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I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA

 

GORILLA
RITORNO AL PIANETA DELLE SCIMMIE
di Voidhanger

Accasatisi presso la nostrana Go Down Records, i Gorilla sono arrivati alla prova della maturità col fatidico terzo album. Ci sono arrivati preparati, grazie agli ottimi full-length precedenti, ma soprattutto carichi di un’aggressività hard rock che sfogano in brani grezzi e potenti. Niente fronzoli nei solchi di “Rock Our Soul”, solo tanto amore per la musica heavy degli anni ’60 e ’70, per le chitarre granitiche dei Sabbath, le accelerazioni proto-punk di Motorhead e Pink Fairies, e la dirompente energia degli MC5. Da buoni Inglesi, il cantante/chitarrista Johnny Gorilla e la bella bassista Sarah Jane Russel hanno risposto alle nostre domande con grande sense of humor.

“Rock Our Souls” è il vostro terzo album, che di solito si dice essere il più maturo. È così?
(Johnny Gorilla) Ehm, cerchiamo di non pensarci! Haha! Direi che lo è, ma non in maniera conscia. Penso che se la tua band sta insieme così tanto tempo da incidere tre LP, vuol dire che stai facendo bene! Cerchiamo di migliorarci con ogni pezzo che scriviamo, quindi per me i Gorilla suonano al meglio delle loro possibilità, al momento.
(Sarah Jane) È difficile rendersi conto dei cambiamenti quando sei così dentro alla musica. Per noi si tratta solo di essere i Gorilla!

Non vi spaventa il fatto di essere arrivati a questo traguardo? Non vi fermate mai a chiedervi come suoneranno i Gorilla in futuro, o a pensare alla necessità di cambiare almeno un po’?
(SJ) “No, non siamo spaventati, semmai eccitati. È sempre divertente scrivere nuove canzoni…”
(JG) “Non mi spaventa affatto. Mi piace la sfida di scrivere canzoni più belle, di suonare o cantare meglio che in passato, o di catturare ancora meglio il suono dei Gorilla su LP. Quanto allo sviluppare il nostro stile, credo che debba succedere in modo naturale. Se una band inizia a pensare a come farlo, allora ha del tutto perso di vista il senso del rock’n’roll. I Gorilla fanno ciò che ritengono giusto in quel momento, il che non sempre ci rende popolari, ma quanto meno onesti.”

“Rock Our Souls” è il vostro miglior lavoro di sempre, suona come un’antologia hard rock…
(SJ) Esatto! Un’antologia hard rock è una buona descrizione!
(JG) “Grazie per i complimenti. Suoniamo questa musica perché è quella che amiamo e che abbiamo ascoltato tutta la vita. Speriamo almeno di averci messo qualcosa di nostro. Gruppi come Pink Fairies, MC5, Black Sabbath, Motorhead, etc. avevano attitudine, spirito e suoni punk. Non il punk di oggi, parlo di una mentalità del tipo ‘Questi siamo noi, e se non ti piace vaffanculo!’ Non gliene fregava nulla delle opinioni altrui, volevano solo divertirsi suonando il rock. I Gorilla hanno quella stessa attitudine, oltre che il sound sporco di chi attacca la spina e inizia a suonare.

In un certo senso il nuovo album è il più duro che abbiate composto. Mentre in passato c’era spazio per la psichedelia e per melodie pop anni ’60, questa volta è tutto più hard’n’heavy, più diretto…
(JG) Merda, abbiamo dimenticato di aggiungere un pezzo à la Who su questo disco! Hahaha! Credo avessimo in animo di scrivere un po’ di autentico doomy heavy rock, un inconscio ritorno alle radici. Il sollievo arriva coi brani rock’n’roll come ‘Rock R Soles’ e ‘Hot Cars’… American party band music! Haha! Non penso che i gruppi di oggi sarebbero capaci di creare il nostro tipo di suono, oggi sembra che scrivano con l’obiettivo di far parte di una scena, e cercando di avere dei bei suoni. Noi i bei suoni non li vogliamo!
(SJ) Nei Gorilla ci sarà sempre spazio per la psichedelia e il pop dei ’60. Se sta bene nella canzone, useremo qualunque cosa, che si tratti di un mellotron, di un organo o di un coro maschile di 500 voci!

Quanto è importante per voi l’uso di una strumentazione vintage?
(JG) Non è poi così importante, se hai in testa il suono che cerchi! Probabilmente potrei ottenere lo stesso suono di chitarra da una Ibanez Jem e un Pod XT, e in modo più facile e veloce! Ma mi piace il vecchio. Il vecchio ha più fascino, suona meglio e il suono ha più carattere. Quanto alla produzione, odiamo i suoni sterile e piatto dello studio, il più grande nemico del rock è proprio la pulizia del suono. Zero carattere, zero energia. Al giorno d’oggi ai Blue Cheer nessun ingegnere del suono e nessuna casa discografica permetterebbero di registrare un LP come ‘Vincebus Eruptum’. Ecco una degli aspetti positivi dell’essere underground: facciamo quello che ci pare senza interferenze da parte di alcuno. E poi ho sempre amato gli album con un sound personale, come appunto ‘Vincebus Eruptum’, il primo dei Sabbath, ‘Exile On Main Street’, ‘Only In It For The Money’ dei Mothers, e molti altri. Hanno tutti un proprio suono, sono interessanti e dinamici piuttosto che ‘perfetti’ e freddi.

Come siete entrati in contatto con la Go Down Records?
(SJ) Abbiamo incontrato Max Ear degl OJM e Leo la prima o la seconda volta che abbiamo suonato in Italia, nel 2000. Sono tipi in gamba e lavorano duro per dare il rock’n’roll all’Italia.
(JG)  Ci è sembrato naturale firmare per la Go Down, OJM e Small Jackets sono le band italiane che amiamo di più, e Leo è il nostro preferito. Sono come dei fratelli, per noi. Ora, se solo ci dessero anche un po’ di soldini… hehehe!

Curiosamente, il disco precedente era uscito per un’altra label italiana, la Beard Of Stars. Sembra che abbiate un rapporto preferenziale con le nostre etichette… o forse non ci sono label inglesi interessate alle vostre sonorità?
(JG) In Inghilterra la situazione è una merda. Si fa qualcosa solo se si conoscono le persone giuste. Se si è disposti a leccare il culo a questo e a succhiare il cazzo a quello, allora trovi un ingaggio e un management che si occupi della promozione. Se sei giovane e senza carattere, verrai messo sotto contratto e diventerai famoso. Se, come noi, sai quello che vuoi e non accetti compromessi, allora le cose si fanno difficili. Credo che gli Italiani e gli Europei abbiano un approccio più giusto al rock, ai musicisti e all’Arte in generale. Li trattano con rispetto, e ti viene voglia di dare di più al pubblico, se sai che ti apprezza.

Avete suonate una cover dei Motorhead proprio di recente, ma in passato avete rifatto brani di band poco conosciute o dimenticate. Quali altri gruppi di ieri meriterebbero di essere riscoperti?
(JG) La lista è infinita! Direi Steppenwolf, Bang, Hard Stuff, Tinhouse, The Litter, Dust… Però si tratta di un bel dilemma: facciamo conoscere queste band a tutti, rischiando che perdano quell’alone di culto che hanno, oppure ce le teniamo per noi in modo da rubargli tutti i riff? Hahaha!

 

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