VITERBO

  

CASE

 

  

 Casa Poscia.

E’ un tipico esempio di abitazione viterbese del ‘300, dall'architettura estremamente gradevole con un bel profferlo, non sorretto da pilastri, terminante in una balconata a cui si accede attraverso un portale. Un bel prospetto si può avere da via Cavour, dove l'edificio è visibile preceduto da un'ampia scalinata: l'insieme crea uno scorcio di grande suggestione.

 

 Casa di S. Rosa.

Si affaccia sulla via omonima, e una modesta abitazione che rivela le umili origini della Santa, ben conservata grazie ai numerosi restauri; una statua bronzea dello scultore contemporaneo Joppolo è posta presso l’ingresso.

 

CHIESE

 

 

 Chiesa di S. Angelo.

Fu eretta alla fine dell'anno 1000 in stile romanico-lombardo ed in seguito completamente ricostruita; l'interno, ad una sola navata, è stato ristrutturato alla fine del '700 in stile tardo barocco. Vi si conservano pregevoli dipinti del XV-XVII sec. ed un crocefisso in legno che, si narra, sia stato asportato dalla distrutta città di Ferento. Sulla parte destra della facciata è stato da poco rimosso per restauri, un sarcofago romano riccamente decorato che secondo la leggenda, smentita dalla recente apertura del sacello, doveva racchiudere il corpo della "Bella Galliana": una fanciulla sedicenne, dell'anno Mille, di cui si era invaghito un signorotto romano, il quale, essendo stato respinto dall'amata, fece cingere d'assedio Viterbo.Per desistere dai suoi propositi e lasciare libera la città, il patrizio, chiese di vedere per l'ultima volta Galliana che venne fatta affacciare da una torre. Non sopportando l'idea di perderla, il nobile la fece trafiggere a morte da una freccia.

 

 Chiesa del Gesù o di S. Silvestro.

E’ probabilmente dell'inizio dell'XI sec., la semplice facciata è sormontata da un campanile a vela ai lati del quale sono posti due antichi leoni. La chiesa è stata di recente restaurata e riaperta al culto.

È stata citata nell’ ”Inferno" dantesco in quanto nel 1271 Simone e Guido di Manforte vi uccisero, per vendetta, Enrico di Cornovaglia, nipote del Re d'Inghilterra.

 

 Chiesa di S. Giacinto.

Fu completamente distrutta dai bombardamenti della II guerra mondiale e ricostruita con architettura moderna in netto contrasto con lo stile delle costruzioni che la circondano. Affianca la chiesa, il monastero delle Clarisse in cui visse S. Giacinta Marescotti, nata a Vignanello nel 1585.

 

 Chiesa di S. Lorenzo o Duomo.

Edificata nel XII sec. in stile romanico, ha subito rimaneggiamenti soprattutto nella seconda metà del 1500 per volere del Card. Gambara che ne modificò radicalmente la facciata. L'interno conserva le sue linee originali grazie ai restauri compiuti ne dopoguerra: ha i tetto a capriate ed e diviso in tre navate da due file di possenti colonne monolitiche. L'abside e stata ricostruita dopo il 1945 cercando di salvare il seicentesco affresco del Passeri, eseguito sulla volta ed ispirato alle Virtù Cardinali; sull'altare troviamo una bella pala del XVII sec. opera del Romanelli raffigurante S. Lorenzo Martire; nella navata centrale pavimento cosmatesco del XII sec.. Nella navata di destra troviamo un fonte battesimale marmoreo del XV sec. di F. d'Ancona, una Cappella con affreschi raffiguranti i "Matrimonio di S. Caterina" e "Madonna in trono col Bambino", il busto in marmo di Letizia Bonaparte opera del Duprè, pregevoli dipinti del XVI-XVII sec. raffiguranti la "Decollazione del Battista" e la "Sacra Famiglia"; nella Cappella dei SS. llario e Valentino troviamo una tela seicentesca del Morandi raffigurante i due martiri e il SS. Sacramento, due dipinti del 1724 opera del Mazzanti in cui è rappresentato il "Martirio dei Santi" ed un "S. Bartolomeo" e un "S. Lorenzo che dà la comunione", opere settecentesche dello Stringelli e del Benefial. Nell'abside della navata di destra una tavola del '400 con "S. Stefano e S. Lorenzo". Nell'abside della navata di sinistra troviamo la "Madonna della Carbonara" del XII sec., resti di affreschi del XV sec., tabernacolo rinascimentale in marmo e una tela che raffigura "S. Lorenzo che guarisce gli ammalati", opera del Benefial. Sempre nella navata di sinistra si nota la "Cappella di S. Lucia", effigiata in un grande dipinto del 1 720, opera del Mazzanti; un Crocefisso in legno del ‘600; un busto del Cardinale Gallo, opera del Canova; una pregevole tavola del 1472 raffigurante "Il Redentore benedicente tra Santi"; un "S. Lorenzo e poveri", dipinto del Maratta; resti di affreschi del XIII, XIV e XV sec. ed una tela di autore ignoto del '600 con "S. Girolamo". Nella Sagrestia sono collocati pregevoli armadi intagliati del XVIII sec.; nelle Sale Capitolari si conservano alcuni paramenti sacri del VI sec. e nella fornita Biblioteca si trovano codici membranacei, pergamene, documenti e manoscritti datati dal XII al XVI sec.. Nella Cattedrale sono sepolti alcuni vescovi e Papa Giovanni XXI, unico Papa Portoghese. All'esterno, su lato sinistro del Duomo, si innalza il campanile in stile gotico con influssi di scuola toscana, per il caratteristico uso alternato di peperino e travertino: ha quattro ordini di doppie bifore, la cuspide e a piramide ottagonale.

 

 Chiesa di S. Maria Nuova.

La sua costruzione, in stile romanico, risale al 1080 circa e per lungo tempo fu adibita ad archivio comunale; un attento restauro l’ha riportata al suo aspetto originario dopo che nel corso dei secoli aveva subito notevoli rimaneggiamenti. Ha semplice facciata con il portale sormontato da una testa marmorea di Giove e sull'angolo sinistro troviamo il famoso pulpito da cui, nel 1266, predico S. Tommaso d'Aquino. Possenti colonne monolitiche sormontate da capitelli dividono l'interno in tre navate ed il soffitto a capriate presenta decorazioni del '400. Nella chiesa si conservano opere di scuola viterbese di ingente valore, datate dal XIV al XVI sec.. Nella navata destra troviamo, fra gli altri, "Cristo in croce fra Angeli e Santi", del XV sec., uno degli affreschi migliori del Balletta; un affresco attribuito alla scuola del Cimabue, raffigurante "Cristo in Croce fra Maria e Santi" del 1293; nell'abside, tabernacolo del 1100 e sull'altare, un Crocefisso in legno del XVII sec.. Nella navata sinistra: un trittico su cuoio del XIII sec. raffigurante, da una parte, "II Salvatore benedicente tra la Madonna e S. Giovanni" e dall'altra, alcuni Santi; un pregevole affresco del Balletta con "La Madonna in trono con Bambino, Giovanni Battista e Cristo risorto"; un "Cristo crocefisso tra Madonna e Santi" affresco del XIV secolo di Matteo Giovannetti; un affresco del '500 attribuito al Pastura con "S. Giovanni, S. Girolamo, S. Lorenzo e il committente".

 

 Chiesa del Gonfalone.

Costruita tra il 1665 e i 1726, come sede dell'omonima confraternita, e un bell'esempio di barocco viterbese. Vi si conserva lo stendardo della Confraternita dipinto su entrambe le facciate dal Romanelli con, da una parte, il "Battesimo di Cristo" e dall'altra, "Madonna della Misericordia". La volta e decorata con "L'Empireo", un grande affresco attribuito allo Stringelli ed al Corvi; sull'altare maggiore, la lunetta presenta un "Giovanni Battista alla presenza di Erode" del Falaschi e sulla lunetta sopra l'organo "Decollazione del Battista" di Domenico Corvi; gli altari presentano due pale, opere del Carelli, l'una raffigurante la "Madonna della Misericordia", l'altra "S. Bonaventura".

 

 Chiesa di S. Pellegrino.

Ha origini romaniche ma ha subito notevoli rimaneggiarnenti nel corso dei secoli e soprattutto nell'immediato dopoguerra. Pur essendo priva di opere di rilevante interesse artistico, è un elemento essenziale per il completamento della architettura duecentesca della splendida Piazza S. Pellegrino.

 

 Chiesa di S. Andrea.

Fu eretta intorno alla metà del XII sec. ed ha subito notevoli opere di restauro che hanno, prima, riportato alla luce la Cripta e, in seguito, risanato i gravi danni subiti durante l’ultimo conflitto.

La facciata e preceduta da un portico con tre archi a tutto sesto e sovrastata da un campanile a vela. L'interno, con soffitto a capriate, ha un'unica grande navata con il presbiterio rialzato completato da tre absidi. E’ molto interessante la Cripta in stile gotico, a quattro navate, che conserva parti di affreschi del XIV sec..

 

 Chiesa di S. Pietro.

La sua costruzione fu voluta, alla metà del XIII sec., dal Card. R. Capocci è, passata nel corso dei secoli a vari ordini religiosi, e oggi affidata ai Padri Giuseppini che vi hanno creato, accanto, uno Studentato Internazionale di Teologia. Ha subito notevoli trasformazioni che ne hanno mutato radicalmente l'aspetto originario.

La facciata, a intonaco interrotto da lesene in pietra, e a due ordini preceduta da una scalinata che ha, ai lati, due parapetti decorati con grandi sfere di pietra. L'interno ha forma di croce latino, e sormontato da una cupola e vi si conservano dipinti ed affreschi che vanno dal XVI al XX sec..

 

 Chiesa di S. Sisto.

Si affaccia sulla omonima piazza ed e adiacente a Porta Romana. Fu edificata intorno all'XI sec., probabilmente sui resti di un tempio pagano, è in stile romanico, presenta una facciata molto semplice e, al termine della navata destra, un piccolo campanile longobardo a due ordini di finestre, di cui il superiore a trifore divise da colonnine rastremate; inserito nelle mura cittadine troviamo un secondo campanile di costruzione posteriore.

L'interno e diviso in tre navate da colonne e i tetto e a capriate; il presbiterio fu rialzato nel XIII sec. per costruire la cripta ed e diviso da pilastri in tre absidi, la maggiore delle quali sporge dalle mura urbane in cui e inserita.

Nella chiesa si conservano: un'ara romana scolpita con bassorilievi, un tabernacolo del XV sec., due pulpiti romanici ed una pregevole tavola quattrocentesca di Neri di Bicci raffigurante "La Madonna con Bambino tra Angeli e alcuni Santi".

 

 Chiesa di S. Maria della Salute.

Elegante cappella del XIV sec. a pianta quadrilobata che ospita le spoglie del committente; la facciata, sormontata da un campaniletto a vela, è costruita in pietra in due varianti di colore: la parte inferiore è scura, la parte intermedia e costituita da blocchetti chiari e scuri posti a scacchiera e, separata da una fascia di pietra bianca, la parte superiore, sempre a due colori, ha i riquadri posti diagonalmente; il portale, probabilmente della scuola di Lorenzo Maitani, artisticamente decorate, testimonia l'influenza umbro-toscana sull'arte viterbese.

 

 Chiesa di S. Giovanni Battista.

Detta anche S. Giovanni degli Almadiani, fu edificata nel XVI sec. Per volere di Giovan Battista Almadiani, i cui familiari furono sepolti all'interno di essa. Un antico convento attiguo alla chiesa fu demolito nel corso delle opere di ristrutturazione urbana eseguite agli inizi degli anni quaranta, contemporaneamente il campanile del XIII sec. venne "smontato", ricostruito e inserito sul fondo della navata sinistra, nelle linee originarie che sono giunte fino a noi: in stile gotico toscano, a due ordini di bifore e terminante con una cuspide. La facciata, su via Cesare Dobici, presenta una statua in marmo di S. Giovanni Battista, statue di Evangelisti poste in due nicchie ed una finestra circolare, sopra il portale si trovava una terracotta di Andrea della Robbia che ora e custodita presso il Museo Civico; l'interno è a tre navate diviso da poderose colonne.

 

 Chiesa di S. Maria della Peste.

Fu eretta alla fine del XV sec. per invocare l'aiuto divino affinché fosse evitata alla città una grave pestilenza. Ha pianta ottagonale, sovrastata da una cupola, tanto da ricordare lo stile del Bramante. Si conservano all'interno: un S. Sebastiano, affresco della scuola del Pastura, una "Madonna" contenuta in una edicola ed un ciborio. II tempio e ora dedicato alla memoria dei caduti. Sempre sulla piazza sorge i monumento al "Paracadutista d'Italia" opera moderna realizzata in peperino che, con le due grandi ali spezzate, e di notevole suggestione. Adiacente troviamo piazza Martiri d'Ungheria, completamente ristrutturata nel 1984, e attrezzata a moderno ed ampio parcheggio.

 

 Chiesa di S. Marco.

Di notevole interesse storico ed artistico, fu consacrata da Papa Innocenzo III nel 1 198. La facciata e molto semplice, preceduta da alcuni gradini; l'interno ad una navata, conserva pregevoli opere tra cui: una pala d'altare e un affresco, situato nel catino dell'abside, dipinti nel XVI sec. dal d'Avanzarano detto il "Fantastico"; un dipinto del Balletta del XV sec.; un affresco attribuito al Pastura del XVI sec..

 

 Chiesa di S. Rosa.

Fu costruita, su progetto di Vincenzo Federici, alla metà del XIX sec., sul colle dove sorgeva la piccolo chiesa duecentesca di S. Maria delle Rose, attigua al convento delle Clarisse di S. Damiano; la cupola, progettata dal Foschini, venne edificata nel 1917. L'esigenza di costruire il nuovo santuario nacque dalla necessita di dare un luogo di culto adeguato alla moltitudine di fedeli che, spinti dalla devozione crescente verso la Santa, sempre più numerosi vi si recavano in pellegrinaggio. Un'ampia scalinata precede la semplice facciata neo-classica, l’interno e a tre navate e conserva soltanto alcune opere di un certo valore artistico, come: il polittico del Balletta del XV sec. che ha come soggetto la "Madonna in trono con Bambino tra S. Rosa e S. Caterina d'Alessandria"; la pala dell'Altare Maggiore, opera del Podesti del XIX sec., raffigurante la "Gloria di S. Rosa"; di autori contemporanei: la "Via Crucis" in bronzo di Roberta Joppolo e "S. Rosa patrona dei fiorai" di Publio Muratore. Nella navata destra, dietro un'artistica cancellata, custodito all'interno di una preziosa urna metallica, voluta nel 1863 dal Card. Sacchetti, Vescovo di Viterbo, si venera il corpo di S. Rosa, incorrotto anche se annerito da un incendio che nel XIV sec. distrusse l’urna lignea che lo conteneva. Tutta la breve vita di S. Rosa e avvolta nella leggenda, per questo la ricostruzione delle sue date salienti si basa su supposizioni che fanno ritenere l’anno di nascita il 1233 e, probabilmente, la data di morte il 6 marzo 1251. Fin dall'infanzia le furono attribuiti vari eventi miracolosi, come quello della brocca risanata e del pane tramutato in rose, che fecero nascere la sua fama di santità. Si sa, quasi per certo, che S. Rosa entrò nelle cronache della vita cittadina intorno al 1250, quando, percorrendo le strade viterbesi, predicava l’amore e la fratellanza secondo il più puro spirito francescano, in netto contrasto con i clima di violenza e di odio che divideva la cittadinanza: fu per questo che venne esiliata, in pieno inverno, a Soriano nel Cimino dove rimase per breve tempo; nel viaggio di ritorno si fermò a Vitorchiano dove compi altri miracoli e rientrata nella sua città, vi mori pochi mesi dopo.

II suo corpo venne sepolto nella chiesa di S. Maria del Poggio da dove fu trasportato, con un solenne corteo, il 4 settembre 1 258, nella chiesetta di S. Maria delle Rose; da questa processione ha avuto origine la tradizione del trasporto della "Macchina di S. Rosa" che si svolge, ogni anno, la sera del 3 settembre. Immediatamente dopo la sua morte, il popolo viterbese la riconobbe Santa, tanto che già nel 1252 venne avviato un "processo" di canonizzazione per volere di Papa Alessandro IV, ma fu tanto il fervore popolare che Rosa non fu mai canonizzata e, evento eccezionale nella storia ecclesiastica, la Chiesa si limitò a consacrare in atti ufficiali la sua santità che traspariva dalle sue virtù e dai miracoli compiuti.

 

 Chiesa di S. Maria del Poggio.

Detta anche della "Crocetta", vi fu sepolta S. Rosa per alcuni anni. La facciata molto semplice, ad un portale, e preceduta da una doppia gradinata in peperino del ‘600. E’ stata gravemente danneggiata durante l’ultimo conflitto tanto che l’interno è stato completamente ricostruito e delle numerose opere che vi si conservavano, sono rimaste alcune copie e, unico originale, "L'Annunciazione", scultura marmorea del '500 di scuola romana. Nella piazzetta antistante si trova una antica fontana a fuso, famosa per essere stata teatro del miracolo della brocca risanata, compiuto da Santa Rosa bambina, scena scolpita sulla cuspide della fontana.

 

 Chiesa di S. Giovanni in Zoccoli.

Della prima metà dell'XI sec., la chiesa ha subito nel secolo scorso rimaneggiamenti e restauri che ne hanno modificato l’aspetto originario. La facciata, molto semplice, è ornata da un gradevole portale con decorazioni a stella, sormontato da un quadrato con i simboli degli evangelisti agli angoli e con due aquile ai lati, al suo interno è posto un elegante rosone di scuola cosmatesca. Anche l'interno ha linee essenziali, diviso da colonne in tre navate. Vi si conserva una parte di affresco quattrocentesco con l’immagine della Madonna, una sedia vescovile in pietra ed un polittico del Balletta del XV sec. che raffigura la "Madonna in trono con Bambino" e, ai lati, sui pilastri laterali, sui tondini e sulla predella, figure di santi e scene della vita e dei miracoli di S. Giovanni. Poco distante, caratterizzata dalla duecentesca fontana di S. Giovanni, dalla tipica forma a fuso viterbese, si apre piazza Dante, dove si affaccia Palazzo Pagliacci.

 

 Chiesa di S. Maria del Suffragio.

E così chiamata perché nel ‘600 fu sede della Confraternita del Suffragio che aveva come scopo la celebrazione di Messe per le anime del Purgatorio. Del XIII sec., e stata oggetto di notevoli rifacimenti che ne hanno alterato le linee primitive. La facciata, rimaneggiata nel XVII sec., e divisa in due ordini da una trabeazione, ha il portale sormontato da una nicchia affrescata e ornata da teste di cherubini in pietra; completano il prospetto alcune nicchie che probabilmente avrebbero dovuto contenere statue in pietra. L'interno, dopo la costruzione del presbiterio nel XVIII sec., e stato restaurato e rimaneggiato anche agli inizi di questo secolo. Le opere più antiche che si conservavano nella chiesa sono state razziate dai Lanzichenecchi nel 1527, per questo quelle che oggi possiamo ammirare appartengono al periodo che va dal XVII al XVIII sec..

Troviamo, tra gli altri, un imponente dipinto di anonimo del ‘700, collocato sul soffitto, che rappresenta "La Gloria di Dio Padre tra Cristo, la Vergine e le anime del Purgatorio"; sulla volta del Presbiterio, un dipinto dell'architetto Vanvitelli che ha per soggetto "Daniele tra i leoni" del XVIII sec.; di notevole interesse storico e culturale e l’organo del coro costruito alla fine del XVIII sec. da Raffaele e Domenico Fedeli.

 

 Chiesa di S. Egidio.

Ha la facciata del '500 e all'interno presenta un'abside di stile gotico a pianta poligonale con finestre ad archi acuti. E’ stata notevolmente danneggiata durante l’ultimo conflitto mondiale ed oggi, sconsacrata, è sede di mostre ed esposizioni.

 

 Chiesa di S. Francesco.

Fu edificata nel XIII sec. in stile romanico-gotico, su un'area concessa da Papa Gregorio IX ai francescani; subì notevoli rimaneggiamenti all'inizio del '600 e, completamente distrutta durante il secondo conflitto mondiale, fu ricostruita nel 1953, ripristinando, in gran parte, l’originario aspetto medioevale e ricollocando nella sua primitiva sede l’antico por tale del XIV sec., decorato a colonnine tortili. La facciata molto semplice e ornata, oltre che dal bel portale, dal pulpito di S. Bernardino da Siena. L'interno a pianta a croce latino, ha un'unica grande navata che termina con un'abside arricchita da una splendida quadrifora gotica ornata da un'opera moderna dipinta sui vetri raffigurante "L'albero francescano ed i suoi frutti spirituali". II tetto a capriate, e sorretto da semicolonne su cui poggiano grandi arcate a sesto acuto che rappresentano, nella purezza della forma gotica, un elemento di grande interesse architettonico. All'interno si conservano soprattutto monumenti sepolcrali di alti prelati e di alcuni pontefici tra i quali citiamo: il prezioso sepolcro di Papa Clemente IV, morto a Viterbo nel XIII sec., realizzato da Pietro di Oderisio e costituito da un sarcofago romano decorato a bassorilievi; il Mausoleo di Papa Adriano V, citato nell'Inferno dantesco e morto a Viterbo alla fine del XIII sec., in stile gotico, decorato con mosaici cosmateschi, probabilmente opera di Arnolfo da Cambio.

 

 Chiesa di SS. Faustina e Giovita.

Fu edificata nel XIII sec. in stile romanico ma nel '700 subì restauri così radicali, con l’aggiunta di stucchi ed intonaci, che ne hanno alterato il primitivo aspetto. La facciata intonacata e molto semplice, presenta tre portali, ai lati dei quali, a causa dello stato di degrado dell'intonaco, sono apparsi resti di affreschi, caratteristica unica nelle chiese viterbesi dell'epoca; sui lato posteriore sorge il campanile del XVI sec.. Dal 1523 al 1527, essendosi rifugiati nella vicina Rocca Albornoz, i cavalieri di Malta elessero la chiesa di S. Faustina come sede dei loro uffici religiosi e al momento di lasciare Viterbo donarono alla cittadinanza, insieme ad altre reliquie, la sacra icona della "Madonna di Costantinopoli o del Filermo" che è tuttora esposta nella cappella a sinistra dell'altare maggiore; l’immagine della Vergine, incoronata dal Capitolo Vaticano alla fine del XVII sec., è stata solennemente reincoronata il 10 maggio 1964. All'interno della chiesa, inoltre, si conservano altre opere di pregio come la "Madonna della luce", affresco del XV sec.; "L'Immacolata con Santi" del Pucciati; "Madonna sui sepolcro" del XVIII sec. di Ludovico Mazzanti; "Decollazione del Battista", opera settecentesca del Bonifazi e "La strage degli innocenti" dello Stringelli, tutte paste nella navata di destra. Sull'altare maggiore si trova una pala di Vincenzo Stringelli del XVIII sec. raffigurante i "Santi Faustina e Giovita" ed ai lati due tele seicentesche di anonimo con lo stesso soggetto. Nella navata sinistra si possono ammirare "S. Giovanni a Patmos", dipinto di Urbano Romanelli, uno tela con "L'Assunzione della Vergine tra Santi" del XVII sec. del Caparozzi, dietro il fonte battesimale un "Battesimo di Gesù", affresco del '600 e presso l’ingresso, un affresco raffigurante la "Pietà" del XVI sec..

 

 Chiesa di S. Maria della Verità.

Fu edificata nel XII sec. ad opera dei monaci francesi premonstratensi; alla metà del XIII sec. fu assegnata ai Serviti di Monte Senario che vi rimasero fino alla fine del XIX sec. e che, nel XV sec., operarono modifiche pur mantenendo intatti alcuni aspetti dell'architettura originaria. La chiesa ha pianta a croce latino con l’unica navata coperta a tetto ed il transetto, con tre volte a crociera, e preceduto da un arco a sesto acuto sostenuto da quattro esili colonne pensili. Sul lato destro della navata possiamo ammirare la quattrocentesca "Cappella Mazzatosta" mirabilmente affrescata da Lorenzo da Viterbo con la rappresentazione di alcune scene della vita della Vergine; nello "Sposalizio di Maria", distrutto dai bombardamenti e minuziosamente ricomposto, appaiono ritratti il committente, l’autore ed alcuni personaggi dell'epoca. La volta della cappella e affrescata con figure di Evangelisti e Santi e a terra resti di pavimento a maioliche. Nel transetto, a destra, si apre la quattrocentesca "Cappella Spreca", ora seminascosta da un imponente organo inaugurate nel 1986; a sinistra troviamo resti di affreschi del XIV sec. di scuola viterbese. Nella parte sinistra della navata troviamo, nella prima Cappella, una "Pietà", in terracotta, del contemporaneo Mario Vinci, nella terza Cappella, un moderno fonte battesimale e sovrastato da un affresco seicentesco raffigurante la "Madonna in trono con Bambino tra Santi" che ha la particolarità di avere un riquadro con scene campestri, dipinto sotto il trono della Vergine.

 

 Chiesa di S. Paolo ai Cappuccini.

La chiesa ha dato il nome al vasto quartiere che si e sviluppato intorno ad essa a partire dall'immediato dopoguerra. E stata consacrata nel 1615 e l’attiguo convento, destinato nel corso dei secoli a vari usi, oggi ospita lo Studentato Teologico Interprovinciale dei Frati Minori Cappuccini. La chiesa, che ha subito notevoli trasformazioni ne 1972, conserva alcune opere che vanno da XVI sec. ai giorni nostri e in essa sono custodite le spoglie mortali di S. Crispino da Viterbo. II Santo nacque a Viterbo nel 1668, entro nell'ordine dei frati Cappuccini e, dopo il noviziato presso i convento della Palanzana, svolse la sua opera con umiltà e amore, soprattutto nell'orvietano, prodigandosi verso i malati, i poveri e gli emarginati; mori a Roma nel 1750 ed e stato canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 20 giugno 1982.

 

 Chiesa di S. Maria del Paradiso.

Fu edificata, con l’annesso convento, nel XIII sec. ma, nel corso degli anni, ha subito radicali trasformazioni nella facciata e soprattutto all'interno, dove ha assunto un aspetto neoclassico, conservando le linee originali solo nell'abside poligonale, ora usato come sagrestia. La chiesa e affidata alla cure dei Frati Minori.

 

CHIOSTRI

 

 

 Chiostro (Chiesa di S. Maria Nuova).

Forse longobardo, presenta sul lato lungo, archi in mattoni poggianti su colonne rastremate, sul lato corto, tre arcate romaniche sostenute da pilastri in muratura.

 

 Chiostro (Santuario della Madonna Liberatrice a della Trinità).

Del XVI sec., fu costruito utilizzando 36 colonne monolitiche, originariamente destinate all'ampliamento della chiesa che pero fu effettuato circa due secoli dopo; il lato antistante il Santuario e sormontato da un bel loggiato; il chiostro e affrescato con scene della vita di S. Agostino, opera di Marzio di Colantonio e le lunette sono del viterbese Cordelli; al centro, incastonata nel pavimento di peperino, si trova una piccola fontana.

 

 Chiostro (Chiesa di S. Maria del Paradiso).

In stile romanico-gotico, ha conservato integre le linee originali che ricordano il disegno della Loggia del Palazzo dei Papi, con gli archi a tutto sesto che, intersecandosi, formano archi a sesto acuto trilobati, sorretti da esili colonnine; nelle lunette troviamo resti di affreschi del XVII sec. del viterbese Angela Pucciati che hanno per soggetto alcune scene della vita di S. Antonio da Padova. 

FONTANE

 

 

 Fontana di Pianoscarano.

E situata al centro della piazza Fontana di Piano ed ha la caratteristica forma "a fuso" delle fontane viterbesi. Nel 1367 fu al centro di un episodio di intolleranza dei Viterbesi, nei confronti di Papa Urbano V, originato dal fatto che alcuni servi del seguito papale furono sorpresi a lavare un cane nell'acqua della fontana destinata ad usi potabili dalla popolazione, ne scaturì una vera e propria sommossa a cui il Papa rispose con violenza, facendo distruggere la fontana ed alcune altre costruzioni. La fontana, subito ricostruita, è formata da una grande vasca dalla quale emerge una colonna con capitello sormontato da un blocco a sei lati su ognuno dei quali e scolpito un archetto da cui si protende il leone di Viterbo; il fuso termina con una cuspide decorata con foglie, culminante in una pigna. Una nota curiosa: ogni anno, durante il "Palio delle botti", tradizionale festa del quartiere, dalla fontana, viene fatto sgorgare del buon vino.

 

 La fontana del leoni.

Fu realizzata nel XVII sec. su progetto di Filippo Caparozzi e restaurata nel XIX sec. con la sostituzione di nuovi leoni in marmo scolpiti dall'artista viterbese Pio Fedi. E’ costituita da una grande vasca da cui si innalza il fusto che allargandosi forma quattro piedistalli su cui poggiano i leoni, sormontati da altre due piccole vasche. Questa fontana e considerata dai viterbesi uno strumento per segnalare l'arrivo del gelo perché, con il freddo, i leoni mettono la "barba", cioè si ghiaccia l'acqua che sgorga dalla loro bocca, conferendo all'insieme un aspetto caratteristico e singolare.

 

 Fontana Grande.

E’  la più grande e bella di Viterbo, iniziata nel 1206 da Bertoldo e Pietro di Giovanni e portata a termine nel 1279. In essa si fondono armonicamente lo stile romanico ed il gotico: la vasca è a croce greca con disegni a cassettoni ed è posta su un basamento rialzato da cinque gradini. Lo stelo ha quattro cannelle alla base, è sormontato da due vasche quadrilobate e termina con una deliziosa guglia. Recentemente le Poste Italiane hanno emesso un francobollo su cui è riprodotta l’immagine della fontana e un'altra curiosità: possiamo trovare la sua copia esatta, seppure in dimensioni minori, nel porto dell'isola di Rodi.

 

 Fontana della Rocca.

La prima costruzione, del 1566, fu fatta su disegno del Vignola, ma la fontana cedette a causa dell'eccessivo peso e, demolita, venne fatta riedificare nel 1576, dal Card. Alessandro Farnese, il cui stemma si trova sulla vasca della fontana. Venne nuovamente ricostruita, secondo il disegno originario, dopo la seconda guerra mondiale, in seguito ai notevolissimi danni subiti durante i bombardamenti. La fontana ha pianta ottagonale, con una vasca centrale rialzata, dalla quale partono quattro gruppi di vasche a due ordini degradanti che, separate da fontanelle a caduta poste su mensoloni, si alternano a quattro gradinate. II fusto centrale della fontana, che termina in una cuspide, fa da sostegno alle due tazze di diverse diametro.

 

MUSEI

 

 

 Museo Civico.

Ha sede nell'ex convento di S. Maria della Verità ma ora e chiuso, prevedibilmente per lungo tempo, perché sottoposto ad una complessa e radicale opera di restauro che ci impedisce di descrivere in modo precise e dettagliato le opere esposte e la loro ubicazione. All'interno e racchiuso un gradevole Chiostro, a pianta quadrata, del XIII sec., impreziosito da eleganti polifore e da un bel loggiato al piano superiore; al centro e posto un pozzo del XVI sec.. II museo era composto da due parti, la sezione archeologica e la pinacoteca. La sezione archeologica era allestita nelle sale a pianoterra e conteneva oggetti di uso comune, gioielli e sarcofagi del periodo che va dall’VIII al II sec. a.C., provenienti da scavi negli insediamenti etruschi della zona; alcune lastre e sarcofagi in pietra erano esposti ai lati del chiostro. Nella ricca pinacoteca, allestita in una sola del piano superiore, si potevano ammirare dipinti datati dal XV al XVIII sec.; nelle sale attigue erano esposte terracotte, busti marmorei, stampe sulla storia della Macchina di S. Rosa, opere che vanno dal XIII al XX sec.. Lungo il loggiato che sovrasta il chiostro, sono visibili alcuni affreschi del XIII-XV sec., un sarcofago del XIII sec., un graffito del XVIII sec. ed un tabernacolo marmoreo del XV sec..

 

PALAZZI

 

 

 Palazzo dei Priori.

Fu eretto a partire dal 1460 per unire le due costruzioni che sorgevano ai lati, doveva diventare sede del Governatore ma fu destinato a residenza dei Priori. La facciata rinascimentale ha un portico di tipo medioevale costituito da nove arcate a tutto sesto sorrette da colonne con capitelli finemente decorati, al di sopra due ordini di finestre tra i quali troviamo lo stemma di Sisto IV Della Rovere. Nel giardino interno, che si affaccia sulla sottostante valle di Faul, troviamo una bella fontana a tazze sovrapposte, sormontata da due leoni con la palma, del viterbese Filippo Caparozzi. Al piano superiore, a cui si accede attraverso un'ampia scalinata, troviamo: la "Cappella" con pregevoli stucchi ed affreschi, un vestibolo detto "Sala della Madonna" in quanto gran parte degli affreschi sono dedicati alla Madonna della Quercia e la "Sala Regia" o "Erculea" riccamente affrescata da Baldassare Croce con scene mitologiche e storiche sull'origine della città e, sui cassettoni del soffitto ligneo, dipinti raffiguranti i possedimenti di Viterbo. Tra le altre sale citiamo la "Sala del Consiglio" con scanni ed affreschi del XVI sec., nella quale, ancora oggi, si svolgono le riunioni del Consiglio Comunale.

 

 Palazzo del Podestà.

Sorge a destra del Palazzo dei Priori a cui è unito. Fu edificato nel XIII sec., ha subito notevoli rimaneggiamenti posteriori e l'aggiunta di un bei balcone del settecento. Sull'angolo esterno si trova una colonna di peperino sormontata dal leone con palma, simbolo della città e a di sopra gli stemmi del Card. d'Este e del vescovo Ardinghelli.

Affianca l'edificio la quadrangolare "Torre dell'Orologio", alta 44 m. sovrastata da una campana. 

 

 Palazzo del Governatore.

E’ posto a sinistra del Palazzo dei Priori, fu completamente rimaneggiato alla fine del '700; oggi ospita gli uffici della Prefettura. Sull'angolo sinistro dell'edificio è posta una colonna sormontata dal "Leone di Viterbo".

 

 Palazzo Chigi.

Si affaccia sull'omonima via e fu edificato dalla famiglia Caetani ne XV sec. e successivamente è entrato in possesso dei Chigi; arrivato a noi senza subire manipolazioni è un bell'esempio di architettura rinascimentale. Il palazzo è affiancato da una possente torre e la facciata ha due ordini di finestre a tutto sesto sorrette da mensole, sul portone notiamo lo stemma dei Chigi. All'interno si trova un portico con loggiato e nel cortile un affresco attribuito al Pastura raffigurante la "Madonna con Bambino". Molto ben conservata è anche la Cappella.

 

 Palazzo di S. Tommaso.

E’ del 1200 ed ha una caratteristica loggia con possenti pilastri sormontati da archi. Ospita il "Museo delle Confraternite" in cui sono raccolte testimonianze della intensa attività svolta, nei secoli, dalle associazioni religiose di Viterbo e Provincia.

 

 Palazzo Farnese.

E’ dell'inizio del XV sec., vi abitò e, probabilmente, vi nacque Alessandro Farnese divenuto poi Papa Paolo III. Il palazzo fu restaurato ne 1930; dal cortile interno, attraverso una scalinata, si accede ai piani superiori, al ballatoio ed al balcone. Sulla facciata laterale, visibile dal ponte, due ordini di bifore: quelle del primo hanno archi a sesto acuto e quelle del secondo, archi a tutto sesto. Ospita, oggi, parte dell'Ospedale Grande degli Infermi.

 

 Palazzo di Valentino della Pagnotta.

Edificato nel XIII sec. ha assunto il nome del proprietario più celebre, che fu Priore di Viterbo nella seconda metà del '400. È un bell'esempio di costruzione privata dell'epoca: una elegante colonna sorregge i due archi a tutto sesto del portico e due grandi bifore, uguali a quelle del Palazzo dei Papi, abbelliscono la facciata.

 

 Palazzo Papale.

Il Palazzo Papale e il capolavoro dell'architettura civile gotica ed e l’espressione del momento di maggior fortuna della storia della città. L'edificio fu iniziato nel 1255 per volontà della potente famiglia Gatti, a dimostrazione del periodo di grande splendore raggiunto dalla città e per sottrarre a Roma la sede Pontificia. Già dal 1266, anno in cui il palazzo fu ultimato, fu sede papale; dal 1269 al 1272 vi si svolse il più tumultuoso e lungo conclave della storia della chiesa e fu dimora di circa 40 Papi. Una grande scalinata di 22 gradini, fiancheggiata sulla sommità da due colonne, e seguita da un ampio pianerottolo che immette nel palazzo. La facciata, sormontata da merli, si presenta con due ordini di finestre, il primo a bifore trilobate ed i secondo a feritoia, che illuminano la Sala del Conclave all'interno. Completa l'architettura del palazzo la famosa e leggiadra "Loggia dei Papi" che sorge su una arcata sorretta da un possente pilastro ottagonale, in stile gotico e presenta sette archi a tutto sesto che, intersecandosi fra loro, formano altrettanti archi a sesto acuto sostenuti da coppie di snelle colonnine. Al di sopra dell'architrave troviamo un ricco fregio a metope in cui si alterna il leone di Viterbo e lo stemma della famiglia Gatti; più in alto si possono vedere lo stemma Pontificio e l'Aquila Imperiale. Analoga architettura aveva la parte posteriore della Loggia che pero e crollata nel XIV sec.. Al centro della Loggia si trova una elegante fontana formata con elementi di varie epoche.

 

 Palazzo degli Alessandri.

La costruzione fu edificata in epoche successive a partire dalla prima meta del 1200 e si articola su due lati della piazza. E’ arrivata a noi grazie alla intercessione di Papa Innocenzo IV che volle mantenere integro il complesso nonostante la sconfitta della guelfa famiglia Alessandri, che nel 1251 fu costretta a lasciare la città. II corpo principale e costituito da un palazzetto di.due piani sulla cui facciata si apre una bella loggia sormontata da un'arcata ornata, come il parapetto, con una elegante decorazione. Un arco rampante, che scavalca la via sottostante, unisce l'edificio primario con quello aggiunto successivamente, ad un piano, la cui facciata e costituita da un gradevole portico con due archi a tutto sesto poggianti su colonne e nella parte superiore, tre finestre ad arco che sovrastano una sottile cornice.

 

 Palazzo Pamphilj.

E’ composto di due parti costruite rispettivamente nel XIII e XIX sec.. L'edificio più antico fu costruito, come una vera e propria fortezza a ridosso della cinta muraria, dai monaci Cistercensi di S. Martino al Cimino ed adibito a rifugio dell'Abate in caso di pericolo. Nel 1564 il Papa Innocenzo X dono i palazzo ed il paese di S. Martino al Cimino alla cognata Donna Olimpia Pamphilj.

 

 Palazzo Sacchi.

Detto anche palazzo Mazzatosta, è caratterizzato da un bel profferlo di grandi dimensioni con un primo arco a sesto acuto sostenuto da un grosso pilastro e due piccoli archi a tutto sesto sorretti da una colonnina, a formare un delizioso portichetto. E’ sede dell’”Accademia di Belle Arti "Lorenzo da Viterbo".

 

 Palazzo de’ Gentili.

E’ stato ricostruito nel dopoguerra dopo essere stato distrutto dai bombardamenti; non è rimasto nulla dell'originario edificio tranne alcuni fregi che ornano la facciata. Attualmente è sede dell'Amministrazione Provinciale.

 

 Palazzo Santoro.

Edificato nel XV secolo per volere del Card. Fortiguerra, divenne in seguito proprietà del Card. Santoro ed e giunto fino a noi dopo aver subito numerosi rimaneggiamenti e danni ingenti, come il crollo della torre avvenuto negli anni quaranta.

La facciata ha, da una parte, una gradevole loggia che sovrasta un portico costituito da un unico arco chiuso da una cancellata e dall'altra, un elegante porticato delimitato da archi a tutto sesto poggianti su colonne. II palazzo ospita, su un'ala, l'Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo e sull'altra, la Biblioteca Comunale degli Ardenti, fornita di un grandissimo numero di rare e pregevoli opere.

 

 Palazzo Pagliacci.

E’ oggi la sede centrale della Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo. Edificato nel ‘700 e stato recentemente restaurato e vi sono raccolte numerose opere d'arte che vanno dal XIV al XVIII sec., visibili su richiesta.

 

PIAZZE

 

 

 Piazza del Plebiscito.

E’ l'antica Piazza S. Angelo ed è il centro della vita cittadina dove si svolge gran parte della attività amministrativa.

 

 Piazza del Gesù.

Fu fino alla metà del '200 il centro della vita amministrativa e teatro di importanti eventi della storia della città, oggi è sede di un pittoresco mercatino di frutta e verdura. Al centro sorge una bella fontana a tazze del XVII sec., lì posta e restaurata agli inizi del secolo attuale, proveniente dall'interno del distrutto Convento di S. Domenico; di fronte troviamo la medioevale Torre del Borgognone.

 

 Piazza della Morte.

Deve il suo cupo nome alla Confraternita della Buona Morte, formata da volenterosi che davano degna sepoltura alle vittime di calamità ed epidemie nei chiostri dei conventi. Al centro troviamo una tipica fontana del XIII sec. con fuso decorato a foglie, terminante con un fiore sulla cuspide e con teste di leoni da cui sgorga l'acqua.

 

 Piazza S. Pellegrino.

E’ il cuore del rione e, con II Palazzo Papale, costituisce "l'immagine" con la quale viene identificata Viterbo. Questa è contornata alcune semplici abitazioni private ed alcune torri che ben armonizzano con l'insieme.

 

 Piazza delle Erbe.

Centralissima piazza che insieme al Corso Italia rappresenta il "salotto" di Viterbo, il punto di incontro di gruppi di giovani e meno giovani che dopo la tradizionale "passeggiata" vi sostano per discutere e conversare.

 

 Piazza S. Faustina.

E’ una caratteristica piazza viterbese con al centro una tipica fontana a fuso del XIII sec., vi si svolge quotidianamente un pittoresco e colorato mercato di pollame, pesce e ortofrutticoli.

 

 Piazza Crispi.

Questa piazza non ha particolare valore artistico o architettonico ma ha la caratteristica di essere stata scelta, come luogo di riunione, dalle ultime generazioni di giovani viterbesi, che la affollano alla chiusura delle scuole e nelle ore del tardo pomeriggio fino alla sera, in qualsiasi stagione dell'anno. In "piazza" si discute di studio, lavoro e sport e all'interno dei vari gruppi di amici si organizza i tempo libero con gite, puntate in discoteca e al teatro; questo luogo ha visto nascere grandi e durature amicizie ed amori, in molti casi sfociati in matrimoni e fa parte, ormai, della tradizione e del costume viterbese.

 

PORTE

 

 

 Porta Fiorentina.

Forse la più importante, situata a nord della città, è l'antica Porta S. Lucia costruita nel XIII sec.; l'attuale aspetto è dovuto ai rimaneggiamenti del 1768, degli inizi del '900 e l'ultimo del 1988.

 

 Porta Romana.

Sorge nella parte sud della città, sostituì l'angusta Porta S. Sisto e venne eretta nel 1653, in occasione della visita di Papa Innocenzo X. È dominata dalla statua di S. Rosa.

 

 Porta Faul.

Del XVI sec., voluta dal Card. Farnese con il bel portale del Vignola, sorge ad ovest di Viterbo e collega la città con la zona delle Terme.

 

 Porta S. Pietro.

Edificata agli inizi del XII sec. a sud della città, deve il suo nome alla vicino Chiesa di S. Pietro del Castagno. Nel XIII sec. vi fu affiancato il cistercense Palazzo dell'Abate che nel XVI sec. divenne residenza di Donna Olimpia Pamphilj.

 

 Porta della Verità.

Si apre sulla parte orientale della cinta muraria, vi campeggia, tra gli altri, lo stemma di Benedetto XIII, in onore del quale la porta fu ampliata nel XVIII sec..

QUARTIERI

 

  

 Quartiere S. Pellegrino.

E’ il più medioevale dei quartieri storici ed e rimasto inalterato nel corso dei secoli, conservando intatta l'atmosfera del periodo di maggiore splendore della città. Il rione non è sorto sulla base di un progetto prestabilito ma è il risultato della iniziativa dei singoli cittadini e si è quindi sviluppato casualmente ma con straordinaria e incredibile armonia. II quartiere è tuttora vivo, abitato da circa un migliaio di persone, per il suo fascino particolare e stato scelto come sede di alcuni studi artistici e costituisce la cornice ideale per i numerosi negozi di antiquariato che vi si affacciano. E’ caratterizzato dalla grigia pietra locale, il "peperino", conserva suggestivi scorci con volte e torri, particolari giochi di luce, fontane a fuso e vicoli stretti in cui le case sembrano toccarsi. I palazzi sono ingentiliti dai "profferli", elementi architettonici presenti esclusivamente nelle costruzioni viterbesi, costituiti da scale esterne sorrette da un'arcata, con ballatoio chiuso da un parapetto decorato.

 

 Quartiere Pianoscarano.

Conserva, nonostante i gravi danni subiti durante la II guerra mondiale, le stesse caratteristiche medioevali del quartiere S. Pellegrino dal quale è separato dalla Valle di Paradosso. Fu abitato fin dal IX sec. ma la sua nascita ufficiale è datata 1148, anno in cui il Comune acquistò dai monaci di Farfa l'intera zona.

 

ROCCHE

 

 

 Rocca Albornoz.

Fu edificata nel XIV sec. per volere del Card. Egidio Albornoz con funzioni di difesa e di residenza pontificia. La fortezza, dalle linee essenziali e dure, che si presenta ai nostri occhi e molto diversa dal disegno originario avendo subito, nel corso dei secoli e per volontà dei papi che vi hanno soggiornato, numerose modifiche. Intorno alla meta del XVI sec., durante il pontificato di Paolo III, fu aperta la loggia sulla facciata e nel 1475, su commissione di Papa Sisto IV, venne realizzato l’elegante cortile. Nella prima meta del XVI sec. la Rocca fu offerta da Papa Clemente VII, come rifugio, ai Cavalieri di Rodi, in fuga dall'isola devastata dai Turchi; dopo il feroce saccheggio del 1 527, perpetrate dai Lanzichenecchi ai danni della città, i Cavalieri di Rodi abbandonarono l’edificio e si insediarono, prima a Nizza e poi a Malta. Alla meta del XVIII sec. la Rocca venne adattata a brefotrofio dello Stato Pontificio; dalla meta del XIX sec. fu adibita a caserma, prima per le truppe pontificie e poi per quelle dello Stato Italiano che vi rimasero fino alla seconda guerra mondiale. Oggi la Rocca e sede della Soprintendenza Archeologia che vi ha allestito il proprio museo.

 

SANTUARI

 

 

 Santuario della Madonna Liberatrice a della Trinità.

Il Santuario sorge sui luogo dove era edificata la chiesetta nella quale, agli inizi del XIV sec., nacque il culto della Madonna Liberatrice, così chiamata perché, grazie al suo intervento, la città era stato miracolosamente liberata da gravi calamita. Agli inizi del '700 la chiesa subì notevoli ampliamenti e rimaneggiamenti che le hanno conferito l’attuale aspetto in cui si fondono elementi archi tettonici barocchi e neoclassici. La facciata a tre portali, presenta quattro nicchie nelle quali sono poste statue di Santi, in peperino, del XVIII sec.. L'imponente inferno e diviso in tre navate e vi si conservano numerose opere d'arte che vanno del XIV al XVIII sec. ed alcuni lavori moderni. Nella navata destra troviamo, insieme ad altre opere, un "S. Tommaso da Villanova che distribuisce elemosine", pala settecentesca di Domenico Corvi; un affresco raffigurante la "Madonna Liberatrice" del XIV sec. degli aretini, Gregorio e Donato. Un capitello trecentesco costituisce l’altare maggiore che e sovrastato da una pala seicentesca del Chiari raffigurante "La SS. Trinità e Santi"; l’ambone e costituto da un timpano marmoreo del XV sec. raffigurante il Cristo benedicente. Troviamo, nella navata sinistra, tra le varie opere, una "Deposizione di Cristo" tela fiamminga del XVI sec.; una pala del XVI secolo di Ippolito Romano, raffigurante "Gesù che consegna le chiavi ai SS. Pietro e Paolo"; un "Martirio di S. Agata", dipinto del XVIII sec. dello Stringelli. Presso la sagrestia, dove sono conservati alcuni arredi del XVIII sec. ed un gruppo ligneo raffigurante "L'angelo custode" del XVII sec., è posta una. cinquecentesca statua in marmo del Card. Perrault e una "Madonna nera di Chestokowa", dono di Papa Giovanni Paolo II.

 

TEATRI

 

 

 Teatro dell'Unione.

La sua costruzione fu iniziata a meta del XIX secolo, su progetto dell'Arch. Vespignani, per volere di una "unione" di cittadini viterbesi, dalla quale il Teatro prese il nome. L'inaugurazione avvenne il 4 agosto 1 855 con la rappresentazione del "Rigoletto" di Verdi. In seguito fu adibito a cinema e subì notevoli danneggiamenti nel periodo bellico; nel 1978 e stato completamente restaurato, ha quattro ordini di palchi e una capienza di circa 700 posti.

 

 

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