundation, sembrano confermare un'impressione di molti: la scena black metal italiana sta finalmente alzando la testa, dopo anni di sudditanza rispetto a modelli esteri oggetto d'importazione. I Locus Mortis sono in possesso di una cifra stilistica sufficientemente personale e riconoscibile, soprattutto perché edificata attorno ad un concept interessante quale quello legato alla Morte. Nella lingua di Dante, il duo sardo ci narra della Grande Mietitrice sottolineandone gli aspetti regali, descrivendone la fiera eleganza e il ruolo d'indiscussa dominatrice della storia umana.
Se questo già bastava a fare di RM e MZ due tra i più interessanti esponenti del black metal autoctono, il debutto degli Urna, altro loro progetto dotato di personalità schiacciante, ne sancisce la grandezza artistica con discreto anticipo. La musica degli Urna è imperniata sul fascino oscuro emanato dai luoghi della Morte: cimiteri, cappelle, cripte e ossari; coperti di ragnatele, segnati dal tempo e dall'umidità, immersi nel verde di cipressi e salici piangenti. Ad una tale bellezza decadente la band ha eretto un monumento, "Sepulcrum", costruito su imponenti strutture funeral doom, a volte decorate con eleganti finiture dark ambient, altre volte appesantite da soffocante black-noise in stile Abruptum.
In entrambe le incarnazioni dei cagliaritani, ad essere offerto è un viaggio esoterico attraverso paesaggi mentali desolati e opprimenti, eppure incredibilmente suggestivi. Agli autori di tre degli album metal più belli degli ultimi anni era doveroso dedicare lo spazio di una doppia intervista.

 

Cominciamo dal titolo del vostro debut album, che ci sembra esprimere significati profondi nell'accostamento - anche solo verbale - dell'uterum e del loculum: utero come sepolcro e viceversa. Forse a sottolineare come l'uomo abbia già conosciuto la morte prima di venire alla vita?
(RM) Beh, l'uomo è destinato a morire... dipende solo dal come vuole arrivare al punto di morte. Molti vivono la vita con la prospettiva di costruire una famiglia, avere un lavoro. Vivere, insomma. In punto di morte si disperano perché ciò che hanno costruito non li ha portati da nessuna parte, e si accorgono che in fin dei conti sono solo cibo per vermi. L'uomo, già dal suo concepimento, è soggetto alla sua stessa natura mortale. "Inter Uterum Et Loculum" tuttavia, per quanto azzeccato come titolo, è stato scelto per spiegare una nostra situazione collegando il breve lasso di tempo in cui è nato il progetto Locus Mortis e le tematiche trattate nei testi. Rappresenta la nascita e la puzza di morte che si sente pur se il progetto è vivo. Tra il grembo, il momento della nostra nascita, e la tomba, la morte a cui abbiamo dedicato questo primo disco. Inoltre, per chi non lo sapesse, l'idea di mettere un titolo simile è saltata fuori mentre ascoltavo il brano omonimo dei Limbo. Mi piaceva il concetto e si inseriva bene in ciò che stavamo facendo e tirando fuori. Per chi abbia ora da gridare alla bestemmia... penso che voi bestie non abbiate diritto di parola.

Il tema della morte è da sempre caro al rock e al metal, nonostante il fatto che si tratti di musiche prettamente giovanili e dunque paradossalmente "vitali". Perché secondo voi questo tema torna spesso e volentieri? Un modo per scacciarne la paura o voglia di conoscenza?
(RM) Non condivido a pieno questa tua prima affermazione. Il tema della morte non è mai stato sviscerato così tanto come con l'arrivo del doom. L'ignoranza ha portato molte persone a generalizzare e parlare di rock o metal. Ciò nonostante, prima degli anni '70, per quanto già esistessero molti mostri sacri del rock, le tematiche erano ben diverse. Pace ed amore erano le tematiche principalmente trattate, ahahahah. I figli dei fiori non erano soliti parlare di morte e dolore, per quanto molte correnti esoteriche e spirituali siano nate proprio in quel periodo. Con il doom ed i primi fondatori del genere, su tutti i Black Sabbath, si è iniziato a parlare di rock satanico vero e proprio. Da li è partita la figura vera e propria del diavolo e della morte in musica. Per il resto, bastava una copertina "colorita" per far avvicinare dei nuovi ascoltatori... indipendentemente dalle tematiche trattate. Che posso dire? E' normale che i primi ad avvicinarsi alla musica siano i giovani. E' indubbio che la mente di una persona giovane sia maggiormente corruttibile di quella di una persona già avanti con l'età. Conseguentemente, è normale che esistano dei giovani che si avvicinano anche ad un certo tipo di musica che tratta certe tematiche. Io non so perché questo tema torni spesso e volentieri in ballo. C'è da notare però che spesso i gruppi dedicano pochi brani a questa figura... Questo perché molti vanno avanti con stereotipi da servire ai potenziali ascoltatori. Non sono molti i gruppi che si dedicano sempre e costantemente ad un qualcosa di simile. Io direi che in molti casi è giusto una trovata commerciale. Per farti l'esempio, un album come "Black Shining Leather" è una ricerca continua di ciò che sono state le tematiche trattate nel Black Metal sino ad oggi. Cito quest'album perché contiene un brano che mi è sempre piaciuto, alias "Death Triumphant". Eppure, per quanto mi piaccia questo brano in particolare e tutto l'album in generale, è un brano proposto non per esorcizzare la morte o per fini esoterico/spirituali di ricerca interiore di una conoscenza dimenticata... E' un brano messo li per essere ascoltato, apprezzato e assimilato solo a livello musicale e non ideologico... E' un brano che può essere proposto come singolo e che la gente magari ricorda per la sua musicalità... Tutto qui. Sono poche le persone che portano avanti musica, pensiero ed atti, di pari passo, per fini che vanno oltre il business.

Immaginiamo che dietro al concept dei Locus Mortis vi siano studi e letture approfondite, e non filosofia spicciola. Parlateci dei percorsi culturali attraverso cui vi siete formati...
(RM) Bhe... il tutto è cominciato per caso... mentre l'interesse per certi argomenti è nato volutamente. Si parte dalla letteratura, dalla poesia... poi si arriva inevitabilmente a domandarsi se ciò che si è letto va oltre le pagine scritte di un libro. Da li in poi si cerca di capire, si passa a letture che raccontano testimonianze, poi alla ricerca di spiegazioni pratiche ed alla conseguente messa in opera di ciò che si è letto. Io non sono in grado di parlare dei miei percorsi culturali perché non sono maestro ma allievo. Come tale compio il mio cammino verso la mia conoscenza. Condividere il mio pensiero non è saggio perché ognuno tiene fede al voto di silenzio compiuto perché certe cose non devono essere svelate. Hai ragione nel dire che ci sono state delle letture approfondite e un costante pensare, in maniera del tutto morbosa, a ciò che cerco e cerchiamo... ma non sono in grado di parlarti di certe cose così apertamente.

(MZ) Credo che oltre ai libri non vi sia miglior percorso formativo che non imparare da ciò che ci viene offerto nella vita di tutti i giorni e trarne spunto per riflessioni personali.

Troviamo che ci sia un che di profondamente "religioso" nei vostri testi. Siete d'accordo? E in che termini?
(RM) Si, i testi dei Locus Mortis contengono anche quell'aspetto. Il mio/nostro è un vero e proprio culto per la morte. Così è stato definito da una persona che è molto vicina a noi. E' una liturgia che segue in parte liturgie e passi cristiani per quanto riguarda la forma e l'esposizione... in parte altre forme esoteriche/occulte dal punto di vista delle argomentazioni. Diciamo che tra noi portiamo avanti altri progetti oltre i Locus Mortis e che il tutto va oltre la musica e la semplice filosofia... tant'è vero che abbiamo trovato un nostro comune denominatore che ci tiene strettamente collegati.

Persino nel modo in cui si sviluppano i brani si avverte una certa tensione verso l'alto, tale da spingere la musica verso vette melodiche magniloquenti. La vostra sembrerebbe una liberazione interiore, una purificazione...
(RM) Esorcizziamo ciò che sentiamo dentro e che viviamo nella nostra eterna ricerca. Per me è così. E' la consapevolezza che finirò all'inferno, che tornerò alla terra, che avrò la sapienza e la vita eterna perché in vita sarò riuscito a scorgere la conoscenza che la vita ci ha tolto.
(MZ) I pezzi nascono dalle sensazioni di un determinato istante o da un periodo della propria vita, per rispondere con esattezza a certe domande dovremmo arrivare a sviscerare la nostra stessa sfera dell' inconscio e ciò francamente è difficile. Trovo le tue parole molto adatte alla nostra musica, mi ci ritrovo a pieno... Un continuo alternarsi di tonalità e tempi che vada di pari passo con gli argomenti trattati nelle liriche, quasi a voler celebrare un cammino attraversato da situazioni diverse che si susseguono. Il  contrasto tra queste componenti tende a metterle in evidenza e farle risaltare tra di loro cercando ovviamente di non scadere nel troppo pacchiano e catalizzare il tutto entro le coordinate di ciò che fu il Black Metal.

Fa bene l'uomo comune a temere la morte? E allora per quale motivo ne è più o meno inconsapevolmente attratto, come dimostra la storia dell'umanità?
(RM) Secondo me no, nel più assoluto dei modi. La morte, la terra, la fine... sono tutte cose da cui nasciamo. Nasciamo dalla terra e torniamo alla terra. E' inutile aver paura di un qualcosa che tanto ci aspetta dietro l'angolo. L'uomo è masochista di suo. Preferisce procacciarsi la morte piuttosto che aspettarla... Vuole tutto e subito e non può farne a meno. Come hai ben sottolineato tu è tutto nella storia... e continuerà ad andare tutto avanti con la storia.
(MZ) L' uomo è attratto dalla morte a causa della sua stessa limitata natura umana che lo spinge quasi istintivamente alla ricerca dell'abbattimento delle proprie barriere cognitive: la curiosità, la sete di sapere, l'attrazione per ciò che è occultato ai comuni sensi sono caratteristiche intrinseche alla maggior parte degli individui mentalmente e spiritualmente evoluti. La morte è semplicemente un singolo aspetto di un ordine maggiore di avvenimenti trascendenti la materia. L' uomo sbaglia ovviamente a temerla, l' uomo rinasce dalle sue ceneri, la stessa uscita dall'utero materno che noi chiamiamo solitamente nascita di per se è già una morte: la fine della vita amniotica nel grembo materno, il feto è triste di lasciare quella condizione di benessere perché non sa cosa gli aspetta dopo o forse perché inconsciamente sa che attraverserà un lasso della propria esistenza legato al vincolo della materia e al lento disfacimento del suo veicolo corporeo. La stessa teoria è paragonabile a ciò che è comunemente definito morte terrestre, l' uomo è scontento perché non sa quale sarà il passaggio successivo e non sa nemmeno se quest'ultimo sussisterà realmente, per cui si trova ad essere in una condizione del tutto simile a quella in cui era già nell' utero della madre. Il lasso di tempo tra "l'utero e il loculo" è semplicemente il gradino più basso di un cammino più ampio da cui partire, e come nella figura della spirale e arrivare al suo centro seguendo la traiettoria circolare degli intervalli vita/morte. Ovviamente è difficile entrare in uno stadio evolutivo della vita materiale in cui ci venga permesso di superare le comuni superstizioni e far tabula rasa del proprio retaggio culturale passato indotto dalla società con cui ci si è ritrovati a convivere.

In che cosa secondo voi le dottrine religiose hanno sbagliato per non essere riuscite ad offrire una visione della morte che fosse rasserenante o comunque accettabile?
(RM) Prendi per esempio la religione musulmana. Chi muore in nome di Allah avrà non so quante vergini per sé. La religione cristiana propone dolci pianure in cui camminare tranquillamente con dio al proprio fianco sorseggiando latte e miele ahahah... Gli ebrei sono al pari dei cristiani... Queste tre grandi religioni monoteistiche hanno cercato di attirare le genti con "falsi idoli d'argento ed oro"... con simulacri che si possono vedere e toccare. Fondano la loro fede sull'invisibile pur pregando il visibile. Non accettano la morte perché si accorgono di esser così attaccati a ciò che vedono, e che gli dà uno stimolo perché si può vedere, che alla fine la morte li separerebbe da ciò che hanno per qualcosa di ignoto. Sanno che l'unica cosa che conoscono sono terra e vermi... la disfatta dal loro corpo... Questo è il motivo.

(MZ) Le dottrine religiose non hanno sbagliato: la loro stessa esistenza è sbagliata. Per usare una citazione ampiamente abusata si può dire che le religioni sono per le masse stolte e la filosofia è destinata agli individui più evoluti, le religioni non hanno dato ai loro seguaci l'opportunità di infrangere il Velo di Maya dei sensi, ma sono solo uno sterile indottrinamento passivo volto all' obbedienza di chi sta al potere: dal punto di vista di chi l' ha creata non ci dovrebbe essere nessun confronto con la religione, devi credere e basta! Per questo l' uomo rimane insoddisfatto senza nemmeno poi capire davvero qual'è la ragione alla radice di tal senso d'incompiutezza. Il fatto di non poter intraprendere un percorso personale e soddisfacente alle nostre singole esigenze conoscitive credo sia il motivo; i dogmi delle religioni non hanno mai portato a nulla, l'unica loro ragione d'esistere è la stessa di venire infranti e non accettano quel basilare processo di evoluzione espresso dalla formula Tesi + Antitesi  = Sintesi.

Avete scelto il black metal quale mezzo per esprimere i vostri concetti. Al di là del fatto che farlo vi venga naturale, pensate che il black sia qualcosa di più di un semplice genere, che si presti di più a certi argomenti esoterici?
(RM) Secondo me si. Il Black Metal ed alla fine il suo dogma sono non nella musica, ma nella serietà della persona che ci crede. Il Black Metal è in fin dei conti un'utopia perché non si può seguire ciò che la musica e le tematiche professano all'interno della società moderna. Oggi il Black Metal è business e l'esoterismo è segretezza. Questi argomenti non andranno mai d'accordo. Il sodalizio tra le due cose è azzeccato e sicuramente il Black Metal che parla di certe cose ha ancora maggiore impatto. Tutto sta nel trovare il modo giusto per farlo.
(MZ): Questa è una domanda particolare, il Black Metal nel suo immaginario e nelle atmosfere che evoca tramite la musica si presta ad essere certamente terreno fertile per certe argomentazioni e quindi le due cose si abbinano perfettamente in un "sodalizio artistico e contenutistico" allo stesso tempo, musica abbinata ad un ideologia con tutto ciò che ne consegue... anche se onestamente vedo le cose in maniera indipendente l'una dall' altra: ci deve essere una spinta interiore e profonda che possa indurre una persona ad interessarsi di determinati argomenti e questa spinta non deve derivare unicamente dal fatto che si ascolti un certo tipo di musica. L'ideale è che entrambe le cose inizino in binari separati e poi in seguito ricongiungersi nel binomio forma/sostanza.

A quali altre realtà italiane e non vi sentite artisticamente e/o contenutisticamente vicini?
(RM) Abbiamo allacciato dei buoni rapporti con i ragazzi che militano tra Malvento e Mephisto. Sopratutto con Zin dei Malvento ho avuto la possibilità di parlare e confrontarmi a livello di temi che poi entrambi trattiamo anche se in maniera del tutto differente. Queste sono le uniche realtà a cui sento di sentirmi vicino. Poi, dalle nostre parti siamo senz'altro debitori nei confronti di Igor dei Tregenda (R.I.P.?) perché con lui condivido personalmente tematiche e musica in un progetto che stiamo portando avanti da un po' (progetto dal nome Sabaoth) e per tante altre ragioni. Non credo di poter citare altri individui.

Nei vostri testi vi riferite spesso alla morte chiamandola "Nera Signora": un'immagine figurativa poetica, sicuramente. Ma voi con che fattezze la immaginate?
(RM) Il soggetto è al femminile come nella tradizione di molti popoli oltre al nostro... Nera perché è il colore che meglio identifica ciò che lascia dietro di sé. Per me non è poesia ed è indefinita. Vedo i segni che lascia sull'uomo e sul resto del mondo e me la immagino come un surrogato di tutto questo.
(MZ) La morte può avere anche le fattezze di un bianco e freddo reparto ospedaliero in cui l'odore acro dei disinfettanti riempie l’aria e dove ogni giorno muoiono tantissime persone sofferenti. Insomma, sta tutto nel saperla interpretare e plasmare a seconda delle proprie "necessità raffigurative". Queste necessità nel concept dei Locus Mortis hanno portato ad identificarla astrattamente col nome di Nera Signora, appunto.

 

 

Siete già attivi sotto la sigla Locus Mortis, dunque spiegateci perché avete sentito il bisogno di esprimervi attraverso gli Urna: è solo sfogare la passione per altri stili musicali o c’è dell’altro?
(ROBERTO) Sembrerà strano, ma in effetti è successo proprio il contrario. Per gli Urna, andando avanti nel tempo con Marco, ci siamo accorti che la direzione che stavamo prendendo non era quella standard di un gruppo black. Così sono nati i Locus Mortis: essendo interessati al genere, avevamo l’intenzione di creare un “nostro” sound black metal che non fosse così tanto contaminato come quello degli Urna. Poi, per tutta una serie di motivi, i lavori degli Urna hanno sempre richiesto più tempo per la fase compositiva e per quella delle registrazioni. Così è uscito prima “Inter Uterum Et Loculum”, quasi come valvola di sfogo. Basti pensare che i brani di “Sepulcrum” erano in linea di massima pronti quasi tutti da due anni circa, e che è stato necessario così tanto tempo per completare il lavoro. Nel tempo gli Urna hanno assorbito le varie contaminazioni di altri generi che ci hanno coinvolto, artisticamente ed emotivamente. Le influenze sono state molteplici e nell’arco di tempo in cui sono stati creati e rivisti i vari brani di “Sepulcrum”, saranno saltate fuori durante le varie prove di registrazione forse cinque o sei versioni diverse di quasi tutti i brani, ognuna con le sue peculiarità. Le versioni di “Sepulcrum” sono forse l’apice dell’estro creativo del progetto. Per farti un esempio, è come per i brani di “Stream From The Heavens” dei Thergothon, diversi nella versione demo rispetto al full. Oppure, per citare un altro caso simile, i brani di “In The Streams Of Inferno” dei Mysticum, che sono stati rivisitati talmente tante volte prima del full che ne esisteranno diverse versioni con differenze sono sostanziali. Il discorso è più o meno simile per i brani di “Sepulcrum”.

La vostra etichetta, Aeternitas Tenebrarum Music Foundation, descrive la vostra musica come “experimental funeral doom black metal”. Vi ritrovate in questa definizione?
(ROBERTO) Beh, personalmente non sono molto propenso alle etichette: minimizzano troppo il feedback di un progetto musicale o di uno specifico disco. Tuttavia, dovendo presentare il disco, la ATMF ha cercato senz’altro i termini più appropriati per dare una minima  - ma esplicita - descrizione del nostro sound. In effetti, sì, è una giusta definizione, ma se dovessi includere tutte le virgole che caratterizzano il progetto, forse la definizione risulterebbe troppo prolissa.

Quali sensazioni ed emozioni vengono chiamate in causa quando suonate il black metal dei Locus Mortis, e quali quando a suonare sono gli Urna?
(ROBERTO) Personalmente, nel caso dei Locus Mortis con i testi cerco in certo qual modo di esorcizzare ciò che ho dentro, di tirare fuori la mia “perversione” nei confronti della morte attraverso concetti spesso poco ragionati e spontanei nel modo di fuoriuscire. Forse è un po’ difficile spiegare il tutto così, ma per i Locus non c’è che la spontaneità. Per gli Urna, invece, è un discorso ben diverso: il tutto diventa più esoterico e studiato, nel vero senso della parola. I testi sono volutamente in Latino per celare certi aspetti troppo riservati e mistici. Sembrerà magari un’esagerazione, ma gli Urna hanno un aspetto profondamente religioso, al contrario dei Locus Mortis.
(MARCO) Tutto sommato non vi è differenza, perché quando scrivo un brano per gli Urna o per i Locus Mortis il mio stato d’animo è quello che provo in quel periodo indipendentemente dal gruppo per cui mi impiego. Naturalmente cambia lo stile musicale, ma non ciò che lo ha generato per cui tra Urna e Locus Mortis vi è solo una differenza formale e non sostanziale, per quanto riguarda la musica. Non divido il mio ego  in due parti, sarebbe impossibile.

Le derive ambient-noise del suono degli Urna sembrano agire direttamente sulla psiche dell’ascoltatore, aprendogli le porte della percezione. Non credete che il “rumore” abbia connotati mistici e che possa permettere di accedere a dimensioni interiori ed esoteriche?
(ROBERTO) Secondo me, sì. Pian piano, ascoltando progetti completamente estranei al black metal ed al metal in generale (per citarne alcuni: Institut, Brighter Death Now, Psychonaut 75, Atrax Morgue, Macelleria Mobile di Mezzanotte, Myself…), mi sono accorto di come nel caos più completo la musicalità del rumore si facesse avanti. Per dar senso a questo, ho cercato di creare un progetto sperimentale volto ad approfondire il discorso… e ad esempio, “Intermezzo I” è il frutto di queste sperimentazioni: il titolo originale del brano era “Gaszimmer: Carillon Symphonie Funébre”. Il rumore di fondo in questo brano dà la percezione del titolo originale del brano. Le note sintetiche di un chissà quale strumento danno malinconia, sono una sorta di chiave che porta un ascoltatore emotivamente attento verso certe emozioni, a trovare una sorta di collegamento quasi ipnotico in ciò che sente. Questo è ciò che ho provato io la prima volta che il brano in questione è saltato fuori. Quindi, presumo che con le giuste modulazioni un qualsiasi rumore, strumento o nota possa aprire le porte per una dimensione anzitutto interiore. Ed in secondo luogo, forse molto più a fondo, esoterica. Se nel black metal gli Aborym hanno cercato di dar un senso a questo discorso con il brano “Theta Paranoia” nell’album “Fire Walk With Us”, noi abbiamo cercato di dare più o meno la stessa direzione ad un album intero senza restrizioni ad un unico brano.
(MARCO) Certamente ascoltare uno strumento musicale tradizionale porta inevitabilmente a ricondurre il pensiero ad una condizione terrena materiale, dato che nel nostro immaginario ricolleghiamo subito una chitarra al chitarrista che l’ha suonata in quel determinato momento, cosa che quindi ci dà l’impressione di qualcosa di fisico e vivo. Il discorso cambia invece per l’elettronica, in quanto non ci fornisce la stessa percezione di uno strumento suonato (come per l’esempio della chitarra), a meno che non la andiamo a cercare forzatamente noi stessi immaginando l’individuo dietro il dispositivo mentre genera i vari algoritmi sui suoni. Per cui  la nostra psiche tende più  ad associare determinate oscillazioni sonore verso tutto ciò che è l’infinito e imprescindibile ai comuni sensi,  inducendoci  inevitabilmente verso una condizione di eccitazione della propria sub-coscienza e di distacco dalla realtà circostante. Naturalmente, l’ambiente ideale per assimilare certe sensazioni non è ovviamente l’autoradio della propria macchina, né tanto meno la serata passata al locale alternativo o a casa con gli amici. In “Sepulcrum”  tutto questo trova la sua naturale collocazione, offrendo all’ascoltatore la possibilità di provare certe esperienze a patto che egli sia predisposto in maniera naturale ad assorbire certe contaminazioni. Nei brani sono stati inseriti numerosi esperimenti con le onde cerebrali, frequenze che agiscono nel campo subliminale ed esperienze di psicofonia. Sta all’ascoltatore andare alla ricerca e scovare tali componenti, immergendosi (le gocce che aprono il cd non sono una casualità) appieno tra le note e i suoni dei brani, possibilmente in un ambiente tale da focalizzare il suo stato d’animo verso determinati sentieri.

Il concept degli Urna sembrerebbe incentrato sulla morte, in modo non dissimile da quello dei Locus Mortis. Forse il diverso stile musicale adottato vi ha spinto ad indagare su altri aspetti o sfumature dell’argomento?
(ROBERTO) Il concept degli Urna è un bel po’ diverso rispetto a quello dei Locus Mortis. Come dicevo prima, gli Urna sono molto più “studiati”, e ciò riguarda anche la parte concettuale. Il tutto non è dovuto all’approccio verso altri stili musicali, quanto forse ad un cammino intrapreso tempo addietro da noi e da altre persone che non sono all’interno del progetto Urna. Posso dirti con serenità che gli aspetti di cui parli, che sembrano quasi estranei ai Locus Mortis, erano presenti anche in loro, ma non sono stati menzionati perché come i due progetti hanno un senso completamente diverso, almeno per quanto riguarda la parte concettuale. Diciamo che il culto cristiano per la morte ha dato motivo di spingersi verso lidi assai distanti da ciò che la cristianità permette e accetta. L’approfondimento di certi aspetti su testi cabalistici, ermetici e più in generale esoterici ha contribuito a costruire un discorso assai intricato, non propenso a facili spiegazioni. Ed oltretutto assai più ampio rispetto al punto di partenza.

In molti sentono una morbosa attrazione per luoghi cimiteriali, lapidi, ossari. Provate qualcosa di simile anche voi, e in che termini? Che ruolo riveste il “sepulcrum”nel vostro immaginario?
(ROBERTO) Guarda, con tristezza la nostra terra è stata recentemente teatro di bagordi da parte di un gruppo di ignoranti che ha devastato un cimitero. Se questo è ciò che la scena presenta oggi, ripudio questo scempio. La mia/nostra morbosa attrazione verso tutto questo habitat non ha niente a che vedere con la marea di stronzi che non hanno di meglio da fare, se non recitare la parte dei classici “satanisti del sabato sera”. Per rispondere alla tua domanda, dovresti avere davanti il testo di “Ego Sum”, inizia così: “Solo… chiuso in questa bara, estraneo a tutto ciò che avviene al di fuori. Costretto, ormai rassegnato a rimanere dentro questo sarcofago che ormai mi tiene inchiodato qui, senza una luce che dia vita al vuoto, senza ombre che diano spessore all’oscurità che mi circonda. Solo terra sopra poche tavole, che ormai cedono all’incedere del tempo, che ormai marciscono come la mia carcassa, estranea anch’essa all’umanità che là fuori brulica come i vermi che hanno divorato questo corpo, questa carne. Non si ode nulla da dentro questo guscio vuoto. Lo spirito dentro il guscio, il guscio ha uno spirito proprio…”.  

Il ricorso a testi in una lingua morta come il Latino, oltre a sposarsi bene col vostro concept, sembra aggiungere carattere sacrale alla musica. Spiegateci il perché di questa scelta, e come avete proceduto alla stesura delle liriche…
(ROBERTO) Beh… la scelta del latino è stata dovuta al fatto che con l’evolversi del progetto e gli argomenti di cui parliamo, non ci sembrava opportuno divulgarne la matrice. Così, per celare un minimo il tutto, abbiamo cercato una lingua che desse spessore alle parole ed agli argomenti. Oggi in Italia, l’unico gruppo che canta quasi totalmente in latino sono i Visthia (che vorrei anche ringraziare per la loro cortesia). I testi sono nati in lingua italiana e tradotti successivamente in latino. Dopo di che sono stati riarrangiati sulla musica… E’ stato un lavoro lungo e spesso poco facile. Questo è uno dei motivi per cui sono state sempre necessarie molte prove di registrazione prima di acquisire familiarità completa con la musica per inserire i testi.

Il confronto col Latino, dunque con culture e società del passato, porta alla luce un altro confronto interessante circa il rapporto uomo/morte: pensate che la percezione che avevano gli antichi della Nera Signora fosse diversa rispetto a quella che ha l’uomo moderno? Ed eventualmente con quali conseguenze sulla nostra cultura?
(ROBERTO) Sono pienamente d’accordo con te. Un po’ di tempo fa, ha colto la mia attenzione un testo dal titolo “Sepulcra” e “Monumenta” del Medioevo – Studi sull’arte sepolcrale in Italia” scritto da Ingo Herklotz, docente di Storia Dell’Arte presso l’Università di Marburg, in Germania. Con il passare del tempo, il rapporto uomo/morte è mutato profondamente sia dal punto di vista simbolico, come spiega Herklotz, sia dal punto di vista psicologico, come spiegato ad esempio in “La Nera Signora” di A. Di Nola. La percezione di un qualcosa di invisibile e pur presente, su un piano differente rispetto al nostro, la sua manifesta intromissione nella vita umana in costante declino dava e dà tuttora peso alla sua esistenza. Nel passato, dove le conoscenze della cultura moderna non erano presenti, l’aspetto mistico ed esoterico di questa figura trovavano terreno fertile nell’umana concezione di occulto e superiore… ed in più di un’occasione l’immaginario collettivo ha dato vita, in maniera forse non del tutto cosciente, a ritualizzazioni in nome di tale entità. Se pur oggi molto è pervenuto a noi tramite i culti ancora vivi e presenti ormai millenni addietro – vedi quello cristiano – è altrettanto vero che le stesse grandi religioni monoteistiche di oggi, nel passato – ove possibile, hanno assorbito tantissimo dai vari culti pagani così come nei simboli, così anche a livello socio/culturale. Detto questo, la mia conclusione è una: la nostra concezione moderna è in una certa qual misura subordinata alle cognizioni odierne che, seppure tali, hanno una matrice antica e radicata nel tempo. Quindi, la modernità affonda in profondità le radici in un terreno non tangibile e pur presente sotto i nostri piedi. Oggi la nostra cultura è troppo “evoluta”; secondo alcuni, per dar peso a simili aspetti definiti dai più come “turbe mentali”. Quindi i pochi che osservano in silenzio riescono ad aver vita lunga e tuttavia non riescono spesso ad indottrinare altri come loro, perché gli altri come loro non cercano maestri. A questo punto, l’unica conseguenza sulla nostra cultura è l’impoverimento della cultura stessa che aborre certe nozioni e che non divulga gli aspetti più mistici di un qualcosa che viene considerato troppo pericoloso e “diverso” per esser reso “pubblico”.

Esistono altre realtà affini e a cui gli Urna possono dirsi vicini? Quali altre band del genere vi piacciono?
(ROBERTO) Citerei gli Arcana Coelestia, un progetto di Marco in cui canta un nostro caro amico e che suona Funeral Doom misto black metal: davvero bello.  Beh, in ambito funeral doom vorrei citare solo due nomi tra i tanti che conosco, due band che mi hanno profondamente colpito e che ammiro tantissimo: THE FUNERAL ORCHESTRA, con “Feeding The Abyss”, e STABAT MATER. Per quanto riguarda l’aspetto ambient, non saprei. Non credo che il progetto Urna abbia influenze dirette, dato che l’aspetto ambient se pur presente in maniera massiccia, è poco “visibile”. Però, se dovessi citare una band o un progetto che ammiro, citerei senza ombra di dubbio i TRONUS ABYSS sia di “Rotten Dark” che di “Kampf”. Questo perché ritengo che musicalmente i due lavori in questione siano dei pilastri dell’attuale scena “estrema” italiana.
(MARCO) Oltre a quelle già citate, per quanto mi riguarda vorrei aggiungere, primi Arcturus (r.i.p.)  Malkuth, Skepticism, Void of Silence, Thergothon e infine un gruppo che secondo me ha realizzato uno dei più grandi dischi usciti negli ultimi anni, ossia Lurker of Chalice. Tra le band di elettronica una menzione per Neptune Towers, Oval, Nihilist e il maestro Karlheinz Stockhausen. Stilisticamente credo che la nostra musica non sia vicina a nessuno di questi progetti in particolare, anche se mi permetto di accomunare lo spirito degli Urna a tutte quelle band che non fanno musica per intrattenimento fine a se stesso, bensì per sfogare necessità interiori. Laddove vi è una forte idea dietro e un pensiero che la genera, dal mio punto di vista si avrà già raggiunto un risultato fondamentale nel lavoro di un artista.

Molti trovano irritante l’uso della drum machine, ma nel caso di Locus Mortis e Urna essa non sembra limitarvi in alcun modo. La vostra può dirsi una scelta stilistica, o pensate prima o poi di provare un batterista in carne ed ossa?
(ROBERTO) Per i Locus Mortis abbiamo trovato un batterista che probabilmente suonerà sul prossimo lavoro, a cui attualmente stiamo lavorando. Quanto agli Urna, penso sarà il tempo a decidere… due teste sono già troppe.
(MARCO) Personalmente trovo più irritante chi afferma che il suono di drum machine risulta freddo, per poi esaltarsi per quei batteristi veloci iper-triggerati che non hanno un cazzo di dinamica e che ai fini pratici risultano tali e quali a una drum machine mal programmata, o giù di lì. Oppure, peggio ancora, chi la critica  per partito preso e nemmeno poi la sa distinguere bene da una vera. Se in futuro troveremo qualcuno a cui affidare le parti di batteria da registrare, bene. Altrimenti continueremo a campionarla come abbiamo già fatto, anche perché a me personalmente la drum  machine non disturba affatto, tant’è che molte delle band a me più care fanno uso di un sequencer per le parti di batteria.

“Sepulcrum” si chiude con una cover dei Beherit, “The Gate Of Nanna”. Perché proprio questo brano, all’apparenza lontano dalla dimensione degli Urna?
(ROBERTO) Un nostro personale tributo ad uno dei progetti black metal che primo tra tutti ha sperimentato. “Drawing Down The Moon” ne è l’esempio. Brani come “Gate Of Nanna”, “Summerlands”, “Sadomatic Rites”, etc… nel 1992 erano pochissime le bands note che diedero vita a musica così “oscura” ed allo stesso tempo così all’avanguardia in generi tanto estremi. Inoltre, era tantissimo tempo che volevamo registrare una cover dei Beherit, e l’uscita di “Sepulcrum” ci ha dato la possibilità non solo di coverizzarli, ma anche di farlo a modo nostro. E questo è stato l’aspetto più bello di questo piccolo tributo.
(MARCO) L’ idea di rifare “Gate of Nanna” mi venne semplicemente mentre, ascoltandola per l’ennesima volta, pensai a cosa ne sarebbe potuto saltare fuori se l’avessimo allineata a ciò che stavamo facendo con gli altri pezzi. Credo che quel brano dalla struttura semplicissima abbia un mood sacrale unico; la mia idea era semplicemente di catalizzare questo aspetto e riverberare pesantemente il tutto. Alla fine non nego di essere davvero rimasto soddisfatto del risultato finale e della scelta della cover. I Beherit  hanno fatto la storia della musica estrema e mi sembrava buona idea render tributo ad un gruppo di tale spessore rispetto alla massa di tutti quei vecchi gruppi che oggi si sono venduti miserabilmente vivendo sulle spalle dei ragazzini che comprano le loro t-shirt e cd.

 

 

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