Vampiro



…Davanti a me, nel lume dell’astro notturno, erano tre giovani donne, dame nell’abbigliamento e nel tratto…mi parve di sognare…Mi si accostarono, fissandomi per un po’, poi bisbigliando tra loro. Due erano brune con nasi aquilini, grandi occhi scuri, penetranti, dai riflessi rossastri nel pallido scintillio giallo della luna. La terza era bionda, con una gran chioma d’oro ondulata e occhi simili a zaffiri trasparenti…Avevano tutte e tre denti bianchissimi, smaglianti, che risplendevano come perle su labbra rosse e lascive…Nel mio cuore provavo un selvaggio, bruciante desiderio di essere baciato da quelle labbra…vam

Giacevo immobile, guardando di sotto le palpebre, in un tormento di deliziosa attesa... La ragazza bionda si inginocchiò e si chinò su di me, tanto che sentivo il suo respiro su di me. Era dolce, dolce come il miele…con qualcosa di acre, scandalosamente acre, come l’odore del sangue.

…Nell’inarcare il collo, si leccò le labbra, come un animale, lambendo con la lingua rossa i denti bianchi e appuntiti…le labbra scesero oltre la mia bocca, oltre il mento, e parvero fermarsi all’altezza della gola. Sentivo il fruscio della lingua sui denti e sulle labbra e il fiato rovente sul collo…Ne sentivo il tocco morbido e delicato sulla pelle sensibile della gola, poi mi sfiorarono le punte aguzze dei canini. Chiusi gli occhi in un’estasi di languore e aspettai…aspettai col cuore che batteva.


DRACULA

- BRAM STOKER -

La superstizione del Vampiro si perde nella notte dei tempi. Non ha un preciso luogo d’origine, né si può attribuirne la paternità ad un determinato popolo. Upir per i Polacchi, il varcolaco romeno, il norferat, anch’esso rumeno, lo strigoiu valacco, il vurdalak per i Serbi e i Montenegrini, il dearg-dul d’Irlanda... Ogni angolo del mondo ha il suo Vampiro.

La saga di queste creature d’oltretomba risale alle più antiche civiltà: tentativi dei defunti di instaurare rapporti con i vivi nella società mesopotamica e in quella egizia, nella quotidianità greco-romana e in ogni era successiva.

Ma è solo l’Ottocento romantico a raccogliere l’eredità senza tempo del mito, lasciando che il fascino letterario prevalga sulla superstizione. E’ questo il secolo in cui si codifica il cliché della figura del Vampiro, grazie a Carmilla di Sheridan Le Fanu ( 1871 ), introspezione del vampirismo al femminile, e a Il Vampiro di John William Polidori ( 1819 ), in cui Lord Ruthven, caratterizzato dal “ pallore mortale del volto, che non assumeva mai una sfumatura più calda…il suo aspetto e il suo profilo erano belli, e molte donne cercavano di catturare la sua attenzione…aveva fama di affascinante parlatore”, è ben diverso dal rozzo e ripugnante mostro della superstizione, dall’alito orrendamente fetido e dalle labbra tumefatte, dalle unghie lunghissime e le orecchie appuntite, che terrorizza le sue vittime.

Il XIX secolo trasforma così il Vampiro in una creatura affascinante, legandola indissolubilmente al tema della seduzione e dell’erotismo, in una rilettura moderna dell’idea ancestrale che post-mortem sia possibile la prosecuzione di attività tipiche dei vivi: il sesso e l’alimentazione, pulsioni di una vita non del tutto interrotta trasportate nella tomba.

Il Vampiro soddisfa entrambe con un morso, immergendo i propri aguzzi canini nelle carni della vittima designata e succhiandone il sangue, per assorbirne così l’energia essenziale che la Bibbia chiama Vita ( “ La vita della carne è nel sangue…Il sangue è la vita d’ogni carne” Levitico XVII – 11 e 14 ).

Il bacio del morto seduttore scivola dunque dalla bocca alla gola della vittima e, mentre la forza vitale di quest’ultima viene aspirata insieme al sangue, si consuma un vero atto erotico, tanto che, apparentemente, il godimento dei due partecipanti è lo stesso. Il trauma per la vittima è solo apparente, il piacere che ne trae è di gran lunga superiore al terrore dell’approccio, tanto da renderla a sua volta dipendente. Chi è morso dal Vampiro diventa Vampiro, e non potrà più fare a meno del sangue.

Il tema dell’ossessione si lega a quello dell’erotismo, ossessione verso il sangue ( nutrimento ) e ossessione verso la vittima ( pulsione sessuale ), tale da far divenire il Vampiro un simbolo liberatorio .

“ Quest’uomo mi appartiene!” Grida in preda all’ira il Conte, allontanando le sue tre mogli da Harker e stabilendo il suo possesso sul giovane. Analogo comportamento ha Carmilla: “ Tu sei mia! Tu devi essere mia!”, sussurra a Laura, la sua vittima.

Il sesso vampirico diviene contaminazione assoluta, assorbimento completo nella non-vita dei non-morti, e quindi esclusione sia da questo mondo che dall’altro, espressione di un disordine universale in cui non solo i limiti della comune morale sessuale, ma anche i confini tra morte e vita vengono a cadere.

Sulla reciprocità del piacere che unisce il Vampiro alla sua preda, rendono, in un solo verso, un’idea precisa i poeti surrealisti Breton e Eluard: “ Il sangue ha sete de essere bevuto”. Si torna in questo modo alla complicità tra il Vampiro e la sua “vittima”, in cui il morso è assimilato al bacio, il sangue all’anima, da bersi sulle labbra dell’amato. In quest’ottica, di origine ottocentesca, il Vampiro può essere collocato, insieme a Casanova, Don Giovanni e Sade, nell’immaginario della seduzione prima che in quello dell’orrore.




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