Saggio sulla lettura - 24-08-01 - Pietro Desiato |
Ormai il tanto amato libro (sono passati ben 5.000 anni dal primo papiro) non fa parte più della nostra società, del nostro stile di vita. Il progresso ha deciso di metterlo da parte per dar spazio sempre più alle nuove tecnologie ed ai nuovi mezzi di diffusione dell’informazione, quali ad esempio il web. Questo perché la passione per la lettura è rimasta solo una qualità di pochi irriducibili. La maggior parte dei giovani, degli studenti, difficilmente prende in mano un libro per leggerlo. La lettura di un libro, oggigiorno, è vista come qualcosa di “antico” che ricorda molto la scuola ed i suoi testi. Al contrario, il web, con i suoi ipertesti, si presenta
all’utente sotto una veste diversa. Il più delle volte vedere le stesse
parole di un libro visualizzate su di un display multimediale cambia
tutto. Sembra di leggere qualcosa di “più attuale”, di più
coinvolgente. Questa è la realtà. Le stesse parole di H. Hesse, premio
nobel nel ’46, sono ancora attualissime e valide. Il noto scrittore
infatti, affermava che “l’uomo
non sa più leggere. E se lo fa è solo per passare il tempo”. Un ozioso
passatempo sarebbe diventata, quindi, la lettura per la maggior parte di
noi tutti. Tutto questo è sconcertante sì, ma è pur vero che la nostra
società non fa altro che tartassare i nostri sensi con i mass-media. In
particolare la televisione, che con i suoi programmi spazzatura illude la
gente, credendo di fornire un servizio utile, magari anche di tipo
culturale, quando è tutt’altro che così. Ma allora, ha ancora senso leggere un libro? e che cosa
significa leggere? La questione è molto semplice: da qui a qualche decina
di anni il libro scomparirà, i supporti cartacei non saranno più usati.
Già oggi si parla degli e-books, libri elettronici. Ma è Internet ciò
che spazzerà via migliaia e migliaia di pagine. La possibilità di
consultare la versione originale di qualche opera introvabile da un sito
giapponese ad esempio, non lascia alcuna chance al libro. Andare in
libreria, acquistarlo o peggio, ordinarlo se manca in magazzino è, per il
lettore medio, una vera tortura. Ma questo non vuol dire che con esso scomparirà anche
l’arte della lettura. Leggere non è semplicemente sfogliare pagine, o
web-pages, e scorrerne i righi. Non è nemmeno un semplice passatempo,
spesso noioso, con cui trascorrere lunghe ore di attesa nella sala del
barbiere. No, la lettura è un’arte vera e propria. Innanzitutto, perché leggere? La
risposta migliore è questa: chi vive, vive la propria vita, ma chi legge,
vive anche le vite altrui. E poiché la propria vita si capisce solo dal
confronto con le vite altrui, ne deriva un'altra conseguenza: chi non
legge, non vive neanche la propria vita. Leggere non è un'attività esclusivamente recettiva, dove
il lettore assorbe passivamente ciò che altri hanno scritto. Ogni lettura
è un intervento diretto sul testo. Leggere implica infatti sempre
un'attività di adattamento del testo alle proprie aspettative, alle
proprie credenze, alla propria sensibilità. E' insomma un'attività
conoscitiva, anche quando viene svolta per puro piacere, senza pretese,
come semplice intrattenimento. Chi legge un fumetto, un romanzo giallo o
un articolo di cronaca interviene sempre nel testo, coglie certi aspetti a
scapito di altri, fa attenzione solo a certi dettagli, si annoia su certi
passaggi, cerca di sapere determinate cose, salta, corre alla fine, torna
indietro e si muove nel testo con libertà. Decide lui quando cominciare o
interrompere la lettura, quando terminarla, quando tralasciarla del tutto,
e questo inevitabilmente "agisce" su quanto ha davanti agli
occhi. Ogni lettura aggiunge una parte di verità a ciò che è
letto. Per questo un testo qualsiasi non è mai compiuto del tutto, quando
lo si sia scritto nella sua versione cosiddetta definitiva: gli manca
ancora l'altro lato della realtà, quello appunto della lettura, delle sue
innumerevoli letture possibili. Leggere poi, è un'attività solitaria solo in apparenza:
in realtà è sempre una lettura corale quella che si svolge anche
nell'intimità di una poltrona. E' corale perché implica tutto ciò che
si è già letto, le tecniche apprese, la lingua, il supporto materiale,
il contesto, la storia implicata e quella in cui si è implicati,
l'occasione, ecc. Ciò che si legge mette in questione chi legge, lo
prende nel gioco esattamente nel modo in cui chi legge prende nel proprio
gioco ciò che legge. Durante la lettura il corpo non rimane inerte, ma partecipa
attivamente a questa attività che sembra riguardare apparentemente solo
gli occhi. Invece la pelle freme, rabbrividisce e si contrae, le gambe si
agitano, il respiro cambia ritmo, le dita delle mani, i piedi, le braccia,
la schiena e il sesso reagiscono a ciò che si legge. E' tutto il corpo
che legge. Si piange o si ride, ci si annoia o si brucia di curiosità, ci
si stende o ci si irrigidisce seduti, si tiene la mano sul
"mouse" con gli occhi incantati e fissi allo schermo, ci si
appoggia a un muro, ci si tiene aggrappati al sostegno di un autobus, si
cammina, ci si addormenta, ci si dondola... non c'è quasi posizione che
impedisca la lettura. Quindi, se è ormai vicina la
fine del libro fatto della tanto amata carta, la lettura resta sempre il
mezzo più importante per difendersi [W.Allen]
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