OBSCURE METAL UNDERGROUND & VULTURE CULTURE
I, VOIDHANGER MAGAZINE - INTERVISTA

GOTICO ITALIANO: GUIDA AL DARK SOUND E ALLA CULTURA GOTICA IN ITALIA

 

BLACK WIDOW RECORDS
NELLA TELA DEL RAGNO
Intervista a Massimo Gasperini e Alberto Santamaria
di Voidhanger

 

Nella seguente intervista con gli esperti della Black Widow Records tiriamo le somme del lungo excursus sul “Gotico italiano”, aprendo una finestra sulle produzioni “dark” della label genovese. La parola dunque a Massimo Gasperini e Alberto Santamaria.

Ritenete corretto parlare dell’esistenza di un “dark sound” tipicamente italiano?
(Massimo) “Certo che si, considerato che Jacula, la band più oscura, magica, esoterica e ‘dark’ del pianeta Terra, è nata in Italia spontaneamente nel ’68-’69, senza riferimento alcuno alle grandi band inglesi ed americane come Black Widow, Monument, Coven, Black Sabbath, Atomic Rooster, Still Life o Bramstoker, da sempre considerate i padri del dark sound. Poi, col pop rock o musica progressiva dei 70’s, verranno fuori altri nomi di assoluto rilievo: i fenomenali Pholas Dactylus di ‘Concerto delle Menti’, i Goblin, La Metamorfosi, Biglietto per L’inferno, Trip, Rovescio Della Medaglia, e più tardi anche i Devil Doll e gli affascinanti Malleus; mentre in ambito heavy è impossibile non menzionare Death SS, Paul Chain, Malombra, il Segno del Comando, The Black… Questo è il dark sound italiano, che continua il suo cammino anche oggi con L’Impero Delle Ombre, Akron ed Abysmal Grief.”

Quali sono, secondo voi, gli snodi culturali (musicali e non) che hanno determinato la nascita di un “rock oscuro” autoctono e di una nostra cultura  gotica?
(Massimo) “La scuola anglosassone resta il riferimento storico più importante, ovviamente; quindi l’influenza di un Byron sui gruppi dark o gotici italiani è molto presente, e dico questo non perché in Italia non esiste un importante patrimonio misterioso, ma perché questo è assolutamente sommerso, volutamente dimenticato in favore di montagne di banalità facilmente commerciali. Tutto ciò è orchestrato dalle multinazionali che detengono il potere, a discapito della nostra vera cultura. E un paese che non ha ben impresso dentro sé il suo patrimonio storico non ha futuro.”
(Alberto) “Penso che certe fascinazioni riguardanti aspetti, teorie filosofiche, dottrine ritenute ‘pericolose’ abbiano da sempre coinvolto lo spirito umano, la sua curiosità: ciò che è di per sé misterioso rimane qualcosa di incredibilmente affascinante e attrattivo. La spinta propulsiva che certi artisti hanno cercato di conseguire e perfezionare nel tempo attraverso una ricerca vera e appassionata ha probabilmente generato una musicalità oscura e tenebrosa, ricca di atmosfere cupe e ossessive.”

Come spiegate il fatto che questo tipo di sonorità sia riuscito a sopravvivere negli anni, nonostante che l’imposizione di mode e costumi si faccia col tempo più penetrante?
(Alberto) “Credo che parecchia gente si sia accorta col passare del tempo della bontà di determinate ricerche operate da artisti più o meno di culto, la loro impronta è stata veramente determinante, all’epoca e non solo. Basti pensare ad esempio all’originalità intrinseca di alcuni progetti come Jacula, Antonius Rex e Pholas Dactylus, tanto per rimanere nell’ambito nostrano, ma è incredibile notare come sia stata massiccia l’influenza esercitata dai Celtic Frost, ad esempio, sulla crescita di un certo tipo di metal legato a tematiche oscure e criptiche. Esistevano musicisti che precorrevano i tempi ed erano orientati verso una creazione che spalancava nuove porte percettive ed era veramente proiettata verso il futuro.”

Solitamente il rigurgito di sonorità Seventies tipico degli ultimi anni è stato tacciato di essere un inutile revival fine a se stesso. Voi cosa rispondete?
(Massimo) “Nulla è revival, se non vuole esserlo. Le nostre band suonano la musica che gli piace, quella per cui impazziscono, quella che adorano, quella per la quale si cercano i dischi ed i video mai visti prima. Loro, come noi, si lasciano guidare dalle emozioni…”
(Alberto) “Partiamo dal presupposto che oggi come oggi nulla più si inventa e si crea dal nulla, essendoci state troppe esperienze fondamentali per portata e qualità nel passato che hanno lasciato dei segni indelebili, quindi ogni formazioni odierna è in qualche maniera debitrice di un insieme di influenze. Dipende dalla sensibilità di ogni singolo artista il fatto di proporre un lessico che non sia solamente un ricalcare in maniera pedissequa ciò che è avvenuto oltre un trentennio fa. Le differenze ci sono ed esistono, e sono pure evidenti se consideriamo che all’epoca in cui uscivano straordinarie band tipo High Tide, Black Widow, Black Sabbath, Human Beast, Dr. Z, Monument e molti altri c’era una fertilità nell’aria assolutamente non comparabile con nulla di quanto viene proposto oggi. Rispettiamo moltissimo certe esperienze odierne, che riteniamo interessanti, ma la musica degli anni ’70 era creatività allo stato puro senza eguali!”

Che valore va attribuito al “lato oscuro” delle cose che tanto sembra attrarre gli artisti della vostra scuderia?
(Alberto) “Naturalmente entrare nello specifico di ogni gruppo inserito nel nostro catalogo rappresenterebbe un discorso troppo ampio e complesso da affrontare in questa sede. Diciamo che, generalmente, aldilà delle regole massificanti e di una cultura spicciola (che a volte non merita nemmeno di essere chiamata tale) propugnata a livello popolare, esiste un qualcosa di più profondo, un mondo sommerso e sconosciuto, almeno definiamolo così, che investe ogni minima sfumatura insita nell’arte tutta. Probabilmente è questo l’insieme preso in esame coscientemente da certe nostre formazioni, come ad esempio i Malombra, il Segno del Comando, i francesi Northwinds, i micidiali Pentagram… oppure i Presence, legati nei concept di ‘Makumba’, ‘The Sleeper Awakes’ e ‘Gold’ a tematiche occulte…e gli Areknames, con le loro visioni distorte ed esistenziali sulla scia della miglior poesia torturata del grande Peter Hammill.”

Le tematiche “dark” affrontate nei dischi delle vostre band sono decisamente esoteriche, ma di certo molto distanti dal satanismo da quattro soldi professato da alcuni esponenti del metal moderno…
(Alberto) “Si riprende il discorso di una ricerca affrontata con serietà, passione, con una certa predisposizione culturale, invece che degli aspetti più banali messi in atto da quella paccottiglia musicale che è sempre stata il black e il death metal. Ricorda che esoterico è ciò che non si deve svelare,  ciò che rimane in serbo segretamente, diversamente da ciò che viene invece definito esoterico.”

Tranne specifiche eccezioni, sembra che i gruppi del “dark sound” italiano preferiscano rifuggire l’uso dell’inglese. Un modo per affermare la loro appartenenza ad una cultura specifica?
(Massimo) “Non c’è una regola, ma assoluta libertà di creare. Un gruppo sceglie il modo per sé più logico e giusto per esprimersi, e ciò può variare da canzone a canzone, da disco a disco.”
(Alberto) “Credo che sia un modo per trasmettere la propria autonomia stilistica e per rifuggire l’ovvio, ma soprattutto per evidenziare che è possibile inglobare in sonorità magico-mistiche un linguaggio autoctono che renda particolarmente originale una miscela tra musiche e testi. Anche gruppi tedeschi e francesi preferivano utilizzare la lingua madre e sposarla alle loro costruzioni sonore: mi pare che sia uno sforzo ulteriore per dar vita e corpo a qualcosa di realmente personale.”

torna al sommario