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I, VOIDHANGER MAGAZINE - 70'S DARK SOUNDS

GOTICO ITALIANO: GUIDA AL DARK SOUND E ALLA CULTURA GOTICA IN ITALIA

 

MAGISTER dixit!
LA STORIA DI JACULA E ANTONIUS REX
di Voidhanger

 

INTRODUZIONE
Raccontare la storia di Jacula e Antonius Rex è facile e difficile al contempo. Difficile perché di loro sappiamo solo quello che il fondatore Antonio Bartoccetti ha voluto farci sapere in 40 anni vissuti nell'ombra, e cioè scarne cronache delle vicende accadute che però trascurano del tutto gli aspetti più intimi della loro poetica e soprattutto la loro genesi mistica.
Facile perché, in fondo, ciò che davvero occorre sapere (o che è possibile immaginare) è nei solchi di dischi belli e profondi come mai era capitato di ascoltare prima, nelle loro note arcane e nelle atmosfere magico-surreali.
Opere in anticipo sui tempi ed estranee alle convenzioni, quindi; persino in anni, i Settanta, di profonde trasformazioni e sperimentazioni in seno alla musica rock. Si fa infatti fatica a considerare Jacula e Antonius Rex come parte del movimento del dark sound progressivo di oltre trent'anni fa, che pure ha creato il clima adatto alle loro creazioni avanguardiste. D'altronde, la loro storia ha inizio ben prima dei '70, e una volta tanto si tratta di una storia tutta italiana.

 

 

E' il 1966 quando - armato di chitarra, basso e registratore - Antonio Bartoccetti lascia le Marche per trasferirsi a Milano. Nella testa, idee per composizioni che presto avrebbero assunto le forme definitive di "Missanigra", "Ritus", "Ego Sum Qui Sum", "Veneficium" e "Praesentia Domini". L'anno successivo ha già terminato di scrivere l'intero LP "In Cauda Semper Stat Venenum", sicuramente mosso dal fervore che anima l'underground milanese, dove tra gli altri ha modo di conoscere Le Orme e Battiato.
Iscrittosi alla SIAE nella categoria degli autori sotto lo pseudonimo Antonius Rex, mette in piedi due band. Una è Dietro Noi Deserto, con cui nel '69 realizza per la Decca il 45 giri "Dentro Me" (in cui suona il basso ed è autore di musica e testi) e che decide di sciogliere dopo un breve tour liquidando l'esperienza come "un errore di gioventù". L'altra è Jacula, attraverso cui il Nostro - coadiuvato dalla bella Doris Norton alla voce e all'armonio - convoglia le sue passioni per il sovrannaturale e la magia.

L'esperienza con la Decca non è però del tutto negativa, dato che gli fornisce le giuste conoscenze per entrare in contatto con un label indipendente, l'inglese Gnome Records, per la quale registra quello che definisce il "Volume Zero", l'alfa della sua produzione sotto la sigla Jacula.
Il disco viene intitolato "In Cauda Semper Stat Venenum": la Norton si occupa delle linee di piano e di produrre inquietanti effetti d'accompagnamento per l'ottimo Charles Tiring (nella foto a destra), un ultrasessantenne  - ma con una moglie diciottenne! - impegnato all'organo a canne e all'Hammond. Bartoccetti si occupa invece delle vocals, della chitarra e del basso.
Il clima che si respira nelle composizioni dell'album è quanto di più pernicioso sia stato prodotto in quegli anni. Il tempo è scandito da lunghi accordi di organo attraverso cui si dipana una liturgia tenebrosa, un arcano rituale che mette in scena le visioni del medium Franz Parthenzy, amico di Bartoccetti e musa ispiratrice dell'album. Incredibili le vette espressive raggiunte in "Magister Dixit", per la quale Antonius Rex firma uno dei suoi testi più intensi e mistici:

Il Maestro disse: Io sono il Mago.
Hai cercato riposo sullo scheletro del monte e non lo hai trovato.
Io sono il Mago. Hai trafitto ogni memoria cercando la sua acqua
per farne rugiada di croce e di rose.
Io sono il Mago. Il tuo magico legno ha liberato il vampiro,
aprendo il cuore dell'ombra con le mani color del tramonto.
Magister Dixit!
Per camminare al di sopra conoscerai quel freddo a sinistra della fantasia,
quel gelo di cristallo che semina gocce grandi come il mondo
e lascia impronte sulla strada del tempo.
Ritaglia nel pensiero enormi figure, distese e rigide,
mani rosse e decise, occhi chiusi ed aperti, odio ed amore nella notte fatale.
Catturala con lo sguardo, portala sull'altare,
falle conoscere il pugnale, donale l'infinito.
Magister Dixit!

"Triumphatus Sad", invece, non ha bisogno di testi. A parlare sono le chitarre, che dialogano splendidamente tra loro e con l'Hammond di Tiring, creando atmosfere di tangibile terrore. Importante notare come i suoni prepotenti e distorti che Bartoccetti ricava dalla sei-corde ritmica ricordano quelli di Iommi nei Black Sabbath (che però sono ancora di là da venire!), risultando comunque più sofisticati e progressivi ed evidenziando così la passione del chitarrista per la musica classica e i suoi complessi arrangiamenti.
Dal canto suo, Doris Norton è assoluta protagonista di "Initiatio", un suggestivo mantra per piano e percussioni in cui distende i suoi vocalizzi angelici, anticipando di gran lunga l'algida eleganza dei Dead Can Dance.
Il disco viene prodotto da Pat Travers (anche autore della spaventosa copertina che ritrae una scena di necrofagia) e mixato dal fidato Colin Coldweiss. Ne vengono prodotte 300 copie (e 10 promo), ma l'album non viene commercializzato. Su consiglio di Travers, che ne prende in blocco l'intero quantitativo, viene invece inviato a congreghe magiche, monasteri, sette e oscure fratellanze, dove di certo il suo messaggio e il suo simbolismo sarebbero stati compresi.

Tornato a Milano, tra il 1970 e il 1971 Bartoccetti continua a studiare Filosofia alla Cattolica, impartisce lezioni di chitarra per auto-finanziarsi, si entusiasma per Black Sabbath, Genesis e Van Der Graaf Generator (che evidentemente sente affini), viaggia attraverso l'Italia del Nord, l'Ungheria, l'Austria e la Romania visitandone gli antichi castelli, e infine si stabilisce a vivere in uno di essi, nelle natie Marche. Qui compone il brano "Jacula The Witch" (poi incluso nella raccolta "Anno Demoni") e gran parte del materiale del secondo album intitolato a Jacula, "Tardo Pede In Magiam Versus". Per la copertina viene chiesto a Pat Travers di mandare una versione a colori del disegno usato per "In Cauda...". Quella di Bartoccetti è una scelta significativa, che da un lato simboleggia il completamento di un obiettivo, il raggiungimento di una perfezione formale ed espressiva a cui sul precedente lavoro il Nostro sentiva solo di essersi avvicinato. Dall'altro sottolinea come il nuovo album possa a tutti gli effetti essere considerato alla stregua di un debutto, tenuto conto che il primo non aveva neppure raggiunto i negozi.

Com'è facile immaginare, "Tardo Pede In Magiam Versus" è un disastro commerciale di enormi proporzioni. Ne vengono vendute circa 200 delle 1000 copie stampate dalla label The Rogers nel 1972, e tanto meglio non va sul piano concertistico, se è vero che all'unico show al Teatro dell'Arte di Milano presenziano solo 45 persone. Eppure si tratta non solo del disco migliore di Jacula, ma anche di uno tra i più riusciti dell'intera produzione del musicista marchigiano.
Il contributo della Norton, divenuta nel frattempo compagna di vita di Bartoccetti, si fa più importante nell'economia dei pezzi. L'artista, che qui adotta temporaneamente lo pseudonimo di Fiamma dallo Spirito) regala brividi nelle tremende profezie declamate a gran voce di "Morti Vident" e - col fondamentale apporto di Charles Tiring all'Harpsichord - fa di "1999 Mundis Finis" un pezzo strutturato e cantato in modo quasi classico, con tanto di alternanza tra strofe e ritornelli. Un gioco di contrasti rispetto alla natura di Jacula, che moltiplica il senso di angoscia trasmesso dai testi apocalittici di Bartoccetti.
Il resto è pura avanguardia, tanto sul piano dell'effettistica quanto su quello dei temi trattati. "U.F.D.E.M.", ad esempio, è uno dei primi testi a pronunciarsi apertamente contro l'inquinamento, e in generale il disco appare come una critica spietata verso l'uomo moderno, i suoi misfatti e la società industrializzata e spersonalizzante che ha creato. E che pian piano lo sta portando all'auto-distruzione, alla mortificazione dei sensi e di quelle percezioni del magico e del sovrannaturale di cui per l'uomo diventa sempre più difficile avvertire la presenza.

Uomo di questo mondo, ogni giorno che passa tu stai correndo,
dove non lo so e non m'importa. So solo che tu vai e mai ti fermi.
Dove arriverai con i progetti tuoi? Forse su nel cielo, a comandare anche Dio.
Cammini, cammini verso mondi lontani. I soldi, i soldi, quelli solo tu ami.
Questi salti nel buio colorano il mondo solo di nero, incredibile ma vero,
il tuo veleno, fanciulli come mostri, e tu che resti.
Ed il sangue che esce dalla terra detti nuove leggi ed un ritorno nel tempo.
E muoia, finisca questo uomo moderno, che nega, fallito, il Mistero e l'Eterno.

Sciolto il contratto con The Rogers, un Bartoccetti disilluso, ma ancora fermamente convinto della bontà della sua proposta, rinomina il gruppo Invisibile Force, moniker con cui rilascia su etichetta UniFunk un 45 giri contenente versioni di "Morti Vident" e "1999 Mundis Finis" dotate di nuovi arrangiamenti. E' l'occasione per rimediare in fretta del denaro, ma la label sembra intenzionata a portare avanti la collaborazione. Nell'immediato futuro c'è infatti la pubblicazione di un full length intitolato "Black Wizard", ma Doris Norton e Charles Tiring - che già non condividevano la scelta di ri-arrangiare i brani di "Tardo Pede..." - convincono Antonius Rex a non presentarsi negli studi di registrazione nel giorno stabilito. Col successivo allontanamento di Tiring e lo scioglimento degli Invisibile Force si conclude l'avventura di Jacula. Terminano anche gli studi di Antonio Bartoccetti, che sul finire del '72 si laurea in Filosofia presentando una tesi sul potere evocativo della chitarra.

Se il '73 è l'anno del servizio militare, nel '74 l'artista è di nuovo a Londra per riavvolgere il filo della sua ispirazione. L'anno precedente aveva composto tre brani ("Soul Satan", "Anno Demoni" e "Gloriae Manus"), ma è solo dopo l'incontro con Albert Goodman (nella foto a sinistra) che trova nuove energie. Goodman è proprietario di un castello equipaggiato con un piccolo studio di registrazione. Bartoccetti ne occupa un'ala, e insieme alla Norton e al nuovo amico registra "Jacula The Witch". Colpito dal carisma del musicista, Goodman chiede di entrare nella band e viene accontento, a patto che si limiti a suonare le percussioni, piuttosto che la classica batteria rock.
Così, i tre volano a Milano dove vengono raggiunti dal tecnico di fiducia Colin Coldweiss, ormai un quarto membro in seno al gruppo. Fissata una data presso gli studi di registrazione Mondial Sound, prende finalmente forma l'album in origine chiamato "Black Wizard" e che Bartoccetti ribattezza "Neque Semper Arcum Tendit Rex", ricollegandosi contemporaneamente alle radici degli Jacula (per via dei titoli dei dischi in Latino) e alla nuova ragione sociale della band: Antonius Rex.

Si tratta forse del momento più alto nella discografia della coppia Bartoccetti-Norton, il degno successore di "Tardo Pede...", in grado di collocare la band in una dimensione stilistica esclusivamente sua, lontano dalle scene e dalle mode del momento, nonostante siano riconoscibili nella musica i segni del prog e del rock duro.
L'album viene registrato in 38 giorni e mixato in altri 10, sfruttando la tecnologia particolarmente avanzata degli studi utilizzati, pagati da un Goodman sempre più entusiasta. Il risultato è stupefacente: la registrazione è cristallina ed esalta come meglio non potrebbe le doti di arrangiatore di Bartoccetti e il complesso quanto sublime interplay degli strumenti. Il leader della band esplora fino in fondo le possibilità espressive della chitarra elettrica e del basso, spingendosi dove pochi avevano osato sino ad allora. In mezzo alle sue interminabili teorie di riff, viene fuori una volta per tutte anche il talento di Doris Norton, che non solo sostituisce Tiring più che egregiamente (difatti qui si cimenta con l'organo, oltre che col moog e col piano), ma contribuisce alla stesura di molti brani. E' il 1974: con il master sotto il braccio Goodman torna a Londra e predispone tutto quanto per una prima stampa del disco in 400 copie per la sua Darkness Records, sperando in cuor suo di far colpo su alcune conoscenze in seno alla prestigiosa Vertigo Records, la label dei Black Sabbath.

L'album viene confezionato in modo atipico, dato che il vinile si estrae simbolicamente dalla sinistra dell'involucro di cartone, invece che dalla sua destra. Viene inoltre dotato di una copertina misteriosa, raffigurante una lettera di evocazione diabolica datata 1624 (e firmata Asmodeo, uno dei tanti demoni alla corte di Satana), oltre che tutta una serie di simboli e caratteri esoterici tra i quali è facilmente riconoscibile il famoso "ZOSO", che campeggia anche sull'artwork del quarto Led Zeppelin (l'esoterista rumeno Giulio Tasnad dichiarerà un anno dopo che allineando 8 di quei simboli su di un tavolo in una notte di venerdì e leggendo al contrario la lettera, chiunque avrebbe potuto evocare il Maligno).

Se nonostante la criptica cover c'è ancora qualche chance che l'album possa interessare alla Vertigo, un brano come "Devil Letter" - che in 9 minuti recita il testo di copertina alternandolo a prolungati silenzi, ad agghiaccianti effetti da film horror e persino ad intuizioni proto-ambient - scoraggia l'etichetta, che pure si offre di pubblicarlo con copertina diversa e l'esclusione del brano in questione. Gli Antonius Rex rifiutano sdegnati, anche se Goodman appare contrariato dalle scelte irremovibili dei compagni.
A parte qualche dozzina di copie vendute, il resto della tiratura del disco viene ceduta a due collezionisti giapponesi, mentre Antonio Bartoccetti e Doris Norton si ritirano dalle scene, ancora una volta vittime del loro essere avanti rispetto ai tempi.

"Neque Semper Arcum Tendit Rex" è senza dubbio il lavoro liricamente più impressionante firmato da Bartoccetti. Il pessimismo cosmico di "Tardo Pede..." circa le sorti dell'umanità per via del cammino intrapreso si fa ancora più profondo, e il musicista non lesina stoccate terribili alla società contemporanea con versi di una violenza quasi insostenibile:

Hai voluto rubare, hai voluto ammazzare, hai voluto violentare la dea Natura. Non fiat voluntas tua!
Ogni giorno hai voluto che schiere di anime innocenti lasciassero i corpi divorati dalla fame.
Ogni notte, pieno di vino e puttane, hai celebrato il tuo potere temporale. Non fiat voluntas tua!
Ora la tua sorte è segnata.
Conoscerai le crepe dove vive il serpente, guarderai i monti di sangue coprire il tuo viso.
Ora ho iniettato uno spettro nella tua mente, per farti cambiare, per farti impazzire, per farti morire.
Per far sì che nell'abisso dei venti l'ombra schiarita della tua mente sia una pallida vela.
E' la fine, piccolo uomo fallito. Questa è la tua fine.

L'unico barlume di speranza viene fuori dall'oasi di pace e sonorità mesmeriche che è "Pactus", dove Antonius Rex indossa i panni del saggio magister e invita chi l'ascolta a riscoprire "il giardino del mago", un eden di libertà (idealizzato musicalmente nelle scorribande soliste della chitarra) da ricostruire sulle ceneri di una realtà bugiarda, in cui l'uomo è prigioniero di catene invisibili e vittima di un sistema che gli propina modelli sbagliati. Un sistema che lo rende succube di una nuova e pericolosa droga di massa, la TV:

Addio alla metropoli infetta, addio al potere temporale,
addio alla coercizione di una dea minore
che gli uomini adorano col nome di televisione.
Il giardino del mago ci aspetta, per sempre.
Per scoprire che la madre dei falliti è sempre incinta.
Per scoprire che quando il rito del negromante sta terminando,
un altro signore della guerra conoscerà la dannazione.
Volevamo fare un patto, e questa notte l'abbiamo fatto.
Io sono il re, fidati di me. Il giardino del mago ci aspetta.
Per sempre... per sempre... per sempre...

Tra il '75 e il '77, Antonio Bartoccetti e Doris Norton conducono una vita ritirata, dedicandosi alla meditazione e allo studio, occupandosi del figlio nel frattempo nato dalla loro relazione e componendo nuovi brani che però non intendono incidere. E' in questo periodo che la Norton inizia a girare un cortometraggio dedicato alla band. Bartoccetti ne compone la colonna sonora, ma il progetto "Magic Ritual" - questo il nome dato alla pellicola e alla musica - vedrà la luce solo molti anni più tardi.
Invece, sono le pressanti richieste della Tickle Records, insieme al precario stato delle loro finanze, a convincerli a tornare in pista. Con un sostanzioso anticipo in denaro gli Antonius Rex entrano in studio e registrano un nuovo album, "Zora", contenente quattro brani (di cui due sono rifacimenti di pezzi estratti da "Tardo Pede..."). La band non fa mistero circa il suo proposito di realizzare qualche soldo: il risultato è raggiunto confezionando in poco tempo un disco adatto ad un pubblico più vasto di quello che fino ad allora li aveva seguiti.
Infatti "Zora" brucia quasi subito le prime 3000 copie di tiratura, ed una seconda edizione (con l'aggiunta di "The Gnome" e una copertina diversa esplicitamente voluta da Bartoccetti) raggiunge presto i negozi. La terza ristampa è invece fatta in memoria di Albert Goodman, che nel frattempo muore a Berna in circostanze misteriose.
Ben più importante è però la pubblicazione nel '79 di "Anno Demoni", una raccolta di brani scritti tra il '69 e il '74 e registrati in varie occasioni tra il '74 e il '78 insieme agli ormai defunti Goodman e Tiring. Finanziato con parte dei soldi ottenuti dalla pubblicazione di "Zora", il disco esce per la Musik Research, etichetta di proprietà della band, e vi trovano posto proprio quelle composizioni di passaggio tra un album e l'altro (di Jacula e di Antonius Rex) che hanno permesso a Bartoccetti di perfezionare il proprio songwriting: "Jacula The Witch", "Gloriae Manus", "Soul Satan", "Missanigra" e la lunga title-track (la ristampa del 2001 targata Black Widow Records ospita inoltre i due brani incisi come Invisible Force).

Il 1979 continua ad essere un anno fortunato per la band, che riesce a catturare l'attenzione della RCA. Attraverso la sub-label Radio Records, al gruppo viene proposto un contratto. Orfani di Goodman, gli Antonius Rex hanno intanto ingaggiato il francese Jean Luc Jabouille, ma in realtà non intendono pubblicare più nulla, probabilmente poco felici del successo di "Zora", che in seguito ripudieranno parzialmente. Succederà lo stesso col successivo "Ralefun" (che è l'anagramma di Funeral, a dispetto della sua innocua copertina bucolica), registrato nel '79 in fretta e furia e con una compagine allargata. Forse pensando di scoraggiare la RCA, la band chiede in anticipo una somma esagerata che però gli viene concessa. Il disco è sicuramente più riuscito di "Zora", sebbene sconti la colpa di un cattivo mix e di suoni poco convincenti, causa la mancanza dietro alla consolle del solito Coldweiss, che conoscendo la band avrebbe messo meglio a fuoco le nuove composizioni.
E soprattutto è un successo di enormi proporzioni: vende 12000 copie in un battibaleno e per i Nostri inizia un lungo tour promozionale che li vede suonare in vecchie dimore e castelli di Oslo, Berlino, Praga, Budapest, Ankara, Istanbul e infine Milano. Ma Bartoccetti e la Norton si sentono risucchiati in un meccanismo più grande di loro, e avvertendo il fastidio di essersi commercializzati, dichiarano di averne abbastanza.

La fine di Antonius Rex è vicina, ma il duo sente che deve avvenire secondo quelle direttive artistiche di libertà e sperimentazione totali che li aveva contraddistinti prima del successo commerciale. Così, nel Maggio del 1980 il gruppo si chiude in sala di registrazione e per la Musik Research realizza "Praeternatural", un album che loro stessi definiscono come il migliore di sempre e col quale si congedano dai fan.
Si tratta ancora una volta di un lavoro concettuale e d'avanguardia, ben diverso dalle sbiadite prove precedenti. Musicalmente ascrivibile alla Norton, che opera una ricerca sui suoni degna di un alchimista dell'elettronica, il disco si dipana attraverso atmosfere surreali, a tratti maestose e solenni, a tratti rarefatte e impalpabili come nel miglior ambient a venire. Colonne sonore dell'assurdo e dell'insondabile; del soprannaturale, appunto. Richiamano ancora il dark sound progressivo degli esordi, ma ne espandono il concetto e le possibilità espressive ("Invisible Force").
Il contributo ritmico è ora affidato ai computer, mentre Bartocetti partecipa coi soliti testi mistico-occulti ed una chitarra (nella versione elettrica ed acustica) sempre capace di materializzare sogni bellissimi o terribili incubi. Com'era già successo nei due dischi precedenti, le sue vocals sono meno presenti che in passato. E' un po' come se non volesse interferire coi pensieri di chi ascolta, col processo di assorbimento dei messaggi occultati nelle note.

Infinitesimi di secondo disegnano fatalmente l'esistenza dei comuni mortali.

Questo si limita a dire nei 10 minuti della suite cosmica "Capturing Universe", ma è abbastanza per spingere ad un viaggio interiore attraverso spazi infiniti e tempi immobili, alla ricerca dell'immortalità.
All'inizio di un decennio musicale che si appresta ad abusare dei sintetizzatori e dell'elettronica, gli Antonius Rex hanno già il merito di averne fatto un uso altamente creativo, di averne propugnato l'impiego per fini ritualistici, di averne umanizzato i suoni. Ossia di avere usato le macchine soggiogandole ai propri obiettivi, scansando il pericolo di rimanere imprigionati tra le loro pareti fredde e i loro moderni meccanismi. Perché l'imperativo è sempre quello: suonare per aprire le porte di mondi circostanti invisibili agli occhi dell'uomo contemporaneo.

Cos'è successo dopo "Praeternatural" è noto solo in parte, e riguarda soprattutto Doris Norton, che intraprende la carriera solista realizzando album elettronici per la Apple e la IBM. Di quest'ultima diventa poi consulente informatico, creando programmi innovativi per PC e finendo quindi per collaborare con Sony e Virgin nell'ambito della techno più sperimentale.
Bisognerà invece attendere 10 anni perché la sigla Antonius Rex torni operativa. Nel '90 il gruppo entra negli studi rumeni di Monica Tasnad per registrare finalmente la colonna sonora di "Magic Ritual", il cortometraggio girato nel '77 dalla Norton. L'opera vede però la luce solo nel 2005, a coronamento di una massiva manovra di ristampa del repertorio Jacula/Antonius Rex operato dalla genovese Black Widow Records. Della post-produzione si occupa il figlio della coppia, Rexanthony (a sua volta attivo nel circuito della musica elettronica, di cui ha sbancato le charts con una sua versione di "Capturing Universe" ribattezzata "Capturing Matrix"), che ai nastri del '90 aggiunge anche un assolo di piano.
Quanto al film, "Magic Ritual" sviscera compiutamente l'anima esoterica degli Antonius Rex raccontando il percorso iniziatico di una giovane donna; percorso che si dipana attraverso oscuri rituali ed un immaginario altamente simbolico (la consegna del pugnale all'inizio del viaggio; o l'elemento purificatore dell'acqua in cui la protagonista viene fatta bagnare nel finale). La pellicola si avvicina per gusto ed estetica al cinema horror tipico dell'epoca in cui è stato girato; soprattutto a quello di serie B, che utilizzava mezzi poveri per raggiungere risultati efficaci e che non disdegnava sottili e morbosi risvolti erotici.

La release di "Magic Ritual" potrebbe essere l'occasione per mettere la parola fine ad un'avventura artistica durata quarant'anni. Ma fedeli al loro spirito libero e innovatore, gli Antonius Rex sono da poco tornati in azione con un nuovo album, "Switch On Dark", che è forse il più bello della loro intera carriera, oltre che il più avanguardista. Almeno fino a che non sarà dato alle stampe "Pre Viam", l'album che riporterà in vita Jacula. Per Antonio Bartoccetti e Doris Norton, il futuro è ancora tutto da scrivere.

 

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