Abolizione del CANONE RAI |
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E' una necessita' civica che si perde nel tempo, cioe' da quando nel nostro etere, negli anni '970, non siamo piu' stati costretti a vedere e ascoltare la radio e la tv di un solo gestore. Stiamo parlando del cosiddetto canone di abbonamento al servizio pubblico radiotelevisivo che, per ovviare ad ogni inconveniente, e' stato trasformato in tassa di possesso di un qualsiasi apparecchio televisivo. Quando l'etere comincio' a liberarsi, chi non e' stato coinvolto in quello spirito che aleggiava nella canzone di Eugenio Finardi "se una radio e' libera, ma libera veramente, io l'amo ancor di piu' perche' libera la mente….", tutt'oggi ascoltatissima e "gettonata"? Ma era una sensazione d'animo che ha dovuto confrontarsi con un mastodonte -la Rai- che, proprio perche' non piu' unico nell'informazione, spettacolo, sport e cultura via etere, e' diventato sempre piu' terra di conquista di chi ci ha governato e che, attraverso essa, ha condizionato tutta la vita civica, economica, politica e culturale di intere generazioni. Lo spirito della canzone di Finardi e' vivo, ma e' senza gambe. In diversi ci hanno provato a dargliele in questi decenni, ma si sono tutti arenati di fronte alla legge, alla Corte Costituzionale, a chi dall'opposizione e' passato al potere, e di questo ne ha goduto i frutti e l'irregimentazione grazie proprio alla Rai. E oggi siamo al mostro -che abbiamo anche cercato di documentare con quanto raccolto in questa parte del sito- con leggi approvate che la smembrano ma che non vengono applicate, mentre accanto al mostro, si e' creato il suo alter ego, che lotta con gli stessi strumenti e finalita', ed ora, con la nuova Tmc di Colaninno, siamo certi che nulla cambiera': la Rai e' e restera' la madre di tutto il Belpaese. Ma noi non ci rassegniamo, e soprattutto non vogliamo rassegnarci a finanziare questo status quo. Ci piacerebbe un servizio pubblico privatizzato, smembrato tra diverse emittenti che vincessero diverse gare d'appalto, una per settore tematico, ma e' un'idea molto in la' rispetto alle potenzialita' della realta'. Per cui ci accontenteremmo di non dover obbligatoriamente pagare un servizio che fa concorrenza ad altri che si pagano solo con la loro attivita' economica privata. Per questo proviamo a far sentire la nostra voce attraverso questa petizione, li' dove -in Parlamento- le cose potrebbero cambiare. Diamoci una mano! |