“Vitaliano Parussini a Grado sfarfalleggia su case e chiese, con delle note di colore rosa o vermiglio, con nervosità vibrante sottilmente”.

                                    Cesare Soflanopulo (1954)

“…. poche parole per dire tutta la nostra ammirazione al pittore Vitaliano Parussini che ha saputo dare del libro una interpretazione veramente splendida in senso grafico e cromatico”.

                                    Gianfranco Ellero (1972)       

“…. onorati dal delicato acquerellismo di Parussini che affida al tratto leggero l’abbraccio delle forme e al suo chiaro virtuosismo la positività del risultato”.

                                    Natale Zaccuri (1988)

"QUEL SILENZIOSO ALITO POETICO CHE SI FA COLORE

Dipingere Venezia, e’ ben noto, e’ affascinante ma altrettanto arduo dovendosi carpire mille segreti di una Città che nella sua storia ne ha custoditi tanti e li sa rivelare solamente ai puri di cuore che abbiano per essa dimostrato amore quanto per una amante.

La “Vecchia regina” si svela a chi la sa cercare, a chi coraggiosamente si tuffa nei meandri delle sue vene ove pulsa il sangue antico di una vita millenaria colma di una suggestione che colora financo l’ombra, mai tetra, di un sottoportico o di un androne di palazzo umido di frescura, che travisa come in un gioco di magia l’ultima luce serotina con la luminescenza di un vecchio fanale di strada che si accende al tramonto.

Crediamo che VITALIANO PARUSSINI abbia vissuto tutto questo ponendo il suo cavalletto in un angolo tra un assolato canale ed una calle chiusa da alte muraglie brune per poter assimilare il lampo dorato del sole sulla superficie d’acqua verdina, altre volte su una fondamenta a fianco della più bella strada del mondo: il Canal Grande e da qui aver la visione degli antichi palazzi che lo percorrono catturando le geometrie di facciate che sfidano la legge di gravità e fermarle sulla carta con pochi segni colmi di passione.

Visionando alcuni dei suoi quadri ci si accorge che il tema unico (Venezia) non aveva  necessariamente una via tracciata ma era soggetto a vari stati d’animo che l’Artista “usava” per estrapolare variegate visioni del tessuto umano della città anadiomene.

Si spiegano così le opere in cui l’ambiente descritto e’ quanto mai vaporoso, sostenuto puramente da una luce metafisica che si insinua negli anfratti di case costruite sul nulla, le quali si oppongono a speculari muri tratteggiati semplicemente da velature di colore ombroso sulle quali rimbalzano dolcemente timbricità vivaldiane, galleggianti tra le piccole barche ormeggiate nel canale.

Quando l’ansia pittorica lascia spazio alla razionalità nascono lavori in cui l’insieme architettonico viene descritto nella sua interezza, cogliendo dettagli che non hanno comunque il timbro del formalismo ma al piacere di percorrere l’itinerario delle incrostazioni che un tempo erano affreschi e mosaici. E’ il caso dell’affascinante

“SQUERO DI SAN TROVASO” ove mille pezzi di una Venezia antica e uno degli ultimi  esempi di un’arte che sta scomparendo, sono stati fissati sulla carta bagnata da PARUSSINI accarezzati da colori impalpabili e irrorati da una luce atemporale che sembra spalmare sulla veduta una pennellata di nostalgia.

Non abbiamo avuto la fortuna di conoscere personalmente questo Artista, ma possiamo immaginare, scorrendo i suoi lavori, che il suo animo fosse gentile e poeticamente predisposto a cogliere quelle bellezze che la Natura ci ha messo a disposizione e delle quali pochi possono fruire se non gli artisti più sensibili, coloro che sanno e sapranno sempre cogliere il fruscio di un colore ed un taglio di luce che sfiora un fiore, oppure i mattoni di un muro antico testimone di un tempo in cui la bellezza accompagnava la vita."

                                    Giorgio Pilla (maggio 2007)