OBSCURE METAL UNDERGROUND & VULTURE CULTURE
I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA


JANVS
COME UNA FOLGORE DAL CIELO
di Voidhanger

Frutto di una "carteggio" virtuale interrotto e ripreso nel corso degli anni, quest'intervista in due parti getta luce sui profondi concetti che informano la musica di Janvs. Partito da basi burzumiane, Shinorak ha inizialmente indagato in totale solitudine sul concetto di "nigredo" e sui suoi risvolti melanconici applicati alla musica della nera fiamma. Nel recente "Fvlgvres", invece, l'artista si è ribattezzato Vinctor e si è circondato di musicisti altrettanto formidabili con cui tagliare nuovi traguardi espressivi, nel segno di un black metal vigoroso, fiero, intellettualmente impegnato ma sempre incline alle emozioni e ai sentimenti. Le due interviste a seguire colgono Janvs in due momenti temporali diversi, a testimonianza di un animo artistico complesso e sfaccettato.

 

______________________________________ PARTE I - 2005 ______________________________________

 

Shinorak, abbiamo indagato sui significati alchemici e filosofici del termine "Nigredo", a cui è profondamente legato il concetto di "melancolia", come illustrato (letteralmente) da Dürer e molti altri... e come tu hai messo in musica. Sbaglio, o il termine "Nigredo" lo hai usato proprio in questa accezione, per rispecchiare le atmosfere dei tuoi brani?
Precisamente. "Nigredo" tecnicamente è qualcosa di assolutamente inconciliabile a qualsiasi tensione interiore e di conseguenza a qualsivoglia necessità di espressione. "Nigredo" non è il punto di arrivo dal quale ho sentito la necessità di esprimermi, ma è piuttosto ciò a cui tendo, essendo consapevole che la riconquista della dignità che sento intimamente mia non sarà possibile se non attraverso la morte, e la morte non ha voce, né per libri né per quadri né tanto meno per dischi. Riconquista ho detto. Melancolia per un qualcosa che si sente bruciare dentro, ma che solo lo sguardo e non la mano può toccare, qualcosa che si sente perduto. Ricordi, infiniti ricordi, non è possibile discernere ciò che veramente ho vissuto e che effettivamente mi è appartenuto da ciò che invece è solo puro, atavico desiderio. E qui ho citato stimatissimi amici.
L'incisione di Dürer che hai citato mi ha sempre molto toccato. Credo che oggi la malinconia sia una delle cose più preziose che ci siano concesse. La malinconia è un qualcosa di profondamente dolce e sottile, qualcosa di intimamente femminile, che allo stesso tempo possiede i tratti della più ferma e solare virilità. Allo stesso tempo trascina verso le più cupe tenebre e innalza ai più puri cieli. La scelta di "Janus" come nome per il progetto attraverso il quale ho deciso di esprimermi è intimamente connessa a quest'ordine di considerazioni.

Il processo artistico che prende le mosse da questo tuo sentire malinconico ti restituisce una certa serenità d'animo e ti dà sollievo, oppure alla fine ti ritrovi allo stesso punto di partenza, pronto a ricominciare da capo come in un processo circolare senza fine? E pensi che - nel tuo caso personale ma anche in generale - ci sia un certo compiacimento o addirittura piacere nell'essere malinconici?
Il sentire malinconico è qualcosa di profondamente simile all'innamoramento. Allo stesso tempo ti fa dono di una meravigliosa dimensione altra e ti espone agli aspetti più crudi della realtà. La malinconia può donare molto, ma per la sua stessa natura di ricordo non può poi che rendere ancora più aspro il confronto con il vivere di tutti i giorni, confronto con cui si ha sempre e comunque a che fare in ogni periodo della propria vita. E qui la malinconia può lasciare spazio ad un'esperienza emotiva decisamente differente che prende il nome di depressione e della quale io non desidero occuparmi. Il vittimismo è il più grande pericolo che la malinconia porta con sé. Nel compiacimento del proprio sentire che inevitabilmente ci si ritrova a provare, è questo il rischio che si corre. Ed anche qui la similitudine con l'innamoramento si ripropone. Per quanto marcati ne siano i tratti femminei la malinconia trova la sua centralità in un senso assolutamente attivo.
Desidero differenziarmi profondamente dai generi musicali e dagli artisti che celebrano la commiserazione di sé stessi, non è questo che a me interessa.

Perché Janus, dunque...
Giano è una delle divinità più antiche di tutto il pantheon delle genti iperboree, è il dio latino per eccellenza, padre dello stesso Saturno. In Giano ha origine e si risolve ogni tensione. Nei suoi due volti ogni manifestazione del Divenire trova il suo ordine e la sua soluzione. Nel suo terzo volto è l'Essere. Il terzo occhio di Shiva. Giano è la vita e al tempo stesso è pontifex, la via al Divino. L'argomento è sterminato, questi non sono che gli accenni delle tematiche essenziali. Vi sono alcune ottime letture che si possono fare al riguardo, come punto di partenza senz'altro suggerirei il fondamentale "Simboli della Scienza Sacra" di Renè Guenon, edito da Adelphi.
Credo che per l'uomo moderno, figlio ed erede di una realtà spezzata ed assolutamente disorganica come quella in cui oggi viviamo, l'avvicinarsi alla simbologia di Giano costituisca il punto di partenza per la ricerca di una possibile differenziazione e reintegrazione. Giano è l'angoscia, la disperazione, la morte, la sensazione di vuoto che l'Uomo nato oggi prova conducendo fra le rovine un'esistenza che sente inutile, ed al tempo stesso porta a chi lo ha nel sangue, il ricordo, la necessità di ritrovare il ponte al Divino, alla Vita, alla Gloria.

Ti riconosci in qualcuna delle varie ideologie legate al black metal, oppure lo interpreti come lo strumento espressivo a te più congeniale?
Il black metal è rivolta contro l'uomo ed il suo mondo moderno. Non importa quanto ne fossero, o ne siano consapevoli i vari fautori. Il black metal nasce dal profondo senso di disagio per quello che è oggi l'essere umano e la sua realtà, da un necessità di esplorare l'arcano, di ricercare e di rivendicare per sé la propria autentica identità e dignità. In questo senso il Black Metal doveva trovare la consapevolezza di sé e la sua sintesi, la sua "ideologia". Ovviamente sono molto pochi quelli che sono stati in grado di riconoscere in sé questi precisi fattori agenti e hanno dato la possibilità, con il loro progresso musicale e filosofico-ideologico, all'ennesima, inutile manifestazione sub-culturale adolescenziale/giovanile di evolversi in un vero movimento attivo, con la precisa coscienza di sè e dei propri obiettivi.
Questo processo con buona pace di tutti, si può dire decisamente fallito; e nonostante l'espressione sia sempre necessitata dalle solite tensioni, lo stato di generale autoconsapevolezza si è assai poco accresciuto, lasciando "il genere" in balia delle solite disparate e confuse derive. Le persone, che avendo preso coscienza di tutta questa serie di problematiche, hanno continuato (o iniziato) ad esprimersi attraverso quei canoni che definiscono musicalmente il "Black Metal", credo si possano contare sulle dita delle mani, in Italia anche su quelle di una mano sola. Qualcosa di buono oggi si inizia a vederlo; vedremo se saremo capaci di riprendere il discorso dove è stato interrotto.

Il tuo proposito è quello di raccontare tutto ciò, o vuoi - magari nel  tempo - indicare la via che unisce l'umano al divino? Pensi che la musica in  sé - e in particolare il black metal - possa essere quel ponte, o possa  comunque elevare lo spirito e portare verso una qualche ascesi?
E' molto difficile risponderti, e non credo di poter dare al riguardo un parere definitivo. Credo che nessun tipo di forma d'Arte possa costituire lo strumento di un percorso ascetico, sia esso orientato all'Azione o alla Contemplazione, ma che piuttosto possa avere al riguardo una grande funzione preparatoria. L'arte può ispirare, l'arte può cambiare e purificare, fino a portare ad uno stato nel quale essa non sarà più necessaria e si avrà a che fare con l'ascesi vera e propria che, per sua definizione, non può implicare nell'asceta una necessità di "esprimersi" e di comunicare qualcosa all'esterno o a sè stesso tramite un veicolo che non sia quello della pura Volontà. Sarebbe molto presuntuoso il fare di un opera musicale la testimonianza di una propria presunta definitiva conquista in senso superiore, cosa che invece forse è concessa ad altre forme d'arte, ma questo è un discorso troppo complesso e lungo, e va decisamente oltre la portata della domanda.
Spero ardentemente che il mio progetto musicale, e questo nuovo sodalizio che sta nascendo, possano riuscire a farsi strumento di una riottenuta consapevolezza e forza, che ci potranno consentire di incidere sulla realtà, quantomeno sulla nostra realtà personale, in modalità che vanno molto oltre la sola musica. 

Abbiamo notato una curiosa "tremenda simmetria" - come direbbe William  Blake - nei titoli dei tuoi brani, spesso in contrasto / opposizione / conseguenza. Ad esempio, l' "Abisso" è subito seguito  dalla "Luce"; dal concetto definitivo di "Suicidio" si passa alla  "Crisalide", che auspica rinascita e cambiamenti. E se si comincia con  "Rovina", si finisce con "Imperium", quasi una resurrezione da quelle rovine  iniziali. Che forse torneranno, ciclicamente. Sono solo nostre congetture?  E che valore attribuisci alla parola, anche considerato che ogni tuo brano è  volutamente intitolato con un singolo e preciso termine?
La tua osservazione è assolutamente corretta, e devo dire che quando un certo percorso è facilmente individuabile e riconoscibile nella sequenza dei brani, il richiamo tra la prima e l'ultima traccia è qualcosa che in molto pochi hanno notato, o quantomeno in molto pochi me ne hanno parlato. La struttura di "Nigredo" vuole fondamentalmente fare da specchio a quello che è l'archetipo del concetto principe di ciclo in senso tradizionale. Vuole essere un riflessione su ed una celebrazione di quella che solitamente si usa chiamare "visione ciclica",  prerogativa dell'essere umano differenziato, del tipo eroico e di tutto l'universo della Tradizione. "Nigredo" perchè è il punto di partenza di ogni ciclo e anche il punto di arrivo a cui esso deve necessariamente tendere per rinnovarsi in un dato punto della sua evoluzione.
In ogni brano ho voluto dare un'interpretazione, la mia particolare visione e percezione, di quelle che sono le categorie che vanno a delineare la struttura di un ciclo, sia esso un viaggio microcosmico o lo svolgersi di un era, prendendo ispirazione da un periodo particolare della mia vita, che ho sentito avvicinarsi molto al ritmo, all'archetipo del ciclo e del viaggio in senso superiore. Quindi certo, le parole rivestono la funzione fondamentale di andare ad individuare l'espressione di una funzione, di una categoria, di un concetto, in senso assoluto e "magico", pur non essendo l'italiano una lingua sacra.

 

______________________________________ PARTE II - 2007 ______________________________________

 

Vinctor, il nuovo “Fvlgvres” è album che muove all’azione, animato da quello che abbiamo definito un “furore epico”. Ma in molti frangenti si avverte la stessa “nigredo” del passato, un bisogno di contemplazione e meditazione di cui neanche il guerriero sembra potere fare a meno. O, forse, di cui soprattutto lui ha bisogno…
Azione e Contemplazione celano significati molto profondi, non significano meramente "riflettere" e "agire", rispettivamente, nel senso che comunemente si dà a questi termini, ed il raggiungimento del giusto equilibrio fra di esse è lo scopo di ogni autentica figura di Guerriero. Caste e fasi alchemiche sono cose serie, ho perso da tempo ogni presunzione che vada nel senso di affibbiare questa o quella a me stesso o a chi mi sta intorno. Tutto è davvero estremamente complesso, e per le persone cerebrali è tutto ancora più difficile.

C’è un brano del nuovo album che meglio di ogni altro fotografa la poetica di Janvs? Noi siamo rimasti molto colpiti da “Piume D’Arcangelo”…
Credo che "Piume D'Arcangelo" sia uno dei brani che meglio riassume le caratteristiche salienti della nostra musicalità oggi. Da un punto di vista lirico credo che i momenti più rappresentativi dell'essenza dell'album li si possano trovare nel primo brano, anche se sono convinto del fatto che "Fulgures" sia innanzi tutto un album che trae la sua forza dalla sua organica interezza, ogni brano è fondamentale ed insostituibile in quest'ottica.

Raccontaci nei dettagli della maturazione a cui Janvs è andato incontro con l’ingresso di Malphas e Francesco La Rosa, e della partecipazione al disco di Argento…
Dal punto di vista strettamente creativo è cambiato ben poco, ho continuato a scrivere tutta la musica, tutti i testi, tutte le strutture delle canzoni. Abbiamo provato pochissimo in saletta. Dal punto di vista realizzativo è invece cambiato molto, i contributi strumentali degli altri membri sono stati cruciali rispetto al risultato finale, incidendo pesantemente su quello che era il mio output individuale. Inoltre abbiamo lavorato coralmente nello studio di Francesco, un altro grande cambiamento rispetto alla mia precedente esperienza. Per quanto riguarda la partecipazione al disco di Argento non c'è molto da dire, siamo amici ormai da tempo, viviamo nella stessa città e condividiamo diversi importanti aspetti relativamente all'attività che svolgiamo coi nostri due gruppi. È stato Argento a mettermi in contatto con Francesco. Insomma per me è stato del tutto naturale volere un suo importante contributo sull'album, sapevo anche che le le nostre prestazioni si sarebbero fuse molto armonicamente, avendo gli stessi gusti in fatto di "cantato" e timbri paragonabili.

Francesco La Rosa ha suonato con le più importanti band del “dark sound” italiano, Malombra e Il Segno del Comando. Conoscevi già quelle realtà?
Sì certo, entrambe le band provengono dalla mia stessa città e conosco quasi tutte le persone che vi hanno militato. Pur non essendo un grande conoscitore del genere apprezzo entrambe le formazioni, specialmente Il Segno del Comando, di cui ho grande stima.

Anche il tuo nome è cambiato. “Vinctor” sembra parecchio significativo e forse non solo rispetto ai contenuti lirici e ideologici di “Fvlgvres”. Forse che hai appunto vinto una battaglia tutta interiore nel trovare una via espressiva che ti soddisfi?
No, Vinctor non significa "vincitore" ma "colui che lega insieme". Una cosa radicalmente differente.

Benché il suono attuale di Janvs sia un’evoluzione di quello degli esordi, abbiamo notato che i brani sono organizzati in strutture più rock. Cerchi di sfuggire alle gabbie del black metal? Oppure è una scelta dettata dal carattere “narrativo” delle composizioni, a cui il classico black metal veloce e tirato sarebbe andato stretto?
Sì, il black metal costantemente veloce e tirato non è mai stata una componente del nostro linguaggio e non credo proprio mai lo diventerà. In futuro musicalmente parlando toccheremo picchi di velocità più elevati di quelli presenti in "Fulgures", sviluppando però anche un dinamismo estremamente più ricco.

Abbiamo letto il manifesto della Black Metal Invitta Armata. Inevitabile una domanda sulle caratteristiche precipue e sulle finalità del movimento… ma anche sulla partecipazione di Janvs, che ai temi del debutto sembrava un’esperienza isolazionista. È possibile restare indipendenti e unici, pur aderendo ad un manifesto?
Direi proprio di sì, non vedo come i valori che vuole esprimere il movimento "Signum Martis" possano entrare in rotta di collisione con ciò che anima Janus. Semplicemente, nel momento in cui ci troviamo a dover operare direttamente sotto il vessillo di BMIA diamo la precedenza a dei contenuti piuttosto che a degli altri, in quanto ovviamente in questo contesto si è scelto di concentrarsi su certe tematiche e su di una concettualità precisa, a cui ognuno dà la sua personale interpretazione, a seconda della propria sensibilità e sfera di interessi predominante. Tutti i contenuti che esprimiamo in BMIA sono comunque vivi e presenti costantemente in ciò che facciamo con Janus. Tutto funziona in modo molto naturale ed armonico per noi, e finché sarà così non esisterà alcun rischio di attentati alla nostra unicità ed indipendenza, delle quali sono molto geloso.
Tornando al discorso generale Invitta Armata, il nostro intento è semplice: conoscendoci ed apprezzandoci reciprocamente è nata l'idea di FARE qualcosa insieme, riunendoci sotto un concetto, un'ispirazione molto profonda e per noi significativa. Come più volte è stato detto non pretendiamo di essere i rappresentanti di nessuna scena, essendoci auto-eletti come suoi ipotetici migliori rappresentanti, né nulla del genere. Chi non sarà interessato al nostro operato sarà liberissimo di disinteressarsene.

 

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