Inefficienza ed improvvisazione - 24-10-01 - Giovanni Forgione |
Non c'è più spazio oggi per gli scambi clientelari e per le promesse elettorali. Il passato recente ha visto pochissimi fortunati che hanno avuto "il miracolo". E' crollata la solida torre clientelare; per costruirla, ogni "raccomandato in attesa" aveva messo il proprio mattone per permettere la scalata di altri (pochi).
E' assurdo come qualcuno oggi possa ancora credere alle promesse truffaldine della parte più sporca della politica. Il mondo del lavoro si basa sempre più su mattoni solidi con all'interno la volontà del singolo di impegnarsi in attività imprenditoriali o come dipendente.
Sono ancora attuali invece, altri tipi di favori clientelari, edilizi o urbanistici, concessi al di fuori della legalità, nonostante la chiarezza delle norme del PRG; ma non è di questo che voglio parlare, come si evince dal titolo dell'opinione.
Stiamo pagando le malefatte del vecchio sistema clientelare. Uffici pubblici che non funzionano, atteggiamento di menefreghismo degli impiegati e, nei casi peggiori, di arroganza come se il servizio al cittadino fosse una concessione di favore. Tutto ciò è legato alla mancanza di passione del lavoratore, messo lì controvoglia per riempire quel posto disponibile che era d'obbligo "acchiappare".
L'artigiano o chiunque lavori nel privato, si impegna quotidianamente per migliorare le proprie prestazioni. La sua stessa dignità è basata sulla qualità della sua produzione. Diverso il discorso per il pubblico impiego: uffici pubblici, scuole ed altri enti pubblici, risultano popolati da lavoratori più o meno efficienti. Per i dipendenti pubblici l'efficienza non è l'assillo predominante anzi, in testa alla classifica c'è la ricerca del minimo sforzo, indipendentemente dalla qualità del prodotto.
Tra tutti i lavoratori dello Stato, amministratori locali compresi, c'è chi avverte la responsabilità dell'incarico e c'è chi non si cura né degli altri né della propria coscienza. Fin qui ho detto cose che tutti sanno e che tutti ripetono quotidianamente; potevo anche risparmiarmi questo intervento.
Voglio però aggiungere che tra le due tipologie stereotipate (lavoratore efficiente - mangiapane a tradimento), esiste una gradazione di valori intermedi. E' agli appartenenti a questo settore che, con la necessaria umiltà, faccio un appello: La nostra dignità è in relazione a quello che facciamo. E' comodo riscaldare la poltrona; questo atteggiamento però non paga, in valori di soddisfazione, fierezza, serenità.
E' anche comodo "cavalcare" l'alibi del "sistema marcio ed inefficiente" che è impossibile risanare. E' facilissimo far scendere il livello dell'efficienza non impegnandosi; è altrettanto facile fare il proprio lavoro onestamente guardando avanti e ignorando i colleghi inefficienti che mettono i bastoni tra le ruote.
Non impegnarsi nel lavoro pubblico, la considero una debolezza psichica paragonabile all'assunzione di sostanze stupefacenti. E' come cercare passioni e volontà fuori di noi, mentre già le abbiamo dentro; proprio come succede per la droga: affidiamo alle sostanze dopanti "poteri" già in nostro possesso e non usati.
Non esiste metodo coercitivo che possa garantire una efficienza produttiva. Ad esempio, un impiegato dietro uno sportello qualsiasi, per fare una operazione può impiegare 15 minuti anziché 8: non c'è misurazione, non c'è scienziato che possa valutare se l'impiegato ha bisogno di 15 o di 8 minuti.
Il mio invito non è rivolto agli organi di controllo o ai capiufficio nel munirsi di fucili; è rivolto agli stessi impiegati: operate con più efficienza, senza grandi sconvolgimenti nelle abitudini; bastano poche cose in più al giorno per essere fieri del proprio operato.
Il giovamento risulterebbe personale, intimo, migliorativo della salute dell'impiegato con ripercussioni positive anche sulla comunità. E, se non si era ancora percepito tra le righe, lo stesso invito di efficienza lo rivolgo esplicitamente anche agli amministratori pubblici. Più che di inefficienza, si può definire di improvvisazione l'atteggiamento della nostra amministrazione telesina.
Stiamo assistendo alla diramazione di ordinanze e circolari puntualmente disattese: - Isola pedonale domenicale: sabato scorso all'insaputa di tutti chiuso il Viale, nonostante la chiarezza del comunicato che parlava solo di domenica; l'apertura di Via Tanzillo in contemporanea con l'isola pedonale viene attuata una volta si, una volta no.
E' quindi vero tutto ed il contrario di tutto : - Toponomastica : lo spostamento dei nomi di strade da un posto all'altro della cittadina ed il "togliere" il nome ad alcune strade che esistevano da decenni contro la stessa ordinanza emanata dal Comune.
Leggi dello stato e del codice della strada ignorate: - Documentazioni fotografiche di Vivi Telese: gli articoli magistralmente confezionati sulla viabilità telesina che evidenziano molte illegalità.
Le ordinanze e le leggi sono disattese: - PRG: mancato rispetto dei posti auto pubblici che ogni privato avrebbe dovuto lasciare; muri e i giardini di villette costruiti su suolo pubblico; lavori edilizi che continuano nonostante le tabelle indichino che la chiusura dei lavori è già passata; cantieri di lavori senza alcuna indicazione né tabella prevista per legge.
Tutto è affidato alla IMPROVVISAZIONE.
Telese è in sala di rianimazione; ha bisogno urgente di efficienza e di servizi funzionanti per la comunità; le improvvisazioni evidenziate in tre mesi da ViviTelese (con documentazioni anche fotografiche), non fanno onore a nessuno. C'è bisogno di un giro di vite. Il giravite gigante non è necessario acquistarlo; ogni singolo cittadino (amministratori compresi) ne ha un pezzo nascosto nella propria volontà.
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