Il lago – l’Amministrazione Comunale – la gente - 25-06-02 - Vittorio Pagliarulo 

 

 

 

Ho letto con grande interesse il nostalgico intervento dell’italoamericana Orfitelli; ho letto con interesse più modesto, per la verità, l’intervento di Pietro Desiato, e poi ne spiegherò le ragioni; ho letto e ho visto l’intervento di Peppe Grimaldi, sempre puntuale a mettere in buona evidenza la fitta rete di minidiscariche di cui è costellato l’intero territorio telesino.

 

In questa occasione ci ha mostrato le varie “postazioni” strategiche dei rifiuti solidi urbani posizionate sull’intera circumlaquale.    

 

Ed entriamo in argomento, quello che mi spinge ad essere solidale con la Orfitelli e dissentire da Desiato circa il nostro laghetto. 

 

Lo stato del lago di Telese viene da molto lontano. Si deve partire dai primissimi anni sessanta allorquando, sul ciglio a valle della circumlaquale appena costruita, furono piantate conifere (per la maggior parte cipressi) che la natura ha posizionato nei vari laghetti montani del trentino ma ha rifiutato al nostro laghetto.

 

Con questo voglio dire che, nel pieno rispetto della natura, bisognava osservare attentamente l’areale geografico di posizionamento delle piante, così come viene fatto nella scelta delle specie vegetali piantumate negli spartitraffico o sulle ripe scoscese delle autostrade italiane.

 

Si faccia mente locale: in un lungo viaggio autostradale si nota che le specie vegetali di arredo variano a mano a mano che si procede, e non per capriccio ma perché quello che andava bene qualche centinaio di chilometri prima non  vegeta altrettanto bene qualche centinaio di chilometri dopo.

 

Lo stesso grave errore  è stato compiuto nei primi anni ottanta, allorquando fu addirittura indetta un’assemblea di cittadini nella casa comunale per scegliere tra fotografie, riviste specializzate e quant’altro, quale potesse essere la pianta di arredo del Viale Minieri: la spuntò il liriodendro

 

Questo è un albero che nel suo ambiente naturale – l’America del Nord – è una maestosa piramide di verde; da noi, invece, si è costretti a potarlo tutti gli anni come fosse albero  da frutta, anche per evitare che i possenti rami entrino dalle finestre delle abitazioni che si affacciano sul viale e le radici avventizie facciano capolino tra le fondazioni delle medesime.

 

E che dire degli umori che i vistosi fiori sgocciolano impietosamente, molto spesso, sui frequentatori dei marciapiedi rovinandone i vestiti? Albero da parco verde, quindi, e non da viale intensamente frequentato e vissuto come lo è il Viale Minieri.

 

Torniamo al laghetto. Qualcuno, all’epoca, in buona fede, ha creduto di  arredarlo con le conifere mentre il nostro laghetto, per chi se lo ricorda, era circoscritto principalmente da salici.

 

Lo stato del lago, egr. Pietro Desiato, non è migliorato per niente e cercherò di enumerare quali sono gli ostacoli che ne impediscono il risanamento:

 

  • l’eutrofizzazione è il fenomeno persistente per il quale lo sversamento in acqua di lago ma anche di mare, di nutrienti  adoperati in agricoltura, favorisce la crescita a dismisura di alghe che finiscono per intossicare le acque: il lago è circoscritto da terreni agricoli;

 

  • le strade circumlaquali devono avere necessariamente pendenza a monte, per impedire che le acque di percolamento dei terreni agricoli circostanti non finiscano direttamente in acqua ma raccolte e allontanate: la strada che circonda il nostro lago, oltre ad essere sconnessa, è tutta con pendenza verso il lago;

 

  • giammai estirpare le cannucce che vegetano lungo le rive del lago perché rappresentano il vero polmone del bacino mantenendo una buona ossigenazione delle acque di superficie oltre a rappresentare l’ habitat del microecosistema: operazione che viene fatta sistematicamente;

 

  • tenere sotto stretto controllo i frequentatori del lago – specialmente i pendolari della domenica – che, dopo il pic nic  ristoratore, abbandonano i rifiuti ove possono o vogliono, senza alcun riguardo delle più elementari norme di igiene oltre che di educazione civica: anche in questo caso non si fa molto.

 

E allora Pietro, come la mettiamo?

 

Questo Comune, consentimelo, non merita ancora l’aggettivo con il quale lo hai qualificato.

 

Telese Terme sarà veramente grande, così come a te piace chiamarlo, quando il signore che ci amministra avrà preso coscienza di se e farsi tornare in mente la ragione primaria per la quale, nel lontano 1985 fu chiamato, a furor di popolo, ad amministrarlo.

 

Molti telesini si accorsero subito dell’errore commesso. Lo scrivente ha impiegato dieci anni.