LYNYRD SKYNYRD - PRONOUNCED ‘LEH-‘NERD  SKIN-‘NERD

 

Correva l’anno 1973, epoca in cui stavo abbandonando i calzoncini corti, quando una sera arrivò a casa Tom, un militare americano di stanza a Vicenza che aveva socializzato con i miei genitori, regalandoci questo disco di uno strano gruppo mai sentito prima. 

“Lynyrd Skynyrd? E chi sono!”. Anche i miei fratelli, che all’anagrafe mi precedevano di qualche anno e già vantavano frequentazioni in mondi di nome Cream, Hendrix, Beatles, Stones e così via,  brancolavano nel buio. Non immaginavamo che ci trovavamo tra le mani l’opera di esordio di un gruppo che sarebbe diventato un’icona del “Southern Rock” e  che tanto ci avrebbe entusiasmato negli anni a venire.

Il disco si riascolta volentieri  anche dopo tutti questi anni per la piacevolezza dei brani più ritmati (I Ain’t the One e Gimme Three Steps), che sono caratterizzati da un grintoso approccio rock-blues ed interessanti incastri di più chitarre,  nonché per la presenza di due vere e proprie gemme: la stupenda Tuesday’s Gone e la mitica Free Bird. 

La prima è una “ballatona” che vede subito in evidenza la Les Paul di Gary Rossington ad esporre il tema,

con un suono “gonfio e ciccione” come piace a molti di noi; dopo un paio di strofe cantate con la giusta partecipazione e sofferenza dall’ottimo cantante Ronnie Van Zant parte un lungo break strumentale con un lirico intervento di pianoforte, seguito da emozionanti “pennellate” di Mellotron, strumento inusuale in contesti Rock-Blues ma all’epoca sperimentato alla grande dall’altra parte dell’oceano dai gruppi “Progressive”. Infine riprende la Les Paul ad accompagnare la canzone alle strofe finali.

Free Bird, la seconda, è stata per tre decadi il “cavallo di battaglia” della band in innumerevoli concerti live. E’ un lungo brano dalle due facce: inizialmente è ancora una ballata impostata su una semplice progressione diatonica e che vede il canto sottolineato da un ottimo lavoro slide di Gary Rossington. Al riguardo, un un’intervesta a “Guitar Player” disponibile in rete, lo stesso Gary spiegava che la parte veniva suonata con una Gibson SG, alla quale veniva alzata la cordiera sulla tastiera inserendo prima del capotasto un cacciavite di ca 12 cm; nel contempo la seconda corda veniva abbassata dal si al sol e suonata all’unisono con la terza. Come “bottleneck”, una bottiglietta vuota di “Coricidin” infilata nel dito medio. Nella seconda parte  Rossington abbandona lo slide passando alla ritmica, suonata con power chords sulle corde basse su una progressione I – III – IV mentre parte un epico lungo assolo di Allen Collins (autore del brano) assolutamente  entusiasmante per grinta e “tiro”, sul quale si sono consumate sicuramente generazioni di giovani aspiranti axe-men.

 Ascolto interessantissimo, che consiglio caldamente a tutti gli amanti del Rock di qualità.

 Per ulteriori informazioni sulla  Band:  http://www.lynyrdskynyrd.com/

 

 

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