Trattasi
di doppio album pubblicato originariamente nel lontano 1973 e che
raggruppava i primi due lavori in studio della band (“The Allman
Brothers Band” ed “Idlewild South”) risalenti a qualche anno prima.
Il riascolto di questa superba raccolta ci consente di acquisire un quadro
molto verosimile dell’esplosivo potenziale di questo gruppo, che cattura
in particolare il nostro interesse per la presenza di due chitarristi di
elevato spessore: Duane Allman, ritenuto il vero profeta dell’uso dello
slide e Dicky Betts. |
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L’impatto sonoro della band prevedeva linee melodiche suonate all’unisono o con perfette armonizzazioni dai due chitarristi, spesso sottolineate dall’Hammond di Gregg Allman, cantante ed autore della maggior parte degli “originals” del gruppo, sostenuti da una base ritmica eccezionale, dove il potente e fantasioso basso di Berry Oakley era accompagnato da ben due batteristi, Jai Johanny Johanson e Butch Trucks, che assicuravano un tiro impareggiabile per dinamismo e varietà. Non mancano le occasioni di gustare pregevoli assoli dei due chitarristi, entrambi “armati” di Gibson Les Paul o Sg “dritte” dentro a stacks Marshall. Un ascolto prolungato ci porterà a riconoscere Duane, oltre ovviamente per l’uso dello slide, per un timbro più rotondo e vellutato del collega Dick, maggiormente orientato a timbri più secchi e squillanti. |
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L’album
apre con “Don’t want you no more”, breve brano strumentale
con un bellissimo tema esposto dalle due chitarre, che introduce
“It’s not my cross to bear”, un “bluesaccio”
originale di Gregg dove si evidenzia il sofferto cantato
sottolineato dalle svisate di Duane. “Black
Hearted Woman” mostra una grinta piu’ dura e rockeggiante, con
convincenti riffs dei due chitarristi, mentre
Trouble No More, classico di Muddy Waters, vede primeggiare la
slide di Duane. Dopo una grintosa “Every Hungry Woman” troviamo “Dreams”,
lungo brano dall’atmosfera sognante e delicata. Il primo disco chiude
con “Whipping Post”, introdotta dal pulsante basso di Berry, ad
annunciare una vera cavalcata che si potrebbe definire epica. Il brano,
vero cavallo di battaglia degli Allman dal vivo, si presta a grandi
improvvisazioni di tutti gli strumenti; circolavano voci di versioni dal
vivo della durata di ore….. “Idlewild
South” apre con “Revival”, dalla penna di Dicky Betts, ed è
introdotta da uno strumming di chitarra acustica che accompagna per tutto
il brano una splendida linea melodica suonata “in coppia” dalle due
elettriche, che culmina in una meravigliosa scala discendente, giocata
sulla pentatonica maggiore, che introduce un entusiasmante finale
“corale”. Dopo questo grande brano, “Don’t Keep Me Wonderin’ “
e “Midnight Rider”, due originali di Gregg,
rappresentano un’evoluzione verso una forma “canzone”
maggiormente strutturata negli arrangiamenti.
“In Memory od Elisabeth Reed”, di Betts, rappresenta forse il
vertice compositivo del gruppo. Questo brano è semplicemente “troppo”
e non ci sono parole per descriverlo compiutamente. Si può solo affermare
che in questo strumentale tutti i componenti del gruppo toccano vertici
espressivi di primissimo piano. “Hoochie
Coochie Man” è uno standard di Willie Dixon’s, grande bluesman
letteralmente „saccheggiato“ da tutti gli artisti del periodo (tra gli
altri gli Zeppelin) cantato in questa versione dal bassista Berry Oakley. Segue
“Please Call Home”, un blues lento cantato con grande emozione da
Gregg con lirici contrappunti di Duane; infine il disco
chiude con una potente ed ottimista “Leave My Blues At Home”. Grande ascolto; per me cinque stelle. |